Alcuni dati sulla situazione dei lavoratori
migranti in Italia (fonte: Dossier Caritas)
Attualmente ci sono in Italia circa 3
milioni di stranieri regolarmente soggiornanti, che rappresentano il 4,8% del totale della popolazione.
Questi
nuovi cittadini sono una risorsa preziosa per il nostro mercato del lavoro, e
spesso svolgono mansioni per cui
gli italiani non sono pi disponibili, portando vivacit e nuove idee in un
mercato del lavoro a volte stagnante e poco propulsivo.
I lavoratori stranieri sono circa
2 milioni e rappresentano il 9% della forza lavoro.
La maggior parte di essi
concentrata nel nord Italia, in particolare in quello che viene definito il
triangolo occupazionale, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Quasi il 50% impiegato nei
servizi, pi del 40% nellindustria e il 6% nellagricoltura.
Gli ambiti in cui maggiormente sono
occupati gli stranieri rimangono quello della collaborazione familiare, del
lavoro domestico e dellassistenza alla persona.
Pochissimi sono ancora gli stranieri
riescono a svolgere un lavoro adeguato al titolo di studio conseguito, e quando
ci avviene necessario prima di tutto risolvere le lunghe e complesse
procedure per il riconoscimento del titolo stesso.
Come dimostrano i dati prodotti
dallINAIL sul rischio infortunistico, spesso gli stranieri si trovano a
svolgere le mansioni meno sicure allinterno del sistema.
Risulta infatti che, mentre sono
diminuiti gli infortuni per gli italiani, gli incidenti denunciati da
lavoratori stranieri sono in continuo aumento.
Gli stranieri rappresentano, per
molti aspetti, la parte pi debole e ricattabile del nostro sistema: da un lato
la legislazione vigente sull'immigrazione pretende da loro un alto livello di
stabilit e continuit lavorativa, dall'altro si trovano a convivere ogni
giorno con un mercato del lavoro caratterizzato da precariet, insicurezza e
lavoro nero.
Tra i lavoratori
stranieri sta sempre pi maturando la consapevolezza di poter avere un ruolo
nel sistema economico italiano. Cresce il desiderio di inserirsi pienamente per
raggiungere una situazione di pari diritti e trattamento rispetto ai lavoratori
italiani. Ci anche dimostrato dall'aumento annuale di iscritti ai sindacati,
a fine 2004 erano iscritti ai tre maggiori sindacati Cgil Cisl e Uil 439.893
stranieri, e dall'impegno, accanto ai colleghi italiani, nella difesa dei
diritti e delle posizioni dei lavoratori.
A
questo incremento dei lavoratori migranti nelle nostre economie, purtroppo
corrisponde l'emergere di nuove
forme di sfruttamento e di vera schiavit: il lavoro minorile, il lavoro
domestico, nei cantieri edili, il lavoro stagionale, il traffico di esseri
umani. Uomini e donne, spesso giovani e bambini, scappati da guerre e povert,
vengono impegnati nei diversi settori dell'economia italiana a condizioni di
vita e di lavoro disastrose ed inaccettabili, privati dei loro diritti umani
fondamentali.
Un
esempio: i lavoratori stagionali, impegnati nell'agricoltura vivono spesso in
edifici improvvisati
e fatiscenti, privi dei pi elementari servizi (acqua, energia, servizi
igienici) e in condizioni
di sovraffollamento, subiscono spesso forme di violenza, abusi e soprusi quotidiani.
Siamo consapevoli che la
nostra economia sarebbe bloccata se solo per un giorno tutti i lavoratori
migranti si fermassero!
Siamo tutti consumatori
di prodotti che imbandiscono le nostre tavole, usufruiamo e beneficiamo di servizi nelle nostre
case e nei nostri posti di lavoro e non possiamo ignorare i gravi soprusi e
le violazioni dei diritti umani
che stanno dietro alla loro produzione.
(Roma, 14 dicembre 2005)