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19 giugno 2006
UNHCR:posizione sui richiedenti asilo del Kosovo

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) :rischi di persecuzione per i serbi, i rom e gli albanesi del Kosovo . Pericolo anche per le famiglie con matrimoni misti

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha emesso di recente un nuovo documento di posizione volto a fornire linee guida agli stati e ad altri soggetti interessati nella loro decisione sullo status delle persone originarie del Kosovo, ed in particolare se costoro dovrebbero continuare a ricevere protezione internazionale o se invece possono essere rimpatriati in Kosovo.
Il principale cambiamento rispetto al documento precedente, emesso nel marzo del 2005, è costituito dal fatto che i membri di due specifiche comunità rom del Kosovo - gli ashkaelia e i cosiddetti egiziani – non sono più considerate comunità a rischio. Ciò è dovuto principalmente ai positivi sviluppi delle relazioni interetniche in Kosovo. Nel documento, tuttavia, si afferma che a causa della limitata capacità di assorbimento del Kosovo, il ritorno di individui appartenenti alle due comunità sopraindicate deve avvenire gradualmente.

Inoltre, l’UNHCR rimane preoccupato per i serbi, i rom e gli albanesi del Kosovo, nelle situazioni nelle quali questi gruppi costituiscono una minoranza. La fragile situazione della sicurezza e le gravi limitazioni ai diritti umani fondamentali che questi gruppi subiscono dimostrano infatti che essi devono continuare ad essere considerati a rischio di persecuzione e devono continuare a beneficiare della protezione internazionale nei paesi d’asilo. Il ritorno di persone appartenenti a queste comunità deve pertanto avvenire esclusivamente su base volontaria e deve fondarsi su decisioni pienamente informate degli individui in questione. L’UNHCR si oppone al ritorno forzato di queste persone anche in altre aree della Serbia. Altre persone a rischio sono le persone coinvolte in matrimoni misti, persone di etnia mista, persone che sono percepite come legate, in qualche modo, alle autorità serbo-montenegrine dopo il 1990, nonché le vittime del traffico di esseri umani.

Il rapporto evidenzia che, sebbene dal marzo del 2005 la situazione della sicurezza sia progressivamente migliorata, essa rimane instabile e imprevedibile. Le minoranze continuano a subire violenze a causa di ragioni etniche. Molti di questi episodi non vengono segnalati perché le vittime spesso temono le rappresaglie degli autori degli abusi. La fiducia nella legge rimane debole. L’effetto cumulativo di questi fattori rafforza anche la percezione di insicurezza fra le comunità serba e - in grado minore – rom. Reale o percepita, l’insicurezza è ancora sentita dalle minoranze nella provincia e di conseguenza limita la loro libertà di movimento.

Per i serbi ed i rom continuano a sussistere ostacoli all’accesso dei servizi essenziali nei settori della sanità, dell’istruzione, della giustizia e dell’amministrazione pubblica. La discriminazione, oltre alla scarsa rappresentazione delle minoranze nelle strutture amministrative, scoraggia ulteriormente le minoranze dall’esercitare i loro diritti fondamentali. Per quanto riguarda il diritto all’alloggio, alla terra e alla proprietà, l’attuale tasso di restituzione delle proprietà occupate illegalmente rimane limitato, anche perché non esiste ancora un effettivo meccanismo per la restituzione delle proprietà ed il risarcimento dei danni subiti.

Poiché il risultato della negoziazione sullo status del Kosovo potrebbe influire significativamente sulla posizione delle minoranze provenienti da quella che ora è una provincia serba, l’UNHCR ha reso partecipe di questo documento l’ufficio di Martti Ahtisaari, Inviato Speciale delle Nazioni Unite per il Kosovo.

Nell’Europa occidentale e in altri paesi si trovano ancora oltre 200mila rifugiati e persone di competenza dell’UNHCR originari del Kosovo. Un numero simile di sfollati si trova in Serbia, mentre sono circa 18mila le persone di competenza dell’Agenzia in Montenegro.
Fonte : UNHCR
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