ELENCO DOCUMENTI ALLEGATI ALLA RELAZIONE

 

 

 

1.    Nota GIL - CISL - UIL

2.    Nota UGL

3.    Nota CONFINDUSTRIA

4.    Nota CONFAPI

5.    Nota CONFAGRICOLTURA COLDIRETTI - CIA

6.    Nota FEDERALBERGHI

7.    Nota CONFESERCENTI

8.    Nota CONFARTIGIANATO - CNA

9.    Nota LEGA COOPERATIVE

10.                 Nota COMUNITA DI SANTEGIDIO

11.                  Nota FONDAZIONE MIGRANTES

12.                  Nota CARITAS ITALIANA

13.                  Nota ARCI

14.                  Nota ACLI

15.                  Nota ANCI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Roma, 30 settembre 2005

 

CGIL

CISL

UIL

 

 

Spett.le

Ministero dellInterno

Dipartimento per le Libert

Civili e lImmigrazione

Palazzo del Viminale

ROMA

 

Cod.IV/3442/11

Prot.1854/2005

 

 

Oggetto: Nota CGIL CISL UIL su Programmazione flussi 2006 (art.2 bis T.U. sullimmigrazione)

 

 

 

 

CGIL, CISL, UIL nel prendere atto che il  Ministero dellInterno, ai sensi dellart. 2-bis del Testo Unico, ha istituito il Tavolo tecnico per la programmazione dei flussi dingresso per il 2006, rilevandone il ritardo nellapplicazione e ricordando che la convocazione delle Parti Sociali era  previsto dalla legge sin dal 1998, esprimiamo alcune  considerazioni su tali problematiche:

La decisione sia pur tardiva di dare applicazione alla legge nel consultare le parti sociali pu essere una opportunit positiva. Siamo dellopinione che la politica di programmazione dei flussi, fortemente centralizzata e varata   dal Governo, per scelte politiche ideologiche non risponda alle necessit del fabbisogno di manodopera immigrata da immettere nel mercato del lavoro in base alla determinazione delle quote dingresso. Finora sono state assegnate dal Governo in modo non attinente alle esigenze territoriali, lo confermano le quote in eccesso per  neo-comunitari o in difetto per alcuni Paesi a forte vocazione migratoria, nonch in relazione alle effettive richieste dei datori di lavoro.

Il meccanismo delle quote dingresso di lavoratori stranieri una semplice finzione: sperare di ottenere una quota dingresso in occasione del decreto flussi che ha lo stesso grado di probabilit di una vincita alla lotteria. In realt il decreto flussi serve in buona parte da sanatoria mascherata per le centinaia di migliaia di lavoratori irregolari che vivono e lavorano nel nostro Paese.

Questo meccanismo  ha finito per premiare di fatto la presenza ed il lavoro irregolare di una quota consistente di immigrati, costringendoli al ricatto dei trafficanti di esseri umani e ad una vita e condizioni di lavoro umilianti e senza futuro.

  Cgil, Cisl, Uil sono per un meccanismo  dingresso che favorisca limmigrazione    regolare e risponda alle reali esigenze del mercato del lavoro, con la proposta distituzione di un visto dingresso per ricerca di occupazione ed un permesso di soggiorno temporaneo allo stesso scopo. In questo modo si mette davvero a contatto la domanda e lofferta di lavoro e si combatte limmigrazione clandestina e soprattutto il  traffico internazionale di esseri umani.

Questi gravi errori di valutazione della realt del fenomeno immigrazione, a nostro giudizio, sono frutto, tra laltro, di un mancato coinvolgimento delle Regioni, che dovrebbero assumere un potere concertativo, con le forze sociali presenti nel territorio (sindacati, imprenditori, associazioni), al fine di indicare le reali necessit del numero degli stranieri da includere nelle quote dingresso con lobiettivo di uno sviluppo armonioso socio-economico del territorio che, quindi, tenga conto della realt in cui si andranno ad inserire gli immigrati. La politica dingresso deve essere legata ai processi di integrazione che non possono prescindere dalle politiche socio-sanitarie, della casa, della scuola. Per queste ragioni le Regioni dovrebbero avere un ruolo strategico nelle politiche di programmazione dei flussi.

Il Governo, a nostro parere, dovrebbe assumere un ruolo di coordinamento delle Regioni e di promozione di iniziative di cooperazione allo sviluppo verso i Paesi dorigine ad alto tasso migratorio.

Per le Organizzazioni Sindacali decisivo che la programmazione flussi 2006 abbia come punto di valutazione iniziale le domande gi inoltrate dai datori di lavoro rimaste inevase.

Gli effetti nefasti di una politica dei flussi che non tiene conto delle reali esigenze del Paese e dellesperienza di alcuni suoi importanti protagonisti, ha determinato e continuer a farlo nel futuro, clandestinit, irregolarit e lavoro nero.

 

 

Distinti saluti

 

        CGIL                                               CISL                                                   UIL

Fulvio Fammoni                              Oberdan Ciucci                                Guglielmo Loy

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sei    Sindacato Emigrati Immigrati

 

 
                                        

Alla cortese attenzione del

Direttore centrale per le politiche dellimmigrazione e dellasilo

presso il Dipartimento per le libert civili e limmigrazione

del Ministero dellInterno

 

Oggetto: Gruppo tecnico di lavoro di cui allarticolo 2 bis del TU sullImmigrazione

 

Facendo seguito alla riunione dello scorso 22 settembre si comunica quanto segue.

I flussi di ingresso per lanno in corso sono indubbiamente connotati, per questa organizzazione sindacale, da novit estremamente positive che possono essere cos sintetizzate:

      In primo luogo, riguardo alla procedura di presentazione dellistanza di chiamata nominativa di uno straniero dallestero, si evidenzia un significativo snellimento. Ci grazie alla spedizione postale. Ci ha permesso di eliminare le lunghe file degli aspiranti datori di lavoro innanzi agli Uffici provinciali del lavoro, un fenomeno al quale avevamo, viceversa, assistito negli anni passati. Finalmente cancellate anche le lunghi notte passate alladdiaccio, sicuramente non rispondenti alle attese di un popolo civile e che, soprattutto, hanno portato ad episodi di diffusa illegalit.

      Visto il buon risultato conseguito, la procedura potrebbe essere ulteriormente migliorata magari con la previsione della possibilit di presentare la domanda anche presso sportelli postali, ma non necessariamente di Poste italiane.

      Lintero iter, a giudizio di questa organizzazione, potrebbe altres essere migliorato attraverso laccorpamento sia procedurale che di autorit competente della stessa procedura di chiamata normativa. Ci in seguito alle nuove disposizioni, per le quali lo sportello unico per lImmigrazione presso le UTG provinciali ha accorpato funzioni prima distinte e frazionate in altre strutture, quali, ad esempio, lUfficio provinciale del lavoro e la Questura.

      Questa organizzazione ha anche condiviso la decisione di estendere le quote riservate per quei Paesi ad alto rischio di immigrazione clandestina, come Bangladesh, Sri Lanka, Marocco, Nigeria e Pakistan. Importante in questo senso anche il raggiungimento di accordi bilaterali con i Paesi di origine, cosa che ha permesso di limitare sensibilmente il drammatico fenomeno dei viaggi della disperazione che, purtroppo di sovente, si traducono in viaggi della morte.

      Di certo, sulla base di questa esperienza, possibile ipotizzare per il futuro lestensione di quote riservate in seguito ad accordi bilaterali anche verso altri Paesi.

      Questa organizzazione, infine, auspica la creazione di sportelli, comunicanti con lUTG di riferimento ed espressamente dedicati alla visione dello stato della pratica in oggetto.

Si porgono distinti saluti

 

Luciano La gamba

(Responsabile nazionale Ugl Sei)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                  

 

                                                                                                                                                               

 

 

 

Alla c.a. del Prefetto Marchione

Presidente del Gruppo tecnico di lavoro ex art. 2-bis del T.U. Immigrazione

c/o Ministero dellInterno

 

 

 

Oggetto: Programmazione dei flussi di ingresso dei lavoratori extracomunitari per lanno 2006. Indicazioni per il settore agricolo.

 

 

A seguito della riunione del Gruppo tecnico ex art. 2-bis del T.U. sullImmigrazione, tenutasi il 22 settembre u.s., si ritiene opportuno ribadire e precisare alcune delle questioni gi sollevate in occasione del predetto incontro, in considerazione del grande interesse dellintero mondo agricolo per una efficiente gestione delle quote di lavoratori extracomunitari ammessi annualmente nel territorio dello Stato.

 

Per quanto riguarda il flusso di lavoratori extracomunitari in via di programmazione per lanno 2006, il fabbisogno stimato, per motivi di lavoro stagionale, dalle scriventi Organizzazione pari a 60.000 unit circa.

 

Tale indicazione, di poco superiore alla quota di lavoratori stagionali ammessi per il 2005, si spiega con lesigenza peraltro gi espressa anche con riferimento allanno in corso al Ministero del lavoro prima della recente pausa estiva di mettere a disposizione delle aziende agricole un adeguato numero di lavoratori anche per le campagne di raccolta estive ed autunnali e per le lavorazioni che si effettuano nellultima parte dellanno solare.

 

La predetta programmazione, inoltre, dovrebbe tener conto delle difficolt incontrate nei precedenti anni nelle richieste di autorizzazione per lavoratori provenienti da Paesi non firmatari di trattati internazionali di cooperazione per il contrasto dellimmigrazione clandestina. Ed infatti le rilevanti quote riservate dai decreti flussi ai lavoratori provenienti da Paesi che hanno con lItalia rapporti privilegiati, restringono troppo la possibilit di accesso alle quote per lavoratori provenienti da altri importanti Paesi.

 

Sempre sul piano della composizione delle quote dal punto di vista della nazionalit dei lavoratori, si segnala inoltre la necessit di prevedere nel 2006 il superamento del regime transitorio di accesso al lavoro in Italia previsto per i cittadini neocomunitari. Le statistiche elaborate dal Ministero del lavoro con riferimento alle quote 2005 per tale categoria di lavoratori dimostrano, infatti, inequivocabilmente come siano stati fugati i dubbi e le preoccupazioni circa una possibile invasione di cittadini neocomunitari. Una liberalizzazione del regime di acceso realizzerebbe una notevole semplificazione degli adempimenti amministrativi per le aziende interessate.

 

Non pu non rilevarsi inoltre che, nella redistribuzione delle quote a livello regionale, occorre tener conto del fabbisogno espresso anche dalle regioni centrali e meridionali e non solo di quelle tradizionalmente pi interessate del nord Italia.

 

Occorre altres garantire massima trasparenza nelle procedure di trasmissione delle richieste di autorizzazione al lavoro tramite uffici postali, fornendo indirizzi chiari precisi e uniformi sullintero territorio, al fine di porre tutti i soggetti interessati nelle medesime condizioni di partenza.

 

Sempre in materia di procedure, si segnala lesigenza di valutare attentamente lo stato di attuazione delle disposizioni regolamentari emanate nello scorso febbraio, al fine di scongiurare il pericolo di dare avvio allassegnazione delle quote 2006 in assenza di indicazioni amministrative ed operative chiare, precise ed omogenee su tutto il territorio nazionale. In particolare occorre affrontare i problemi relativi agli oneri dellalloggio e delle spese di rientro nel Paese di provenienza del lavoratore, in unottica di flessibilit e sostenibilit degli adempimenti da parte delle aziende agricole.

 

Leffettiva semplificazione delle procedure unesigenza particolarmente sentita nel settore agricolo che interessato principalmente, come gi detto, ai contratti di tipo stagionale, per i quali sono fondamentali a causa delle particolari esigenze colturali delle aziende la certezza e la tempestivit del rilascio del nulla osta al lavoro, del visto di ingresso e del permesso di soggiorno.

 

Al tal fine, peraltro, si ritiene indispensabile il coinvolgimento delle parti sociali, sia a livello nazionale per la definizione delle procedure e degli adempimenti che verranno adottati dallo Sportello Unico, sia a livello regionale e provinciale per una gestione sinergica e condivisa dei flussi di istanze presentate per conto delle aziende agricole nostre associate.

 

Nel confidare nellaccoglimento delle istanze rappresentate, si ringrazia per lattenzione dimostrata nei confronti del settore agricolo e si porgono distinti saluti.

 

 

C.I.A.                            CONFAGRICOLTURA                    COLDIRETTI  F.to Claudia Merlino                     F.to Tania Pagano             F.to Romano  Magrini

 

 

 

 

 

 

 

Politiche Contrattuali

 

 

Programmazione dei flussi dingresso dei lavoratori extracomunitari per lanno 2006

 

 

Considerazioni di sintesi

 

 

 

 

Facendo seguito alla riunione del gruppo tecnico di lavoro (art. 2-bis del TU sullImmigrazione) del 22 settembre u.s. riteniamo utile evidenziare in sintesi alcune considerazioni.

 

In primis si ritiene fondamentale che il sopra citato gruppo di lavoro venga convocato ed operi con continuit per la gestione delle diverse problematiche di programmazione e gestione dei flussi dingresso dei lavoratori extracomunitari.

 

La nostra Confederazione che rappresenta imprese del terziario, distribuzione, turismo e servizi avverte da sempre difficolt relative alle definizioni delle quantit degli ingressi di lavoratori extracomunitari.

Il fabbisogno territoriale e temporale per le nostre imprese non omogeneo in quanto raggiunge picchi considerevoli in determinate regioni e soprattutto nel periodo primavera - estate.

 

Sicuramente aiuta ed positiva la previsione contenuta nel recente Legge 80/2005 che dispone che per i settori dellagricoltura e del turismo gli ingressi per esigenze di carattere stagionale potranno essere definiti con DPCM .

In particolare si sono sempre verificate delle difficolt per il lavoro stagionale in Emilia-Romagna che esprime in termini numerici un fabbisogno di circa 12 mila unit.

CՏ poi da sottolineare che la richiesta maggiore per il comparto turistico-alberghiero riguarda etnie dotate di particolari competenze professionale, come i lavoratori rumeni.

 

Dalle osservazioni delle nostre sedi territoriali si evince che le carenze pi gravi si registrano, sia per il lavoro annuale che per quello stagionale, sulle procedure.

 

Il nuovo sistema delle Raccomandate presso gli Uffici Postali ha fatto registrare alcune incoerenze, come lorario di apertura differenziato dei diversi Uffici Postali, che vanno assolutamente rimosse

 

Anche la fase di smaltimento delle richieste ha evidenziato difficolt, che hanno fatto registrare rallentamenti nelle Procedure.

 

La nostra Confederazione disponibile a valutare anche percorsi e progetti di collaborazione sul territorio con le istituzioni competenti, per migliorare ed accelerare i tempi delle procedure. Sicuramente una collaborazione, tipo quella avviata in via sperimentale con i Patronati per il rinnovo dei permessi di soggiorno, pu produrre esiti positivi se sviluppata e consolidata.

 

Carenze, inoltre, si registrano, una volta ricevuto il nulla osta dalle questure, sui tempi di attesa necessari a ricevere il visto duscita del lavoratore extracomunitario dal paese dorigine (soprattutto dalla Romania). Tali ritardi creano delle difficolt alle nostre imprese soprattutto a quelle del settore turistico-alberghiero, per le quali la tempestivit delle procedure fondamentale per lorganizzazione del lavoro.

 

Roma, 29 settembre 2005

 

Elvira Massimiano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LE PROPOSTE DI LEGACOOP PER IL DECRETO FLUSSI

I dati resi disponibili nella riunione tenuta presso il Ministero dellInterno il 22 settembre u.s. confermano le opinioni maturate in relazione ai primi periodi di applicazione della vigente disciplina sulle quote di ingresso dei lavoratori stranieri.

In particolare si evidenzia che:

 

      E sostanzialmente inutile il sistema delle quote programmate per i cittadini dei nuovi membri UE, poich il numero degli ingressi effettivi risultato ben inferiore  alle previsioni. Non ha senso dunque continuare col sistema delle quote.

      Per quanto riguarda gli ingressi dei lavoratori extracomunitari, occorre adeguare le quote alla domanda effettiva, espressa dalle richieste dei datori di lavoro, in particolare per quanto riguarda il lavoro non stagionale, rendendo nel contempo pi flessibile la suddivisione per territori e tipi di attivit in modo da poter meglio soddisfare la domanda di manodopera regolare.

      E inoltre opportuno intervenire registrare meglio il meccanismo di invio delle domande tramite gli uffici postali al fine di garantire la certezza della parit di accesso a tutti i datori di lavoro interessati.

 

Si ribadisce infine lutilit di un metodo di gestione della materia basato sul monitoraggio continuo dei dati, e  sul dialogo e la collaborazione tra Istituzioni competenti e arti sociali.

 

-----------------------

 

                                                                                                    IL PRESIDENTE

                                                                                                 F.to Dr. Giuliano Poletti 

                            

 

 

 

 

Comunit di SantEgidio

 

Note sulla programmazione annuale dei flussi

 

Riteniamo che qualsiasi proposta sul documento di programmazione annuale dei flussi debba in premessa considerare alcuni elementi desumibili dallanalisi dei dati elaborati in occasione delle domande di assunzione attraverso i contratti di soggiorno presentate allinizio di questo anno.

 

A) Le 195.939 domande presentate con richiesta di non comunitari per contratti diversi da quelli stagionali segnala un fabbisogno non temporaneo ma strutturale; si tratta infatti di una richiesta formulata dopo non molto tempo dalla pi estesa regolarizzazione verificatasi in Italia e forse in Europa, cha a quella data aveva certamente riassorbito una gran parte del lavoro sommerso e soddisfatto in larga misura il fabbisogno presente nelle imprese e nelle famiglie a quel momento.

Per questo la cifra di 195.939 domande non costituita tanto da uno stock di manodopera accumulatasi negli anni o da una domanda di lavoro arretrata, rappresenta piuttosto lentit del flusso ordinario su base annuale del fabbisogno di manodopera straniera che ormai le imprese e le famiglie con continuit esprimono, semmai  per difetto visto un parziale scoraggiamento che la chiamata nominativa a distanza con il contratto di soggiorno comunque inevitabilmente produce. 

Da questa considerazione nasce una prima conclusione : tenuto conto delle richieste pervenuto lo scorso anno, necessario che lentit della programmazione annuale del fabbisogno di lavoratori stranieri non comunitari per contratti diversi da quelli stagionali si dimensioni su una cifra non inferiore alle 200.000 unit.

 

B) Le domande proposte, al momento della chiamata, hanno dimostrato nella quasi totalit dei casi di essere stabili e rispondenti ad un bisogno effettivo; non vi ragione di credere, se non nella misura di un calo fisiologico dovuto al decorso dellanno, che oggi siano non pi attuali le 141.439 (195.939 54.500) domande rimaste questanno insoddisfatte. Anche ad ipotizzare una diminuzione fisiologica nellordine di 1/3, circa 100.000 domande sono ad oggi attuali e insoddisfatte, meritano per essere state proposte gi da tempo una proposta specifica.

Sarebbe quindi opportuno che, nel programmare i flussi per il prossimo anno, si prevedesse per chi ha gi proposto nel 2005 domanda senza essere stato chiamato lonere di confermare la richiesta, avendo assicurazione per questanno di essere preferito nella chiamata.

Questa relazione tra conferma e prelazione permetterebbe, anche per il futuro, di sdrammatizzare il problema della precedenza nella chiamata, attribuendo alla richiesta quanto meno il valore di una prenotazione, da confermare, per lanno successivo; sarebbe anche uno strumento flessibile che consentirebbe di monitorare in tempo reale landamento di questa domanda di lavoro seguendola di anno in anno.

Le due proposte si correlano tra loro : se la dimensione realistica della programmazione annuale si attesta sulle 200.000 unit, allora possibile riconoscere per circa la met una prelazione a quanti hanno fatto richiesta lo scorso anno, lasciando cos una disponibilit residua di ulteriori 100.000 unit e verificando in quale misura si vengono a rideterminare eventuali eccedenze di richieste rispetto alla dimensione dei flussi programmati.

 

C) Il modello della chiamata fuori quota, gi sperimentato con successo per le professioni infermieristiche, pu avere unulteriore estensione alle qualifiche impiegate nel lavoro di cura ed educazione della persona, dagli anziani, ai soggetti diversamente abili, ai bambini.

Alcuni riferimenti utili per individuare queste qualifiche sono gi rintracciabili nella contrattazione collettiva; cos lart.10 del CCNL del lavoro domestico (scaduto all8.3.2005 ed in fase di rinnovo) prevede linquadramento alla prima categoria di quanti svolgano mansioni per le quali occorra una specifica elevata competenza professionale (infermiere diplomato generico o assistente geriatrico; sarebbe possibile enucleare, con riferimento a queste o ad altre mansioni di comparti diversi, una serie di qualifiche ovviamente precisate al momento della richiesta nel contratto di soggiorno - che non vengano conteggiate nelle quote annuali.

Se questa soluzione anche solo in via sperimentale e per un tempo limitato fosse introdotta a partire dal 2006, allora probabilmente anche lentit complessiva dei flussi per lavoro a tempo indeterminato potrebbe essere ridotta rispetto alla misura in precedenza indicata (nel 2005 sono state infatti 54621 le richieste formulate per lavoro domestico, una parte delle quali di certo esprime qualifiche effettivamente impiegate in attivit di cura ed educazione della persona).

 

D) Il modello di programmazione annuale basato su una serie di partizioni (comunitari e non, lavori stagionali e non, paesi con quote riservate e non) se consente allinizio una programmazione analitica, determina per poi nella fase attuativa della programmazione una serie di rigidit che si traducono in altrettante diseconomie.

Per esempio, alleccedenza di 141.439 richieste rimaste insoddisfatte per il lavoro a tempo indeterminato dei non comunitari ha fatto riscontro nel 2005 una carenza di richieste rivolte ai Nuovi UE di ben 35.404 unit (79.500 44.096): senza modificare limpianto della programmazione annuale e la sua partizione (compresa la previsione di quote riservate ai nuovi UE che costituisce adempimento di obblighi internazionali) sarebbe sufficiente prevedere un meccanismo di reimpiego automatico delle quote non utilizzate laddove si registrino in corso di anno situazioni del genere.

Solo osservando landamento del 2005, evidente che un meccanismo del genere avrebbe comunque soddisfatto un 20% ulteriore di domande di manodopera straniera, riducendo cos la quantit di richieste che non hanno avuto  risposta da 141.439 a 106.035 (141.439 35.404).

Un meccanismo del genere non determinerebbe per lItalia alcuna violazione degli obblighi assunti a livello comunitario al momento dellallargamento dellUE; lItalia infatti si impegnata a consentire lingresso con quote riservate dei lavoratori provenienti dai paesi EU di recente ingresso, ma non a conservare questa disponibilit per un tempo indeterminato in assenza di effettivo utilizzo.

 

In conclusione le proposte possono essere cos sintetizzate :

 

A.        Sulla base dellesperienza del 2005, dimensionare in misura non inferiore alle 200.000 unit il flusso programmato per il 2006 per lavoratori non comunitari impiegati in lavoro subordinato diverso dallo stagionale;

B.        Riconoscere una prelazione a quanti hanno presentato domanda nella programmazione 2005 senza essere chiamati, subordinandola alla conferma della domanda a suo tempo proposta;

C.        Enucleare un insieme di qualifiche, con specifico riferimento alla contrattazione collettiva, impiegate nella cura e nelleducazione della persona per le quali sia consentita la conclusione del contratto di soggiorno senza essere computati nelle quote annuali;

D.        Prevedere in corso di attuazione della programmazione annuale meccanismi automatici di reimpiego delle quote inutilizzate in relazione alle eccedenze di richieste

 

 

 

 

                                                       Responsabile  Servizio Stranieri

                                                                  Daniela  Pompei

 

 

 

 

 

Roma, 29 settembre 2005

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALCUNE CONSTATAZIONI E PROPOSTE DELLA FONDAZIONE MIGRANTES

 

CIRCA LA PROGRAMMAZIONE DEI FLUSSI DINGRESSO PER IL 2005

 

 

 

1.  Il fatto che la grande maggioranza dei lavoratori stranieri, ora titolari di permesso di soggiorno, provenga da una previa situazione di irregolarit per lavoro e per soggiorno ed ora ritrovi in condizioni di regolarit grazie ai ripetuti provvedimenti di regolarizzazione (che in media hanno interessato centomila lavoratori allanno dal 1990 ad aggi), dovrebbe realisticamente indurre ad aumentare le quote di ingresso nei prossimi anni di almeno centomila unit ; altrimenti le sacche di irregolarit anzich prosciugarsi si potrebbero allargare di anno in anno fino a rendere necessarie altre regolarizzazioni di situazioni resesi insostenibili.

 

 

2.  Di fronte alla crescente domanda di personale straniero per il settore della collaborazione familiare che riguarda nostri concittadini inabili e anziani, ci si domanda perch non equiparare, sia pure entro rigorosi limiti e controlli, questa categoria di lavoratori (i/le badanti) agli infermieri e pertanto far rientrare questa categoria in quanto previsto dallart. 27 del Testo Unico, sottraendola alle programmazioni annuali dei flussi e dosandone lentrata secondo leffettivo bisogno.

 

 

3. Inoltre, sempre a proposito di collaborazione familiare, che assorbe soprattutto donne dellEst che hanno a carico una famiglia lasciata in patria, sembra opportuno pensare a una specie di stagionalato ciclico, che consenta a due o tre colf, eventualmente legate tra loro da vincolo di parentela o di vicinanza, di prestare a turno il servizio presso la medesima famiglia o il medesimo gruppo di famiglie. Assistenti sociali, patronati, associazioni, gruppi di volontariato ed altre forze del terzo settore potrebbero svolgere un capillare ed efficace servizio presso le famiglie interessate per rendere praticabile e proficua questa formula.

 

 

4. In Italia molte questure hanno trovato una qualche soluzione per abbreviare le estenuanti attese per il rinnovo del permesso di soggiorno ed anche il Ministero dellInterno sta gi sperimentando, sembra con un qualche successo, una formula per abbreviare i tempi di attesa. Perch non si pu individuare un qualche simile espediente anche presso i Consolati cos che possano rilasciare, salvo casi particolari, in tempi pi ragionevoli il visto dingresso per motivi di lavoro?

 

 

5. I ritardi e gli intoppi della macchina burocratica presso le Questure La frustrante e penosa esperienza di questi anni circa i ritardi e gli intoppi della macchina burocratica presso le Questure si ripete allestero presso diversi Consolati: in diverse provincie in Italia si trovata una qualche valida soluzione, perch non altrettanto allestero?

 

 

                                                                                                      F.to   P. Bruno Mioli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allattenzione

Dott. Sabatino Marchione

Ministero dellInterno

Roma

 

 

 

Programmazione delle quote per il 2006

Proposte di Caritas Italiana (22.9.2005)

 

            1. Una riflessione sui dati forniti in merito allutilizzo delle quote stabilite per il 2005, che ha fornito una base di riflessione prima non disponibile, lascia ipotizzare che per il 2006 possono essere considerate realistiche la quota di 200.000 lavoratori per linserimento a tempo indeterminato e di 100.000 lavoratori per linserimento come stagionali, con riferimento tanto ai lavoratori extracomunitari che a quelli provenienti dai nuovi Stati membri.

 

            2.La determinazione di quote adeguate per il 2006 non fa venir meno la necessit di rivedere i meccanismi di accesso al mercato del lavoro al fine di evitare che la programmazione sia, in una certa misura, una sorta di sanatoria di inserimenti lavorativi gi effettuati.

 

            3.Per il passato bisogna tenere conto che vi sono situazione da sanare, perch con le quote del 2005 per il lavoro non stagionale sono state soddisfatte solo un quarto delle domande di autorizzazione presentate da famiglie e da imprese.

 

4.Strettamente legato alle quote il problema delle procedure per larrivo di un lavoratore dallestero, che risultano ancora rallentate sia in Italia che presso le rappresentanze diplomatiche italiane allestero. Si attende che lincipiente funzionamento degli sportelli unici diventi pi spedito e che i servizi allestero vengano potenziati.

 

            5.Pi volte in ambito ecclesiale stato auspicato che la programmazione delle quote porti anche a rendere avvertiti, a livello nazionale e territoriale, sulla necessit di investire sui servizi sociali di accoglienza e sulla tutela dei diritti. Ogni direttiva e iniziativa promossa in tal senso trover la rete ecclesiale disponibile alla collaborazione.

 

            6.Vi sono miglioramenti nella programmazione dalla grande portata sociale, che non comportano un aggravio degli oneri e dei quali andrebbe esaminata la fattibilit giuridica. In particolare, opportuno stralciare dalle quote annuali il rilascio dei permessi a determinate categorie di lavoratori immigrati:

-       le persone che si sottraggono al mondo della tratta;

-       i minori non accompagnati al compimento del 18 anno di et;

-       gli studenti che, dopo il titolo di studio, decidono di restare in Italia;

-       le assistenti familiari richieste per motivi di cura (badanti).

 

7.Di fronte al diffuso fenomeno delle assistenti familiari, che sono sposate e devono anche occuparsi della propria famiglia in patria pur avendo la necessit di lavorare in Italia, opportuno pensare allavvicendamento, nellarco di un anno, di pi persone a servizio della stessa famiglia o della stesa persona bisognosa di assistenza, una sorta di turn-over o di stagionalato familiare.

 

8.Poich la formazione allestero inclusa nei meccanismi di programmazione in quanto d diritto a prelazione, opportuno disporre di maggiori elementi (risorse utilizzate, numero dei beneficiari, efficacia degli interventi,  prospettive future) che consentano di maturare una presa di posizione argomentata al riguardo.

 

 

Grato per lattenzione e disponibile ad ogni ulteriore collaborazione

 

Cordiali saluti

 

Don Giancarlo Perego

Resp. Immigrazione Caritas Italiana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Breve nota sulla programmazione dei flussi migratori, art.2bis del TU sullimmigrazione

A cura dellArci

 

La normativa relativa agli ingressi di lavoratori e lavoratrici straniere nel nostro Paese frutto di una politica affatto aderente alla realt e/o alle esigenze e del paese ospitante e dei nuovi arrivati  il che, a nostro giudizio, ha determinato  clandestinit e lavoro nero, e, quindi conflittualit ed emarginazione sociale

A tacer daltro ed a conferma  del  giudizio espresso valgano i dati di fonte governativa ( Ministero dellInterno) relativi alle domande di autorizzazione al lavoro presentate da aziende o famiglie per lanno in corso. Da questi dati risulta del tutto evidente come la richiesta di manodopera, e quindi la reale capacit dassorbimento nel mercato del lavoro interno, sia di gran lunga superiore al numero (quota) di ingressi consentiti dai competenti organi statali. In sostanza  non dato riconnettere, neanche per linterprete, quale sia il criterio per determinare gli ingressi legali (con anchessi - irrealistica procedura) posto che non da relazionarsi con le probabilit di inserimento lavorativo, che appunto sarebbe dato dal fabbisogno di manodopera

l Differenza tra assorbimento nel mercato del lavoro ed ingressi legali  ancor pi eclatante con riguardo al lavoro non stagionale di lavoratori e lavoratrici provenienti da Paesi non appartenenti allUE: il rapporto di uno a quattro, o uno a cinque a seconda della tabella a cui si fa riferimento (la n.3 o la n.6) ossia di un posto disponibile per ogni quattro o cinque richieste.

I dati riportati indicano quindi linadeguatezza delle previsioni dellamministrazione centrale e lincapacit di regolamentare con misure adeguate larrivo di lavoratori stranieri in Italia

  A ci si aggiunga  che perch sia configurabile un ingresso legale per lavoro il lavoratore straniero non soggetto solo allarbitrio (perch privo di un criterio trasparente) del limite numerico ma dovrebbe porre in essere una procedura amministrativa del tutto velleitaria:basti pensare alla cd chiamata diretta nominativa ovvero la gi avvenuta stipula in Italia con un lavoratore che si trova allestero e che non si mai avuto occasione di conoscere per comprendere  come la grande maggioranza degli ingressi avvengono al di fuori della previsione di legge.

E fatto notoche una stipula contrattuale per un lavoro che richiede il rapporto fiduciario possa che essere altro che finzioneed in fatti lincontro tra domanda e offerta di lavoro si pensi al caso di  di cura e domestici, avviene non solo dopo la diretta conoscenza del lavoratore ma nella quasi totalit dei casi dopo un periodo di prova

 Anche lidea della formazione dei migranti nei paesi dorigine velleitaria se la si considera allinterno dei processi reali di crescita delle aziende e in relazione ai bisogni di assistenza che oggi esprimono le famiglie italiane.

 

Il risultato di questa situazione, conseguenze di scelte del governo, sono i dati di quelle tabelle, che rappresentano una denuncia precisa e circostanziata delle politiche di chiusura delle frontiere che producono clandestinit e irregolarit, con conseguenze disastrose in termini di morti di frontiera e sfruttamento nel mondo del lavoro, nonch dio abbassamento delle garanzie per tutti i lavoratori.

Si costringono gli stranieri, e ci dimostrato dai numeri delle sanatorie dal 1986 al 2002, a vivere per un lungo periodo in condizioni di irregolarit e quindi di ricattabilit.

 

Anche la previsione di liberalizzare alcune tipologie di lavori (lavori si assistenza ad esempio) se non sostenuta da meccanismi diversi da quelli della chiamata diretta, non produrr una diminuzione della clandestinit e della irregolarit.

Nei fatti la chiamata diretta nominativa che favorisce e alimenta i trafficanti di clandestini.

 

Paradossalmente il massimo di controllo nelle dichiarazioni del governo corrisponde allassenza, alla rinuncia di governare gli ingressi che di fatto vengono regolarizzati con i decreti flussi, che diventano delle sanatorie annuali.

 

Per modificare lo stato delle cose necessario introdurre un meccanismo che consenta agli stranieri di rivolgersi allo Stato italiano per entrare e consegni a loro la responsabilit dellingresso e non al datore di lavoro.

In questo senso la sola proposta strategica quella di introdurre il permesso di soggiorno per ricerca di lavoro.

 

Si tratta di una proposta realistica, che consentirebbe a tutti di entrare legalmente, nel rispetto di regole certe, volte a  garantire innanzitutto  chi vuole attraversare le nostre frontiere.

 

Per esplicitare la proposta proviamo a entrare, anche se in maniera limitata, nel dettaglio.

Lo straniero che vuole entrare in Italia si rivolgerebbe ala rappresentanza consolare italiana del Paese dorigine chiedendo di entrare e autocertificando la disponibilit di risorse sufficienti a mantenersi per il periodo di durata del permesso di soggiorno (da un minimo di 6 mesi in su, a seconda delle risorse disponibili). Ad ingresso avvenuto il visto, dove previsto, si dovrebbe, come gi oggi avviene per le altre tipologie di permessi di soggiorno, trasformare in permesso a partire dalla dimostrazione delle risorse disponibili.

In tal modo la persona in cerca di lavoro si potrebbe muovere liberamente sul territorio alla ricerca di un lavoro, unica condizione perch lincontro tra domanda e offerta di lavoro avvenga in maniera legale, paritaria e trasparente.

Lo Stato sarebbe a conoscenza della presenza di questa persona, della sua identit e dellevolversi della sua condizione sul territorio. Si sarebbe a conoscenza anche del numero di visti e permessi per ricerca di lavoro che si trasformano in permessi per lavoro e quindi una verifica a valle del numero di lavoratori necessari. Lo straniero in cerca di lavoro potrebbe rimanere fino a che le sue risorse lo consentano e tornare a casa nel caso di fallimento del progetto migratorio e a risorse finite (se lo straniero in possesso di risorse sufficienti non si capisce perch non deve poter rimanere in Italia auto sostenendosi; si pensi a tal proposito alle migliaia di euro che i migranti pagano ai trafficanti di clandestini per attraversare la frontiera dellEuropa), per poi ritornare dopo un breve periodo (un anno ad esempio) sulla base di un patto sottoscritto al momento dellingresso sul territorio dello Stato. Un patto che renderebbe efficace la regola perch si baserebbe su un meccanismo premiale che rende conveniente a entrambi, allo straniero e allo Stato, il rispetto dello regole.

 

 

 

      Filippo Miraglia

      Responsabile Nazionale Immigrazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla cortese attenzione del Comitato tecnico

 

 

Oggetto:        nota di commento dellUfficio immigrazione e diritto dasilo dellANCI al documento Analisi dei fabbisogni lavorativi in preparazione della programmazione dei flussi di lavoratori extracomunitari per il 2006 proposto al Gruppo tecnico costituito ex art. 2 bis presso il Ministero degli Interni.

 

Roma, 14 settembre 2005

 

Lanalisi che il documento propone pone in premessa la difficolt di elaborare previsioni affidabili sul fabbisogno che il nostro Paese ha di lavoratori extracomunitari e la tendenza a emanare decreti flussi per un numero di ingressi inferiore al reale fabbisogno, considerato il fatto che le quote si esauriscono sempre e comunque prima della fine dellanno. Questa scelta motivata dalla volont di incentivare il riassorbimento della disoccupazione italiana.

 

Se questo lobiettivo, non sembra che sia stato raggiunto. Da un lato gran parte dei cittadini stranieri presenti in Italia lavorano in ambiti in cui gli italiani non sono disponibili ad occuparsi; dallaltro, ragionamenti certi su questi temi non possono essere fatti nel momento in cui mancano dati certi sulle percentuali di disoccupazione in Italia, finch i dati dellItalia sulleconomia sommersa e sul lavoro nero rimangono cos preoccupanti[1]. Non sembra quindi che lo strumento sia adatto al perseguimento dellobiettivo dichiarato.

 

Il documento fa riferimento ad un divario tra domanda di lavoratori stranieri e ingressi autorizzati in diminuzione, visto laumento dai 79.500 del 2003 ai 179.000 nel 2005. Si tratta, come chiarisce il documento stesso, di un aumento a favore dei paesi di nuova adesione allUE nellambito delle fasi transitorie (della durata di tre anni) che precedono la piena libert di movimento. Il nostro paese ha scelto di avvalersi dellopzione della fase transitoria per attrezzarsi a rispondere in maniera adeguata allarrivo di neocomunitari che, si prevedeva, avrebbero bussato alle nostre porte in massa. Il numero di cittadini di Paesi di nuova adesione che hanno deciso di venire in Italia si invece fermato a 18.000:  tuttaltro che lannunciata orda di arrivi, dunque.

 

Secondo i dati del Ministero del lavoro, le domande di assunzione dallestero sarebbero pari a 284.000, di cui 208.000 per lavoro non stagionale. Anche in questo caso, per, il dato non regge ad unanalisi pi approfondita. E noto infatti che le domande presentate in occasione dellemanazione del decreto flussi riguardano principalmente stranieri gi presenti irregolarmente sul territorio italiano (principalmente persone occupate nellassistenza domiciliare) che i datori di lavoro vogliono far emergere. In poche parole, una sanatoria. Se questo vero, allora il numero di domande presentate non rappresenta affatto il complessivo della domanda di lavoro straniero (come prevedrebbe la legge), ma solo una fotografia anchessa parziale della presenza di lavoratrici e lavoratori irregolari sul nostro territorio.     

Un altro aspetto che complica la lettura dei dati reali sulloccupazione e la presenza straniera il fatto che non si mantiene traccia delle interruzioni dei rapporti di lavoro (fatto strutturale, ad esempio, nel caso delle persone occupate nellassistenza agli anziani) ed eventuali nuove assunzioni. Sarebbe importante poter monitorare queste vicende anche per verificare se tenere sotto pressione il mercato del lavoro con quote dingresso basse serva o meno a stimolare limpiego di lavoratori italiani.

 

Il documento fa poi riferimento al fatto che le quote flussi non devono coprire lintero fabbisogno di manodopera straniera, perch va tenuto in conto lingresso di circa 60.000 stranieri lanno attraverso i ricongiungimenti familiari e di quasi 1000 stranieri cui viene accolta la domanda dasilo politico. In entrambi i casi si tratta di stranieri che hanno il diritto di lavorare. Aggiungiamo qui che il numero di lavoratori stranieri extra-quote tender ad aumentare, in virt del fatto che il decreto che recepisce la direttiva europea sugli standard minimi di accoglienza riconosce per la prima volta anche ai richiedenti asilo presenti sul territorio da pi di sei mesi il diritto al lavoro.

 

Ancora in relazione alle motivazioni strategiche che giustificherebbero la regolazione verso il basso delle quote di ingresso, nel documento si fa riferimento alla necessit di tenere conto della disoccupazione straniera che potr andare a coprire quote di domanda di lavoratori stranieri. Se questo vero, per necessario che questo meccanismo possa funzionare concretamente. I sei mesi di tempo di cui oggi, a legislazione vigente, dispone un cittadino straniero che abbia perso il lavoro per trovare unaltra occupazione regolare sono a nostro avviso insufficienti. Un limite cos breve rischia, al contrario, di incentivare il lavoro nero che gi in Italia, come si visto pi sopra, tra i pi alti dEuropa. A questo riguardo, sarebbe indispensabile prevedere strumenti di ingresso e permanenza sul territorio italiano che diano alla domanda e offerta di lavoro il tempo e la possibilit di incontrarsi. Pensiamo, prima di tutto, a un permesso di soggiorno per ricerca lavoro. Se lassistente domiciliare una figura che risponde a una necessit strutturale della nostra societ (e che rappresenta, secondo i dati forniti nel documento stesso, il 42% della domanda di lavoro straniero non stagionale), davvero si fa fatica a capire perch non si debba pensare ad un meccanismo diverso e facilitato per lingresso, evitando la roulette russa dei decreti flussi.

 

Una via pi agile allingresso a al soggiorno, che renda pi conveniente rimanere nella legalit, sarebbe essenziale anche nellaltro ambito di forte presenza di manodopera straniera, ledilizia, settore che pi di altri produce sacche di lavoro nero. Pensiamo ad esempio a meccanismi incentivanti quali la possibilit di portare con s i contributi maturati in Italia qualora si faccia ritorno in patria.

 

Sul lodevole progetto del Ministero del Lavoro con la Regione Toscana e lOIM di formazione come assistenti domiciliari in Sri Lanka per persone interessate a emigrare verso lItalia (cui fa cenno il verbale della scorsa riunione del gruppo tecnico), ci si domanda se debba rimanere una buona pratica isolata o se invece non possa essere modellizzato e messo a disposizione anche di altri territori, sia di arrivo che di partenza. In generale lANCI interessata a tutte quelle sperimentazioni che, coinvolgendo anche le aree dorigine, facilitino lincontro tra domanda e offerta di lavoro e favoriscano flussi migratori pi consapevoli e pi tutelanti tanto per il migrante quanto per la societ che li accoglie.

 



[1] Circa il 24% dei lavoratori prestano la propria opera in maniera non regolare (analisi CENSIS su dati ISTAT e Guardia di Finanza). Il lavoro sommerso produce tra il 15.9% e il 17.6% del PIL (stima Svimez su dati ISTAT 2004), rappresentando parte significativa della pi vasta area delleconomia irregolare che complessivamente sfiora il 26% (dati Banca dItalia 2004), con una crescita del giro daffari del sommerso (dati Guardia di Finanza 2004) tra il 2001 e il 2003 pari a +28,2%.