Libro
verde sullapproccio dellUE alla gestione della immigrazione economica
Risposte
ai quesiti dellARCI
Introduzione
LARCI
esprime in questo documento le proprie valutazioni, sulla base di una
esperienza di moti anni e di un lavor quotidiano con i migranti presenti in
Italia, sulle proposte e le riflessioni contenute nel libro verde.
Vogliamo
partire per da una valutazione molto critica del ruolo che fino ad oggi ha
svolto lUE nel determinare un progressivo restringimento delle vie legali per
lammissione sul territorio dei paesi membri.
prevalsa una politica proibizionista volta a impedire nei fatti gli ingressi
legali, consegnando i migranti nelle mani dei trafficanti di clandestini, o
costringendoli a inventarsi modi per aggiarare le leggi restrittive.
Sono
state parallelamente sviluppate politiche di controllo, di repressione e respingimento, che in molti casi
ledono pesantemente i diritti delle persone e producono condizioni di
discriminazioni inaccetabili.
Larmonizzazione
europea avvenuta solo a questo livello, di fatto costituendo un abbassamento
dei diritti dei migranti e quindi dei diritti di tutti coloro che vivono
nellUE.
Al
proibizionismo corrisponde anche un protezionismo fuori dalla storia, che pone
condizioni allingresso e al soggiorno degli stranieri, che producono
sfruttamento e nuove forme di schiavit.
Infine
appare ingiustificato e inaccettabile il modello differenziato di legislazione
che si affermato in questi anni, che introduce una discriminazione
istituzionalizzata sulla base dellappartenenza nazionale, e che ha prodotto un
sistema giuridico specifico per i migranti, con carceri speciali, minori
garanzie e tutele, tanti mostri giuridici.
A
questo modello ed a questa cultura politica ci siamo finora opposti e continueremo
ad opporci in tutti i modi possibili.
Speriamo
per che questo libro verde rappresenti una inversione di tendenza e, a partire
dalla nostra esperienza sul campo,
vogliamo dare il nostro contributo allanalisi e alla riflessione in
materia di immigrazione, ribadendo la necessit di introdurre regole certe per
lingresso e il soggiorno dei migranti, che si basino sullidea di libert di
movimento delle persone.
La
volont dei governi di restringere gli spazi per questa libert e non di
regolarli, si traduce in ingressi illegali, sfruttamento nel mondo del lavoro,
ingiustizia e razzismo, contro i quali la nostra organizzazione vuole
continuare a battersi, a partire dalla propria soggettivit e quindi ricercando
ogni strada per favorire la partecipazione dei migranti.
1. A quale livello di armonizzazione
dovrebbe mirare l'UE?
1)
Fino a che punto andrebbe sviluppata una politica europea in materia di
immigrazione per lavoro e quale dovrebbe essere il grado di intervento
comunitario in materia?
Lassenza
di una politica comunitaria in materia di immigrazione per lavoro ha fino ad
oggi prodotto molti problemi a vari livelli.
Il
primo di questi la progressiva chiusura dei canali di ingresso legale con
conseguenze pesanti in termini di diritti dei migranti, con elementi di
sfruttamento e di ricattabilit crescenti, e di introduzione di quote
consistenti di lavoro nero in molti ambiti del mondo del lavoro.
La
seconda la ricerca di soluzioni provvisorie da parte degli Stati Membri, con
il continuo ricorso alle regolarizzazioni, a cui corrisponde la ricerca di
documentazione e condizioni conseguenti alle richieste dei governi, da parte
dei migranti, con conseguenti fenomeni di corruzione e di ricatto. Questo
fenomeno, molto diffuso, produce anche spostamenti di gruppi di immigrati
irregolari in cerca di regolarizzazione, con conseguenze disastrose in termini
di unit familiare, stabilit del soggiorno e certezza del diritto.
Allassenza
di canali di ingresso legale corrisponde una progressiva difficolt a
stabilizzare la presenza di singoli e famiglie, sempre pi sottoposte a
barriere burocratiche ed a rispettare condizioni difficili da rispettare anche
per gli stessi cittadini europei. Si pensi ad esempio che se gli italiani
dovessero rispettare le condizioni poste dalla legge sullimmigrazione per
rinnovare il titolo di soggiorno, stato calcolato (sulla base sostanzialmente
del reddito e della disponibilit dellalloggio) che circa 8 milioni di
italiani dovrebbero essere espulsi!
Per
questo necessario incrementare il livello di intervento dellUE in materia,
nel senso di stabilire alcune regole comuni di base, a garanzia dei meccanismi
di ingresso legale, della stabilit del soggiorno (non sottoponibile alle
variazioni degli umori di partiti e opinione pubblica). Lintroduzione di una
procedura di ingresso unica, il cui asse sia il riconoscimento della necessit
che domanda e offerta di lavoro si incontrino sul territorio. La separazione
tra condizione giuridica e condizioni di lavoro, reddito e ricchezza, e accesso
al titolo di soggiorno, dopo alcuni anni, non troppi, cio lidea che il titolo
di soggiorno per lunga durata non sia sottoponibile a limiti di qualunque
genere. Infine le procedure per
laccesso sul territorio nazionale e per il rilascio del titolo di soggiorno,
dovrebbero essere sottoposte a regole certe, che diano garanzie di trasparenza
e non rendano insopportabili, come sono oggi, i rapporti tra cittadini
stranieri e enti pubblici, sia nei paesi di provenienza (con i consolati e le ambasciate
che spesso sono inaccessibili per gli stranieri, con tutto il carico di
corruzione e ingiustizie di cui tutti sono a conoscenza) che in Europa/Italia,
con la discrezionalit delle Questure/Prefetture e i conseguenti soprusi.
In
questo senso utile sottolineare che ogni limitazione allingresso di persone
straniere in cerca di lavoro si traduce in un aumento di clandestini e di
lavoro nero e che i traffici di clandestini vengono incrementati e promossi
dalle regole restrittive e dai cosiddetti numeri chiusi o flussi programmati.
In realt sarebbe necessario stabilire regole certe su come accedere legalmente
in Europa e non numeri chiusi che sono nemici dellingresso legale e amici
dei trafficanti.
2)
La normativa europea in materia di immigrazione dovrebbe mirare ad un quadro
giuridico globale che disciplini tutti i cittadini di paesi terzi che giungono
nell'Unione europea, o dovrebbe concentrarsi preferibilmente su gruppi
specifici di immigrati?
Considerato
il quadro generale a cui si fa riferimento al punto 1), risulta evidente la
necessit di stabilire un quadro di riferimento giuridico globale in tema di
ingresso delle persone straniere nello spazio europeo. Stabilire norme
specifiche per categorie comporterebbe lo sviluppo di un mercato parallelo a
quello ufficiale consentito dagli interventi settoriali. Lesperienza italiana,
soprattutto delle sanatorie di questi ultimi 15 anni, dimostra infatti che se
il governo consente lingresso o la regolarizzazione a lavoratori di alcuni
settori, gli immigrati sono costretti a inventarsi, pagandole a caro prezzo,
prove dellappartenenza a quella categoria, per poter rimanere legalmente sul
territorio e quindi a produrre tutta la documentazione per un tipo di impiego e
lavorare a nero in un altro luogo. Definire quote speciali dingresso, o
regole particolari per categoria di lavoratori, porta i datori di lavoro e i
lavoratori a aggirare lostacolo, inventandosi falsi rapporti di lavoro. Pi
chiara e efficace sarebbe invece una legislazione generale che consenta
lingresso legale per ricerca di lavoro, consentendo un rapporto di fiducia e
di convenienza reciproca tra chi vuole emigrare e i paesi di accoglienza.
3)
Se si dovesse scegliere un approccio legislativo settoriale, quali gruppi di
migranti andrebbero scelti prioritariamente e perch?
Alle
motivazioni gi esposte nei punti precedenti a sostegno della necessit di un
approccio e di una risposta globale, aggiungiamo la seguente motivazione: la
scelta di risposte parziali con ingressi settoriali, necessiterebbe di una
capacit di analisi dellintreccio tra i bisogni e le domande del mondo
produttivo e delleconomia e lofferta e le potenzialit dei lavoratori
stranieri, che sembra difficile da ottenere a distanza e in una condizione di
elevata volubilit del mondo del lavoro. Lintreccio tra domanda e offerta di
lavoro pu funzionare molto meglio a livello locale, dove possibile attivare
la rete di strumenti e relazioni gi presente e operante. Attivare percorsi e
analisi di fabbisogni e potenzialit a distanza, rappresenta forse un esercizio
di un qualche interesse scientifico, ma con costi elevati e di scarsa
efficacia.
4)
Sarebbe utile analizzare anche altri approcci, come ad esempio una procedura
europea accelerata? Quali altre opzioni potrebbero essere proposte?
Anche
per questa domanda vale quanto suddetto. Le procedure accelerate hanno senso in
un regime con approcci settoriali e/o parziali. Nel caso in cui, come da noi
auspicato, lUE si dotasse di un approccio globale per consentire ingressi
legali per ricerca di lavoro, la presenza di quote stabili di persone straniere
in cerca di lavoro, consentirebbe una risposta adeguata anche a esigenze
particolari, difficilmente prevedibili, del mondo del lavoro.
2. Procedure di ammissione per l'occupazione retribuita
2.1. Preferenza per il mercato del lavoro interno
5)
Come si pu garantire che il principio della preferenza comunitaria venga
applicato in modo efficace?
Il
principio della preferenza comunitaria oltre ad essere inaccettabile
moralmente, perch introduce una discriminazione sulla base dellappartenenza
nazionale che contrasta con i principi di uguaglianza e di solidariet alla
base di ogni democrazia, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e della Costituzione italiana,
applicabile solo formalmente e non risponde alla condizione del mondo del
lavoro e ai meccanismi di incontro tra domanda e offerta. Inoltre un
principio che considera i lavoratori migranti non come persone, ma solo come
manodopera disponibile. Nella realt quanto avviene sul territorio indica in
maniera precisa la necessit di meccanismi certo di ingresso legale, come gi
detto in precedenza. Se il datore di lavoro cerca un lavoratore straniero,
evidente che non interessato ad altre soluzioni. Non si capisce come, mentre il mondo del lavoro si modifica
velocemente in direzione di una flessibilit in cui prevale il rapporto diretto
tra lavoratore e datore di lavoro, con minori garanzie ed un rapporto sempre
meno mediato dallo Stato e da regole pubbliche, nel caso di lavoratori
stranieri si voglia far prevalere un protezionismo ingiusto, fuori dal tempo e,
nei fatti, inapplicabile.
6)
E' ancora pertinente l'attuale definizione di preferenza comunitaria? In caso
contrario, come andrebbe modificata?
Come
si gi detto il concetto di preferenza comunitaria antistorico e
inapplicabile. Ha per delle conseguenze immediate sul mondo del lavoro perch
non consente di avviare in maniera rapida rapporti di lavoro possibili,
alimentando cos il lavoro in nero, in attesa di trovare una strada per
aggirare lostacolo rappresentato dal diritto di prelazione. Infatti il
datore di lavoro che ha gi individuato sul territorio un lavoratore adeguato
alle sue esigenze, difficilmente assumer un altro lavoratore, ammesso che
questo sia disponibile su una lista di disponibilit della categoria. Sar
quindi costretto a dichiarare il falso per arrivare ad assumere il lavoratore
gi conosciuto e che il datore considera adatto alloccupazione. La preferenza comunitaria
con evidenza una scelta ideologica, non applicabile e ingiusta, che per
queste ragioni va contrastata.
7)
A quali altri migranti per motivi economici (a prescindere dai distacchi
intrasocietari) non si dovrebbe applicare la logica della preferenza
comunitaria?
Vale
quanto finora detto sulla preferenza comunitaria in generale.
8)
A prescindere dai residenti di lungo periodo, a quali categorie di cittadini di
paesi terzi se ve ne sono andrebbe accordato un trattamento preferenziale
rispetto ai lavoratori stranieri giunti solo di recente?
Il
trattamento preferenziale introduce elementi di discriminazione inaccettabili
anche nel caso di categorie di stranieri gi presenti. Solo nel caso di
discriminazione positiva, stabilita per legge e per particolari categorie
svantaggiate potrebbe essere utile introdurre un trattamento preferenziale,
tenendo conto che in tal caso il regime di discriminazione positiva dovrebbe
essere regolato in generale su categorie non di appartenenza nazionale, ma su
categorie sociali individuabili sulla base di discriminazioni note e
documentabili.
9)
Si dovrebbe concedere un diritto di priorit a precise condizioni ai
cittadini di paesi terzi che hanno temporaneamente lasciato l'Unione europea
dopo avervi lavorato per un determinato periodo?
Vale
quanto su detto in generale sul diritto di priorit. Inoltre va considerato il
fatto che, come gi accennato in precedenza, questo diritto di priorit
contrasta, se non regolato come discriminazione positiva, con gli interessi e
le regole del mercato..
10)
Semplificare la mobilita' dei lavoratori di paesi terzi da uno Stato membro ad
un altro apporterebbe vantaggi all'economia dell'Unione e ai mercati nazionali
del lavoro? Come si potrebbe mettere in pratica tutto cio' in maniera efficace?
Con quali limitazioni/agevolazioni?
Per
quanto riguarda i cittadini di paesi terzi, opportuno prendere in
considerazione il principio di uguaglianza e di non discriminazione, che non
consente, anche in questo caso, di dare risposte parziali. Viene ancora una
volta proposta una idea utilitarista delle persone che noi respingiamo.
11)
Come possono, i servizi pubblici dell'occupazione (SPO) e il portale della
mobilita' occupazionale di EURES 11 , contribuire ad agevolare la migrazione
della manodopera proveniente da paesi terzi?
Anche
questa domanda sottintende una capacit di previsione e di analisi
dellintreccio tra domanda e offerta che non corrisponde alla realt Inoltre
bene ribadire che lipotesi di programmazione dei flussi in questo caso,
verrebbe aggirato con la produzione di percorsi fittizi in funzione di ingressi
legali e la parallela crescita di rapporti di lavoro illegali.
2.2.
Sistemi di ammissione
12)
L'ammissione di cittadini di paesi terzi al mercato del lavoro dell'UE va
esclusivamente subordinata ad un effettivo posto di lavoro vacante o andrebbe
concessa agli Stati membri la possibilit di ammettere cittadini di paesi terzi
anche in assenza di tale requisito?
Landamento
della domanda di manodopera nel mondo del lavoro appare, come si gi detto,
se non nelle sue linee generali, difficilmente utilizzabile per la
programmazione dei flussi e in particolare il meccanismo di ammissione basato
sulla disponibilit di un posto vacante non realistico. Esso infatti prevede
una chiamata nominativa diretta da parte di un datore di lavoro, finalizzata
allingresso di uno specifico lavoratore che vive da unaltra parte del mondo.
Si tratta cio del meccanismo del collocamento a distanza su base planetaria
che non ha niente a che fare con la realt. Infatti negli ultimi anni, la
modifica del processo di orientamento, formazione e avviamento al lavoro
stata pesante e strutturale. Il sistema del collocamento stato messo da parte
in Italia e molti studi hanno teso a dimostrare come questo fosse obsoleto e
poco efficace. Utilizzarlo oggi come sistema principale dellavviamento al
lavoro degli stranieri, con laggravante che il lavoratore si trova allestero
e che il datore dovrebbe assumerlo, prendendosi importanti responsabilit, senza
averlo mai visto, con tutta evidenza una strada poco percorribile. Per queste
ragioni lammissione solo in presenza di un posto di lavoro vacante, sembra
rispondere ad altre domande e non a quella di favorire lemersione del lavoro
nero e la diminuzione della clandestinit.
13) Quale procedura va applicata ai
migranti per motivi economici che non entrano nel mercato del lavoro?
La
procedura deve garantire parit di trattamento con gli altri lavoratori, per
evitare che si produca un abbassamento del livello dei diritti di tutti i
lavoratori e un processo di discriminazione che creerebbe fratture nel mondo
del lavoro, chiusure identitarie e conflitti sociali di cui nessuno pu
prevedere gli sviluppi. Luguaglianza delle garanzie e delle retribuzioni eviterebbe
anche lintroduzione di una idea di gabbie salariali con livelli di tutela
inferiori che avrebbe un impatto devastante sul mondo del lavoro e sulle
relazioni sindacali.
14)
La prova della necessit economica da ritenersi un sistema efficace? Andrebbe
applicata in modo flessibile, tenendo conto, ad esempio, delle caratteristiche
regionali e settoriali, o delle dimensioni dell'impresa in questione?
Come
gi detto la prova della necessit economica non da ritenersi per niente
efficace nellntreccio tra domanda e offerta di lavoro, e quindi nel processo
di ammissione, perch basato su una non verit, da pochi denunciata, ossia che
possa funzionare il collocamento planetario!
15)
E' opportuno stabilire un periodo minimo in cui va pubblicato un annuncio di
lavoro prima che possa essere preso in considerazione un candidato proveniente
da un paese terzo?
Vogliamo
ribadire su questo punto che, maggiori sono gli ostacoli frapposti allingresso
legale dei migranti, maggiore sar
la forza di attrazione dei percorsi di accesso clandestino o che
comunque portino alla irregolarit nel giro di poche settimane (ingresso per
turismo, per lavoro stagionale, ecc).
16)
In quale altro modo si pu efficacemente dimostrare che sia necessario assumere
un lavoratore proveniente da un paese terzo?
Bisogna
sottolineare il fatto che se un datore di lavoro chiama un lavoratore straniero
evidente che non ha trovato un altro nazionale. Infatti la chiamata di un
lavoratore straniero avviene attraverso procedure lunghe, laboriose e costose
ed quindi improbabile che un datore avvii tale procedura se non ha prima
verificato altre strade. La dimostrazione della necessit di un lavoratore
straniero dimostrata direttamente dal fatto che ne venga fatta richiesta da parte
di un qualche datore di lavoro. Rimane in ogni caso, anche in questa risposta,
la necessit di dare priorit al meccanismo di incontro tra domanda e offerta,
ossia la necessit di superare la chiamata a distanza.
17)
La prova della necessita' economica andrebbe ripetuta alla scadenza del
permesso di lavoro, nel caso in cui il contratto di lavoro in virtu' del
quale il lavoratore straniero e' stato ammesso nell'Unione e' stato/sara'
rinnovato?
Si
tratta di una domanda che suggerisce una idea tutta strumentale della presenza
di lavoratori stranieri nellUE. Che una persona che lavora e vive nellUE
debba essere ripetutamente sottoposta a prove di utilit economica un
concetto da respingere perch introduce una forma di dipendenza che nei fatti
una schiavit moderna e perch introduce anche una cittadinanza inferiore
nella nostra societ, cittadinanza temporanea per definizione e dipendente
sempre dal rapporto di lavoro, che renderebbe pi debole la democrazia per
tutti
18)
Quali altri sistemi facoltativi potrebbero essere contemplati?
auspicabile lintroduzione di condizioni pi favorevoli che consentano
lingresso legale di stranieri nellUE, tuttavia evidente che queste
condizioni non possono rappresentare in alcun modo regole per scegliere gli
immigrati che ci piacciono. Se cos fosse si introdurrebbe un principio di
discriminazione, gi peraltro operante in singoli stati membri e in alcuni
provvedimenti dellUE, poco coerente con gli strumenti di diritto
internazionale, con la Carta di Nizza e con molte delle carte costituzionali
dei paesi membri.
19)
Un sistema di selezione puo' fungere da eventuale regola generale a livello UE
per ammettere i migranti per motivi economici al mercato del lavoro e quali
dovrebbero essere i requisiti pertinenti?
Fermo
restando il principio che condizioni pi favorevoli, come gi su espresso, sono
auspicabili in condizioni di proibizionismo sugli ingressi di nuovi migranti,
rimane il giudizio negativo su un sistema di selezione che non tiene conto dellefficacia,
nonostante le tante contraddizioni e i limiti che pu avere, di un sistema di
incrocio tra domanda e offerta di lavoro che parte dal territorio, di fronte ad
un sistema che introduce dei filtri che certamente contrastano con la libert
dei lavoratori e delle aziende.
20)
Come possono i datori di lavoro avere accesso ai CV dei candidati a livello UE
e come andrebbe rafforzato EURES in tale contesto?
Un
sistema di collocamento a distanza, anche se per alcune categorie privilegiate,
non sembra in alcun modo superare i limiti di cui si gi detto ed quindi da
contrastare in generale, a meno che esso non rappresenti un miglioramento, cosa
che non va trascurata, rispetto alla condizione di chiusura totale dellattuale
sistema.
21)
Andrebbe prevista la possibilit di concedere un "permesso per le persone
in cerca di occupazione"?
Questa
possibilit al momento lunica che potrebbe cambiare radicalmente lattuale
condizione della legislazione nellUE relativa agli ingressi, che costringe la
gran parte dei migranti, ad entrare clandestinamente o a aggirare le leggi.
Come
si gi detto infatti lincontro tra domanda e offerta di lavoro avviene in
maniera efficace e trasparente solo sul territorio e non a distanza.
Il
collocamento a distanza implica, come noto a tutti e come dimostrano i dati
sugli ingressi e sulle sanatorie in Italia dal 1986 ad oggi, un periodo di
presenza illegale, un ritorno nel Paese dorigine per ottenere il visto
dingresso, con grande spreco di energie e risorse. Un meccanismo che
rappresenta un ostacolo vero allimmigrazione legale, quello del collocamento a
distanza, e che il miglior alleato dei trafficanti di clandestini.
Si
consideri peraltro che ogni ingresso clandestino ha un costo alto e che le
persone che vi sono costrette, preferirebbero indubbiamente spendere la stessa
cifra per entrare legalmente. Una regola che consenta di ottenere un visto e un
permesso per ricerca di lavoro, diminuirebbe il numero dei morti da frontiera
e abbasserebbe i costi per le espulsioni e per tutto lapparato di controllo
della regolarit del soggiorno, che oggi rappresenta la principale ossessione
dei governi, ma anche la voce pi alta nei bilanci degli stati e dellUE. Per
fare un esempio nel solo 2003 in Italia, secondo la Corte dei Conti, su 203
milioni di euro stanziati dal governo in materia di immigrazione, 38 sono stati
spesi per politiche di sostegno e 165 per politiche di contrasto.
Un
permesso di soggiorno per ricerca di lavoro dovrebbe avere anche la
caratteristica di consentire allaspirante lavoratore di trovare un lavoro.
Quindi dovrebbe durare almeno 6/12 mesi, e tenere conto delle modalit di
accesso al mondo del lavoro, che oggi consentono in gran parte lavori precari,
temporanei e mobili. Le condizioni per il rinnovo e per stabilizzare la
presenza dovrebbero essere quindi aderenti alle modalit di accesso di cui
tutti sono a conoscenza.
Infine
lintroduzione di un permesso di soggiorno di questo tipo dovrebbe essere
accompagnato dal superamento delle quote e dei numeri chiusi, che rappresentano
un ostacolo alla libert di movimento e quindi sono, di fatto, alleati dei
trafficanti di clandestini.
3.
Procedure di ammissione per il lavoro autonomo
22)
L'Unione europea dovrebbe disporre di norme comuni in materia di ammissione di
lavoratori autonomi di paesi terzi? Se si', quali dovrebbero essere le
condizioni?
Anche in questo caso valgono le analisi fatte per il lavoro subordinato. Le
condizioni di ingresso pi sono rigide e lontane dalla realt, pi spingono
verso ingressi clandestini o ad aggirare le leggi.
Vale
quindi la considerazione che regole specifiche comuni in materia di ingresso di
lavoratori autonomi, hanno un senso solo se consentono un miglioramento
dellattuale condizione di proibizionismo e de tengono conto della variet dei
possibili lavoratori autonomi. Ad esempio bne prendere in considerazione il
fatto che buona parte dei nuovi lavori sono assimilati al lavoro autonomo ma
che nei fatti si tratta di lavoratori dipendenti (ad esempio nel acso dellItalia
i lavoratori cosiddetti atipici).
In
particolare va sottolineato che la capacit di fare impresa di un lavoratore
straniero non dovrebbe essere sottoposta a condizioni peggiori di quella di una
lavoratore italiano. Si rischierebbe in caso contrario di impedimenti concreti
alla possibilit di ingresso di lavoratori autonomi e quindi ad una spinta
verso altre motivazioni dingresso o ad ingresso clandestino. Le conseguenze,
anche in questo caso, come per i lavoratori subordinati, sarebbero, come gi avviene
oggi, disastrose in termini di legalit, di stabilit della permanenza delle
persone straniere costrette a cercare vie diverse rispetto a quelle legali
impraticabili. Ci sarebbe, come noto che ci sia anche oggi, un mancato
gettito per lerario molto pesante ed un area di commercio e lavoro parallela
che influenza negativamente tutto il sistema economico.
23)
Dovrebbero essere previste eventuali procedure pi flessibili per l'ammissione
nell'Unione di lavoratori autonomi per un periodo inferiore a 12 mesi al fine
di portare a termine un contratto specifico concluso con un cliente
comunitario? Se s, quali?
Vale
quanto detto al punto 22). Vale la pena ribadire che una procedura adeguata al
tipo di contratto, come gi detto assimilabile a quello da lavoro dipendente,
sarebbe auspicabile, se e solo se introduce condizioni migliori, per il
lavoratori a progetto, contratti di collaborazione e ogni altro tipo di
contratto atipico.
4.
Domande di permesso/i di lavoro e di soggiorno
24)
Dovrebbe esserci a livello UE un "permesso di lavoro-soggiorno"
combinato? Quali sarebbero i relativi vantaggi/svantaggi? O si dovrebbe invece
proporre una domanda unica (per entrambi i permessi di lavoro e di soggiorno)?
Ci sono altre alternative?
Lidea
di un unico permesso potrebbe sembrare allapparenza una semplificazione e,
sotto certe condizioni potrebbe esserlo. Tuttavia va notato che gi oggi il
legame tra permesso di soggiorno e permeso per lavoro sostanzialmente
indissolubile. I casi in cui ad un permesso di soggiorno di lunga durata non
corrisponde un permesso per lavoro, sono limitatissimi (ricongiungimento
familiare, studio e, nonostante si tratti di materia diversa dallimmigrazione,
tutti quei permessi che rientrano nella categoria del diritto dasilo). Cio
vuol dire che di fatto, non potendosi escludere (esistono gi direttive a
proposito operanti) le due categorie pi importanti (rifugiati e familiari), la
combinazione permessi di soggiorno/lavoro gi operante. Oggi, per le
motivazioni gi sottolineate pi volte, si tratta al contrario di separare il
diritto allingresso e al soggiorno dal permesso di lavoro. La cosa possibile
introducendo, come gi detto pi volte, un permesso di soggiorno per ricerca di
lavoro, e prevedendo la possibilit di modificare i motivi del soggiorno
(passaggio da una categoria di soggiorno ad un'altra) e lacquisizione di un
diritto di soggiorno senza condizioni, dopo un certo numero di anni
(soggiorno di lunga durata) di residenza in Europa.
5.
Possibilit di cambiare datore di lavoro/settore
25)
Dovrebbero essere previste limitazioni alla mobilit dei cittadini di paesi
terzi all'interno del mercato del lavoro dello Stato membro di residenza? In
caso affermativo, quali (relative al datore di lavoro, al settore, alla regione,
ecc.), in quali circostanze e per quanto tempo?
A
nostro parere non dovrebbero esistere limiti di alcun genere nella mobilit
interna allUE, e ancor pi allinterno di singoli stati, ne tanto meno
dovrebbero esserci limiti alla mobilit intersettoriale. Lidea di imporre dei
limiti non trova alcuna motivazione, se non quella di voler introdurre un
protezionismo fuori dalla storia, e soprattutto non terrebbe in alcun modo
conto della realt del mercato del lavoro. Infine va sottolineato che in molti casi
porre limiti alla mobilit vuol dire introdurre forme di dipendenza del
lavoratore dal datore di lavoro intollerabili in democrazia e per un corretto
rapporto tra le parti.
26)
Chi dovrebbe essere titolare del permesso: il datore di lavoro, il lavoratore o
entrambi (permesso congiunto)?
Il
titolare del permesso di soggiorno deve essere necessariamente il lavoratore,
trattandosi di un documento dal quale dipende la propria vita nel paese di
residenza. Diversamente si introduce una dipendenza che pu essere assimilata
ad una nuova forma di schiavit, incompatibile con il diritto nazionale,
internazionale ed europeo.
6.
Diritti
27)
Quali diritti specifici dovrebbero essere concessi ai cittadini di paesi terzi
che lavorano temporaneamente nell'Unione?
La
persona a cui stato consentito lingresso in un paese dellUE non cՏ alcun
motivo accettabile perch abbia diritti inferiori. La discriminazione su base
nazionale, ancorch non vietata dalle direttive specifiche dellUE, appare
ingiustificata e incompatibile con le idee di uguaglianza, libert e
solidariet che sono alla base di tutte le costituzioni dellUE e dello stesso
Trattato Costituzionale dellUE.
In
tal senso importante riconoscere parit di diritti ad ogni persona che
risiede nello spazio dellUE, introducendo una nuova forma di cittadinanza
europea, legata alla residenza e non alla nazionalit. Tutte le persone che
vivono nellUE infatti contribuiscono allo stesso modo alla costruzione del
futuro delle comunit locali, con il loro lavoro e la loro presenza sono di
fatto una parte essenziale dellUE, anche se hanno una nazionalit extra UE. Ad
esse va quindi riconosciuta parit di diritti con i cittadini nazionali dei
paesi membri, a partire dal diritto di voto, senza il quale una parte importante
della popolazione rimane esclusa dal meccanismo di produzione delle decisioni,
con conseguenze pesanti sulla democrazia.
28)
Il godimento di determinati diritti dovrebbe essere subordinato ad un soggiorno
minimo? In caso affermativo, quali
diritti e per quale periodo minimo?
In
generale non ci dovrebbero essere limitazioni al godimento dei diritti, se non
la certezza di un legame con il territorio, che pu essere dato dalla
residenza, cos come gi avviene per la gestione delle migrazioni interne ai
Paesi dellUE. In tal senso si pu affermare che le regole previste per le
persone di nazionalit di uno dei paesi membri dovrebbero valere anche per
coloro che provengono dallesterno dellUE.
Nessuna
limitazione andrebbe invece posta agli interventi assistenziali, di tutela e
protezione delle persone, riconducibili ai diritti umani, che devono essere
slegati aanche dalla condizione giuridica, cio devono essere accessibili anche
dagli irregolari. Vanno poi prese in considerazione alcune categorie particolari
quali donne nel periodo pre e post parto, persone vittime di violenze, minori e
tutte quelle categorie che rimandano al diritto dasilo. Il principio della
differenziazione dei diritti a seconda della durata del soggiorno un
principio contrario a quei principi e a quelle idee su cui sono nate e si sono
sviluppate le democrazie dei paesi dellUE.
29)
Dovrebbero esservi incentivi ad es., condizioni migliori per il
ricongiungimento familiare o per ottenere lo status di residente di lungo
periodo per attirare determinate categorie di lavoratori di paesi terzi? In
caso affermativo, per quale motivo e di quali incentivi dovrebbe trattarsi?
Si
pu affemare che in generale andrebbero incentivati i progetti di immigrazione
di lungo periodo, che prevedono una stabilit delle persone e delle famiglie. Ci infatti
corrisponde ad una politica di sviluppo delle comunit locali, di
valorizzazione delle potenzialit di tutte le persone presenti in un territorio
e di crescita armonica di una realt territoriale a cui ogni componente sociale
deve sentirsi di appartenere a pieno titolo, contro una idea di precariet che
non consentirebbe una partecipazione attiva.
La
forma migliore di incentivo a rimanere in una realt territoriale per una
persona, una famiglia o un gruppo quella di riconoscere una parit non
formale di diritti con gli altri membri della comunit.
7.
Misure di accompagnamento: integrazione, rimpatrio e cooperazione con i paesi
terzi
30)
Quali misure di accompagnamento andrebbero previste per agevolare l'ammissione
e l'integrazione dei migranti per motivi economici, sia nell'Unione che nei
paesi d'origine?
La
condizione giuridica dei migranti nellUE, bench molto diversificata nei
diversi paesi membri, caratterizzata da una minore possibilit di accesso ai
diritti, a cui corrisponde uno status sociale, politico e civile certamente
discriminato. Le misure di accompagnamento per lammissione e lintegrazione
dovrebbero tendere ad abbassare progressivamente il livello di discriminazione.
Queste misure dovrebbero riguardare soprattutto gli ambiti che pi
contribuiscono a determinare lesclusione sociale dei migranti: casa, lavoro e
formazione. In questi ambiti si dovrebbe intervenire per costruire condizioni
di parit reali e non formali tra migranti e autoctoni e per consentire una
integrazione nelle comunit locali che parta dalle potenzialit delle persone.
Ci che va evitato e che oggi invece risulta essere uno degli elementi
principali delle politiche di governo dellimmigrazione nei paesi dellUE,
che i diritti per i cittadini dei paesi membri si trasformino in doveri per i
migranti. In Italia ad esempio quello che la Costituzione italiana riconosce
come diritto alla casa, diventa per i migranti un dovere, nel senso che il
rinnovo del loro permesso di soggiorno legato alla qualit dellabitazione di
cui dispongono che deve rispettare certi paramentri. Si claoclato che in
Italia in questo ambito, se gli italiani fossero sottoposti alle stesse regole
per i rinnovi dei permessi di soggiorno degli stranieri, 8 milioni di italiani
dovrebbero essere espulsi.
La
formazione, linguistica o professionale, dovrebbe per avvenire nellUE e non
nei paesi dorigine, dove i costi di questi interventi sono certamente pi
alti. La formazione nei paesi dorigine risponde solo ad una esigenza tutta
ideologica di far arrivare in Europa persone utili e pertanto gi formate. In
realt in tal modo non verrebbero utilizzate le modalit con le quali avviene
la formazione dei lavoratori sul territorio, con minor spese e con lutilizzo
delle reti economiche, sociali e formative gi disponibili e inserite nei
contesti in cui la persona dovrebbe avviare una attivit lavorativa.
La
formazione allestero risponderebbe solo in minima parte alle esigenze del
mondo dellimmigrazione, sarebbe caratterizzata, come si gi detto, da costi
pi alti, minor trasparenza ed efficienza e risponderebbe soprattutto a
meccanismi e a relazioni diverse da quelle del territorio dove i lavoratori o
le lavoratrici andrebbero ad inserirsi per lavviamento al lavoro.
Per
queste ragioni ogni iniziativa e progetto di formazione linguistica o
professionale va fatta nel territorio darrivo. Infatti anche per la lingua,
come noto, vale la regola che sapprende prima e con migliori risultati se si
in un ambiente dove si parla la lingua che si vuole imparare.
31)
In linea con le politiche dell'UE per lo sviluppo, cosa potrebbe fare l'UE per
incoraggiare la circolazione dei cervelli e prevenire le conseguenze
potenzialmente negative della fuga di cervelli?
Il
discorso sulla fuga dei cervelli solo allapparenza a favore dei paesi
dorigine. In realt molto spesso dietro al timore sulla fuga dei cervelli si
maschera la volont di stabilire regole che disincentivano lemigrazione.
Limmigrazione, anche con il suo carico di storie, idee e intelligenze
invece, come tutti sanno, anche per lesperienza migratoria degli uomini e
delle donne che dallEuropa sono partite in cerca di fortuna nel XIX e XX
secolo, uno dei principali motori delle sviluppo di un paese in difficolt.
Infatti sia attraverso le rimesse, che per molti paesi rappresentano la voce
dentrata di gran lunga principale nel bilancio e che non passa dalle mani dei
governi, sia per la circolazione di idee e persone, che rappresenta una
ricchezza per la societ darrivo come per quella di partenza, si costruiscono
le condizioni per una modifica dello stato delle cose, a partire dalla volont
delle singole persone e dalla loro voglia di migliorare e di stare bene che non
pu essere sempre compressa in programmi, leggi e rapporti tra stati.
32)
I paesi in via di sviluppo dovrebbero ricevere una compensazione (da chi e in
che modo) per gli investimenti
effettuati nel capitale umano che in seguito partira' per lavorare nell'UE?
Come si possono circoscrivere gli effetti negativi?
Oggi
il trasferimento di risorse avviene dai paesi poveri a quelli ricchi, sia con
il meccanismo capestro degli interessi sul debito dei paesi poveri, sia con le
regole imposte dagli organismi internazionali che, di fatto, favoriscono le
multinazionali e i paesi ricchi, direttamente e indirettamente. Tutto quello
che va nella direzione di invertire questo flusso benvenuto. Ci sembra quindi
prioritario intervenire sulle macrovoci nellambito dei rapporti economici tra
stati. Tuttavia un intervento che valorizzi i percorsi di formazione e le
intelligenze che emigrano dai paesi poveri potrebbe svolgere un ruolo positivo,
anche culturalmente, a condizione che non si trasformi in un ostacolo
allemigrazione. Vale cio sempre il ragionamento per cui bisogna impedire che
i diritti e i vantaggi si trasformino, nel caso di lavoratori stranieri, in
doveri o svantaggi.
33)
I paesi d'accoglienza e d'origine dovrebbero avere l'obbligo di garantire il
ritorno dei migranti per motivi economici giunti a lavorare nell'UE solo
temporaneamente? In caso affermativo, in che modo?
Non
appare necessario, se non per aumentare ostacoli e burocrazia, introdurre
obblighi di questo tipo. Sarebbe invece utile istituire un fondo attraverso il
quale possano essere garantite le risorse per i rientri volontari dei migranti
in difficolt o delle persone decedute.
34)
Come si pu gestire il rimpatrio a vantaggio reciproco dei paesi d'accoglienza
e d'origine?
Le
iniziative di cooperazione decentrata, nelle quali siano promotori e
protagonisti i territori e le comunit locali, potrebbero trarre vantaggio
dallesperienza dei lavoratori migranti. Rimane fondamentale in questo contesto
come negli altri su citati, la volontariet del rientro.
35)
Si dovrebbe concedere ad alcuni paesi terzi un trattamento preferenziale in
termini di ammissione e in che modo?
Le
condizioni di accesso sul territorio dellUE non dovrebbero prevedere alcun
tipo di differenziazione. Limmigrazione infatti un fenomeno sociale che
riguarda certamente i rapporti tra stati, ma che si compone della volont delle
singole persone di migliorare la propria vita. Per questo la differenziazione
positiva per alcuni, sulla base di accordi di governi, rappresenterebbe per
altri una discriminazione inaccettabile.
36)
Questi trattamenti preferenziali potrebbero essere legati a dei contesti
particolari, quali ad esempio la politica europea di prossimita' o le strategie
di preadesione?
Vale
in discorsofatto al punto 36). evidente per che una politica di
avvicinamento per i paesi destinatiad aderire allUE cosa diversa dai
trattamenti preferenziali in tema di politiche dellimmigrazione.
Conclusioni
La
volont espressa dalla Commissione di avviare, sulla base di questo libro
verde, una ampia consultazione sul tema dellammissione per motivi economici
dei migranti, rappresenta un passo avanti nella discussione politca finora
condotta dai governi dellUE.
Quanto
era stato scritto sul documento di Tampere, dellottobre 1999, non ha trovato riscontro
fino ad oggi nelle volont dei governi e questo documento potrebbe riaprire un
confronto positivo, dove il contributo delle parti sociali, dei soggetti
organizzati della societ civile, degli esperti e dei migranti in prima
persona, pu risultare determinante.
nostra convinzione che la Commissione dovrebbe favorire il protagonismo dei
migranti, nelle loro forme organizzate e non solo, in questo confronto e che
per queste ragioni indispensabile un coinvolgimento delle reti europee, ma
soprattutto di Regioni ed enti locali, che pi direttamente possono acquisire
pareri e idee delle persone straniere che risiedono sul loro territorio.
Riguardo
ai contenuti del libro vorremmo in conclusione ribadire alcuni punti centrali
del nostro punto di vista.
La
prima questione riguarda la necessit di armonizzare le politiche europee in
materia di ammissione dei migranti economici puntando ad una modifica
strutturale delle politiche nazionali ed europee fino ad oggi in campo. Se la
discussione e il confronto rimane ancorato ai presunti interessi dei singoli
governi, che riportano questa materia su un terreno proibizionista e
protezionista, non ci farebbe un solo passo avanti.
Se
invece il confronto parte dalla necessit di aprire vie di accesso legali,
riconoscere uguaglianza e certezza dei diritti, nonch stabilit del soggiorno,
il libro verde potrebbe dare lavvio ad un processo positivo per la democrazia
dellUE.
In
questo senso utile ribadire che ogni condizione posta per lammissionbe, ogni
intervento settoriale e ogni preferenza a particolari categorie o aree
geografiche, non farebbe che introdurre ostacoli agli ingressi legali e
discriminazioni che non porterebbero alcun miglioramento nellattuale
condizione di esclusione sociale che vivono i migranti in europa.