FULVIO VASSALLO PALEOLOGO Universit di Palermo

Stragi pianificate: come le misure di contrasto della clandestinit si trasformano in strumenti di morte.

1. La strage che si verificata nella notte tra il 10 e l11 settembre 2005 davanti alle coste siciliane in prossimit di Gela, le decine di migranti annegati nel Canale di Sicilia, provenienti dal Corno dAfrica, quindi tutti potenziali richiedenti asilo costretti ad affidarsi agli scafisti da leggi disumane e da prassi amministrative arbitrarie, ripropongono il fallimento delle politiche di contrasto dellimmigrazione clandestina, politiche che si caratterizzano sempre pi per la continua violazione dei diritti fondamentali della persona umana. Le migliaia di migranti che perdono la vita nel tentativo di raggiungere lEuropa sono vittime del sistema dei controlli dei flussi migratori come se le vite delle persone fossero gocce insignificanti che colano da un rubinetto chiuso male. Le stragi di migranti vengono utilizzate come deterrente nei confronti dei disperati in fuga dalle regioni pi povere e martoriate del mondo, esattamente come lannuncio di misure sempre pi rigorose nei confronti dellimmigrazione clandestina dovrebbe tranquillizzare lopinione pubblica. Tutto, ancora una volta, sulla pelle di uomini, donne, sempre pi spesso minori, in fuga da quelle guerre e da quei conflitti etnici che i paesi pi ricchi sfruttano per acquisire al prezzo pi basso le risorse naturali di cui hanno bisogno per le proprie economie.

Le stragi di clandestini - ormai eventi periodici largamente prevedibili soprattutto allarrivo delle perturbazioni autunnali - non sono dunque effetto di disgrazie o del cinismo dei trafficanti di esseri umani, ma una conseguenza diretta delle politiche dei governi europei che stanno chiudendo ogni possibilit effettiva di ingresso legale in Europa, sia per i cd. migranti economici che per i richiedenti asilo. Le normative comunitarie e nazionali sul diritto di asilo sono sempre pi restrittive ed animate dallunica preoccupazione che tra gli asilanti si nascondano i terroristi. Persino le richieste della Corte Europea dei diritti delluomo sono ignorate da governi preoccupati solo di mostrare il pugno di ferro nei confronti dei clandestini. La Gran Bretagna giunta a richiedere la modifica della Convenzione Europea dei diritti delluomo perch sarebbe troppo garantista nei confronti dei migranti, altri paesi sono gi arrivati alla sua sostanziale disapplicazione. Il governo italiano, tra questi, malgrado gli ordini di sospensione giunti da Strasburgo, ha continuato a deportare impunemente migranti verso paesi come la Libia e lEgitto dove non sono garantiti i diritti fondamentali. Non appena i centri di detenzione sono sovraffollati ( assai spesso) si continua a fare ricorso alla pratica illegale delle espulsioni collettive.

2. Uno dei dati pi preoccupanti delle attuali politiche migratorie il clima di crescente sospetto nei confronti dei richiedenti asilo ed il tentativo di limitare il loro ingresso nei paesi di destinazione, applicando nei loro confronti respingimenti immediati, deportazioni verso i paesi di transito, misure prolungate e discrezionali di detenzione amministrativa. A questo scopo si riducono al minimo i controlli dei giudici sul trattenimento nei centri di permanenza temporanea (CPT), o nei nuovi centri di identificazione (CDI). I respingimenti e le espulsioni avvengono nella massima segretezza, nessuno deve conoscere la destinazione dei voli che decollano da Lampedusa, da Catania o da Crotone, come se nascondere la illegalit servisse ad evitare il discredito e le proteste.

Dopo il diniego, anche i richiedenti asilo considerati immediatamente come migranti irregolari rischiano il respingimento senza alcuna possibilit di ricorso effettivo. In questo senso lItalia ha anticipato il peggio delle nuove direttive comunitarie in materia di status e di procedure di asilo. Direttive comunitarie fortemente volute non solo dalla Lega e dai partiti di destra, ma, in prima linea, dal ministro degli interni e dai suoi colleghi francesi e inglesi ( riuniti nel cd. GAI- gruppo di ministri dei paesi comunitari che trattano di Giustizia e affari interni). Anche se il Parlamento europeo ha condannato le espulsioni collettive verso la Libia, gli esperti della sicurezza e dellordine pubblico continuano a pianificare forme sempre pi raffinate e violente di allontanamento forzato dei migranti giunti irregolarmente in Europa. Negli ultimi mesi un contributo decisivo per favorire le deportazioni verso la Libia viene fornito dallOIM

( Organizzazione internazionale delle migrazioni) che interviene direttamente in quel paese, collaborando nel successivo rimpatrio dei migranti respinti in Libia dallItalia.

La violazione dei diritti fondamentali dei migranti e, in particolare, dei richiedenti asilo, assai frequente anche a causa delle definizioni legislative sempre pi generiche che affidano al potere esecutivo ed alla autorit di polizia il potere di incidere sullo status delle persone senza rispettare le garanzie dello stato di diritto e riducendo al minimo, spesso ad una mera formalit, i controlli giurisdizionali. I centri di detenzione amministrativa vengono chiamati centri di accoglienza, i potenziali richiedenti asilo sono definiti come clandestini, anche se provengono da paesi come la Somalia e lEritrea dai quali evidente provengono persone bisognose di protezione internazionale. Le questure italiane, piuttosto che informare sulla possibilit di chiedere asilo procedono alla adozione dei provvedimenti di espulsione, notificandoli sempre allultimo momento in modo da impedire il diritto di difesa ed il diritto di chiedere asilo. Molti richiedenti asilo sono considerati come clandestini, e come clandestini trattati, anche quando chiara la loro provenienza, anche dopo le stragi pi tragiche, come successo in diverse occasioni in provincia di Agrigento..

 

Questa mistificazione terminologica corrisponde ad una scelta politica precisa, di occultamento dei fatti e di strumentalizzazione dellegoismo sociale, una politica che si basa sul controllo dei mezzi di informazione, producendo effetti devastanti sul cd. senso comune dei cittadini.

Si agita lo spauracchio delle domande di asilo strumentali quando non si neppure in grado di fornire ai centri di detenzione interpreti ufficiali, e quando le identificazioni avvengono con mezzi impropri, anche attraverso sedicenti mediatori culturali, come a Lampedusa, che improvvisamente spariscono prima delle visite dei parlamentari che vogliono verificare la correttezza delle procedure di trattenimento nei centri di permanenza temporanea. Basterebbe coinvolgere associazioni indipendenti e le comunit gi residenti nel nostro territorio per giungere ad identificazioni certe, ma neppure la identificazione sembra interessare veramente, limportante e trovare un paese ( adesso la Libia) che, in cambio di ingenti vantaggi economici, accetti di riprendersi anche migranti di altri paesi. Le vere identificazioni, con i mezzi ben noti alle polizie di tutti i paesi autoritari, avverranno nello stato di transito, dopo la deportazione dallItalia, e manette e manganelli convinceranno anche i pi riottosi a dichiarare la propria nazionalit. A quel punto sar possibile restituirli al paese di origine, in violazione a tutte le convenzioni internazionali. In sostanza lItalia e gli altri paesi europei che condividono le politiche di riammissione praticano una vera e propria esternalizzazione della tortura e non si curano dei trattamenti inumani e degradanti subiti dai potenziali richiedenti asilo respinti dallEuropa. Senza alcuna preoccupazione che scatti qualche denuncia alla Corte Europea dei diritti delluomo o al Parlamento Europeo.

3. In molti casi, gli accordi di riammissione hanno consentito la esecuzione di vere e proprie espulsioni collettive, vietate dalle convenzioni internazionali, in quanto le forme di riconoscimento sono state tanto sommarie da non consentire neppure una attribuzione certa della nazionalit. Malgrado la natura formalmente individuale dei provvedimenti di respingimento o di espulsione, centinaia di persone sono state deportate dallItalia, anche da Lampedusa, verso la Libia, senza avere riconosciuto il diritto ad un esame individuale della loro posizione. La recente decisione della Corte di Cassazione italiana, secondo la quale, per escludere il respingimento collettivo sarebbero sufficienti provvedimenti individuali notificati agli interessati, costituisce lultimo escamotage per coprire abusi che sono allattenzione della Corte Europea dei diritti delluomo che, nelle sue precedenti decisioni, ha invece ritenuto sussistere lespulsione collettiva quando non vi una identificazione certa della persona e quando i provvedimenti individuali hanno tutti il medesimo contenuto ( esattamente come avviene ancora a Lampedusa).

Ma il degrado del diritto di asilo si realizzato gi nel restringimento dei casi di riconoscimento effettivo di questo diritto ( ormai una percentuale minima delle domande di asilo si conclude con il riconoscimento dello status), con la introduzione dei cosiddetti regimi complementari di protezione umanitaria, regimi che in realt avrebbero dovuto riferirsi a quelle persone che pur non rientrando nella definizione di rifugiato in base alle previsioni della Convenzione di Ginevra, non possono essere rimpatriate per il principio di non refoulement affermato dall'art.33 della stessa Convenzione. Anche a molti profughi eritrei e somali, come quelli periti nelle acque del Canale di Sicilia, non si riconosciuto il pieno diritto di asilo, ma soltanto uno status temporaneo di protezione umanitaria.

La vera svolta in materia di immigrazione e asilo a livello comunitario, con una diversa attenzione verso i paesi dellEuropa orientale e verso i paesi della sponda sud del Mediterraneo si verificata a partire dal maggio 2004, dopo lallargamento dellUnione Europea, e pochi mesi gli effetti di questa svolta sono stati enfatizzati durante il caso della nave tedesca Cap Anamur.

Da questo periodo ad oggi le politiche comunitarie, spesso sulla base di procedure di cooperazione raffrorzata, sono apparse sempre pi concentrate sul respingimento e sulla espulsione di tutti gli immigrati entrati irregolarmente nellarea Schenghen provenendo da sud, compresi buona parte dei richiedenti asilo e verso la stipula di accordi di riammissione multilaterali ( gli ultimi sono stati conclusi con lAlbania e lo Sri Lanka).

Gli aspetti unificanti delle politiche comunitarie sono ormai costituiti dal controllo comune delle frontiere esterne, e dalla politica comune in materia di immigrazione illegale. Su questo terreno, malgrado le statistiche ufficiali, si sono registrati clamorosi fallimenti dellUnione Europea e dei governi che ne hanno orientato le scelte, in prima linea quello italiano, perch i paesi di frontiera della nuova Europa allargata a 25 stati, soprattutto Cipro e Malta, non sono stati in grado di applicare la Convenzione di Dublino ed il regolamento che pochi anni fa ne modificava la portata sostanziale. E fallito il tentativo di una distribuzione dei richiedenti asilo tra i diversi paesi comunitari, con ladozione di forme di sostegno economico e di normative uniformi. Ormai le autorit maltesi, dopo accorati appelli di sostegno economico finiscono con lignorare il transito dei migranti dalle loro acque, ed i traffici degli scafisti sul loro territorio. Forse, anche per questa ragione in queste ultime settimane si stanno intensificando gli sbarchi nella Sicilia meridionale, saltando la rotta, ormai troppo sorvegliata ed a rischio di espulsione collettiva, verso Lampedusa. E per questo il rischio di stragi come quella di Gela aumenter sempre di pi.

Ancora pochi giorni fa il Parlamento Europeo ha rinviato per lennesima volta il voto sulla direttiva che dovrebbe stabilire procedure uniformi per i richiedenti asilo. LItalia ancora lunico paese europeo a non avere una legge organica sul diritto di asilo.

 

4. La gestione delle frontiere marittime ormai una questione demandata ai poteri del Ministro degli interni. Le modalit di intervento delle unit della Marina militare italiana nelle acque internazionali e nelle zone contigue alle acque territoriali, previste dal Decreto del Ministero dellInterno del 14 luglio del 2003 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.220 del 22 settembre 2003, affida a questo il coordinamento delle attivit di contrasto a mare dellimmigrazione clandestina, e contiene disposizioni che contrastano con norme di diritto internazionale generale e con i trattati internazionali sottoscritti dallItalia, fonti di rango superiore rispetto alla potest legislativa nazionale, ed alle dubbie prassi che ne derivano. Le previsioni e le conseguenti prassi amministrative introdotte con questo decreto violano i diritti alla libert ed alla sicurezza previsti dalla Convenzione europea dei diritti delluomo ed in particolare gli artt. 3, 6, 8. Le nuove forme di contrasto dellimmigrazione clandestina rendono sempre pi pericolose le rotte dei migranti che dal Nord-africa cercano di raggiungere lItalia, ma non arrestano le partenze come non hanno fermato le vittime della strage di Gela.

Questi fallimenti, le pratiche informali di respingimento delle polizie di frontiera, i controlli sempre pi serrati in acque internazionali, lo sbarramento sostanziale di tutte le vie di ingresso terrestri, come si verificato in questi giorni in Marocco, nelle enclavi spagnole di Ceuta e Melilla, hanno gettato migliaia di potenziali richiedenti asilo nelle mani degli scafisti. Adesso non basta pi la piet per le vittime, occorre costruire con determinazione un fronte sempre pi ampio che denunci gli abusi ed i fallimenti delle politiche di controllo e che sia capace di tracciare una nuova politica dellimmigrazione e dellasilo.

Mentre lEuropa si sfilaccia nella cura degli interessi particolari e degli egoismi nazionali lItalia deve darsi finalmente una legge in materia di asilo che costituisca attuazione dellart. 10 della Costituzione. Occorre aprire canali legali di ingresso per i richiedenti asilo, senza criminalizzare quanti sono costretti allingresso clandestino. Vanno stabilite procedure nelle quali sia riconosciuto il diritto di ricorso con effetto sospensivo dellespulsione e del respingimento. Devono essere istituite vere strutture di accoglienza gestite dagli enti locali e dalle associazioni indipendenti che possono aiutare i richiedenti asilo nella formulazione delle domande di asilo fornendo i servizi necessari per lassistenza e lintegrazione sociale. Per salvaguardare il diritto di asilo dovranno prevedersi nuovi canali di ingresso legale per ricerca di lavoro, solo in questo modo sar possibile ridurre le domande cd. strumentali. Bisogna porre fine allo sfruttamento del lavoro precario dei migranti irregolari, con forme di regolarizzazione permanente, anche attraverso la autodenuncia del lavoratore.

Una nuova politica che non sia una mera ridefinizione terminologica dellesistente, ma che costituisca una svolta nella direzione della dignit e dei diritti fondamentali da riconoscere a tutti gli esseri umani, anche se hanno la sfortuna di varcare una frontiera senza documenti in regola.

Palermo 11 settembre 2005

Fulvio Vassallo Paleologo