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Resoconto : 06-09-2005

Redazione: Federico Rossetto

Segretariato: Elsa Fossati

              Chiusura di redazione: martedì 6 settembre 2005, ore 15.00

Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere pagina seguente

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

   

IE

Irlanda

AT

Austria

   

Deputati al Parlamento europeo
Situazione al 6.9.2005

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

     

3

24

CZ

14

2

   

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

     

99

EE

1

3

2

         

6

EL

11

8

   

4

1

   

24

ES

24

24

2

3

1

     

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24*

15

12

2

7

4

9

5

78*

CY

3

 

1

 

2

     

6

LV

3

 

1

1

   

4

 

9

LT

2

2

7

     

2

 

13

LU

3

1

1

1

       

6

HU

13

9

2

         

24

MT

2

3

           

5

NL

7

7

5

4

2

2

   

27

AT

6

7

1

2

     

2

18

PL

19

10

4

   

10*

7

4

54*

PT

9

12

   

3

     

24

SI

4

1

2

         

7

SK

8

3

         

3

14

FI

4

3

5

1

1

     

14

SE

5

5

3

1

2

3

   

19

UK

27

19

12

5

1

10

 

4

78

Totale

267*

201

89

42

41

36*

27

29

732*

Deputati uscenti     Deputati entranti
Antonio DE POLI (PPE/DE, IT) (16.5.2005) Iles, BRAGHETTO (PPE/DE, IT) (28.7.2005)
Filip ADVENT (IND/DEM, PL) (26.6.2005) Andrzej Tomasz, ZAPALOWSKI (IND/DEM, PL) (12.7.2005)

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

Commercio estero

Tessili: la Cina rispetti le regole
 
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Tokia SAÏFI (PPE/DE, FR)
Relazione sull'avvenire del settore tessile e dell'abbigliamento dopo il 2005
Doc.: A6-0193/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.7.2005
Votazione: 6.9.2005

Adottando la relazione d'iniziativa diTokia SAÏFI (PPE/DE, FR)sull'avvenire del settore tessile e dell'abbigliamento dopo il 2005, il Parlamento esprime preoccupazione per l'aumento delle importazioni in Europa di prodotti tessili e chiede che i paesi terzi, in particolare la Cina, rispettino le regole internazionali e applichino standard minimi in campo sociale e ambientale. Va inoltre rafforzata la lotta alla contraffazione e, a livello europeo, occorre elaborare un piano tessile che fissi un bilancio specifico per la ricerca, l'innovazione, la formazione e il sostegno alle PMI. La relazione chiede infine che siano aiutati i paesi in via di sviluppo e mediterranei.

Durante il mese di agosto la questione è rimasta d'attualità in quanto le soglie d'importazione fissate per il 2005 dal Memorandum concluso tra la l'Unione e la Cina sono state rapidamente raggiunte, mentre ingenti quantità di prodotti, spedite prima della conclusione dell'accordo, sono rimaste ferme alle dogane. E' di questi giorni la notizia che l'Unione europea e la Cina hanno trovato un compromesso volto a sbloccare la situazione: degli 87 milioni di capi attualmente in «purgatorio», una metà avrà libero accesso in Europa come aumento delle quote 2005, l'altra sarà invece dedotta dalle quote 2006, con la possibilità però di operare delle compensazioni tra i prodotti che raggiungono la soglia e quelli che, al contrario, restano al di sotto del limite concordato.

La Cina rispetti le regole del gioco e rafforzi la lotta alle contraffazioni

Nel manifestare preoccupazione di fronte «all'anormale crescita del volume di prodotti tessili ..., provenienti in particolare dalla Cina, importati nell'UE» dopo lo scadere, il 1° gennaio 2005, dell'accordo mondiale sui tessili e dopo la soppressione delle quote, i deputati temono che ciò avrà ampie ripercussioni sull'occupazione nel settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione.

Prendendo atto del "Memorandum d'intesa" concluso tra la Commissione e la Cina il 10 giugno 2005 con riferimento alla limitazione delle esportazioni tessili cinesi, la relazione sottolinea che il commercio mondiale, segnatamente con la Cina, può essere visto dal settore tessile europeo più come una sfida che come un pericolo, se però «si combatte ad armi pari» e se le regole del gioco sono rispettate da entrambe le parti, cosa che a loro parere «oggi non avviene».

D'altra parte, la relazione chiede alla Commissione di esercitare una pressione politica ed economica per ottenere un allentamento del tasso di cambio della moneta cinese, «mantenuto artificialmente basso». La Cina, inoltre, in quanto membro dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), è invitata a rispettare gli orientamenti concordati in materia di lavoro e le prescrizioni minime relative alla protezione dell'ambiente, e a perseguire le violazioni.

I deputati, inoltre, osservano che proviene dalla Cina il 70% di tutti i prodotti contraffatti «che invadono il mercato europeo». La metà delle procedure doganali europee riguardanti la contraffazione, poi, concerne articoli tessili e di abbigliamento e, ogni anno, le autorità doganali sequestrano circa 5 milioni di articoli e accessori di abbigliamento contraffatti. Per questo motivo chiedono di rafforzare la protezione della proprietà intellettuale affinché la lotta contro la contraffazione possa essere efficace.

Di più, la Commissione dovrebbe adottare «un approccio offensivo» per accertarsi del rispetto degli accordi internazionali sulle proprietà intellettuali (TRIPS) a livello di disegni e modelli tessili sui mercati terzi e prevedere «severe misure di ritorsione in caso di mancato rispetto».

A tale proposito, i deputati ritengono che sia necessario andare oltre le azioni di sensibilizzazione e di informazione avviate in seno al gruppo di lavoro Cina-Europa e la Commissione deve poter garantire che la Cina inasprisca le sanzioni per tali reati.

Negoziati internazionali e rispetto delle norme sociali e ambientali

Più in generale, nel quadro dei negoziati in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio, i deputati invitano la Commissione a incoraggiare tutti i paesi dell'OMC, salvo quelli in via di sviluppo più vulnerabili, a ottenere condizioni reciproche di accesso ai mercati «che siano allo stesso tempo eque e comparabili per i grandi produttori», nonché il riconoscimento di clausole etiche, sociali e ambientali.

Nel sollecitare poi la Commissione a realizzare uno studio sull'impatto socio-economico della progressiva liberalizzazione del settore, i deputati chiedono anche di accentuare la pressione economica e politica nei confronti dei paesi terzi affinché «applichino con maggiore vigore le norme in materia sociale e ambientale». In questa direzione dovrà anche andare il mandato negoziale che l'Esecutivo dovrà concepire.

Sempre a tale proposito, la relazione sottolinea l'importanza del rafforzamento del principio della responsabilità sociale delle imprese, del rigoroso rispetto delle norme e convenzioni dell'OIL nonché delle convenzioni internazionali in materia di ambiente e diritti umani, mediante l'inserimento di questi principi negli accordi commerciali bilaterali e multilaterali dell'UE.

Occorrerà poi lottare efficacemente contro qualsiasi forma di schiavitù moderna, di lavoro minorile e di sfruttamento «affinché i diritti fondamentali dei lavoratori siano rispettati e sia posta fine al dumping sociale». La Commissione dovrebbe poi proporre che le imprese che intendono esportare verso l'UE dichiarino di rispettare i diritti sociali e ambientali internazionali, e andrebbe proibita l'importazione nell'UE di prodotti in violazione di tali norme.

All'Esecutivo è anche chiesto di promuovere una maggiore trasparenza riguardo a tutti i siti produttivi dell'industria tessile in cui sono presenti aziende europee, nonché riguardo ai requisiti in materia di lavoro che a tali siti si applicano.

I deputati esigono poi dalla Commissione che utilizzi il regolamento "ostacoli al commercio" quando si constatano pratiche sleali e che si doti di uno strumento efficace di sorveglianza che permetta di individuare sistematicamente queste pratiche e di «far scattare molto rapidamente le necessarie misure di ritorsione». L'Esecutivo, inoltre, dovrebbe anche semplificare le procedure volte ad agevolare il ricorso ai meccanismi antidumping da parte delle PMI.

La relazione, infine, insiste sull'importanza di introdurre, per i prodotti del settore, l'obbligo di un'etichettatura indicante l'origine e il nome dell'azienda e di adottare misure più rigorose per lottare contro il fenomeno della contraffazione dei prodotti tessili e dell'abbigliamento per proteggere i consumatori europei. L'Esecutivo pertanto dovrebbe modificare il regolamento pertinente in modo da poter instaurare controlli doganali atti ad individuare i prodotti recanti false dichiarazioni d'origine.

Un piano tessile europeo

La relazione insiste affinché il sostegno all'adeguamento del settore sia considerato un obiettivo della politica UE, soprattutto nell'ambito della politica strutturale.

I deputati chiedono alla Commissione e agli Stati membri di sostenere attivamente la ricerca, l'innovazione e la formazione professionale lungo tutto l'arco della vita mediante misure specifiche «al fine di rafforzare la concorrenza» nel settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione europea e di aiutare le PMI «a far fronte alle conseguenze della delocalizzazione». D'altra parte, sottolineano che, oltre che degli interessi dell'industria produttrice europea, occorre tener conto anche di quelli a lungo termine degli importatori europei.

Coscienti della temporaneità delle clausole di salvaguardia, i deputati invitano la Commissione ad attuare «un piano concreto di aiuti transitori per la ristrutturazione e la riqualificazione dell'intero settore tessile e dell'abbigliamento», allo scopo di garantirne l'avvenire e la competitività sui mercati internazionali. Occorre quindi che sia elaborato un piano tessile europeo che fissi un bilancio specifico sia per la ricerca, l'innovazione, la formazione e il sostegno alle PMI che per la riconversione dei siti e dei dipendenti.

Oltre a perorare la necessità di indirizzare meglio i Fondi Strutturali e quelli del settimo programma quadro a sostegno della competitività e dell'innovazione delle PMI, i deputati sollecitano le autorità regionali e nazionali a definire programmi strategici locali, in stretta collaborazione con gli attori economici e sociali, per le regioni in cui l'industria tessile è particolarmente presente.

La Commissione, infine, è invitata a studiare in modo approfondito gli effetti esercitati sul settore dalla nuova politica relativa alle sostanze chimiche (REACH). Si tratta, in particolare, di valutare il suo impatto sulla competitività, con speciale attenzione alle PMI, e di modificare le proposte, in modo che i prodotti d'importazione non vengano a trovarsi in posizione avvantaggiata rispetto alle merci comunitarie.

Aiutare i paesi in via di sviluppo e mediterranei

La relazione, d'altra parte, nel riconoscere che la liberalizzazione pone il rischio di un crollo dell'industria dell'abbigliamento in molti paesi poveri a seguito dell'abolizione delle quote, si preoccupa anche della situazione del settore nei Paesi in Via di Sviluppo e in quelli del bacino Mediterraneo.

La Commissione è pertanto invitata a realizzare un nuovo studio per decidere sulle azioni di sostegno all'industria tessile dei paesi in via di sviluppo e dei paesi meno avanzati (PMA) le cui esportazioni tessili rivestono importanza vitale per sviluppare la loro produzione e attivare il loro mercato nazionale e regionale.

Nei PMA occorre realizzare quelle infrastrutture necessarie per migliorare la loro capacità di essere competitivi sui mercati internazionali nel settore dei tessili ed a promuovere la cooperazione a livello regionale. I deputati ricordano poi che, nel contesto del Sistema delle Preferenze Generalizzate, il mantenimento della produzione e della capacità di esportazione dei paesi più vulnerabili «impone di mantenere preferenze a loro favore».

La relazione sostiene inoltre un partenariato euromediterraneo che favorisca la cooperazione e la competitività del settore con una politica volontaristica di sostegno alla formazione, alla R&S, all'innovazione tecnologica, alla diffusione delle buone prassi e agli scambi di informazioni sui mercati.

La relazione chiede alla Commissione di «esplorare strumenti appropriati» per fornire un sostegno all'industria tessile mediterranea e di fare beneficiare tale regione delle misure destinate a rafforzare l'area di produzione euromediterranea nel settore tessile e dell'abbigliamento.

I deputati chiedono maggiore impegno in vista della creazione di un mercato consolidato nell'ambito degli accordi di associazione euromediterranei, nonché la rapida conclusione e l'effettiva attuazione degli accordi bilaterali per facilitare la libera circolazione delle merci. Nell'auspicare, quindi, l'istituzione di un quadro doganale comune per tale zona, chiedono l'anticipazione dell'applicazione del cumulo d'origine per tutti i paesi vulnerabili ed i paesi del sud del Mediterraneo.

La Commissione è infine invitata ad esaminare attentamente la semplificazione e flessibilizzazione delle norme d'origine, come pure la necessità di un controllo più efficace della loro applicazione contro il rischio di deviazione delle preferenze.

Link utili

Regolamento n. 1084/2005 relativo al regime comune da applicare alle importazioni di alcuni prodotti tessili originari dei paesi terzi

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Cultura

TV senza frontiere: più programmi europei e pluralismo dei media
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Henri WEBER (PSE, FR)
Relazione sull'applicazione degli articoli 4 e 5 della direttiva 89/552/CEE "Televisione senza frontiere", modificata dalla direttiva 97/36/CE per il periodo 2001-2002(2004/2236(INI))
Doc.: A6-0202/05
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 6.9.2005
Votazione: 6.9.2005

Promozione delle opere europee, revisione degli indicatori delle quote minime di programmi indipendenti, sostegno al programma MEDIA, adattamento della legislazione ai progressi tecnologici e regolamentazione della pubblicità, controllo delle reti extracomunitarie, garanzia del pluralismo e nuove norme sulle concentrazioni dei mezzi di comunicazione.

Sono queste le principali richieste avanzate dal Parlamento adottando la relazione d'iniziativa di HenriWEBER(PSE, FR) sulla televisione senza frontiere.

La relazione sottolinea che «il settore audiovisivo contribuisce all'innovazione tecnologica, alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro» ed è uno strumento importante per il funzionamento del mercato unico. Tale settore, poi, «riveste un'importanza cruciale per il funzionamento della democrazia, sempre che prevalga la diversità degli apporti e delle opinioni nonché il pluralismo e la diversità culturale».

Il modello audiovisivo europeo, per i deputati, «deve basarsi sull'equilibrio tra un servizio pubblico forte, indipendente e pluralistico e un settore commerciale dinamico e parimenti pluralistico». Per la permanenza di tale modello è quindi necessario un quadro legislativo che assicuri il rispetto dei diritti degli europei.

I servizi pubblici di radiodiffusione, a loro parere, sono «essenziali ai fini della formazione dell'opinione in modo democratico e per far vivere e conoscere la diversità culturale», motivo per cui tali servizi debbono avere pari opportunità di accesso prioritarioal mercato.

Promozione e diffusione di opere europee

La direttiva «Televisione senza frontiere», agli articoli 4 e 5, prevede che gli Stati membri vigilino affinché le emittenti televisive riservino ad opere europee la maggior parte del loro tempo di trasmissione e, a quelle realizzate da produttori indipendenti dalle emittenti stesse, almeno il 10 % del loro tempo di trasmissione, escluso quello dedicato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi televisivi, pubblicità o servizi di teletext. In alternativa, ogni Stato membro può scegliere di verificare che le emittenti dedichino alle opere europee il 10 % almeno del loro bilancio destinato alla programmazione.

I deputati constatano, innanzitutto, che la comunicazione della Commissione sul futuro della politica europea di regolamentazione nel settore audiovisivo sottolinea alcuni risultati positivi e che gli indicatori segnalano un aumento della programmazione di opere europee. Essi inoltre prendono atto del fatto che le quote di trasmissione di opere europee e di produttori indipendenti sono state rispettate. Benché, secondo l'Esecutivo, gli obiettivi della direttiva siano stati raggiunti, gli Stati membri sono però esortati ad intensificare i loro sforzi in materia di diffusione di programmi europei e indipendenti.

Osservando che le differenze nei metodi di applicazione e di interpretazione delle disposizioni della direttiva non danno un quadro chiaro della situazione, la relazione auspica che la Commissione elabori una griglia uniforme che «consenta di ottenere risultati comparabili». Al fine di valutare la conformità dell'articolo 5, inoltre, andrebbe utilizzato «un indicatore più coerente», stabilendo la quota del 10% per valore e non per ore ammissibili. I deputati deplorano poi che alcuni Stati membri non abbiano ancora fornito tutte le informazioni riguardanti le reti televisive satellitari e/o via cavo. Ritengono altresì che la Commissione dovrebbe rafforzare i controlli e suggeriscono, quindi, che l'Esecutivo e le competenti autorità nazionali impongano chiare sanzioni.

Il fatto che l'applicazione delle quote sia calcolata da organismi di radiodiffusione anziché da reti, secondo la relazione, costituisce «una violazione dei principi della direttiva che si rivela particolarmente grave negli Stati membri che denotano un elevato grado di concentrazione di tali organismi». E' poi sottolineato che le differenze d'interpretazione esistenti tra gli Stati membri riguardo ai concetti di "opera europea" e "produttore indipendente" potrebbero essere evitate se la Commissione ne «fornisse una definizione più precisa». Ciò, inoltre, contribuirebbe a garantire una maggiore sicurezza giuridica in sede di attuazione della direttiva.

Per aiutare i produttori indipendenti e le piccole e medie imprese, i deputati considerano rilevante sostenere il programma MEDIA, in quanto «strumento essenziale della politica audiovisiva europea per la formazione professionale e il sostegno alla distribuzione, diffusione e circolazione di opere cinematografiche». Inoltre, incoraggiano gli Stati membri ad aprire i rispettivi sistemi educativi alla conoscenza del patrimonio cinematografico, «delle lingue, delle culture, dei gusti, delle storie e delle esperienze dei popoli» dell'Unione europea.

Notando come i produttori americani sfruttino meglio il «nostro spazio audiovisivo», i deputati ritengono che, ai fini della circolazione dei lavori europei, hanno molto importanza le coproduzioni europee e le strategie comuni di marketing. Affinché l'industria audiovisiva europea possa competere con quella statunitense, inoltre, «gli sforzi dovrebbero essere incentrati molto di più sul sostegno alla promozione». E' altresì indispensabile «incentivare gli aiuti alla peculiarità europea dei contenuti e svilupparla instaurando un nesso con gli strumenti di finanziamento», nonché garantire al maggior numero di cittadini, e nel maggior numero possibile di lingue, l'accesso ai canali di dimensione paneuropea quali Arte e Euronews, o simili.

Revisione della direttiva

Prendendo atto delle consultazioni lanciate dalla Commissione al fine di definire una nuova direttiva da presentare nel 2005 e in vista della Conferenza di Liverpool sullo stesso tema, i deputati chiedono che il Parlamento sia associato a tutte le fasi dei lavori.

A loro parere, la revisione della direttiva, necessaria per affrontare i cambiamenti strutturali, va effettuata adattando alle nuove sfide i principi fondamentali dell'attuale normativa: libera circolazione delle trasmissioni europee, libero accesso a eventi eccezionali, promozione dei lavori europei e di produzioni indipendenti recenti, tutela dei minori e dell'ordine pubblico, protezione dei consumatori, diritto di replica.

Inoltre, in caso di estensione della sua sfera di applicazione ai nuovi servizi, la direttiva sulla televisione senza frontiere dovrebbe prevedere che rispettino anch'essi i principi di promozione delle opere europee e delle produzioni europee indipendenti. La Commissione, pertanto, è invitata a prevedere obblighi d'investimento (produzione o acquisto), di offerta di contenuti europei e di accesso a tale offerta.

La relazione, poi, caldeggia l'instaurazione di una clausola di salvaguardia per prevedere esplicitamente il rispetto della competenza degli Stati membri nel settore della cultura e dei mezzi di comunicazione. E', poi, auspicabile, che la Commissione provveda «a che i produttori indipendenti siano in grado di mantenere i diritti sulle loro produzioni e a garantire più facilmente la salvaguardia dei loro diritti intellettuali in modo da ampliare le possibilità di attrarre gli investitori privati».

I deputati, d'altra parte, sottolineano il ruolo della pubblicità nel finanziamento «di talune televisioni generaliste e il suo impatto sulla programmazione». Inoltre, rilevano che l'applicazione degli articoli relativi al controllo, in alcuni paesi, presenta lacune che hanno reso difficile assicurare la distinzione tra pubblicità e contenuto editoriale «a detrimento dell'integrità culturale delle opere». E', pertanto, necessario «individuare chiaramente il contenuto e la regolamentazione della pubblicità», in particolare per la tutela dei minori, «che deve costituire un obiettivo prioritario della politica audiovisiva e un principio fondamentale che sarebbe opportuno estendere a tutti i servizi audiovisivi messi a disposizione del pubblico». In proposito, con l'adozione di un emendamento proposto dai socialisti, si insiste anche sul «mantenimento delle norme che limitano le possibilità di interruzioni pubblicitarie per le opere audiovisive».
I deputati constatano, poi che la digitalizzazione e l'interattività costituiscono altrettante opportunità per l'industria e i consumatori, ma temono lo sviluppo di un settore audiovisivo a due velocità. Inoltre, in seguito alla nascita di nuove forme di televisione quali, per esempio, quella tramite le reti ADSL, la televisione su Internet e la televisione sui cellulari, ritengono che dovrebbe essere chiarita l'applicazione della direttiva a queste nuove forme televisive in occasione della sua revisione.

E' necessaria, poi, una legislazione europea che «chiarisca che i fornitori di servizi pubblici possono utilizzare tutte le nuove tecniche e nuove forme di comunicazione quali Internet e i servizi WAP», senza che ciò sia in contrasto con le norme del mercato interno. I deputati propongono inoltre di organizzare un anno europeo dell'audiovisivo e dei mezzi di comunicazione cui partecipino le istituzioni, i partiti politici, la società civile e il settore audiovisivo «in vista dell'elaborazione di un "patto europeo per l'innovazione" che garantisca l'equilibrio tra la competitività, la qualità, la cultura e il pluralismo».

Occorre, infine, potenziare il controllo delle reti extracomunitarie soggette alla competenza di uno Stato membro che diffondono programmi «che fomentano l'odio razziale e religioso» e migliorare il coordinamento tra gli Stati membri in tale settore.

Pluralismo e concentrazione

I deputati si dicono preoccupati per la tendenza verso la concentrazione dei mezzi di comunicazione in taluni Stati membri,«che costituisce una minaccia alla democrazia e un rischio per la diversità culturale e potrebbe accentuare le tendenze verso la commercializzazione estrema dell'audio-visivo», nonché verso «l'egemonia di talune produzioni nazionali rispetto a quelle di paesi con uno spazio linguistico meno sviluppato e con una produzione più scarsa».

In particolare, occorre vigilare affinché i nuovi servizi di distribuzione digitale «non siano dominati o influenzati in maniera decisiva da grandi gruppi multinazionali detentori di cospicui capitali», con specifico riferimento a quelli i cui interessi sono al di fuori dell'Unione europea. Infatti, secondo la relazione, «la concorrenza e il diritto della concorrenza non bastano a far rispettare il pluralismo dei mezzi di comunicazione», che si basa sul rispetto e sulla promozione della diversità dei vari punti di vista, attraverso il riconoscimento dell'indipendenza editoriale sia nel settore pubblico sia nel settore commerciale e attraverso l'autonomia delle autorità di regolamentazione.

Preoccupati per i fenomeni di concentrazione pubblicitaria in taluni Stati membri, i deputati ritengono inoltre che «la frammentazione dei mercati audiovisivi europei in tanti mercati nazionali non riduce i rischi di concentrazione dei mezzi di comunicazione». Chiedono poi agli Stati membri vecchi e nuovi, che stanno registrando un rapido sviluppo del settore, di riesaminare le norme o le misure nazionali contro la concentrazione in materia di proprietà dei mezzi di comunicazione nonché per il rispetto dell'indipendenza delle autorità di regolamentazione.

Infine, è ribadita la richiesta di un Libro verde sul grado di concentrazione dei mezzi di comunicazione in Europa, «che consentirebbe di intavolare un ampio dibattito su questa tematica» ed è espresso l'auspicio che, nella revisione della direttiva, venga incluso un impegno a favore della diversificazione della proprietà e del controllo dei mezzi di comunicazione. La revisione della direttiva dovrà poi includere disposizioni «tese a garantire e a tutelare la libertà di espressione ed il pluralismo dei mezzi di comunicazione».

Link utili

Comunicazione sul futuro della politica europea in materia audiovisiva
Direttiva Televisione senza frontiere
Programma MEDIA ( inglese o francese)

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Ambiente

Rifiuti delle industrie estrattive e ripristino delle miniere in disuso
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Jonas SJÖSTEDT (GUE/NGL, SE)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE
Doc.: A6-0236/05
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 5.9.2005
Votazione: 6.9.2005

In seconda lettura della procedura di codecisione, il Parlamento ha adottato la relazione di Jonas SJÖSTEDT (GUE/NGL, SE) relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva sulla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive respingendo la maggior parte degli emendamenti più significativi che erano stati suggeriti dalla commissione per l'ambiente.

I rifiuti delle industrie estrattive sono formati dal materiale rimosso per accedere alle risorse minerali, quali il topsoil, lo strato di copertura e la roccia sterile, nonché dagli sterili, cioè dai residui di roccia da cui è stata estratta gran parte del minerale utile. Questi rifiuti rappresentano un flusso quantitativamente rilevante nell'Unione. Si calcola, infatti, che essi rappresentino circa il 29% del totale dei rifiuti prodotti ogni anno nell'UE e che il loro volume annuo superi i 400 milioni di tonnellate.

Nella sua posizione comune, in particolare, il Consiglio auspicava esentare una categoria di rifiuti da taluni obblighi previsti dalla direttiva. Tale approccio era però contestato dalla maggioranza dei deputati della commissione per l'ambiente.

Tuttavia, la Plenaria ha preferito seguire le indicazioni del Consiglio respingendo due emendamenti su tale questione. Di conseguenza, per una nuova categoria di rifiuti, detti "non inerti non pericolosi", talune disposizioni della direttiva non saranno applicate in modo uniforme, dato che gli Stati membri saranno liberi di derogarvi.

Anche gli emendamenti che prevedevano il ripristino dei siti chiusi sono stati respinti dall'Aula. Questa esigenza, tra l'altro, era stata sottolineata in prima lettura ma la necessità di una maggioranza assoluta per modificare la posizione comune del Consiglio ha impedito che venisse riproposta. I contrari a questa disposizione asseriscono che essa comporterebbe dei costi troppi elevati a carico degli Stati membri.

Altri emendamenti, tuttavia, sono più incisivi rispetto alle proposte del Consiglio. Ad esempio, mentre i ministri autorizzavano, a talune condizioni, gli scarichi di rifiuti nelle acque costiere o interne, i deputati ne pongono il divieto assoluto.

Inoltre, le imprese che vorranno aprire nuovi siti di estrazione dovranno depositare una garanzia finanziaria volta ad assicurare il rispetto degli obblighi incombenti durante e a seguito dell'attività. Nella posizione comune, il Consiglio intendeva limitare tale obbligo al sito in senso stretto, ma i deputati chiedono che sia esteso all'insieme dell'area suscettibile di essere implicata dall'attività estrattiva.

Qualora il Consiglio non accettasse tali emendamenti, sarà necessario ricorrere alla procedura di conciliazione.

Background - Tipologie di rifiuti e relativi rischi

La proposta, presentata a seguito di una serie di incidenti, istituisce requisiti minimi comunitari relativi alla progettazione, alla gestione e alla chiusura della strutture di gestione dei rifiuti, nonché agli interventi successivi alla loro chiusura. Lo scopo di queste disposizioni è di migliorare la gestione dei rifiuti provenienti dalle industrie estrattive e, così facendo, ridurre i rischi per l'ambiente e la salute umana che potrebbero derivare dal trattamento e dallo smaltimento di tali rifiuti.

Una parte di questi rifiuti è inerte, quindi non dovrebbe presentare rischi significativi di inquinamento ambientale, ad esclusione dei rischi di ostruzione dei letti dei fiumi e l'eventuale crollo se vengono stoccati in notevoli quantità. Altre frazioni, in particolare quelle generate dall’estrazione di metalli non ferrosi, possono invece contenere notevoli quantità di sostanze pericolose, ad esempio metalli pesanti.

Inoltre, la gestione degli sterili può presentare dei rischi a causa della frequente presenza di residui delle sostanze chimiche di processo impiegate nonché di livelli elevati di metalli. In molti casi, poi, gli sterili vengono depositati in cumuli o grandi bacini contenuti da dighe il cui crollo può avere gravi conseguenze sull'ambiente e sulla salute e la sicurezza delle persone.

In proposito, la Commissione ricorda gli incidenti verificatisi ad Aberfan (Galles, 1966), Stava (Italia, 1985), Aznalcóllar (Spagna, 1998), Baia Mare e Baia Borsa (Romania, 2000). Altre probabili ripercussioni significative sono legate all'impronta ambientale delle strutture di smaltimento dei rifiuti e quindi alla perdita di produttività del terreno, agli effetti sugli ecosistemi, alla polvere e all'erosione.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Commenti della Commissione
Prima lettura del Parlamento europeo

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Giustizia e Affari interni

Immigrazione: accordo di riammissione con l'Albania
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Ewa KLAMT (PPE/DE, DE)
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra Comunità europea e Repubblica di Albania sulla riammissione delle persone in soggiorno irregolare
Doc.: A6-0214/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 6.9.2005
Votazione: 6.9.2005

Adottando la relazione di Ewa KLAMT (PPE/DE, DE), il Parlamento ha approvato la conclusione di un Accordo sulla riammissione delle persone in soggiorno irregolare negoziato con l'Albania, sul quale il Consiglio dovrà pronunciarsi all'unanimità e poi entrare in vigore già da quest'anno.

L'accordo è suddiviso in 8 sezioni e comprende 6 allegati, che costituiscono parte integrante dell’accordo, e cinque dichiarazioni comuni. Gli obblighi di riammissione sanciti dall'accordo sono del tutto reciproci e si applicano sia ai cittadini rispettivi sia ai cittadini dei paesi terzi e agli apolidi. Viene specificato sistematicamente che la riammissione avviene senza ulteriori formalità tranne quelle previste dall'accordo.

L'obbligo di riammettere i cittadini dei paesi terzi e gli apolidi è subordinato alle seguenti condizioni preliminari: la persona da riammettere deve possedere, al momento dell'ingresso, un'autorizzazione di residenza valida o un visto valido rilasciati dalla Parte interpellata; la persona da riammettere entra nel territorio della Parte richiedente dopo aver soggiornato o transitato (legalmente o illegalmente) nel territorio della Parte interpellata.

Sono esonerate da questi obblighi solo le persone in transito aeroportuale e tutte le persone a cui la Parte richiedente abbia concesso un'autorizzazione di residenza con un periodo di validità superiore o il cui visto/la cui autorizzazione di residenza sia stato(a) ottenuto(a) mediante documenti contraffatti o falsificati.

Avendo l'Albania accettato di assumere obblighi così vasti in merito alla riammissione dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi, la Comunità europea ha accolto le richieste albanesi di rinviare di due anni l’entrata in vigore di tali obblighi e inserire una ”clausola di riammissione” in caso di riammissione indebita. L'Albania accetta, in determinate circostanze, l'uso del documento di viaggio standard dell'UE a scopo di espulsione.

L'accordo contiene una sezione sulle operazioni di transito e un'altra relativa alle necessarie disposizioni tecniche sulla procedura di riammissione (domanda di riammissione, prove, termini, modalità di trasferimento e modi di trasporto). È prevista una certa flessibilità procedurale poiché, quando la persona da riammettere sia in possesso di documenti di viaggio validi, basta una comunicazione scritta senza che sia necessario presentare formalmente una domanda di riammissione.

Vi sono poi le necessarie disposizioni sui costi, sulla protezione dei dati e sulla non incidenza rispetto agli altri diritti e obblighi internazionali applicabili alle Parti, nonché sulla composizione, i compiti e i poteri del comitato di esperti. Ai fini dell'applicazione pratica dell'accordo, inoltre, gli Stati membri sono autorizzati a concludere protocolli di attuazione bilaterali con la Repubblica di Albania.

L’accordo entrerà in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si notificano reciprocamente l’espletamento delle rispettive procedure giuridiche. Gli articoli 3 e 5 sulla riammissione dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi, tuttavia, entreranno in vigore due anni dopo l'accordo.

Background

L'accordo di riammissione tra la Comunità europea e la Repubblica di Albania è il quarto accordo in materia negoziato e concluso dalla Comunità europea con uno Stato terzo. Sinora i negoziati sono stati completati con quattro paesi: Hong Kong (novembre 2001), Macao (ottobre 2002), Sri Lanka (maggio 2002) e Albania (novembre 2003). Gli accordi con Hong Kong e Macao sono già entrati in vigore, rispettivamente il 1° marzo e il 1° giugno 2004. Gli accordi con lo Sri Lanka e l'Albania dovrebbero entrare in vigore nel 2005.

Il Consiglio ha sinora autorizzato la Commissione a negoziare accordi comunitari di riammissione con undici paesi terzi/entità. Oltre a quelli citati, gli altri paesi sono il Marocco, la Russia, il Pakistan, l'Ucraina, l'Algeria, la Cina e la Turchia.

La Commissione europea nel programma dell'Aia "Dieci priorità per i prossimi cinque anni" indica la nomina di un rappresentante speciale della Commissione per una politica comune di riammissione nel 2005.

Link utili

Proposta della Commissione
Programma dell'Aia: "Dieci priorità per i prossimi cinque anni"
Sito dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni

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Industria

Un miliardo per Galileo
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Etelka BARSI PATAKY (PPE/DE, HU)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'attuazione della fase costitutiva e della fase operativa del programma europeo di radionavigazione via satellite
Doc.: A6-0212/05
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 5.9.2005
Votazione: 6.9.2005

Il Parlamento sostiene la proposta dell'Esecutivo di destinare un miliardo di euro nel periodo 2007-2013 alle ultime due fasi del sistema di navigazione satellitare Galileo, per coprire le operazioni di messa in servizio ed esercizio commerciale.

La relazione di Etelka BARSI-PATAKY(PPE/DE, HU), sottolinea che la cifra è indicativa in attesa di una decisione sulle prospettive finanziarie dell'Unione europea. Secondo i deputati, infatti, una volta che tali prospettive saranno adottate, la Commissione dovrà presentare una proposta per definire la dotazione al programma. L'importo degli aiuti annui sarà poi deciso nel quadro della procedura di bilancio annuale.

L'obiettivo del progetto Galileo è creare una rete satellitare di posizionamento e di radionavigazione mondiale per scopi civili. Il suo sviluppo avverrà in quattro fasi. La prima, quella della definizione, dal 1999 al 2001, è stata un successo. La seconda, di sviluppo e convalida, è attualmente in corso. La terza, costitutiva, comincerà nel 2006 e comprenderà la costruzione ed il lancio dei satelliti nonché l'allestimento completo della parte terrestre dell'infrastruttura. La quarta fase, quella operativa, avrà inizio nel 2008, comprenderà la gestione del sistema nonché la sua manutenzione e il suo costante perfezionamento.

Le ultime due fasi saranno coordinate da un concessionario privato che lavorerà sotto la supervisione dell'Autorità di sorveglianza, un'Agenzia comunitaria che autorizzerà la licenza del sistema. La scelta della concessione è stata considerata la miglior formula per garantire il successo del programma nel quadro di un partenariato pubblico-privato.

Visto che il sistema Galileo potrebbe rivelarsi lucrativo, il Parlamento ha adottato un emendamento che richiede un meccanismo di profit-sharing in grado di permettere la restituzione del prestito comunitario. I deputati ritengono che la proprietà dei diritti intellettuali e le licenze spettino all'Autorità di sorveglianza, ma i guadagni dovuti allo sfruttamento di tali diritti potrebbero rappresentare i ricavi del concessionario.

Data la natura stessa del programma, in particolare per quel che riguarda il partenariato pubblico-privato, l'Aula ritiene che la Comunità dovrà probabilmente dare delle garanzie finanziarie e contrarre degli impegni. Questi, a loro volta, dovrebbero essere sottoposti al consenso di Parlamento e Consiglio per quel che riguarda le norme di bilancio.

Background

Galileo è un sistema civile completo di navigazione via satellite, sviluppato e cofinanziato in proporzioni eguali dall'ESA e dell'UE, composto da 30 satelliti (27 operativi e 3 di riserva) collocati su tre orbite circolari inclinate a 56° rispetto all'equatore, a una quota di 23.616 km.

Le sue applicazioni vanno dal controllo del traffico stradale, ferroviario, aereo e marittimo ai trasferimenti sincronizzati di dati fra computer.

Due centri di controllo Galileo saranno creati in Europa per la gestione operativa dei satelliti e del sistema di navigazione.

Link utili

Proposta della Commissione
Sito dell'impresa comune Galileo (inglese)
ESA - Agenzia spaziale europea

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Varie

Settore del tabacco greggio
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Joseph DAUL (PPE/DE, FR)
Relazione sull'organizzazione comune di mercato nel settore del tabacco greggio
Doc.: A6-0233/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata con 463 voti favorevoli, 28 contrari e 68 astensioni.

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Metodo di produzione biologico
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Joseph DAUL (PPE/DE, FR)
Relazione sull'indicazione del metodo di produzione biologico sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari
Doc.: A6-0234/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

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Programma PROGRESS
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Karin JÖNS (PSE, DE)
Relazione sul programma PROGRESS
Doc.: A6-0199/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 6.9.2005
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

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Accesso all'assistenza esterna della Comunità
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Michael GAHLER (PPE/DE, DE)
Relazione sull'accesso all'assistenza esterna della Comunità
Doc.: A6-0239/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

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Valutazione della discussione sull'UE
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Richiesta di consultazione del Comitato economico e sociale europeo - Struttura, oggetto ed ambito per una valutazione della discussione sull'Unione europea
Procedura: Articolo 117 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La richiesta di consultazione del Comitato economico e sociale europeo è stata approvata.

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Valutazione della discussione sull'UE
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Richiesta di consultazione del Comitato delle Regioni - Struttura, oggetto ed ambito per una valutazione della discussione sull'Unione europea
Procedura: Articolo 118 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La richiesta di consultazione del Comitato delle Regioni è stata approvata.

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Accordo UE/Marocco
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Elmar BROK (PPE/DE, DE)
Raccomandazione sul protocollo all'accordo euromediterraneo UE/Marocco a seguito dell'allargamento
Doc.: A6-0219/2005
Procedura: Parere conforme
Raccomandazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La raccomandazione è stata approvata.

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Accordo UE/Tunisia
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Elmar BROK (PPE/DE, DE)
Raccomandazione sul protocollo all'accordo euromediterraneo UE/Tunisia a seguito dell'allargamento
Doc.: A6-0220/2005
Procedura: Parere conforme
Raccomandazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La raccomandazione è stata approvata.

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Accordo UE/Giordania
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Elmar BROK (PPE/DE, DE)
Raccomandazione sul protocollo all'accordo euromediterraneo UE/Giordania a seguito dell'allargamento
Doc.: A6-0221/2005
Procedura: Parere conforme
Raccomandazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La raccomandazione è stata approvata.

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Accordo CE/Libano sui servizi aerei
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Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)
Relazione sull'accordo CE/Libano su taluni aspetti dei servizi aerei
Doc.: A6-0232/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

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Accordo CE/Georgia sui servizi aerei
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Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)
Relazione sull'accordo CE/Georgia su taluni aspetti dei servizi aerei
Doc.: A6-0231/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

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Dati sulle attività di pesca
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Paulo CASACA (PSE, PT)
Relazione sui dati sulle attività di pesca, sistemi di telerilevamento
Doc.: A6-0238/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

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