Breve nota sulla programmazione dei flussi migratori, art.2bis del TU sullimmigrazione

 

A cura dellArci

 

La normativa relativa agli ingressi di lavoratori e lavoratrici straniere nel nostro Paese frutto di una politica affatto aderente alla realt e/o alle esigenze e del paese ospitante e dei nuovi arrivati  il che, a nostro giudizio, ha determinato  clandestinit e lavoro nero, e, quindi conflittualit ed emarginazione sociale

A tacer daltro ed a conferma  del  giudizio espresso valgano i dati di fonte governativa ( Ministero dellInterno) relativi alle domande di autorizzazione al lavoro presentate da aziende o famiglie per lanno in corso. Da questi dati risulta del tutto evidente come la richiesta di manodopera, e quindi la reale capacit dassorbimento nel mercato del lavoro interno, sia di gran lunga superiore al numero (quota) di ingressi consentiti dai competenti organi statali. In sostanza  non dato riconnettere, neanche per linterprete, quale sia il criterio per determinare gli ingressi legali (con anchessi - irrealistica procedura) posto che non da relazionarsi con le probabilit di inserimento lavorativo, che appunto sarebbe dato dal fabbisogno di manodopera

Differenza tra assorbimento nel mercato del lavoro ed ingressi legali  ancor pi eclatante con riguardo al lavoro non stagionale di lavoratori e lavoratrici provenienti da Paesi non appartenenti allUE: il rapporto di uno a quattro, o uno a cinque a seconda della tabella a cui si fa riferimento (la n.3 o la n.6) ossia di un posto disponibile per ogni quattro o cinque richieste.

I dati riportati indicano quindi linadeguatezza delle previsioni dellamministrazione centrale e lincapacit di regolamentare con misure adeguate larrivo di lavoratori stranieri in Italia

  A ci si aggiunga  che perch sia configurabile un ingresso legale per lavoro il lavoratore straniero non soggetto solo allarbitrio (perch privo di un criterio trasparente) del limite numerico ma dovrebbe porre in essere una procedura amministrativa del tutto velleitaria: basti pensare alla cd chiamata diretta nominativa ovvero la gi avvenuta stipula in Italia con un lavoratore che si trova allestero e che non si mai avuto occasione di conoscere per comprendere  come la grande maggioranza degli ingressi avvengono al di fuori della previsione di legge.

E fatto noto che una stipula contrattuale per un lavoro che richiede il rapporto fiduciario possa che essere altro che finzione ed infatti lincontro tra domanda e offerta di lavoro si pensi al caso di cura e domestici, avviene non solo dopo la diretta conoscenza del lavoratore ma nella quasi totalit dei casi dopo un periodo di prova

 Anche lidea della formazione dei migranti nei paesi dorigine velleitaria se la si considera allinterno dei processi reali di crescita delle aziende e in relazione ai bisogni di assistenza che oggi esprimono le famiglie italiane.

 

Il risultato di questa situazione, conseguenze di scelte del governo, sono i dati di quelle tabelle, che rappresentano una denuncia precisa e circostanziata delle politiche di chiusura delle frontiere che producono clandestinit e irregolarit, con conseguenze disastrose in termini di morti di frontiera e sfruttamento nel mondo del lavoro, nonch dio abbassamento delle garanzie per tutti i lavoratori.

Si costringono gli stranieri, e ci dimostrato dai numeri delle sanatorie dal 1986 al 2002, a vivere per un lungo periodo in condizioni di irregolarit e quindi di ricattabilit.

 

Anche la previsione di liberalizzare alcune tipologie di lavori (lavori si assistenza ad esempio) se non sostenuta da meccanismi diversi da quelli della chiamata diretta, non produrr una diminuzione della clandestinit e della irregolarit.

Nei fatti la chiamata diretta nominativa che favorisce e alimenta i trafficanti di clandestini.

 

Paradossalmente il massimo di controllo nelle dichiarazioni del governo corrisponde allassenza, alla rinuncia di governare gli ingressi che di fatto vengono regolarizzati con i decreti flussi, che diventano delle sanatorie annuali.

 

Per modificare lo stato delle cose necessario introdurre un meccanismo che consenta agli stranieri di rivolgersi allo Stato italiano per entrare e consegni a loro la responsabilit dellingresso e non al datore di lavoro.

In questo senso la sola proposta strategica quella di introdurre il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro.

 

Si tratta di una proposta realistica, che consentirebbe a tutti di entrare legalmente, nel rispetto di regole certe, volte a  garantire innanzitutto  chi vuole attraversare le nostre frontiere.

 

Per esplicitare la proposta proviamo a entrare, anche se in maniera limitata, nel dettaglio.

Lo straniero che vuole entrare in Italia si rivolgerebbe ala rappresentanza consolare italiana del Paese dorigine chiedendo di entrare e autocertificando la disponibilit di risorse sufficienti a mantenersi per il periodo di durata del permesso di soggiorno (da un minimo di 6 mesi in su, a seconda delle risorse disponibili). Ad ingresso avvenuto il visto, dove previsto, si dovrebbe, come gi oggi avviene per le altre tipologie di permessi di soggiorno, trasformare in permesso a partire dalla dimostrazione delle risorse disponibili.

In tal modo la persona in cerca di lavoro si potrebbe muovere liberamente sul territorio alla ricerca di un lavoro, unica condizione perch lincontro tra domanda e offerta di lavoro avvenga in maniera legale, paritaria e trasparente.

Lo Stato sarebbe a conoscenza della presenza di questa persona, della sua identit e dellevolversi della sua condizione sul territorio. Si sarebbe a conoscenza anche del numero di visti e permessi per ricerca di lavoro che si trasformano in permessi per lavoro e quindi una verifica a valle del numero di lavoratori necessari. Lo straniero in cerca di lavoro potrebbe rimanere fino a che le sue risorse lo consentano e tornare a casa nel caso di fallimento del progetto migratorio e a risorse finite (se lo straniero in possesso di risorse sufficienti non si capisce perch non deve poter rimanere in Italia auto sostenendosi; si pensi a tal proposito alle migliaia di euro che i migranti pagano ai trafficanti di clandestini per attraversare la frontiera dellEuropa), per poi ritornare dopo un breve periodo (un anno ad esempio) sulla base di un patto sottoscritto al momento dellingresso sul territorio dello Stato. Un patto che renderebbe efficace la regola perch si baserebbe su un meccanismo premiale che rende conveniente a entrambi, allo straniero e allo Stato, il rispetto dello regole.