PUNTO

 

349) I C.P.T. (CENTRI DI PERMENENZA TEMPORANEA) NELLOCCHIO DEL CICLONE

 

      Alcune riflessioni critiche della Migrantes

 

roma (Migranti-press) - Luned 11 luglio 13 o 14 Governatori delle Regioni ora governate dal centro-sinistra, su invito del Governatore della Puglia, si riuniranno a Bari e pare che il tema principale posto allordine del giorno sia la presa di posizione contro i Centri di Permanenza Temporanea. Probabilmente le posizioni saranno molto variegate, ma se si allineassero con quella di Vendola, si tratterebbe di una ovazione per la chiusura di tutti i centri senza se e senza ma.

 

noto per che molti se e molti ma vengono avanzati da molte personalit di spicco dellopposizione, cio di quello schieramento politico che sotto il Governo Prodi nel 1998 ha votato compatto la Legge Turco-Napolitano, diventata poi il Testo Unico 286/98. Non solo G. Napolitano nelle recenti dichiarazioni alla stampa difende in sostanza quel dispositivo di legge, ma pure la Livia Turco, nel suo recente libro I nuovi Italiani, che dedica un paragrafo alla istituzione di questi centri (pp. 50-52).

 

Da pi parti si chiede alla Migrantes se ha una sua posizione propria, o condivisa con altri, su questo dibattito che sempre rimasto caldo ma che ora diventa sempre pi rovente. Non un mettersi in disparte per opportunit o per mancanza di  idee se la Migrantes, quale organismo ecclesiale, dice di non avere competenza sui risvolti tecnici e politici del tema in questione, il quale per ha pure dei risvolti umani che toccano la sfera morale, e questi stanno sia sul versante della dignit della persona e dellinviolabilit dei suoi diritti fondamentali, sia su quello della sicurezza e della pace sociale. Le Acli, assieme a Caritas Italiana e Migrantes, in un prolungato colloquio col Ministro dellInterno dello scorso novembre, hanno presentato un nutrito pacchetto di proposte per una profonda rivisitazione della legge in vigore su immigrazione e asilo. Il n. 7 era sui Centri di Permanenza Temporanea e cos si introduceva: Essi, a prescindere dalla legittimit o convenienza dellistituto stesso, troppo spesso hanno rappresentato la disumanizzazione delle persone. Perci, se e fin a quando questi centri rimangono aperti, la loro gestione sia rispettosa delle vicende delle persone e della loro dignit. E necessario che sia garantita la tutela dei diritti, in particolare dei richiedenti asilo, dei minori e delle famiglie. Le Caritas diocesane, a conclusione del recente convegno di Fiuggi (13-16 giugno), in un articolato appello per una vera integrazione propongonoil superamento del ricorso sistematico ai CPT, come risposta unica al problema della clandestinit.

 

La Migrantes, ribadendo quanto gi presentato al Ministro Pisanu e facendo propria la proposta delle Caritas, non entra direttamente nel dibattito centri s - centri no. Per lauspicio profondo che se ne faccia uso il meno possibile e si trovino formule alternative; tuttavia non vede elementi per denunciarne lillegittimit morale o lillegalit costituzionale, per cui sembra sia condivisibile la conclusione dellampia disquisizione che si legge in merito a questo tema in Diritto degli stranieri dove si parla di una complessiva legittimit costituzionale della misura di trattenimento (p. 606) con riferimento anche allart. 5 della Convenzione europea sui diritti delluomo (p. 604); e si aggiunge: Dal punto di vista giuridico e in astratto la previsione di misure di trattenimento dello straniero che debba essere respinto od espulso dal territorio dello Stato non presenta di per s dubbi di legittimit costituzionale (p. 607). Per lo stesso autorevole commento allattuale normativa conclude rilevando il rischio connesso allutilizzo delle misure espulsive coattive come strumenti generali e generici di gestione della presenza migratoria in Italia (p. 616): si deve trovar altro sistema limitando le misure coattive a pochi casi, gravi e ben definiti (p. 617).

 

Nei nostri circoli di riflessione ci si sforza di dare pi concretezza a questa posizione che non intende essere neutrale e tanto meno di disimpegno. Ne emergono i seguenti enunciati:

1. Garanzia di salvaguardia dei fondamentali diritti umani e della dignit delle persone.

 

2. Presenza dellassociazionismo, oltre che dellAcnur, allinterno dei centri, non solo per aiuto e consulenza, ma pure per controllo su come di fatto si svolge la vita nel centro.

 

3. Il centro non sia risposta unica al problema della clandestinit; si rendano possibili misure alternative, ponendo tra loro una certa gradualit, ad esempio nei casi pi lievi accostando lespulsione alla misura di respingimento, che non vieta il reingresso regolare in Italia.

 

4. La misura detentiva sia quindi riservata ai casi pi gravi, casi residui, che tra laltro renderebbero superfluo il progetto di aumentare di numeri e di capienza questi centri.

 

5. Il discorso sui centri e sulla repressione dellirregolarit non diventi assorbente, distogliendo lattenzione su una pi razionale programmazione dei flussi dingresso e sui percorsi dintegrazione, il pi efficace antidoto alle forme varie di irregolarit e clandestinit.