Progetto Melting Pot Europa - Per la promozione dei diritti di cittadinanza

320mila euro al giorno per cacciare i migranti

da il manifesto di mercoledì 11 maggio

13 maggio 2005

La relazione della Corte dei Conti sulla Bossi-Fini: 115 milioni di euro all'anno spesi contro l'«immigrazione clandestina». Appena 29 milioni per l'assistenza. Mancano dati sulle intese con i paesi di provenienza

Il contrasto dell'immigrazione clandestina nel 2004 ci è costato 115 milioni 467 mila euro. A volere giocare con i numeri quasi 320 mila euro al giorno, cioè più di 600 milioni delle vecchie lire. Alla fine, gli stranieri irregolari rintracciati sono 80 mila, quelli «effettivamente allontanati» 45 mila.
E' questo uno dei dati che emerge dalla relazione della Corte dei Conti sull'applicazione della legge Bossi-Fini lo scorso anno. Non è un compito facile monitorare l'andamento dei costi della normativa sull'immigrazione, sottolinea la Corte, sia per la quantità di amministrazioni coinvolte nella gestione del fenomeno, sia perché molto spesso mancano le informazioni.
E' risultato ad esempio non facile «se addirittura non fattibile, la quantificazione completa dei relativi costi, in termini di contropartite materiali rese e di ogni altra collaborazione a diverso titolo fornita» ai paesi che collaborano con l'Italia per il rimpatrio dei migranti. Impossibile sapere, dunque, quanto spendiamo per «convincere» paesi come la Libia o l'Egitto a riprendersi le persone che l'Italia vuole espellere.
Ma non è l'unico buco. Solo quest'anno, ad esempio, il Dipartimento di pubblica sicurezza è stata in grado di fornire il costo delle espulsioni per l'anno 2003: 12.765.754 euro per il costo dei charter e delle navi, per i pasti dati ai migranti e per le spese di trasporto ai centri di permanenza e alle questure. Ma non c'è traccia del numero di rinnovi e rilasci di permessi di soggiorno evasi e quelli ancora da evadere.

Anche nel 2004 si è mantenuta quella sproporzione, registrata dalla Corte lo scorso anno, tra i soldi spesi dallo stato per contrastare l'immigrazione con quelli spesi per i progetti di integrazione: solo 29 milioni di euro sono andati alle spese di sostegno. Tuttavia, rispetto al 2003, sono diminuiti nel complesso i soldi spesi per il fenomeno migratorio: allora per contrastare l'immigrazione clandestina erano stati impiegati 164,7 milioni, per il sostegno 38,6 milioni.

In generale la Corte riconosce che in alcuni settori sono stati fatti passi avanti - sono stati avviati ad esempio dei progetti di monitoraggio e razionalizzazione della spesa all'interno dell'amministrazione - ma critica la gestione improntata «all'urgenza e all'emergenza» dovuta al ritado con cui il governo ha pubblicato il regolamento di attuazione e quindi alla «lacunosità» della legge.

Il settore che ha sofferto di più la mancanza di fondi è l'asilo. Per l'assitenza ai profughi sono stati stanziati poco più di 9 milioni di euro, la stragrande maggioranza dei quali è andata a coprire le spese della prima assistenza per i privi di mezzi (18 euro giornalieri per 45 giorni) «ciò con l'evidente privilegio per una forma di puro assistenzialismo a scapito di iniziative mirate a consentire, ove la richiesta venga accolta, una effettiva integrazione del rifugiato nel tessuto sociale», nota la Corte.

Interessante il capitolo dedicato ai centri di permanenza temporanea. Intanto, mei primi 9 mesi del 2004 sono stati spesi 30.440.753,00 euro per la gestione dei cpt e nonostante una migliore gestione permane la disparità dei costi per persona richiesti dai vari enti gestori. La capienza è aumentata in due anni di circa 400 posti.
L'obiettivo, però, era un altro: 2 mila posti in più. I soldi ci sono. Ma la gente non vuole i cpt e così «l'obiettivo continua ad essere largamente condizionato dalla forte ostilità che quasi sempre si manifesta in sede locale avverso l'allocazione delle strutture di trattenimento». Nel contempo, nell'ultimo biennio, sono diminuite le espulsioni con accompagnamento alla frontiera e le persone trattenute nei centri.
Il motivo? Il «prolungamento dei termini di permanenza, che ne comporta una minore rotazione stante la sostanziale invarianza dei posti disponibili nei centri». Tuttavia sono aumentate, rispetto al 2002 le espulsioni delle persone trattenute (48% contro 34% del 2002), che comunque vengono attuate perlopiù nei primi 30 giorni, tanto che la Corte parla di «limitata utilità del prolungamento del trattenimento».
La maggiore efficacia nei rimpatri, nota la Corte, potrebbe essere dovuta al miglioramento dei rapporti con i paesi di provenienza dei migranti. Ma è impossibile stabilirlo. Il server del ministero dell'interno, infatti, nel 2004 è andato in tilt e sono stati persi tutti i dati sulla nazionalità dei migranti espulsi.
«Riguardo a quanto avvenuto - conclude la Corte - appare il caso di sottolineare ancora una volta l'inadeguatezza di numerosi sistemi informativi in uso al Ministero, anche sotto il profilo della professionalità degli operatori addetti al funzionamento».

di Cinzia Gubbini

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