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Prodi risponde agli immigrati "Più diritti, meno paure" di Clotilde Veltri
Romano Prodi ascolta gli interventi
Romano Prodi ascolta gli interventi
BOLOGNA – “È indispensabile rivedere completamente la politica dell’immigrazione, soprattutto in tema di integrazione”. È questo il concentrato della giornata di incontri dedicati al tema dell’immigrazione alla Fabbrica di Romano Prodi, pronunciato dallo stesso leader dell’Unione a conclusione dei lavori e prima di partire per la Cina. Una giornata, intensa, cominciata alle 10:30 del mattino e conclusasi nel primo pomeriggio, nel corso della quale si sono affrontati argomenti come cittadinanza, diritto di voto, diritti del lavoro, integrazione; parole che si sono rincorse alla Fabbrica, il cantiere politico del Professore. Duecento persone hanno affollato il grande spazio della Fabbrica, giallo per i colore dei tavoli. Al centro di tutto, Romano Prodi, che ha ascoltato gli interventi prendendo appunti su un portatile e alla fine ha pronunciato una sintesi che chiarisce gli obiettivi del centrosinistra in fatto di immigrazione.

È tutto da rifare
“È indispensabile rivedere completamente la politica su questi temi– ha detto Prodi - perché se è vero quello che è emerso oggi, ossia che a fronte di migliaia di immigrati che vivono in Italia, solo 800 l’anno scorso diventati cittadini italiani, vuol dire che non abbiamo capito niente sul futuro del Paese. Vuol dire che invece di coinvolgerli stiamo creando degli estranei. E questo è l’opposto di una politica dell’integrazione”. Prodi batte sul tema della cittadinanza. “L’immigrazione – spiega - richiede un cambiamento globale e una politica seria da parte di una forza di governo. Una politica che preveda soprattutto la cittadinanza e il diritto di voto, e poi strumenti intermedi come la casa, l’istruzione, il diritto alla salute”.

Le parole di Prodi sembrano segnare un cammino da percorrere e abbozzare un programma di governo. Arrivano a conclusione di una giornata in cui il Professore ha molto ascoltato per parlare davvero poco. Il suo primo intervento è stato all’indirizzo di Livia Turco, deputato e responsabile Welfare dei Ds. “Non può esistere nessuna politica dell’immigrazione, senza una politica della cittadinanza”, aveva detto il leader dell’Unione quando Livia Turco ha fatto ‘mea culpa’ dicendo che il centrosinistra al governo ha peccato in due modi: non aver realizzato una legge sulla cittadinanza e neanche una sul diritto di asilo.

Il nodo della Bossi-Fini
E se è chiaro che la cittadinanza sarà sicuramente uno dei cardini di una futura politica di governo della coalizione, più difficile è capire che ne sarà della legge Bossi-Fini. Su questo Prodi non ha voluto dare risposte. “Non è questo il momento di pensare ad abrogazioni. Siamo qui per confrontarci” ha replicato stizzito a domanda diretta. Eppure, è quanto gli ha chiesto una buona parte del centrosinistra qui radunato: il verde Luigi Manconi, il responsabile nazionale immigrazione della Cgil, Piero Soldini, Filippo Miraglia dell’Arci. Ma non solo. L’abolizione della Bossi fini è stata invocata dall’associazione dei comuni italiani, l’Anci toscana, e comunque da tutti gli immigrati che si sono alternati a parlare nella Fabbrica.

Un’integrazione reale
Sono due infatti le priorità che un governo di centrosinistra dovrebbe portare avanti, secondo gli immigrati: una legge sul diritto di voto e una sulla cittadinanza. Ma ovviamente i temi affrontati durante il corso della mattina alla Fabbrica sono stati tanti e nessuno di minore importanza. Dalla necessità di introdurre un permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro (sostenuta da Anna Maria Artoni, imprenditrice ex presidente dei Giovani industriali, da Oberdan Ciucci della Cisl, da Soldini per la Cgil, dalla stessa Livia Turco), alla necessità di evitare l’equazione “immigrati uguale criminalità”, fino a una politica di sostegno alle famiglie e alle seconde generazioni di immigrati. Un dato su tutti ha tracciato il profilo della società italiana tra qualche anno. Mara Tognetti, dell’università della Bicocca di Milano, ha spiegato alla platea che nel 2010, secondo gli studi demografici, in ogni famiglia italiana un componente sarà straniero. E questo ovviamente si traduce nella necessità di politiche di integrazione reale.

Il secondo, breve intervento di Prodi ha riguardato sempre la cittadinanza, ed è stato all’indirizzo dell’unico consigliere straniero con diritto di voto al Comune di Novellara, il marocchino Joussef Salmy. Parlando del diritto di voto come conquista indispensabile per la realizzazione di una vera integrazione tra le persone, Salmy si è fatto scappare anche un “porca miseria”, tanto per sottolineare quanto è importante questo aspetto per gli immigrati che vivono in Italia da tanti anni. Al termine del suo intervento, il Professore si è lasciato andare a una battuta : “Uno che dice porca miseria così, merita la cittadinanza immediata”.

Le forze dell’ordine
Ovviamente, in un'occasione come questa, tutta dedicata all’immigrazione, non poteva mancare più di un accenno alle politiche di sicurezza. I rappresentanti dei sindacati di polizia (Giovanni Aliquò, per l’Associazione nazionale funzionari di polizia, Giuseppe Tiani, del Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, Siap) hanno puntato il dito sull’emergenza che in questo momento le forze dell’ordine stanno vivendo a causa del fenomeno migratorio. E sulla scarsa preparazione degli agenti, che spesso non sono pronti ad affrontare questa emergenza. Occorrono riferimenti istituzionali certi, più formazione, e una maggiore collaborazione tra le forze dell’ordine per combattere la criminalità organizzata. Ma, soprattutto, occorre una distinzione netta tra la gestione della sicurezza e la gestione amministrativa degli immigrati.

Ai loro appelli, “pesantissimi”, Prodi ha detto di voler dare delle risposte. Ha poi spiegato il bisogno di riconsiderare le norme sull’asilo e, parlando dei Cpt, i centri di permanenza temporanea, ha aggiunto: “Da tutti gli interventi della giornata è emerso come la pace giuridica sia stata profondamente minata in questi centri. Ed è quindi ovvio che siano strutture da rivedere profondamente”. Nella sala, nella Fabbrica, è scoppiato lungo l’applauso. (16 maggio 2005 - ore 17.46)

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