LA POLITICA DEGLI INGRESSI

 

 

Il centrosinistra deve porsi esplicitamente lobiettivo di governare la complessit del fenomeno, senza rimozioni nel programma di governo, ma cogliendo loccasione per togliere opacit alla politica migratoria. La politica degli ingressi uno dei punti su cui occorre costruire il programma, rivolgendo un messaggio chiaro agli elettori, proponendo regole certe, trasparenza nei percorsi. E necessario il dialogo tra le diverse posizioni presenti nel centrosinistra, cogliendo le differenti esigenze prospettate, che nessun partito da solo rappresenta: anzi, le distinte posizioni non coincidono necessariamente con distinguo riconducibili ai partiti. Avere lobiettivo di provare a governare gli ingressi significa porsi non solo lobiettivo irrinunciabile dei controlli e della sicurezza, ma anche quello dellefficacia dei diritti e del contrasto alle irregolarit.

Gli approfondimenti sul tema degli ingressi sono stati solo avviati nel nostro gruppo di riflessione sulle politiche migratorie: bisogner proseguire nellapprofondimento, anche alla luce dellevolversi della situazione. Penso soprattutto al voto francese ed olandese.

Ci che occorre comunque evitare bene averlo chiaro la schizofrenia tra posizioni inutilmente ideologiche, che auspicano impossibili chiusure totali o altrettanto impraticabili aperture generalizzate (peggio ancora se motivate da funzionalismo economico). Le opzioni estreme costituiscono i due poli che attraggono, in una perenne oscillazione, il moto del pendolo dellopinione pubblica. Un centrosinistra responsabile di governo non deve seguirne le oscillazioni.

Una politica degli ingressi che superi lottica emergenziale e si collochi quantomeno nel medio periodo deve rifuggire da entrambe, evitando rincorse dellopinione pubblica e percorrendo invece la difficile strada di un approccio sistematico. Non condivisibile la tentazione di contrastare le politiche di chiusura con la previsione di automatismi funzionali al tessuto economico, su cui peraltro si scaricano le inefficienze e assenze di fluidit del nostro mercato del lavoro, le carenze del sistema di welfare. Chiudere del tutto e aprire del tutto. Due posizioni apparentemente opposte, in realt proiezioni della rinuncia alla sfida di provare a governare il fenomeno.

La soluzione non deve essere ricercata chiamando in soccorso un modello altrove realizzato. Sul punto, non esiste in assoluto un modello cui ispirarsi o, peggio ancora, affidarsi. Ci per molteplici ragioni. Non solo perch la storia di politiche migratorie consapevolmente ispirate e gestite dai pubblici poteri recente, ma anche perch occorre considerare la specificit dei paesi del Mediterraneo, sviluppando articolate politiche di co-sviluppo con i paesi di prossimit geografica.

 

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Il governo degli ingressi di immigrati costituisce un banco di prova significativo della capacit di governance del centrosinistra. E una delle tematiche fondamentali sulle quali lUnione ha bisogno di unit, anche per misurare la capacit di implementazione delle scelte operate. La politica degli ingressi implica decisioni complesse, articolate, che superino semplicistiche opzioni e che non si esauriscono nella programmazione e definizione dei flussi, che pure ne costituisce un aspetto decisivo. Vi la necessit di unadeguata sintesi politica, che tenga conto di vari elementi. Non secondariamente, vi altrettanta necessit di unefficace implementazione amministrativa: non un caso se uno dei punti deboli pi vistosi di questo Governo la sciatteria sul versante amministrativo. Occorre anche raccordare, in unottica sistematica, i vari livelli di governo, anche territoriali, in una visione unitaria dello Stato nazionale, che risulti costruita attraverso un percorso di partecipazione di tutti i pubblici poteri, superando lattuale centralismo vuoto di contenuti. Altrettanto evidente lindispensabilit di sinergia e coerenza tra la politica estera e la politica interna, di autorevolezza e credibilit sul versante internazionale, di versatilit, di ascolto degli ambiti non istituzionali. Insomma, una ricetta con molti ingredienti ben combinati: laccordo sui contenuti, frutto della chiarezza del dialogo tra le varie anime del centrosinistra, la chiarezza non solo su cosa fare ma anche sul come e con quali strumentazioni.

 

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Pur tralasciando, qui, la problematica generale degli ingressi, concentrandoci solo sulla programmazione dei flussi migratori, comunque necessario riflettere sulle varie componenti che dovrebbero integrare una politica organica. In particolare:

 

1.     la problematica dei flussi migratori non si esaurisce in quella degli ingressi per ragioni economiche;

 

2.     le politiche di solidariet meritano, necessariamente, attenzione, iniziative e programmi specifici;

 

3.     limmigrazione per ragioni economiche , comunque, risorsa fondamentale per il Paese;

 

4.     occorre un equilibrio politico tra individuazione di strumenti per il contenimento della pressione migratoria e valorizzazione delle stesse nel sistema Paese;

 

5.     la carenza di alcune figure professionali necessita di misure non di contenimento, ma di specifiche politiche di attrazione, per esempio in ambito sanitario o delle nuove tecnologie;

 

6.     la migrazione temporanea e ancor pi stagionale, necessita di misure specifiche e comunque non esaurisce limmigrazione per ragioni economiche.

 

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La questione di quali strumenti utilizzare per programmare i flussi resta sempre aperta.

Un punto mi pare evidente: qualunque soluzione non rivela la propria bont se malamente applicata e gestita. Governare non solo legiferare!

 

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Alcune proposte. Occorre:

 

-       sviluppare ogni possibile sinergia in sede UE non limitandosi ovviamente alla consultazione avviata con il cosiddetto libro verde n alle politiche solo di controllo. Dopo il voto francese e olandese si peraltro finalmente compreso che la questione fondamentale nel definire il modello di Unione Europea, i paesi che vi partecipano, gli assetti politici e organizzativi; 

 

-       riavviare con urgenza accordi con i paesi terzi sulla base dei successi ottenuti con lAlbania, superando urgentemente lattuale fase che ha visto non solo la vergogna dellaccordo mai reso noto con la Libia, ma anche limbarazzante accordo, sul piano tecnico, con la Moldavia, o il progetto non realistico con lo Sri Lanka;

 

-       privilegiare i paesi di prossimit geografica, in unottica di co-sviluppo;

 

-       reintrodurre una visione articolata dei flussi (lattuale versione rigida non gestibile) reintroducendo la possibilit di ingressi per ricerca lavoro;

 

-       eliminare rigidi meccanismi di inutili prelazioni, ad esempio connessi alla partecipazione a corsi di lingua italiana o a corsi di formazione professionale;

 

-       diminuire lenfasi sul valore della formazione (peraltro non correttamente valutata) svolta allestero, che di fatto introduce una selezione e un periodo di prova nascosti (positivi, invece, gli accordi per completare percorsi di qualificazione);

 

-       individuare meccanismi che, ferma restando la possibilit di pi decreti flussi nel corso dellanno, rendano comunque disponibili le quote o gli ingressi programmati in periodi successivi per porzioni di anno;

 

-       prevedere oltre ai flussi del lavoro dipendente e per ricerca lavoro anche segmenti pi considerevoli per lavoro autonomo; attivare a riguardo politiche adeguate;  

 

-       approfondire la possibilit di una quota per cittadini stranieri che trovino lavoro e che siano presenti legalmente ma ad altro titolo sul territorio nazionale;

 

-       definire specifici programmi di attrazione per attivit, anche qualificate, di cui si riscontri la carenza nel mercato del lavoro italiano, accompagnando per con misure che accompagnino il volontario rientro nei paesi di provenienza, al fine di evitarne il depauperamento di energie intellettuali fondamentali;

 

-       individuare modalit di raccordo non formali con le regioni, superando lattuale schizofrenia che ne incentiva e non ne governa la presenza sparsa nei paesi terzi, salvo poi vanificarne lattivismo attraverso il collo di bottiglia di quote esigue e irrealistiche (si veda, ad esempio, laccordo con la Moldavia);

 

-       individuare con chiarezza nei rapporti con paesi terzi il ruolo dei pubblici poteri, chiarendo eventualmente la mera strumentalit nellassistenza di presunte agenzie (!) previste dalla Bossi-Fini (occorre porre attenzione affinch non si individui nellimmigrazione un nuovo business);

 

-       monitorare con molta puntualit e onest tutti i programmi anche e soprattutto sul piano della qualit, operando una seria valutazione dei costi e dei benefici e raffrontando costi e benefici di interventi repressivi con quelli volti alla qualificazione delle risorse umane;

 

-       prevedere una nuova stagione di accordi partecipati con i paesi di provenienza e di transito per conoscere, contenere, orientare le spinte migratorie con un ruolo attivo della societ civile;

 

-       effettuare previsioni realistiche di ingressi non meccanicamente aderenti alla valutazioni dei fabbisogni, ma neppure inutilmente esigue, tenendo comunque conto che lassenza di fluidit nellincontro tra domanda e offerta di lavoro nel nostro Paese tende ad amplificare le richieste di lavoro di immigrati, salvo poi a gestirne la presenza sul territorio italiano con tutti i rischi che derivano da un mercato del lavoro segmentato, denso di dualismi, caratterizzato da zone inaccettabili di lavoro nero e grigio;

 

-       modificare la legislazione in materia di immigrazione e quella in materia del mercato del lavoro, attualmente caratterizzate da palesi sciatterie e contraddizioni evidenti anche nel linguaggio (basti pensare che, nella normazione primaria e secondaria sullimmigrazione, si continua a parlare di liste di disoccupazione enfaticamente abolite nella legislazione del lavoro dove, per la verit, tale operazione era gi stata correttamente compiuta dai precedenti Governi di centrosinistra);

 

-       eliminare gli aspetti di chiara incostituzionalit presenti laddove, ad esempio, si chiede il contratto di soggiorno non solo per gli ingressi, ma anche per lavvio al lavoro per gli immigrati legalmente presenti sul territorio e che abbiano perduto il lavoro precedente - attuare con coerenza il principio di non discriminazione (avviando in rete poli antidiscriminazione e sostenere lattivazione e mesa in rete degli osservatori regionali; incentivare programmi comuni di attivit tra gli osservatori regionali;

 

-       osservatori regionali;

 

-       intensificare gli accordi in materia previdenziale;

 

-       prolungare il periodo di presenza legale nel nostro Paese per coloro che perdano il lavoro precedente;

 

-       raccordare la programmazione degli ingressi con interventi di accompagnamento per assistere gli investimenti delle rimesse nei paesi di provenienza;

 

-       attivare la strumentazione tecnica necessaria non per un improponibile collocamento planetario, ma per orientare parte degli ingressi (banche dati, ecc.) e favorire attivamente lincontro tra domanda e offerta di lavoro;

 

-       costruire seri percorsi sul piano amministrativo, attualmente degradato sino alle fantasiose e imbarazzanti disposizioni sul sorteggio dei lavoratori extracomunitari ai fini dellingresso nel nostro paese;

 

-       rafforzare un effettivo coordinamento interministeriale, che lesatto contrario di quanto ora verificatosi con la perdita di ruolo del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il sovrabbondante ruolo del Ministero degli Interni attraverso lutilizzo, persino come recentemente denunciato da CGIL, CISL e UIL, di personale di polizia per funzioni civili;

 

-       non legare gli ingressi solo alle necessit del sistema economico, ma prevederne segmenti anche per politiche di solidariet;

 

-       affrontare senza inutili paure il rapporto con i paesi neocomunitari. Le ansie immotivate, che hanno indotto a chiedere la moratoria, rispetto ai paesi di nuovo ingresso, si sono infrante, nel nostro paese, con il mancato utilizzo della quota ad hoc che era stata fantasiosamente stabilita, nel mentre i guasti generati sul versante della sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei paesi gi comunitari tra le popolazioni dei paesi di nuovo ingresso restano, invece, tra le responsabilit non sufficientemente denunciate di questo Governo. Il mancato utilizzo della quota ad hoc largomento decisivo per contrastare lirrazionale paura dell idraulico polacco;

 

-       non affidarsi alle regolarizzazioni come ricorrente strumento di politiche degli ingressi;

 

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Sul piano degli aspetti gestionali e organizzativi, si impone il superamento di soluzioni emergenziali, o lintroduzione di nuove misure di semplice ingegneria istituzionale come agenzie, uffici o dipartimenti ad hoc. Bisogna recuperare, invece, per quanto riguarda lo Stato, la materia a un coordinamento interministeriale che restituisca ruolo anche al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, attualmente compresso, e che non individui lunico punto di riferimento nel Ministero dellInterno. Da questo punto di vista, pur non ravvisandone la indispensabilit, non si esclude leventuale contemplazione di una figura come un Sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio con delega specifica, purch non si istituiscano inutili e sovrabbondanti nuovi dipartimenti e uffici, ma si individuino, invece, serie forme di coordinamento interministeriale tra le amministrazioni pubbliche gi dotate di proprie attribuzioni. E di tali attribuzioni che occorre valorizzare lesercizio, in coerenza con scelte coordinate e raccordate con la Conferenza Stato-Regioni, con modalit non meramente formali ma partecipate.

 

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Il nodo delle politiche degli ingressi prioritario. Si consideri che attualmente si avverte drammaticamente la spinta sul terreno dell offerta mentre il declino del sistema economico ha in questi ultimi anni allentato le tensioni sul fronte della domanda. Tali tensioni riprenderanno slancio a fronte dellauspicabile ripresa.

 

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Inutile, dunque, discutere ritualmente degli obiettivi di Lisbona, prescindendo dallaffrontare questo nodo, che si conferma sempre meno settoriale ed emergenziale e sempre pi, al contrario, con valenza e implicazioni generali, strutturali e di lungo periodo. Nei primi cento giorni dellauspicabile governo di centrosinistra perch non proporre la conferenza nazionale dellimmigrazione?

 

 

Daniela Carl