EMERGENZA CENTRI DI DETENZIONE AMMINISTRATIVA: CHE SUCCEDE A TRAPANI ?

 

La situazione nei centri di detenzione amministrativa in Italia va diventando insostenibile, anche per effetto della condizione di promiscuit delle persone che vengono internate

( immigrati provenienti dal carcere o appena sbarcati, richiedenti asilo o residenti in Italia da anni ma irregolari perch hanno perduto il permesso di soggiorno) e per il raddoppio della durata del trattenimento: la violenza dilaga sia tra gli stessi immigrati, che, ed questo laspetto pi preoccupante, nei rapporti tra gli agenti di polizia e le persone che vengono rinchiuse in queste strutture. Le misure appena approvate con la legge ex Cirielli, sanzionando aumenti di pena per i recidivi e limitando i benefici della legge Gozzini renderanno ancora pi drammatiche le condizioni degli istituti di pena e scaricheranno tensioni ancora pi forti sui centri di detenzione amministrativa. Lideazione dei centri polifunzionali ( CPT, centri di identificazione e centri di transito), fortemente voluti dal Ministero dellinterno, rende ancora pi incerta la condizione giuridica degli immigrati che vi sono rinchiusi e costituisce la premessa per ogni sorta di abusi e violenze.

 

Ma la situazione allinterno dei CPT gi oggi esplosiva. Le tragedie del passato, come il rogo che nel 1999 cost la vita di sei immigrati rinchiusi nel CPT di Trapani, ed i processi penali in corso, giunti in alcuni casi alla condanna dei gestori di questi centri, sembrano non avere insegnato proprio nulla.

A Trapani, nel centro di detenzione amministrativa Serraino- Vulpitta, come gi denunziato in pasato, si sono registrati in diverse occasioni tentativi di fuga e gesti di ribellione, che sono stati sanzionati non in base a quanto prescritto dalla legge, con una denuncia penale, nel rispetto comunque della dignit e della integrit fisica delle persone, ma con veri e propri pestaggi personalizzati che hanno solo determinato un clima ancora pi difficile di tensione. Negli anni scorsi le visite dei parlamentari regionali come lOn. Lillo Miccich e nazionali come lOn. Graziella Mascia avevano accertato la condizione fisica di immigrati con evidenti segni di ematomi, che sarebbero stati conseguenza, a detta delle forze dellordine, di scontri avvenuti durante partite di calcio. Il timore di ritorsioni aveva portato gli stessi immigrati a mezze ammissioni sulla reale causa delle loro ferite.

Il clima di tensione allinterno dei CPT, e di quello di Trapani in particolare, non mai diminuito e sono ancora costanti i tentativi di autolesionismo, sfociati in qualche caso anche in tentativi di suicidio, le fughe e le ribellioni, sedate con gli strumenti pi violenti.

Allinterno del centro di detenzione Serraino Vulpitta, nel piano sottostante alle stanze destinate al trattenimento si trova una cella di isolamento nella quale, nei giorni scorsi, stato rinchiuso un giovane immigrato marocchino Edi Zegayer di appena 19 anni, incensurato, che durante una visita effettuata da una delegazione parlamentare sabato 17 dicembre scorso mostrava (vicino ad un occhio) il segno di una sigaretta spenta sul volto. Il giovane aveva raccontato la sua storia alla senatrice De Zulueta, raccontando di essere stato vittima di un aggressione da parte di un altro immigrato africano, aggiungendo che dopo avere subito i colpi sul volto si era adoperato perch i suoi compagni maghrebini non lo vendicassero. Il suo atteggiamento appariva rassegnato e dimesso. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Dopo la visita della delegazione, ed il successivo ingresso dell on. Giovanni Russo Spena, avvenuto in un clima di forte tensione nella giornata di domenica, a seguito di un ennesimo tentativo di fuga, secondo diverse testimonianze, sarebbe scoppiato un contrasto tra Edi Zegayer ed alcuni agenti di polizia che avrebbero condotto limmigrato prima in Questura ( sembrerebbe per due giorni) e poi nella cella di isolamento ubicata al primo piano del CPT Vulpitta. Nella giornata di mercoled, mentre gli altri trattenuti protestavano per conoscere la sorte del loro compagno, si apprendeva che Edi Z. era di nuovo trattenuto nella cella di sicurezza del Vulpitta, sanguinante, ferito al volto, quasi impossibilitato a stare in piedi, con un cerotto applicato in prossimit degli organi genitali, dove sarebbe stato colpito con calci. Una stanza contigua presentava ancora tracce di sangue sul pavimento. Tutto il contrario dei locali lindi e puliti presentati nei giorni precedenti alle delegazioni parlamentari.

Un altro immigrato proveniente dal carcere che aveva protestato con le stesse delegazioni parlamentari per non avere ricevuto le somme che gli spettavano per il lavoro prestato durante il periodo di detenzione ( aveva ricevuto un assegno non trasferibile) risultava scomparso, trasferito in un'altra struttura ( forse Caltanissetta) o rimpatriato. Un immigrato rumeno che nel comune di Castellamare del Golfo aveva tentato invano di denunciare il proprio datore di lavoro era stato accompagnato in frontiera con grande sollecitudine, mentre nessuna indagine era stata avviata contro chi aveva sfruttato il suo lavoro in nero.

Durante la visita della delegazione parlamentare avvenuta nella giornata di sabato 17 venivano denunciate a gran voce espressioni minacciose da parte di alcuni agenti di polizia nei confronti di un immigrato che protestava con maggiore vigore per le condizioni di trattenimento e per la impossibilit di fare valere i propri diritti. Le minacce di ritorsioni alimentavano un clima di violenza e di rivalsa tra gli stessi immigrati di cui anche noi eravamo stati testimoni diretti.

 

Ma lelenco degli abusi riscontrati durante tre giorni di visite di delegazioni parlamentari e di agenzie umanitarie si allunga ancora di pi e si estende a tutta la Sicilia, se si pensa al caso di una ventina di immigrati giunti a Lampedusa il 4 novembre, trasferiti da l a Caltanissetta, nel centro polifunzionale voluto dal ministro Pisanu, dove avevano ricevuto notifica del decreto di respingimento differito emesso dal Questore di Agrigento solo in data 3 dicembre, dopo un mese circa di trattenimento arbitrario senza alcun provvedimento formale, con la prospettiva di dovere trascorrere ancora altri sessanta giorni allinterno del CPT Vulpitta in base al decreto di trattenimento emesso dal Questore di Caltanissetta il 13 dicembre u.s., convalidato il 16 dicembre. Evidente lo stato di tensione prodotto dalla prospettiva di dovere aggiungere altri sessanta giorni ai trenta gi scontati nella zona contigua al CPT di Caltanissetta, una zona dove gli immigrati vengono trattenuti giorni e giorni senza ricevere provvedimenti di espulsione o di respingimento, di fatto una limitazione della liberta personale in evidente contrasto con lart. 13 della Costituzione italiana.

In questo caso, almeno, stato possibile fare arrivare un avvocato che ha raccolto le procure necessarie per difendere gli immigrati, mentre per Edi Zegayer, come in molti casi precedenti nei quali si erano riscontrate ferite ed ematomi, sono state fortissime le pressioni per costringere la vittima al silenzio e per fare ritrattare le accuse contro gli autori dei pestaggi.

La condizione di isolamento nella quale stato Edi Z. posto negli ultimi tre giorni non ha consentito neppure lincontro con un avvocato di fiducia, e sembrerebbe anzi, secondo quanto dichiarato dallo stesso, che lo stesso Edi sia stato sentito da un magistrato senza la presenza di un interprete.

Si apprende intanto che per gioved mattina fissata una udienza in cui Edi Z. comparir davanti al giudice. Probabilmente, dopo le percosse subite, stato pure denunciato per reati commessi ai danni della struttura e delle forze dellordine, nel tentativo di difendersi ai colpi che gli venivano inferti. Potrebbe arrivare una condanna per direttissima. Insomma il sistema CPT sta producendo un altro criminale condannato per la vita alla clandestinit !

 

Non sarebbe la prima volta che di fronte alla volont espressa da alcuni immigrati che intendono sporgere denuncia per percosse subite si prospettata la possibilit di una controdenuncia degli stessi, da parte delle forze di polizia. Poi per, una volta sortito leffetto di far scomparire la volont di denuncia ( ma non i lividi o la memoria dei fatti), nessuno si pi preoccupato di sporgere la denuncia che era stata minacciata.

Come se il compito della forze di polizia fosse quello di impedire qualunque possibilit di denuncia e non invece quello di applicare la legge ed i regolamenti, che impongono il rispetto della dignit e dellintegrit fisica delle persone trattenute nei CPT ( come dei detenuti), ferma restando la possibilit di perseguire penalmente chiunque compie reati trovandosi in stato di detenzione allinterno di un centro che alcuni continuano a chiamare come un centro di accoglienza. Questa gestione da ordine pubblico allinterno dei centri di detenzione amministrativa non tutela neppure la sicurezza degli operatori della struttura. Nella visita di sabato 17 dicembre la tensione era cos alta che la delegazione parlamentare stata costretta ad effettuare le audizioni degli immigrati nella sala destinata alle forze di polizia piuttosto che nella sala mensa vicino alle stanze adibite al pernottamento.

 

 

Quanto avviene allinterno del Serraino Vulpitta di Trapani getta una luce sinistra sulle prospettive che si profilano oggi alla vigilia dellappalto di una nuova struttura detentiva per migranti, in localit Milo, sempre in provincia di Trapani. I lavori saranno come al solito secretati e grazie ai decreti del governo che reiterano da anni lo stato di emergenza in materia di immigrazione procederanno con appalti conferiti in base alla somma urgenza ed alle procedure accelerate degli interventi della protezione civile ( quindi al di fuori di procedure a rilevanza pubblica). I soliti noti otterranno laffidamento della gestione della struttura.

 

Chiediamo la istituzione di una commissione di indagine sui centri di detenzione aperti in Sicilia, dopo che numerosi parlamentari nazionali e regionali, associazioni ed agenzie umanitarie, hanno effettuato periodiche visite, riscontrando situazioni di totale negazione della dignit umana, dei diritti fondamentali della persona ( a partire dal diritto di difesa e di comprensione linguistica), delle minime condizioni igieniche e sanitarie.

Non si pu tollerare ancora che le denunce rigorosamente documentate di Fabrizio Gatti rimangano isolate e che allo stato lunico indagato sia proprio il coraggioso giornalista. Come non si pu tollerare il clima di velata intimidazione nel quale si trovano spesso ad operare i rappresentanti delle associazioni antirazziste. Per non parlare del costante monitoraggio e delle intercettazioni illegali ai danni di tutti coloro che prestano assistenza agli immigrati irregolari. Sarebbe tempo che in questo campo intervenisse il Garante della privacy.

 

Sarebbe anche tempo che il Parlamento nazionale avvertisse lesigenza di una indagine complessiva per stabilire cosa avviene dentro i centri di detenzione e quale sorte riservata ai richiedenti asilo che finiscono in queste strutture. Le risorse destinate agli immigrati non devono esaurirsi nel finanziare gli accompagnamenti coatti in frontiera, o la costruzione di nuove strutture detentive, ma vanno destinate a favorire percorsi di integrazione, di emersione dalla irregolarit e di effettivo riconoscimento normativo ed assistenziale del diritto di asilo riconosciuto dallart. 10 della nostra Costituzione.

Malgrado gli sforzi dei Prefetti e degli enti di gestione i centri di permanenza temporanea non sono luoghi che possono essere umanizzati e gli abusi riscontrati nelle ultime visite confermano come queste strutture vadano chiuse al pi presto. Bisogna rompere il circuito carcere >CPT e abolire il principio incostituzionale della doppia pena, base della legge Bossi-Fini.( detenzione + trattenimento amministrativo) con una diversa e pi selettiva disciplina dei casi di respingimento e di espulsione. Gli accordi di riammissione stipulati con i paesi di transito e di provenienza dovranno rispettare le garanzie minime dei diritti della persona umana e vietare le espulsioni collettive, consentendo a tutti il diritto di ricorso e di comprensione linguistica dei provvedimenti di accompagnamento forzato.

 

Palermo 22 dicembre 2005 Fulvio Vassallo Paleologo

ICS ( Consorzio italiano di solidariet)