ANCORA UNA STRAGE NEL CANALE DI SICILIA

La crudeltˆ degli scafisti che non hanno esitato ad uccidere abbandonando a mare le loro vittime non pu˜ distogliere lĠattenzione dalle cause vicine e remote delle tante tragedie dellĠimmigrazione. LĠunico dato certo  costituito dallĠaumento dei cadaveri ritrovati nel Mediterraneo o nei deserti africani, per effetto delle misure di contrasto sempre pi rigorose, in assenza di una qualsiasi politica che consenta effettivamente lĠimmigrazione legale, e riconosca i diritti fondamentali dei richiedenti asilo.

Dopo il blocco del Canale dĠOtranto con centinaia di morti (fino al 2001), negli ultimi quattro anni le rotte clandestine si sono spostate a sud e sono state funestate sempre pi spesso da affondamenti, con un numero imprecisato di morti e di dispersi, nel canale di Sicilia, nel tratto di mare tra la Libia, la Tunisia , Lampedusa e la Sicilia, per effetto dellĠestensione dei blocchi navali ai limiti delle acque territoriali libiche e tunisine. Dal luglio del 2003 infatti una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri autorizza le navi italiane ad estendere i controlli ed i blocchi navali nelle acque internazionali, anche allo scopo di rimandare indietro i battelli che trasportavano i cd. clandestini. Di fatto questi mezzi vengono intercettati a poche miglia dalle coste africane. Altre volte sono avvistati da imbarcazioni da pesca e da navi mercantili che per˜, dopo la incriminazione di quanti avevano proceduto ad azioni di salvataggio ( giˆ nellĠagosto del 2002), e soprattutto dopo la vicenda della Cap Anamur della scorsa estate, si limitano ad avvertire i mezzi militari senza procedere direttamente ed immediatamente ad azioni di soccorso. In ogni caso le rotte seguite diventano sempre pi pericolose.

Dal 1 maggio 2004, dopo lĠingresso di Malta nellĠUnione Europea, questo paese  diventato un vero e proprio snodo per i ÒclandestiniÓ provenienti dallĠEstremo oriente, anche perchŽ molti cinesi potevano raggiungere agevolmente lĠaeroporto di La Valletta con visti per motivi di studio rilasciati dalla compiacente rappresentanza diplomatica di quel paese in Cina.

Era noto a tutti in questi ultimi mesi che i trafficanti di varie nazionalitˆ, con base a Malta, gestivano ogni genere di traffici illeciti sulla pelle dei migranti , con lĠappoggio delle mafie internazionali, che offrivano supporti anche nei paesi di arrivo. Sino a due settimane fa un motoscafo aveva depositato in un porto della Sicilia meridionale quindici ÒclandestiniÓ cinesi riuscendo poi a rientrare a Malta. Dopo i maggiori controlli a sud di Lampedusa, e dopo gli accordi di riammissione con la Libia, era normale prevedere uno spostamento dei traffici di migranti su rotte meno sorvegliate ma pi pericolose. Il proibizionismo delle migrazioni accresce i profitti delle organizzazioni criminali e richiede un costo sempre pi elevato in termini di vite umane. Forse qualcuno conta su un macabro Òeffetto annuncioÓ, ma dopo questa tragedia, appena il giorno dopo, sono giˆ ripresi gli sbarchi di chi ha avuto pi fortuna.

Adesso anche nel Canale di Sicilia, come anni fa nel Canale dĠOtranto, gli scafisti abbandonano i migranti in alto mare per il crescente timore di essere intercettati dai mezzi militari che pattugliano non solo le coste ma anche le acque internazionali.

Non  ancora del tutto chiara la dinamica che  costata la vita ai migranti annegati davanti alla costa siciliana, vicino Punta Secca ( localitˆ in provincia di Ragusa giˆ nota per altri sbarchi), dopo essere stati avvistati da un mercantile turco che si era limitato ad avvertire le autoritˆ italiane. Nessuno mette in discussione la tempestivitˆ e lĠabnegazione della Capitaneria di porto e di altre forze di polizia nel salvare le vite umane a mare, ma la generositˆ di questi uomini non pu˜ costituire un alibi per le scelte politiche che obiettivamente precostituiscono le condizioni che concorrono ad accrescere il numero delle vittime A mare, quando si tratta di salvare persone in acqua, un ritardo anche di pochi minuti pu˜ significare la differenza tra la vita e la morte. Non ci si pu˜ limitare a lanciare lĠallarme, chiunque avvista clandestini in difficoltˆ deve potere intervenire immediatamente con azioni di salvataggio.

E per chi si salva non si deve procedere allĠinternamento nei centri di permanenza temporanea, come sta succedendo in queste ore in Sicilia, perchŽ questo  il sistema pi sicuro per garantire lĠomertˆ con i trafficanti. Al contrario solo una vera accoglienza ed uno status legale riconosciuto ai naufraghi superstiti possono contribuire alla scoperta delle organizzazioni criminali. Nel nostro ordinamento questa possibilitˆ  specificamente prevista, ma sembra che le norme che consentono un permesso di soggiorno a chi denuncia i trafficanti, utilizzate a sproposito nel caso della Cap Anamur, oggi non interessino pi nessuno.

Vanno riaperti al pi presto canali legali dĠingresso, ben al di lˆ della scandalosa lotteria dei decreti flussi, vanno consentite occasioni legali di ingresso ai richiedenti asilo, per esempio attraverso i vettori di bandiera europea, ed ai valichi di frontiera, va garantito a tutti coloro che operano salvataggi in mare la possibilitˆ di proseguire nelle loro attivitˆ senza rischi di sequestri e di denunce per agevolazione di ingresso clandestino ( come purtroppo non  successo in passato).

 

Invitiamo ancora una volta i parlamentari europei ed italiani, le organizzazioni non governative, i cittadini che vogliono opporsi a queste pratiche degradanti

( anche per gli italiani che le tollerano) ad essere presenti nei luoghi di detenzione e di sbarco, contro ogni tentativo di fare passare come senso comune le continue violazioni dei diritti fondamentali dei migranti.

Chiediamo che le indagini di polizia non si accaniscono soltanto nei confronti delle vittime del traffico ma si rivolgano agli indirizzi noti delle grandi agenzie che in Turchia, in Grecia e a Malta gestiscono i flussi illegali. Sono anni che le associazioni antirazziste ( giˆ Dino Frisullo nel 1997 su Narcomafie) e i parenti delle vittime (soprattutto nel caso processo della Iohan ancora in corso a Siracusa) hanno denunciato queste reti criminali ma sempre le stesse reti sono ancora in piena attivitˆ. Che ci sia un sistema di connivenze e di calcolo politico che rende impossibile portare a termine queste indagini?

 

Fulvio Vassallo Paleologo

ICS- Consorzio italiano di solidarietˆ