CONTRIBUTO
DI RINO SERRI, PRESIDENTE DEL CIR
Riproponiamo di seguito alcuni dei passi pi significativi
dellŐintervento del Presidente del CIR Rino Serri in apertura della I
Conferenza Nazionale Asilo, promossa dal CIR nel maggio 2005
Siamo convinti che ormai il problema immigrati e richiedenti asilo va
ricollocato come uno dei problemi decisivi del futuro del nostro Paese e
dell'Europa e quindi deve vedere in campo nuove politiche aperte, coraggiose e
costruttive e nuovi atteggiamenti culturali e la costruzione di nuove relazioni
sociali.
Non pi rinviabile la prima legge italiana su rifugiati e richiedenti
asilo che potr e dovr ispirarsi all'Art. 40 della nostra Costituzione. E
bisogna impegnare maggiori risorse dello Stato, con gli Enti Locali e con le
Associazioni per l'accoglienza e per unŐintegrazione effettiva e allo stesso
tempo rispettosa delle differenze che possono dare alimento alla nostra
societ.
Voglio rilanciare una sorta di appello:
se hanno fondamento le considerazioni che abbiamo cercato di svolgere
sulla scorta di studi, analisi ed esperienze allora il problema quello che
noi dobbiamo: rinnovare con coraggio e con urgenza le leggi sull'immigrazione
e, soprattutto, evidente, quella che regola oggi il problema; fare la legge
sull'asilo; valorizzare gli immigrati e i rifugiati affermando e praticando i
loro diritti, promovendo una convivenza diffusa, la partecipazione anche con il
voto alla vita delle comunit locali. Bisogna fare questa svolta, non bisogna
subire il ricatto di minoranze razziste n assecondare timori e pigrizie di chi
pensa che si pu ancora rinviare.
Non dobbiamo subire ma farci protagonisti fiduciosi della soluzione dei
problemi delle migrazioni bisogno di asilo e di protezione umanitaria.
lo credo che ormai anche l'orientamento della opinione pubblica stia
cambiando. Forse ormai passata, almeno in parte, quella fase che favoriva gli
"imprenditori della paura". Oggi dopo anni ormai di conoscenza
diffusa, di vita vissuta, con molti immigrati all'interno delle nostre stesse
case o frequentanti le stesse scuole o aver lavorato insieme e anche avere
votato, in alcuni comuni, aver fatto insieme concerti o mille altre iniziative
culturali, l'opinione pubblica del nostro paese ha un atteggiamento pi aperto,
pi disponibile, comincia a percepire e ad apprezzare la convivenza con
diversit.
Ora occorre che le classi dirigenti del paese - comunque collocate, al
governo o all'opposizione- oggi o domani avviino nuove politiche, producano
nuove leggi, impegnino nuove risorse.
Forse si potrebbe pensare a mettere a punto un vero e proprio piano
nazionale costruito insieme con le Regioni, gli Enti Locali, con Sindacati e
imprese, con l'Associazionismo e il Volontariato, che crei certezze e fiducia,
mobiliti risorse ed energie italiane, europee e degli stessi paesi in via di
sviluppo, a partire da quelli della sponda sud del Mediterraneo e del
Continente Africano.
La dimensione internazionale di questo problema e l'impatto di una
nuova politica aperta, solidale e fiduciosa per lŐimmigrazione e l'asilo
meriterebbero un discorso approfondito che qui non posso fare e forse non ne
avrei le capacit.
Di una cosa per sono certo: sappiamo tutti che nel mondo di oggi il
ruolo internazionale di un paese, la sua stessa immagine e il suo
prestigio hanno una incidenza
molto pi grande del passato sulla stessa vita interna del paese, sulla sua
economia e sulle sue prospettive di sviluppo futuro.
Bene, io credo, non da oggi e con sempre maggior convinzione, che
l'Italia proprio per la sua lunga storia, per la sua civilt e le componenti
culturali e religiose che l'hanno segnata nei secoli, oggi pu e deve ambire ad
essere conosciuta ed apprezzata nel mondo quale paese di punta nell'offrire
asilo e protezione e nell'affrontare in modo aperto, generoso e costruttivo le
grandi migrazioni del nostro tempo. E questo, non mi pare davvero dubbio,
farebbe un gran bene al prestigio e al ruolo internazionale del nostro paese e
darebbe nuova fiducia e speranza nel nostro stesso futuro.