dal Programma dellUnione

Migranti e nuovi italiani Per una immigrazione governata .

I flussi migratori verso lItalia non sono un fenomeno eccezionale, interessano in modo simile ogni Paese sviluppato. Li alimentano fattori molteplici e complessi, in massima parte riconducibili agli squilibri di ricchezza sempre pi acuti tra nord e sud del mondo, alle guerre, alla ricerca di libert e diritti, a una globalizzazione disattenta allimpatto devastante prodotto sui Paesi in via di sviluppo.

Si emigra perch si spera di costruire una condizione migliore, in un contesto nuovo e difficile.

Come nel resto dEuropa, lentit del fenomeno migratorio e le sue caratteristiche trasformano la nostra societ in modo radicato, strutturale. Sono quasi tre milioni gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, il 4,8 per cento della popolazione, dato vicino alla media europea. Di loro, circa il 30 per cento risiede stabilmente sul nostro territorio da oltre cinque anni. unimmigrazione articolata per provenienza, distribuita nelle grandi citt e nei piccoli centri, che favorisce quindi lobiettivo di interesse comune delladattamento reciproco.

Vogliamo partire da questi tre milioni di stranieri, una risorsa preziosa che fa gi parte del nostro Paese. I dati parlano di persone pronte ad assecondare le esigenze del mercato del lavoro, spostandosi sul territorio tre volte pi spesso dei nostri connazionali; impegnate a svolgere funzioni per le quali gli italiani non sono pi disponibili: nella collaborazione familiare, nei servizi di pulizia, in agricoltura, nelledilizia; vivaci e attive nel lavoro autonomo ma ancora poco presenti in quelle attivit qualificate, adeguate al livello di istruzione di molti, per le quali gli italiani non sono sufficienti.

Persone che crescono, e si formano, nelle scuole italiane: sono 400 mila i minori iscritti alle scuole dellobbligo.

Le politiche degli anni recenti hanno negato la realt di questo cambiamento. La legge Bossi-Fini, restrittiva e repressiva oltre ogni necessit, incentrata sulla sprezzante e miope equivalenza immigrato-forza lavoro, si dimostrata una demagogica prova di forza, iniqua e inefficace. I flussi dingresso non si sono interrotti, gli stranieri sono stati confinati in una condizione di soggezione e precariet intollerabile, contraria al rispetto della dignit e dei diritti della persona, alla nostra stessa idea di democrazia, oltre che terreno ideale per lesplodere di disordini e tensioni sociali.

Intendiamo ripartire da zero, sostituendo le parole dordine della normativa in vigore chiudere, emarginare, criminalizzare con le nostre: governare, accogliere, costruire convivenza.

Il percorso legislativo che immaginiamo passa per labrogazione della legge Bossi-Fini, per una politica degli ingressi, per la regolamentazione organica del diritto di asilo, per il diritto di voto alle elezioni amministrative, per la modifica delle regole in tema di acquisizione della cittadinanza, per una legge a tutela della libert religiosa e di culto.

tempo di far prevalere una visione realistica della condizione migratoria, seguendo un percorso di stabilizzazione ed inclusione giuridica, trasferendo il pi possibile agli enti locali le competenze amministrative successive al primo ingresso, ed eliminando le restrizioni assurdamente imposte all'immigrazione di alto livello nelle nostre universit e centri di ricerca.

Dobbiamo far affermare lidea che non esiste una contrapposizione fra cittadini comunitari, detentori di privilegi, e migranti che contribuiscono alla messa in discussione di questi, ma una battaglia politico-culturale comune per definire e preservare diritti e doveri, che per essere tali devono essere di tutti.

Gli stranieri non sono ospiti in prova perenne, ma nuovi cittadini con diritti e doveri che abitano gli stessi nostri luoghi e animano le stesse comunit locali, divisi da noi solo per la nazionalit dorigine. Per costruire una nuova societ europea e migliorare la nostra stessa democrazia dovremo accettare lidea di unidentit in divenire.

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Gestire limmigrazione con lEuropa e col Mondo.

Lesperienza degli ultimi decenni insegna che le migrazioni internazionali non possono essere governate in maniera efficace da un singolo Stato di destinazione, ma richiedono efficaci forme di collaborazione tra Paesi di destinazione e con i Paesi dorigine e di transito.

Il governo di centrodestra, operando in una logica emergenziale e di breve periodo, ha interrotto positive esperienze di collaborazione bilaterale con alcuni Paesi dorigine e prodotto tensioni tanto superflue quanto deleterie con altri. Ha poi lanciato iniziative in contrasto con le norme internazionali e in violazione dei diritti umani dei migranti. Infine, ha inasprito le tensioni con i partner europei, trascurando al tempo stesso di far valere gli interessi del Paese.

In Europa le politiche dellimmigrazione si intrecciano con il processo di allargamento dellUnione e con le sue relazioni esterne, divenendo quindi sempre pi parte di ampie strategie regionali di sviluppo e stabilizzazione.

La forma della cooperazione tra Stati non quindi pi sufficiente.

LEuropa ha affermato nel Consiglio europeo di Tampere dellottobre 1999 la necessit e la volont di adottare una vera e propria politica comune dellimmigrazione e dellasilo, separata dalle questioni di sicurezza e giustizia penale, che restano essenzialmente delegate alla cooperazione intergovernativa.

Il Consiglio ha individuato quattro priorit: - partenariato con i Paesi dorigine; - regime europeo comune in materia di asilo; - equo trattamento dei cittadini dei Paesi terzi; - gestione dei flussi.

Tali azioni puntano alla costruzione di uno spazio di libert, sicurezza e giustizia fondato su principi che siano chiari per i nostri cittadini e offrano allo stesso tempo garanzie per coloro che cercano protezione o accesso nellUnione europea.

Le intenzioni di Tampere restano ad oggi in gran parte inattuate. LItalia deve attivarsi per rilanciare lelaborazione di politiche comuni in attuazione di quegli obiettivi, che bilancino la componente di controllo con forti azioni a sostegno dellintegrazione e delle pari opportunit, ribaltando la logica discriminatoria che oggi prevale.

Dobbiamo impegnarci per dare sostanza a una strategia europea forte e integrata che metta in relazione le politiche migratorie con le politiche comunitarie di cooperazione allo sviluppo.

Dobbiamo poi sostenere la creazione di importanti fondi europei per le politiche dellimmigrazione e curare i rapporti con i Paesi dellEuropa meridionale - che conoscono problemi simili ai nostri nella gestione dei fenomeni migratori - allo scopo di elaborare posizioni comuni.

Dobbiamo appoggiare lintroduzione nella Carta costituzionale europea del principio di cittadinanza europea di residenza, svincolato dalla nazionalit, che potrebbe consentire ai cittadini di Paesi extracomunitari che risiedono legalmente nella Ue di godere di diritti e doveri economici, sociali e politici.

Dobbiamo impegnarci a ratificare e promuovere la ratifica della Convenzione Onu sui diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie.

A livello internazionale, lItalia deve promuovere politiche dellimmigrazione che rientrino nel disegno di una politica estera di pace e cooperazione.

Bisogna: - riformare e rafforzare la cooperazione allo sviluppo in tutte le sue componenti, assumendo come priorit la valorizzazione dei migranti e della mobilit internazionale; - rilanciare il dialogo e la cooperazione bilaterale con i principali Paesi di origine e di transito sui temi dello sviluppo economico e sociale di questi stessi Paesi e sulla riqualificazione delle politiche sui controlli migratori, che vogliamo efficaci e allo stesso tempo rispettose della dignit e dei diritti dei migranti; - rafforzare i rapporti di collaborazione con le organizzazioni internazionali e le agenzie delle Nazioni Unite attive sui temi delle migrazioni internazionali e del contrasto al traffico di persone; - sviluppare le buone pratiche a sostegno del rientro dei migranti; - riconoscere pienamente i diritti pensionistici dei migranti, garantendo leffettiva erogazione agli immigrati e ai familiari superstiti della pensione, se maturata, o in caso contrario la totalizzazione dei contributi o il rimborso di quanto versato; - sottoporre a ratifica del Parlamento tutti gli accordi bilaterali, compresi quelli esistenti, previa eventuale rinegoziazione, nellambito di unazione diplomatica generalizzata volta ad assicurare il pieno rispetto dei diritti dei migranti, in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 e alla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo.

Vie legali per limmigrazione

I migranti sono prima di tutto persone, che cercano di costruire un proprio progetto di vita non determinato dalla condizione che il caso ha attribuito a ciascuno. Per questo le politiche dellimmigrazione non possono avere come unica determinante gli interessi economici e sociali della realt di arrivo delle migrazioni, cancellando soggettivit e diritti dei migranti.

La legge Bossi-Fini, costruita sul contratto di soggiorno, cancella lindividualit del migrante, prevede un meccanismo rigido e complesso di quote molto al di sotto dei reali fabbisogni lavorativi e demografici, punta a mantenere il migrante in una condizione di costante precariet.

Lattuale governo ha investito massicciamente sul terreno della repressione: l80% delle risorse stato destinato ad azioni di contrasto, detenzione, rimpatrio. Lunico risultato stato quello di indirizzare le spinte migratorie verso vie illegali, alimentare clandestinit e crescita di flussi irregolari.

Gli Stati perdono cos la capacit di conoscere e controllare gli ingressi e si limitano ad intervenire a valle con provvedimenti di sanatoria. Non un caso che il 70% degli attuali immigrati regolari sia passato dalla condizione di clandestinit o irregolarit e abbia regolarizzato successivamente la propria posizione.

Dobbiamo costruire un nuovo patto tra lo Stato italiano e i cittadini stranieri, offrendo vie legali allimmigrazione, creando una convenienza allingresso regolare, eliminando la finzione dellincontro a distanza tra domanda e offerta di lavoro, riconoscendo la soggettivit del migrante.

Possiamo raggiungere lobiettivo attraverso un sistema articolato di diversi strumenti, combinati in una politica attiva degli ingressi da legare al contesto europeo e al ruolo attivo dellItalia in Europa.

La programmazione dei flussi dingresso per lavoro a vocazione stabile deve essere flessibile, su base triennale, integrabile annualmente in seguito a verifica degli andamenti e rapportata alla realt del fenomeno per come si registrato nel tempo. Dobbiamo basarla sul confronto con le parti sociali e i diversi livelli istituzionali, e accompagnarla con le misure necessarie per ladeguamento dei sistemi di welfare e dei contesti abitativi locali. Tale programmazione deve essere discussa in unapposita sessione parlamentare.

Possiamo aumentare la flessibilit di questa programmazione tramite: - lo scorporo dalla programmazione triennale di alcune categorie di lavoratori: collaboratori domestici e di cura, per i quali si pu ipotizzare un canale continuativo dingresso su domanda; lavoratori stagionali, per i quali pu essere ampliata la possibilit di permessi di soggiorno pluriennali; - una politica attiva di attrazione di studenti immigrati e professionalit specifiche di alta qualificazione, grazie a pacchetti di sostegno che non si limitino alla concessione del permesso di soggiorno.

Dobbiamo assolutamente superare la situazione attuale per cui, per il singolo soggetto straniero, facilissimo passare da una posizione regolare a una irregolare, mentre praticamente impossibile il percorso inverso. Per questo dobbiamo assolutamente semplificare i meccanismi dingresso e stabilizzazione tramite: - lintroduzione del permesso annuale per ricerca di lavoro, da rilasciare in seguito a prestazione di precise garanzie economiche; - la reintroduzione della figura dello sponsor, privato, imprenditoriale o istituzionale; - listituzione di un meccanismo di regolarizzazione permanente ad personam per lo straniero in possesso di determinati requisiti; - la previsione di norme che regolino la possibilit di convertire permessi brevi in permessi di lavoro.

Pur rendendo pi flessibile laccesso al territorio italiano non dobbiamo sottovalutare la questione della sicurezza.

Vogliamo anzi affrontarla togliendo terreno alle organizzazioni criminali, che lucrano sulla pressante richiesta di aggirare barriere e filtri severi soltanto sulla carta.

Per ridurre il fenomeno dellirregolarit a dimensioni fisiologiche, quindi gestibili, dobbiamo contrastare efficacemente il lavoro nero e leconomia sommersa, inasprire le pene per i trafficanti e gli sfruttatori dei migranti, introdurre misure premiali per gli irregolari che collaborino con le autorit per individuare e sanzionare i trafficanti e gli sfruttatori del loro lavoro e ridurre la discrezionalit amministrativa, fissando procedure chiare anche per i consolati e le rappresentanze diplomatiche, cos da prevenire e contrastare ogni eventuale abuso.

La legge Bossi-Fini prevede praticamente un solo strumento, lespulsione: costoso, incerto nei risultati, potenziale minaccia a diritti e garanzie fondamentali propri di tutti gli individui.

Dobbiamo invece approntare un complesso di misure giuste ma efficaci: - graduare le misure di espulsione, modulandole sul grado di integrazione e situazione personale; - prevedere sanzioni limitate e un meccanismo premiale per limmigrato irregolare che collabora allidentificazione e al rimpatrio; - consentire alle autorit di pubblica sicurezza di utilizzare misure di sorveglianza di pubblica sicurezza dove il trattenimento non sia necessario.

Ladozione di queste norme comporta il superamento dei Centri di Permanenza Temporanea. Dobbiamo comunque approntare strumenti efficaci per assicurare l'identificazione degli immigrati e il rimpatrio di quanti vengono legittimamente espulsi.

Favorire linserimento dei cittadini stranieri nella comunit italiana interesse di tutti. La coesione sociale, il senso di comune appartenenza e lealt alle leggi di tutti i membri della comunit, valore essenziale. Perch tale coesione sia effettiva serve una forte azione dello Stato e degli organismi sociali che garantisca la parit nellaccesso ai diritti previsti dalla legge, e alle opportunit offerte dal lavoro, dalle capacit individuali, dalla partecipazione alla vita democratica.

La legge Bossi-Fini ha reso pi difficile il processo di integrazione dei cittadini stranieri, assorbendo la materia dellimmigrazione in quella dellordine pubblico. Dalla Corte dei Conti apprendiamo che ogni 5 euro dei fondi pubblici destinati agli immigrati, solo 1 viene speso per lintegrazione e 4 vengono destinati al contrasto inefficace - dei flussi irregolari. Inizialmente le due voci erano alla pari. Se si considerano realisticamente i flussi migratori, tale impostazione appare decisamente miope.

Gli immigrati giocano un ruolo attivo e importante nel mercato del lavoro: nel 2002 le loro retribuzioni hanno raggiunto i 10 miliardi di euro, con grande beneficio per lINPS; hanno investito in immobili 10 miliardi di euro, hanno contratto mutui per 5 miliardi. Non possiamo chiuderci, dobbiamo al contrario stabilizzare e includere.

Vogliamo "includere sul lavoro": - attuando la Convenzione OIL n.143 del 1975, che prescrive parit di trattamento e piena parit di diritti per i lavoratori extracomunitari regolari; - introducendo meccanismi affinch ai cittadini migranti vengano riconosciuti titoli di studio e qualifiche professionali acquisiti nei paesi di provenienza e/o di transito; - prevedendo meccanismi di regolarizzazione per emersione da lavoro nero; - introducendo robuste politiche antidiscriminatorie sul mercato del lavoro; - disciplinando e sostenendo il lavoro autonomo.

Includere nella sfera personale: - semplificando i ricongiungimenti familiari; - adottando una legge sulla libert religiosa e di culto; - sostenendo lintermediazione culturale; - sviluppando iniziative per lapprendimento della lingua e della italiana e delleducazione civica da parte degli adulti; - introducendo forme di assistenza e difesa civica; - rafforzando la cooperazione con le associazioni degli stranieri.

Lattuale disciplina delle pratiche di soggiorno perpetua il senso di precariet: stranieri che risiedono in Italia da decenni continuano ad essere trattati dallamministrazione italiana come persone appena arrivate.

I frequenti rinnovi dei permessi di soggiorno di breve durata producono conseguenze sulle strategie dinserimento degli immigrati, e paralizzano i nostri uffici sottraendoli alle funzioni investigative e allattivit di controllo del territorio.

Dobbiamo semplificare la materia: - eliminando il contratto di soggiorno; - introducendo permessi di soggiorno di durata pi ragionevole e crescente ad ogni rinnovo; - garantendo tempi certi per le pratiche; - trasferendo la competenza per le pratiche di rinnovo dei permessi agli enti locali; - potenziando gli sportelli di orientamento e consulenza legale gi istituiti da numerose amministrazioni locali; - semplificando e velocizzando lacquisizione della carta di soggiorno, da rilasciare senza vincoli riferiti a requisiti di reddito e abitativi dopo un periodo di tempo, inferiore allattuale, durante il quale la persona immigrata posta in condizione di accedere allapprendimento della lingua italiana attraverso adeguate opportunit concesse dalla scuola pubblica.

Dobbiamo inoltre riconoscere valore alla risorsa costituita dagli stranieri e dai loro figli, molti dei quali nati nel nostro Paese, che considerano lItalia la loro terra.

Quasi un decimo delle nascite totali in Italia riguarda figli di immigrati, quasi mezzo milione sono i minori immigrati con i genitori, nelle scuole gli studenti stranieri costituiscono il 4 per cento della popolazione studentesca.

Dobbiamo investire sullintegrazione scolastica dei bambini stranieri, impedendo che si creino segregazioni allinterno della scuola. Dobbiamo anche promuovere il diritto allo studio a livello universitario per le seconde generazioni.

N possiamo ritardare lattribuzione di nuovi diritti sul piano della cittadinanza: dobbiamo introdurre il diritto di voto alle elezioni amministrative dopo un congruo numero di anni di residenza, riformare la legge sulla cittadinanza, legandola per i nuovi nati allo ius soli, riducendo il tempo necessario per lacquisizione e rendendo espliciti e ben definiti i requisiti per la naturalizzazione.

Riteniamo che le politiche per gli immigrati debbano essere rese coerenti con lintero quadro del welfare state: le politiche abitative e di contrasto al mercato nero degli affitti, di assistenza socio-sanitaria, di incentivo alloccupazione, previdenziali, non devono discriminare n creare ghetti.

Il governo di centrodestra ha demolito le basi delle politiche dintegrazione gettate nel 1998; dobbiamo tornare a investire nellintegrazione, ripristinando il Fondo per le politiche migratorie e rilanciando lattivit della Commissione per le politiche dintegrazione.

 

 

Diritto di asilo

La Costituzione italiana e gli accordi internazionali, liberamente sottoscritti dal nostro Paese, garantiscono protezione ai rifugiati e ai richiedenti asilo. Queste norme sono per ancora largamente inapplicate, quando non apertamente violate. Ogni nazione democratica e civile ha il dovere di accogliere chi fugge da guerre, pulizie etniche, persecuzioni per motivi religiosi, politici, di genere o di orientamento sessuale.

In Italia il diritto di asilo indebolito dallassenza di un quadro legislativo adeguato, e lascia spazio per il ricorso a pratiche illegali (come i respingimenti collettivi attuati dallattuale governo) che hanno attirato su di noi fondate critiche e discredito da parte dellEuropa.

Approveremo senza ulteriori ritardi una legge organica di attuazione dellarticolo 10 della Costituzione che permetta di dare reale protezione ai rifugiati e di rispettare interamente i diritti dei richiedenti asilo.

Tale legge deve strutturarsi intorno ad alcuni punti fondamentali: - lintroduzione di meccanismi che consentano una reale capacit di identificare il richiedente e di distinguere tra richiedenti asilo e migranti per motivi economici; - la fissazione di norme procedurali rigorose e di meccanismi di controllo che assicurino leffettivo accesso alla procedura dasilo, lassistenza necessaria fin dal momento dellingresso in Italia e il rispetto del principio internazionale di non respingimento; - la previsione di ununica ed equa procedura di esame delle domande di asilo, con criteri certi e approfonditi di valutazione delle domande, escludendo ogni discrezionalit amministrativa per dare la massima garanzia di imparzialit.

Le commissioni che vagliano il diritto dasilo devono essere indipendenti dallesecutivo.

Lesame delle domande deve essere pi rapido: - la garanzia di effettivit del diritto al ricorso contro la decisione amministrativa di rigetto della domanda di asilo.

Ci comporta laccesso al patrocinio gratuito e il divieto di allontanamento del ricorrente fino ad esito del giudizio; - la definizione, in linea con la normativa comunitaria, dello status giuridico del titolare di protezione umanitaria, introducendo regole certe e prevedendo esplicitamente la possibilit di conversione del titolo di soggiorno in lavoro o studio in presenza dei requisiti di legge; - la pianificazione di programmi adeguati volti allaccoglienza e allinserimento sociale degli stranieri ai quali stato riconosciuto il diritto allasilo, con il coinvolgimento del volontariato; - introduzione di forme di rimpatrio assistito praticabili e rispettose dei diritti umani, in condizioni di dignit e sicurezza, al momento della cessazione della protezione.