Progetto Melting Pot Europa - Per la promozione dei diritti di cittadinanza
diritti di cittadinanza
approfondimenti e riflessioni, servizi e progetti sul territorio

Diritto di asilo - Una situazione di confusione all'italiana

Intervista con Gianfranco Schiavone, Ics Trieste

26 maggio 2005

La confusione sotto il cielo in questo momento è tanta.
La situazione sul diritto di asilo in Italia in questo momento è delicata. Sono entrate in vigore, dal 21 aprile scorso, le nuove norme che prevedono, tra i diversi punti, il trattenimento dei richiedenti asilo all’interno dei sette Centri di identificazione e l’instaurazione di altrettante Commissioni territoriali per l’esame della domanda.

Cambiano le norme (in senso restrittivo) ma non cambia la politica dell’accoglienza nel nostro paese.
Ne abbiamo parlato con Gianfranco Schiamone, di Ics (Consorzio italiano di solidarietà), Trieste

Domanda: Una delle sette Commissioni territoriali si trova a Gorizia. In questo momento qual è la situazione rispetto al suo insediamento e alla nomina dei rappresentanti?

Risposta - La Commissione territoriale di Gorizia si è insediata regolarmente e ha iniziato le audizioni. Per il momento si è provveduto alla nomina di un componente, quello effettivo, degli enti locali da parte del Comune di Gorizia mentre il supplente, che era stato richiesto dalla Provincia, non è stato ancora individuato.
Sicuramente permangono i problemi di sempre e che caratterizzano Gorizia, così come gli altri posti. Nessuna fonte regolamentare individua né le modalità esatte per nominare i componenti locali, né tanto meno quali profili devono avere, inoltre la copertura delle spese è di fatto assegnata all’ente che lo invia. Trattandosi di un compito delicatissimo, è evidente che tutto ciò contrasta con il requisito minimo di serietà nell’impostazione stessa della cosa per cui, di volta in volta, nelle singole Commissioni territoriali, i rappresentanti degli enti locali sono persone che svolgono anche altre mansioni all’interno dell’Amministrazione quindi, si può bene immaginare come non siano dedicati a questo tipo di servizio. Per Gorizia vale la stessa cosa. Staremo a vedere quanto l’attuale componente rimarrà,o deciderà di ritirarsi, dalla Commissione stessa. Come ho detto, il problema non è solo di Gorizia ma in generale e riguarda l’impostazione che ha voluto – giustamente - un componente degli enti locali nelle Commissioni, ma che non da strumenti effettivi affinché questa funzione giudicante importantissima sia eseguita con le dovute caratteristiche di serietà che il ruolo richiede.

D: Questa la situazione nel nord est. Cosa ci puoi dire invece più in generale?

R: Rispetto a tutto il resto, la situazione è grave è molto più confusa. E’ stata chiarita – almeno si spera – la questione che aveva creato confusione in merito a dove dovevano essere presentate le domande d’asilo e la competenza di quale Commissione. In particolare, alcune questure – soprattutto Roma – avevano interpretato la norma nel senso di rinviare tutti i richiedenti asilo per compilare la domanda nelle cosiddette “zone di frontiera”, dalle quali sarebbero entrati realmente o presumibilmente. È intervenuta una circolare del Ministero che chiarisce invece che per questura territorialmente competente deve intendersi quella nel cui territorio lo straniero ha eletto domicilio. Sarà presso questa che sarà formalizzata la domanda, quindi la domanda deve essere presa in esame sia che la persona si trovi alla frontiera, sia che si trovi all’interno del territorio nazionale. Questa circolare è uscita dopo un paio di settimane di completa confusione che ha provocato un centinaio di casi di rifugiati letteralmente in orbita, nel senso che venivano rimandati da una parte all’altra. Forse potrebbe essere un problema che si avvia almeno ad una parziale soluzione, ma non è detto che sia così. Mi risulta, per esempio, che nella questura di Brescia ancora le domande non vengono prese. Non sono informato se in questi giorni sia cambiato qualcosa perché, ripeto la circolare è dell’11 maggio. Sono tutte cose che cambiano di giorno in giorno.

D: In tutta questa situazione di pericolo per i richiedenti asilo, nella nuova normativa c’è un punto delicato ovvero il trattenimento all’interno dei Cdi (Centri di identificazione) che, guarda caso, si trovano all’interno dei CPT (centri di detenzione. Oggi qual è la situazione?

R: I centri di identificazione ufficialmente aperti sono solamente due: Sant’Anna di Crotone e Borgo Mezzanone di Foggia. In assenza di altri centri, non è chiaro se le persone verranno comunque inviate a una di queste strutture (nonostante per il Triveneto la distanza sia assurda) oppure, se come sembrava in un primo approccio non è uniforme, in assenza di un Cdi nell’area territoriale per il trattenimento quanto meno facoltativo, si proceda con procedura ordinaria. Vi sono casi in entrambi le ipotesi, sia persone che vengono, con un po’ di saggezza, semplicemente ammesse alla procedura ordinaria, sia richiedenti asilo che vengono inviati a Foggia per l’avvio della procedura, sia per quanto riguarda il trattenimento facoltativo, che quello obbligatorio.
Che tipo di procedura si debba applicare non è chiaro e come si debba attuare questo trattenimento meno che meno. Non sono chiari i tempi nei quali la persona si deve presentare, non è assolutamente chiaro chi paga le spese di viaggio per esempio da Venezia a Foggia, e soprattutto - ma questo è un problema che rimane aperto fin da prima – non è chiara la natura giuridica di questo decreto di trattenimento. Non c’è chiarezza nemmeno nel caso in cui il trattenimento venga contestato dall’interessato, quali siano i rimedi giurisdizionali a cui egli può appellarsi. Non abbiamo ancora nessun pronunciamento giurisprudenziale su questi fatti, anche se credo che rispetto a questi decreti di trattenimento a breve potremmo avere alcuni contenziosi.

D: Un’ultima riflessione rispetto all’unica cosa certa di questo periodo: sono ricominciate le deportazioni da Lampedusa verso la Libia, nonostante i pronunciamenti della Corte Europea e del Parlamento Europeo.

R: Il fatto è gravissimo e la sua gravità si accresce di volta in volta. È evidente che tutto si svolge in un contesto, quello dell’isola di Lampedusa, dove non c’è nessun tipo di controllo formale e sostanziale di quello che avviene. Questo dato permette il ripetersi di situazioni di questo tipo, anche se ormai è evidente, non solo all’opinione pubblica ma anche alle istituzioni europee e alla Corte dei diritti umani di Strasburgo, che siamo in completa violazione delle norme nazionali ed internazionali.
Non vi è nessuna ragione per ritenere che quei casi accolti dalla Corte siano difformi da quelli delle centinaia di altre persone che vengono respinte. I sistemi sembrano essere gli stessi, cioè mancanza di chiarezza sulle procedure di identificazione, mancato avvio delle procedure di asilo, rinvio verso un paese, in questo caso la Libia, che non dà alcun tipo di garanzia rispetto ai diritti minimi delle persone che vi sono rimpatriate e che in nessun caso, vorrei ricordare, permette l’accesso alla procedura d’asilo, neanche in loco, in quanto non ha nemmeno rettificato la Convenzione di Ginevra. Siamo quindi in una situazione assolutamente abnorme che continua a succede in un contesto speciale come quello di Lampedusa, sul quale però bisognerebbe fare di più perché l’eccezionalità della cosa dovrebbe indurre le associazioni e i parlamentari a gestire una vera e propria unità di crisi, perché di questo si tratta, rispetto ad un fenomeno per il quale l’Italia è sulla scena internazionale per una estesa e sistematica violazione dei diritti umani. E’un problema nazionale di primissimo rilievo anche se non lo è purtroppo, nell’attenzione politica.
Questa è la realtà dei fatti.

formato per la stampa
articoli sullo stesso argomento
^  torna su  ^