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Opposizione divisa sulle dichiarazioni del ministro
Immigrazione, Amato attacca la Bossi-Fini
«Presupposto impossibile» il fatto che il lavoratore per ottenere il permesso di soggiorno debba stare nel proprio Paese
STRUMENTI
ROMA - La Bossi-Fini nel mirino di Giuliano Amato. Per il ministro dell'Interno la legge contiene un «presupposto impossibile»: il fatto cioè che il lavoratore per ottenere il permesso di soggiorno debba stare nel proprio Paese. Ma non solo: Amato sottolinea la necessità di prevedere la proroga dei permessi per chi è in attesa del rinnovo, di controllare i cpt, che «non devono essere carceri» e, soprattutto, di ricordarsi che i clandestini vanno espulsi, ma non trattati «alla stregua di delinquenti».
Per la prima volta in Commissione Affari costituzionali da titolare del Viminale, Amato ha dedicato all'immigrazione la maggior parte del suo lungo intervento sulle linee guida del ministero, annunciando che tra sei mesi tornerà a riferire sui risultati dell'indagine sui Cpt.
L'intervento del titolare del Viminale divide l'opposizione: la Lega definisce «preoccupante» la relazione di Amato sul fronte dell' immigrazione, mentre per Bocchino, di An, «evidenzia le difficoltà del Governo». L'intervento di Amato è invece piaciuto all'Udc: «si è trattato di una relazione sobria e prudente», ha detto Giampiero D'Alia.
Favorevole l'opposizione: i Verdi, con Ripamonti, plaudono alle proposte sulla cittadinanza, Aly Baba Faye (Ds) parla di intervento «serio e responsabile», mentre Graziella Mascia (Prc) apprezza l'intervento del ministro, anche se lo definisce «ancora poco coraggioso». Importanti «passi avanti» per l'Arci.
20 giugno 2006