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Giovedì 6 luglio 2006 - Strasburgo Edizione provvisoria
Sviluppo e migrazione
P6_TA-PROV(2006)0319 A6-0210/2006

Risoluzione del Parlamento europeo su sviluppo e migrazione (2005/2244(INI))

Il Parlamento europeo ,

–   vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni dal titolo "Migrazione e sviluppo: orientamenti concreti" (COM(2005)0390),

–   vista la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi soggiornanti illegalmente (COM(2005)0391),

–   viste le comunicazioni della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo dal titolo "Priorità d'azione per rispondere alle sfide dell'immigrazione. Prima iniziativa presa dopo la riunione di Hampton Court" (COM(2005)0621); "Strategia d'azione comunitaria in merito alla carenza di risorse umane per la sanità nei paesi in via di sviluppo" (COM(2005)0642) e "Programma tematico di cooperazione con i paesi terzi nei settori dell'emigrazione e dell'asilo" (COM(2006)0026),

–   visto il punto IV delle conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 dicembre 2005 dal titolo "migrazione: impostazione globale",

–   viste le risoluzioni A/RES/58/208, A/RES/59/241 e A/RES/60/205 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che prevede un dialogo ad alto livello durante la sua 61a sessione nel 2006 sull'argomento "migrazione internazionale e sviluppo",

–   visto l'accordo di partenariato fra i membri del gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP), da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri dall'altro, sottoscritto a Cotonou il 23 giugno 2000 (accordo di Cotonou)(1) , e modificato a Lussemburgo il 25 giugno 2005(2) , in particolare l'articolo 13 sulle migrazioni,

–   vista la dichiarazione di Bruxelles sulle questioni di asilo, migrazione e mobilità e il relativo piano di azione adottati il 13 aprile 2006 dalla prima riunione dei ministri ACP incaricati delle questioni di asilo, di migrazione e di mobilità,

–   vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la delinquenza organizzata transnazionale e i relativi protocolli;

–   vista la decisione n. 4/2005 del Consiglio dei ministri ACP-CE del 13 aprile 2005 concernente la destinazione della riserva della dotazione del nono Fondo europeo di sviluppo dedicato allo sviluppo a lungo termine(3) ,

–   vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite dal titolo "Studio mondiale sul ruolo delle donne nello sviluppo, 2004: le donne e la migrazione internazionale", A/59/287/Add.1,

–   vista la relazione della Banca mondiale dal titolo "Prospettive economiche e globali 2006: Ripercussioni economiche di rimesse e migrazione"(4) ,

–   vista la relazione di ottobre 2005 della Commissione mondiale sulle migrazioni internazionali dal titolo "Le migrazioni nel mondo interconnesso: nuove prospettive d'azione"(5) ,

–   vista la Carta dei diritti fondamentali dell'UE, in particolare gli articoli 18, 19 e 21,

–   visti gli impegni sottoscritti dagli Stati membri nel 2005, e in particolare:

   - che l'UE e gli Stati membri raggiungano entro il 2015 l'obiettivo stabilito dall'Organizzazione delle Nazioni unite dello 0,7% del loro reddito nazionale lordo, per cui il contributo dell'Unione agli obiettivi del millennio per lo sviluppo (OMS) dovrebbe passare da 33 miliardi di euro nel 2003 a oltre 84 miliardi di euro nel 2015 (conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles il 16 e 17 giugno 2005),
   - che l'UE e gli altri finanziatori di fondi raddoppino il loro aiuto all'Africa, il che dovrebbe portare a tale continente un aiuto pubblico allo sviluppo (APS) di 25 miliardi di dollari statunitensi nel 2010(6) (comunicato diffuso l'8 luglio 2005 dal G8 a Gleneagles),

–   vista la raccomandazione n. 151 dell'OIL sui lavoratori migranti,

–   vista la dichiarazione congiunta del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in seno al Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione sulla politica di sviluppo dell'Unione europea denominata "Il consenso europeo", del 20 dicembre 2005 che stabilisce il quadro generale d'azione della Comunità in materia di sviluppo(7) ,

–   vista la dichiarazione di Vienna adottata in occasione del IV Vertice UE/America Latina del 12.5.2006,

–   viste le proprie risoluzioni del 17 novembre 2005 su una strategia di sviluppo per l'Africa(8) , del 15 novembre 2005 sulla dimensione sociale della mondializzazione(9) , del 26 ottobre 2005 sull'impostazione comunitaria della gestione delle migrazioni economiche(10) , del 9 giugno 2005 sui collegamenti tra migrazione legale e illegale e l'integrazione dei migranti(11) e del 12 aprile 2005 sul ruolo dell'Unione europea nella realizzazione degli obiettivi del millennio per lo sviluppo(OMS)(12) ,

–   visto il regolamento (CE) n. 2836/98 del Consiglio del 22 dicembre 1998 sull'integrazione delle questioni di genere nella cooperazione allo sviluppo(13) ,

–   visto l'articolo 45 del proprio regolamento,

–   vista la relazione della commissione per lo sviluppo e i pareri della commissione per gli affari esteri, della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni e della commissione per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere (A6-0210/2006),

A.   considerando che su 175 milioni di migranti (il 3% della popolazione mondiale), il 40% vive nei paesi in via di sviluppo,

B.   considerando che le migrazioni non costituiscono un fenomeno nuovo ma che la loro ampiezza in un contesto di globalizzazione e di presa di coscienza di tutti i protagonisti internazionali le rendono ormai una posta in gioco politica importante nella comunità internazionale,

C.   considerando che a partire dagli anni 80 l'immigrazione ha registrato un considerevole aumento senza tuttavia ricevere una risposta comune e coerente da parte dell'UE,

D.   considerando che l'UE accoglie immigrati provenienti da quasi tutti i paesi in via di sviluppo, che un gran numero di questi immigrati arriva quindi dall'Asia, dall'Africa e dall'America latina, e che è poco probabile che questo fenomeno diminuisca nei prossimi anni,

E.   considerando che la mobilitazione della comunità internazionale tarda a manifestarsi con azioni comuni d'ampio rilievo,

F.   considerando che la questione delle migrazioni richiede una risposta globale da parte della comunità internazionale e che l'UE non ha finora dato una risposta politica globale e non si è dotata degli strumenti adeguati a questa problematica,

G.   considerando che l'assenza di politica comune in materia di regolazione dei flussi migratori consente agli Stati membri di adottare decisioni unilaterali che rendono difficile l'approvazione di una posizione comunitaria coerente,

H.   considerando che la risposta al fenomeno dell'immigrazione deve essere frutto di un consenso più ampio nella UE,

I.   considerando il dialogo di alto livello sulle migrazioni internazionali e lo sviluppo che si svolgerà in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 14 e 15 settembre 2006,

J.   considerando che la l'Unione africana ha fatto della migrazione un tema di rilievo della sua azione sotto l'egida del presidente della Commissione dell'Unione africana, sig. Alpha Oumar Konaré,

K.   considerando che la diversità delle motivazioni, e quindi delle categorie di migranti, costituisce un freno all'attuazione di politiche coerenti e globali volte a fare delle migrazioni una leva di sviluppo,

L.   considerando che le principali fonti mondiali di migrazione sono l'Asia e l'America latina ma che l'Africa si distingue per l'ampiezza delle incidenze negative dei fenomeni migratori,

M.   considerando che i paesi d'accoglienza al Nord sono oggetto della maggior parte delle analisi, mentre il 60% dei migranti non lascia l'emisfero sud,

N.   considerando l'impegno A far progredire il dialogo globale e rafforzare la cooperazione sulla questione delle migrazioni tra l'UE e l'America Latina, inserito nella dichiarazione di Vienna adottata in occasione del IV Vertice UE/America Latina del 12 maggio 2006,

O.   considerando che il solo aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo non costituisce una risposta alla questione del collegamento fra migrazione e sviluppo, ma che occorre sviluppare anche strumenti specifici e innovativi per riconoscere meglio e promuovere il ruolo dei migranti nella lotta contro la povertà e a favore dello sviluppo,

P.   considerando che la risposta a questo fenomeno deve far parte integrante delle strategie nazionali e internazionali di lotta contro la povertà, onde raggiungere gli OSM,

Q.   considerando che deve essere riconosciuto e sostenuto il diritto dei paesi del Sud a svolgere una politica migratoria autonoma,

R.   considerando che per i paesi del sud, le migrazioni sono sinonimo di partenza dei cittadini meglio formati o dei più intraprendenti e che la "fuga dei cervelli" compromette la fornitura e la qualità dei vari servizi essenziali, come in particolare della sanità o dell'istruzione,

S.   considerando che La fuga dei cervelli è incoraggiata dalle politiche di ammissione selettiva dei migranti creata dal Nord con il termine di "migrazione scelta", aggravando l'emorragia di competenza di cui soffrono numerosi paesi del Sud,

T.   considerando che secondo il presidente della Commissione dell'Unione africana, sig. Alpha Oumar Konaré, queste politiche equivalgono a "rifiutare all'Africa il diritto allo sviluppo",

U.   considerando che le migrazioni circolari, permettendo pendolarismo fra paesi d'origine e di destinazione, offrono maggiori opportunità per lo sviluppo dei paesi di accoglienza e dei paesi d'origine,

V.   considerando che il co-sviluppo, definito come la valorizzazione del potenziale rappresentato dalle comunità di migranti stabilitesi nei paesi ricchi a favore dello sviluppo dei loro paesi d'origine, ha vocazione a trasformare la migrazione in una leva di sviluppo grazie all'aiuto reciproco tra i popoli,

W.   considerando che le rimesse dei migranti verso i loro paesi d'origine costituiscono un'opportunità importante di sviluppo e che l'importo di queste rimesse supera ampiamente l'APS su scala mondiale; sottolineando tuttavia che esse servono soprattutto al consumo delle famiglie e che soltanto una parte di queste rimesse finanzia investimenti e sviluppo,

X.   considerando tuttavia che questi trasferimenti non sono destinati a sostituire o a giustificare una diminuzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo,

Y.   considerando che nel mondo nel 2005 vi sono quasi 9,2 milioni di rifugiati e 25 milioni di persone "trasferite all'interno della propria patria", di cui la metà in Africa, che non usufruiscono di alcuna protezione a livello internazionale, instaurando una intollerabile gerarchizzazione delle vittime,

Z.   considerando l'aumento del numero di profughi e rifugiati "ecologici", il cui numero, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (HCR), potrebbe raggiungere fra qualche anno i 50 milioni,

AA.   considerando che l'integrazione dei migranti costituisce un processo a due sensi, basato sui diritti reciproci e i relativi obblighi dei migranti legali e della società ospite, e che l'obiettivo dell'integrazione è di fare in modo che gli immigranti possano partecipare alla vita sociale,

AB.   considerando che i migranti, vittime della tratta di esseri umani, di discriminazione e di precarizzazione sociale, restano globalmente un gruppo insufficientemente protetto da parte della comunità internazionale e di talune legislazioni nazionali,

AC.   considerando che la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie non è stata ratificata da nessuno Stato membro,

AD.   considerando che l'UE ha dedicato all'obiettivo dell'integrazione soltanto 15 milioni di euro dal 1999, ossia 0,5 euro per immigrato,

AE.   considerando che la lotta contro la tratta degli esseri umani connessa con le migrazioni e la lotta contro la tratta e lo sfruttamento sessuale delle donne e dei bambini devono essere elevati a livello di priorità dell'UE,

AF.   considerando che le donne costituiscono il 51% di tutti i migranti nei paesi industrializzati e il 46% nei paesi in via di sviluppo(14) , stimando che le informazioni diffuse sui rischi a cui si espone l'immigrazione clandestina sono insufficienti, e sapendo che le donne migranti sono maggiormente esposte allo sfruttamento sessuale, alla violenza, alle discriminazioni e allo sfruttamento sul luogo di lavoro; che infine le politiche di migrazione non tengono conto del ruolo specifico delle donne,

AG.   considerando che la migrazione può consentire alle donne di migliorare la loro vita, di aumentare la loro autonomia, sostenere coloro che sono emarginate e porre fine a relazioni sociali vessatorie,

AH.   considerando, tuttavia, che le donne sono spesso costrette ad emigrare a causa di problemi quali i matrimoni forzati, la povertà e i conflitti armati,

AI.   considerando che le donne migranti sono più vulnerabili allo sfruttamento sessuale, alla discriminazione, allo sfruttamento sui luoghi di lavoro e allo "spreco di cervelli" (il cosiddetto "brain waste"), alla violenza e ai rischi della salute, all'isolamento sociale alla tratta di esseri umani,

AJ.   considerando che non poche sono le donne migranti prive di documenti attualmente residenti nell'UE, il che aumenta i rischi sia di sfruttamento sul luogo di lavoro sia di sfruttamento e violenze sessuali a loro carico,

1.   è persuaso che l'UE deve svolgere un ruolo importante per rendere le migrazioni una leva dello sviluppo;

2.   sottolinea che l'Unione deve dare una risposta politica globale, a carattere regionale, con un'attenzione particolare all'Africa e alle migrazioni sud-sud, alla questione del collegamento fra sviluppo e migrazione; chiede che la questione delle migrazioni sia posta in una posizione preminente nell'agenda e nel dialogo politico fra l'UE e le diverse regioni con le quali essa ha relazioni e sostiene l'organizzazione di un vertice Europa-Africa per trovare una risposta politica comune;

3.   ritiene che la politica europea di migrazione e sviluppo debba fondarsi innanzitutto sui principi di solidarietà con i paesi terzi e di co-sviluppo per combattere le cause profonde delle migrazioni e, in particolare, per vincere la povertà;

4.   ribadisce il suo attaccamento ad una concezione della mobilità tra esseri umani in quanto diritto umano, che non deve essere quindi inteso in una logica commerciale; sottolinea che qualsiasi politica in materia deve prefiggersi di promuovere la mobilità per scelta e non per obbligo;

5.   sottolinea che al fenomeno dell'immigrazione sarà possibile dare una risposta adeguata in seno all'UE soltanto attraverso l'attuazione di una strategia comune che sia chiara negli obiettivi e nei meccanismi a disposizione degli Stati membri per far fronte a questo fenomeno in modo congiunto e solidale;

6.   ricorda che la lotta allo sfruttamento e al traffico di esseri umani è un obbligo di tutti gli Stati; ricorda l'esistenza di strumenti multilaterali, come la Convenzione delle Nazioni Unite contro la delinquenza organizzata transnazionale e i relativi protocolli, quali meccanismi efficaci per la lotta al traffico di persone e di migranti e per la salvaguardia dei diritti fondamentali dei medesimi, come pure per il perseguimento giudiziario di chi si dedica a dette attività criminali; chiede agli Stati che ancora non l'abbiano fatto di aderire a codesta convenzione e ratificarla quanto prima possibile;

7.   incoraggia l'integrazione della questione dell'immigrazione nelle politiche esterne dell'UE, seguendo l'esempio del Processo di Barcellona;

8.   accoglie con favore la proposta del Consiglio per la proposta di tenere nel 2006 una riunione ministeriale EuroMed in materia di migrazione; si compiace parimenti del Vertice euroafricano sulle migrazioni che si terrà nel luglio 2006 a Rabat per discutere sull'immigrazione magrebina e subsahariana verso l'Europa;

9.   si rallegra per ogni passo avanti compiuto per migliorare la politica di migrazione e sottolinea la necessità di un approccio globale che contenga una visione chiara delle azioni più importanti da intraprendere nell'ambito della politica di migrazione, anziché sostenere misure frammentarie per dar corpo a tale politica;

10.   raccomanda che il Consiglio prenda le misure adeguate al fine di garantire migliore cooperazione e coordinamento tra i responsabili della migrazione e i responsabili dello sviluppo in ciascun Stato membro;

11.   sottolinea che l'aumento dell'aiuto allo sviluppo è una condizione necessaria, ma non sufficiente per rendere le migrazioni una leva dello sviluppo; chiede all'UE e agli Stati membri di rispettare gli impegni politici presi nel 2005;

12.   raccomanda che si tenga conto delle migrazioni e del loro impatto sullo sviluppo in modo trasversale in tutte le riflessioni e azioni volte a raggiungere gli OMS; ricorda che una strategia globale, per essere fruttuosa, necessita di un quadro giuridico appropriato sia a livello dell'UE sia dei paesi d'origine;

13.   sottolinea che il fatto migratorio deve essere integrato meglio nelle politiche e nei piani di sviluppo e raccomanda che, a livello nazionale, la migrazione faccia parte dei Documenti di strategia per la riduzione della povertà (DSRP);

14.   riconosce l'importanza delle diaspore nel rafforzamento delle relazioni tra l'UE e i paesi di origine, particolarmente nel campo della migrazione; invita a un partenariato più forte tra istituzioni dei paesi in via di sviluppo e quelle degli Stati membri dell'UE, compreso nell'esecuzione di progetti di cosviluppo;

15.   é dell'avviso che il co-sviluppo, che consiste nel riconoscere e sostenere il ruolo delle diaspore al servizio dello sviluppo dei loro paesi d'origine, debba essere pienamente riconosciuto su scala europea;

16.   sottolinea che per fare delle migrazioni una leva di sviluppo, l'UE deve dotarsi di due strumenti prioritari:

   un fondo specifico con una gestione sufficientemente flessibile e reattiva che consenta in particolare di finanziare azioni di co-sviluppo;
   un fondo di garanzia per assicurare la perennità di microprogetti di migranti massimizzandone l'impatto sullo sviluppo;

17.   considera che il programma AENEAS, così come quello che gli succederà nel 2007, deve essere messo al servizio di una strategia di sviluppo, in particolare mediante il finanziamento di azioni di co-sviluppo, e che tale obiettivo debba essere rigorosamente rispettato al fine, per esempio di evitare di stanziare i fondi per l'ulteriore protezione delle frontiere esterne dell'Unione;

18.   sottolinea che tale programma deve rafforzare l'efficacia dei sistemi di gestione dei flussi migratori e di sostegno ai paesi d'origine e di transito; raccomanda a tal fine che il programma presenti le seguenti caratteristiche:

   diverse linee di stanziamento (co-sviluppo, studi, sicurezza ecc.) con la possibilità di finanziare progetti integrati su diverse linee,
   criteri di scelta dei progetti e norme relative al tipo e agli importi degli aiuti che possono essere erogati,
   un comitato di selezione dei progetti completamente libero nelle proprie decisioni nell'ambito così definito,
   una revisione delle norme imposte alle ONG in materia di deposito di fondi di garanzia;

19.   propone piani di sviluppo regionali integrati, incentrati sulle principali zone di emigrazione africana, per finanziare:

   l'installazione di infrastrutture (acqua potabile, elettricità, centri sanitari, scuole, strade...),
   la parziale assunzione a carico dei costi di funzionamento mediante un sostegno di bilancio finalizzato;
potranno essere svolte anche azioni dello stesso tipo nei principali centri di migrazione in America Latina e in Asia;

20.   insiste sulle difficoltà e sul costo elevato che rappresentano per gli immigrati le rimesse verso i propri paesi d'origine e sottolinea inoltre la mancanza di trasparenza del sistema extrabancario; afferma che è necessario creare un sistema sicuro che garantisca la protezione dei dati dello speditore e del destinatario, onde promuovere invii canalizzati grazie a trasferimenti regolamentati, sapendo che alcuni sistemi alternativi ai quali ricorrono gli immigrati sono talvolta simili a dei veri e propri sistemi usurai;

21.   chiede alla Commissione, agli Stati membri e alle istituzioni finanziarie nazionali e internazionali di attuare politiche volte a:

   favorire e agevolare i trasferimenti di fondi dei migranti, rendendoli meno costosi, più rapidi e più sicuri, per invogliare i migranti ad utilizzare i sistemi formali di trasferimento;
   ampliare l'accesso dei migranti ai servizi finanziari,
   canalizzare i rimpatri dei fondi dei migranti verso l'investimento produttivo, facilitando l'accesso al credito di microsocietà e PMI e mettendo allo studio prodotti finanziari innovativi, destinati ai migranti delle diaspore, come "il piano di risparmio per lo sviluppo";
   garantire la trasparenza delle transazioni finanziarie effettuate mediante "canali informali", come in particolare le reti hawala;

22.   chiede alla Commissione di elaborare una proposta di quadro regolamentare per ridurre i costi ed aumentare la trasparenza delle rimesse verso i paesi d'origine da parte degli immigranti; ricorda che tali rimesse costituiscono la seconda fonte di finanziamento esterno per i paesi in via di sviluppo, i cui costi di trasferimento possono arrivare fino al 20% dell'importo totale;

23.   riconosce l'importanza del ruolo delle PMI nella creazione di occupazione e nel contributo allo sviluppo; sollecita la Commissione, in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti, a sviluppare programmi che promuovano un maggiore investimento da parte dei migranti in imprese di questo tipo;

24.   chiede alla Commissione e agli Stati membri di sviluppare programmi destinati a mobilitare i migranti delle diaspore più qualificati per favorire lo sviluppo mediante il pagamento dei differenziali retributivi ai migranti ad elevata qualificazione disposti a tornare nei loro paesi o mediante sistemi di doppia cattedra per i dipendenti del settore pubblico (insegnanti, ricercatori, medici); chiede alla Commissione di svolgere uno studio sulle esperienze fatte negli Stati membri in materia di "doppia cattedra";

25.   invita la Commissione e gli Stati membri ad esaminare la possibilità di iniziative per assicurare il trasferimento dei diritti pensionistici e di sicurezza sociale dei migranti che ritornano nei loro paesi d'origine;

26.   plaude alla proposta della Commissione di esaminare misure riguardanti il trasferimento di diritti pensionistici, il riconoscimento delle qualifiche e il funzionamento di meccanismi che facilitino la mobilità dei ricercatori e di altri professionisti affinché, qualora lo desiderino, ritornino e si reintegrino nel loro paese di origine con successo;

27.   chiede all'UE e agli Stati membri di incoraggiare le migrazioni circolari o pendolari:

   attuando, di concerto con i paesi d'origine, politiche e programmi di immigrazione temporanea, come il rilascio per alcune persone di visti a più possibilità d'ingresso,
   sistematizzando il trasferimento delle prestazioni di pensione e di tutte le prestazioni sociali fra il paese d'origine e di destinazione (meno dei 25% dei migranti internazionali vivono in paesi legati da accordi di questo tipo) garantendo che i lavoratori abbiano effettivamente l'accesso alle prestazioni;

28.   si compiace della proposta della Commissione di incoraggiare la migrazione circolare, in cui i migranti si spostano periodicamente fra il loro paese d'origine e quello di destinazione e mettono a disposizione del paese di origine le conoscenze e le esperienze acquisite; evidenzia che è necessario, parallelamente alla migrazione circolare, adottare misure di integrazione per i migranti che partono e ritornano; sottolinea il ruolo della società civile, delle ONG e delle parti sociali in tale processo;

29.   plaude, inoltre, alle proposte della Commissione di instaurare un dialogo sulle questioni dei permessi di soggiorno e di lavoro nonché della gestione dei programmi di mobilità dei lavoratori migranti che devono abbinare le capacità dei migranti e le necessità del paese in via di sviluppo;

30.   invita i poteri pubblici del Nord e del Sud a investire nell'istruzione e nella formazione dei cittadini; ribadisce il proprio sostegno all'obiettivo "20/20": 20% dell'aiuto pubblico del Nord e 20% dei bilanci nazionali del Sud dedicati ai servizi sociali di base;

31.   invita gli Stati del Sud a sviluppare strategie volte a "formare e trattenere", in particolare rivalutando le filiere professionali a carattere sociale e ponendo l'accento sulla situazione delle donne spesso sottoposte a discriminazione di genere;

32.   chiede all'Unione di integrare concretamente la promozione del lavoro dignitoso nell'agenda europea sullo sviluppo, in particolare:

   l'inserimento in tutti gli accordi bilaterali firmati dall'UE o dai suoi Stati membri di clausole che prevedano il rispetto delle norme fondamentali in materia di lavoro,
   l'adozione di uno strumento di controllo ("osservatori bilaterali"),
   la promozione del lavoro dignitoso come elemento fondamentale di un nono OMS;
chiede tuttavia che questo concetto non sia strumentalizzato dal Nord per farne una "barriera non tariffaria" all'accesso al proprio mercato;

33.   chiede all'UE e agli Stati membri di attuare politiche volte a limitare le incidenze economiche e sociali negative sui paesi del sud della "fuga dei cervelli":

   - riorientando la formazione verso i settori di mercato del lavoro che soffrono di penuria di manodopera,
   - finanziando programmi di co-investimento fra partners del nord e del sud per i paesi e i settori particolarmente colpiti dalla "fuga dei cervelli";

34.   raccomanda l'adozione di un "codice europeo di buona condotta" nonché di codici nazionali negli Stati membri, con norme specifiche sulle assunzioni;

35.   si compiace dell'intenzione della Commissione di proporre un programma specifico per rispondere alla crisi delle risorse umane nel settore della sanità in Africa;

36.   si compiace del piano volto a sviluppare un approccio globale e coerente all'assunzione etica di personale in settori particolarmente vulnerabili alla fuga dei cervelli;

37.   accoglie con favore le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Bruxelles del 15 e 16 dicembre 2005 a proposito di "Un approccio globale in materia di migrazione" e le recenti proposte della Commissione relative alle fughe di cervelli, le rimesse, le diaspore, la migrazione temporanea e circolare, i diritti di previdenza sociale, i visti multipli di accesso ecc.;

38.   sottolinea che la "circolazione" dei cervelli costituisce una posta in gioco importante per rafforzare il contributo positivo delle migrazioni sullo sviluppo, sapendo che i paesi in via di sviluppo partecipano appieno allo scambio di competenze sul mercato del lavoro mondiale; raccomanda alla Commissione e agli Stati membri di impegnarsi a fondo su questa strada proponendo misure volte a:

   promuovere i ritorni temporanei e virtuali, in base alle attuali esperienze fatte dall'Unione,
   incoraggiare i partners istituzionali tra organismi dei paesi in via di sviluppo e Stati membri dell'UE (istituti di ricerca, università, ospedali);
   promuovere il reciproco riconoscimento dei diplomi;

39.   constata l'impossibilità o la difficoltà di far riconoscere determinate qualifiche professionali e/o accademiche di lavoratori originari da paesi terzi, il che ostacola la loro integrazione in condizioni di parità nei mercati del lavoro degli Stati membri dell'UE; ritiene che i migranti debbano avere accesso ai programmi di formazione nel corso del periodo in cui sono impiegati in seno all'UE in modo da poter sviluppare le loro competenze professionali;

40.   invita la Commissione a proporre iniziative per facilitare il riconoscimento delle qualifiche professionali e per la fissazione di norme minime per quanto riguarda l'istituzione di un sistema europeo di equivalenza dei diplomi esteri;

41.   chiede che il ruolo specifico delle donne nelle migrazioni e nello sviluppo sia maggiormente considerato e in particolare che:

   la dimensione di genere sia integrata in tutti i programmi di sviluppo o co-sviluppo legati alla problematica delle emigrazioni,
   le donne e le associazioni di donne devono essere l'obiettivo privilegiato delle misure di responsabilizzazione delle diaspore sostenendone finanziariamente i progetti;
   campagne d'informazione siano svolte nei paesi d'origine sulle condizioni di immigrazione legale, sui diritti e sui rischi ai quali espone l'immigrazione clandestina, fra i quali la tratta degli esseri umani, la violenza e lo sfruttamento sessuale;

42.   considerando che gli Stati membri devono promuovere mezzi attraverso cui le donne migranti possano raggiungere l'emancipazione socio-politica, economica e psicologica, specie nei confronti delle loro famiglie, ed acquisire le conoscenze necessarie per la loro effettiva integrazione nel paese di accoglienza, atti a tutelare i diritti, il posto ed il ruolo delle donne migranti, pur rafforzando il ruolo delle ONG che si occupano di questioni di genere nonché il compito delle reti di donne migranti;

43.   invita gli Stati membri a vigilare sull'applicazione del principio di non discriminazione contestualmente all'accesso e alla partecipazione delle donne migranti al mercato del lavoro comunitario, garantendo il rispetto dei loro diritti sociali ed economici fondamentali, con specifico riferimento alla parità retributiva;

44.   invita gli Stati membri a rivolgere una particolare attenzione ai figli delle donne migranti per consentire loro di usufruire di un elevato livello di protezione e di un accesso agevolato all'assistenza sanitaria ed all'istruzione;

45.   sostiene la proposta della dichiarazione e del relativo piano di azione adottato a Bruxelles il 13 aprile 2006 dai ministri ACP incaricati delle questioni di asilo, di migrazione e di mobilità, chiedendo la creazione di un osservatorio virtuale per le migrazioni ACP onde riunire informazioni complete e indipendenti in prospettiva dello sviluppo delle soluzioni ACP alle sfide della migrazione;

46.   si compiace dell'attuazione dello strumento ACP-UE sulle migrazioni fino a tutto il 2006; chiede tuttavia alla Commissione di chiarirne gli obiettivi e di garantire che questo strumento non venga utilizzato per fini diversi da quelli di sviluppo per cui è stato previsto;

47.   mette in dubbio l'opportunità e l'efficacia degli accordi e delle clausole di riammissione volti a legare gli aiuti finanziari e tecnici ai "rendimenti" dei paesi terzi in materia di riammissione; sottolinea che questa politica del "do ut des" minaccia di impoverire i paesi generatori di migranti;

48.   chiede alla Commissione di proporre misure volte a rafforzare le capacità dei paesi del sud nella gestione di una politica migratoria autonoma nell'ambito del Fondo europeo sulle migrazioni o dello strumento ACP-UE;

49.   sottolinea che l'Unione africana e le organizzazioni regionali africane possono svolgere un ruolo notevole nell'orientare la migrazione economica in Africa, ad esempio attraverso accordi di cooperazione per il co-sviluppo tra l'UE e i paesi di origine dei migranti, anche nell'ambito di accordi bilaterali e multilaterali, corredati di clausole per il rispetto dei diritti dell'uomo e degli standard OIL, e ritiene che l'UE debba sostenere le iniziative in tal senso;

50.   considera che il partenariato ACP-UE offra un ambito privilegiato per proporre risposte comuni alla questione delle migrazioni, in base all'articolo 13 dell'Accordo di Cotonou; chiede alla Commissione di inserire nei negoziati in corso sugli APE, o in eventuali negoziati di accordi di riammissione, i seguenti obiettivi:

   parità di trattamento in materia di sicurezza sociale per i cittadini ACP, già prevista dalla Convenzione di Lomé, ma rimasta lettera morta,
   un più agevole accesso ai visti di breve durata per i cittadini dei paesi ACP, e norme più favorevoli in materia di mobilità della mano d'opera temporanea,
   attuazione di un programma di formazione nei paesi ACP rivolto alle persone interessate a migrare nell'UE;

51.   chiede alla Commissione di elaborare una strategia volta a sostenere i paesi di destinazione e di transito che subiscono afflussi migratori considerevoli e di studiare con i paesi interessati programmi d'azione destinati alle popolazioni di migranti più vulnerabili (donne, minorenni isolati), focalizzandosi sulle popolazioni di migranti più vulnerabili (donne, minorenni isolati), con i seguenti obiettivi:

   aiutare queste popolazioni ad acquisire un'autonomia e a realizzarsi attraverso strade diverse dalla mobilità,
   migliorare le condizioni di vita dei migranti in transito, in particolare nel Sahel (centri d'informazione, centri di aiuto ai migranti stranieri),
   proporre azioni di prevenzione e di cura delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) e dell'AIDS nei poli e sulle rotte migratorie, vista la connessione esistente tra la diffusione delle MST e la circolazione degli individui;

52.   chiede che questi programmi d'azione riguardino in particolare l'analisi dell'impatto fisico delle migrazioni e delle espulsioni nonché il sostegno e la presa a carico psicologica delle donne e dei bambini che soffrono di questo impatto negativo;

53.   chiede che l'UE sostenga le iniziative della comunità internazionale volte a chiarire i concetti di rifugiato politico, economico e ambientale e offra a ciascuna categoria una tutela e un'assistenza adeguata; ritiene che gli sfollati debbano usufruire di una protezione di portata analoga a quella prevista per i profughi nella Convenzione relativa allo status di profugo del 28 luglio 1951; chiede agli Stati membri e alla comunità internazionale di vegliare al rispetto dei "principi informatori sugli spostamenti interni" delle Nazioni Unite e raccomanda la consacrazione di queste norme di tutela degli sfollati sotto forma di convenzione internazionale;

54.   è preoccupato per le difficoltà finanziarie cui deve far fronte l'Alto commissariato per i rifugiati (HCR); ritiene che la Commissione debba rafforzare il suo sostengo finanziario ai progetti svolti dall'HCR e che l'UE, principale contributore al bilancio dell'HCR, debba esercitare pressioni sugli altri donatori affinché questo disponga degli strumenti per espletare la sua missione nelle migliori condizioni;

55.   chiede alla Commissione di sviluppare progetti in partenariato con l'HCR e i paesi o organizzazioni regionali interessate per:

   operazioni di rimpatrio volontario dei profughi e degli sfollati,
   creazione di strutture coadiuvanti l'aiuto al reinserimento di queste popolazioni;

56.   incoraggia i paesi di transito e di origine a prendere parte attiva nel nuovo approccio in materia di migrazione e di sviluppo;

57.   invita la Commissione ad avviare un dialogo con i paesi di origine, esortandoli a vietare le pratiche contrarie ai diritti umani quali le mutilazioni genitali inflitte alle donne, i matrimoni coatti, la poligamia e il divorzio senza mutuo consenso;

58.   invita la Commissione a procedere ad una valutazione quantitativa e qualitativa delle spese e dei programmi di assistenza allo sviluppo nei paesi terzi tracciando un bilancio dei risultati conseguiti a favore del miglioramento della posizione della donna nei paesi di origine dei migranti;

59.   invita gli Stati membri a considerare con maggior attenzione l'impatto dei dislocamenti risultanti da conflitti sulla situazione sociale, fisica e psicologica delle donne migranti, le quali, a motivo della precarietà delle loro condizioni, sono maggiormente suscettibili di essere vittime di violenze;

60.   invita gli Stati membri e l'UE a garantire alle donne migranti vittime di violenza esaurienti informazioni sui loro diritti, l'effettivo accesso a un'assistenza giuridica, il riconoscimento di uno status ufficiale indipendente nonché il rilascio di un permesso di soggiorno e di lavoro;

61.   invita la Commissione e il Consiglio, per il tramite delle rappresentanze e ambasciate locali, ad informare sistematicamente le donne desiderose di migrare nell'UE sulle condizioni inerenti all'immigrazione legale, i loro diritti e obblighi nonché i principi e i valori fondamentali che permeano le società europee;

62.   invita, pertanto, gli Stati membri a sviluppare politiche e programmi di sviluppo ideati per assicurare che venga fornita assistenza medica, sociale e psicologica alle donne migranti che soffrono a causa delle conseguenze mentali, fisiche e psicologiche del loro dislocamento;

63.   insiste sulla rilevanza degli scambi di buone prassi sia fra gli Stati membri che con i paesi terzi segnatamente i paesi in via di sviluppo;

64.   deplora la mancata considerazione della dimensione di genere da parte della Commissione nella comunicazione intitolata "Immigrazione e sviluppo: orientamenti concreti"; propone l'insediamento di un gruppo di lavoro interistituzionale di alto livello incaricato di controllare lo sviluppo della politica comunitaria di immigrazione, sotto tale profilo, mettendo a punto strumenti di valutazione dell'impatto di genere anteriormente a qualsiasi adozione di provvedimenti in materia di politica di immigrazione;

65.   invita il Consiglio e la Commissione ad adottare indirizzi nonché obiettivi e indicatori europei concreti e mirati sotto il profilo del genere, nel settore della politica di immigrazione, comprese azioni di sensibilizzazione a livello nazionale che garantiscano l'inserimento della prospettiva di genere nella politica di immigrazione nonché la regolare valutazione delle politiche contestualmente alle questioni di genere;

66.   invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a predisporre una cornice legale che garantisca alle donne migranti il diritto di possedere individualmente un passaporto e un permesso di soggiorno e che consenta di considerare penalmente responsabile qualsiasi persona che confischi tali documenti;

67.   invita la Commissione e gli Stati membri a intensificare il dialogo con i paesi di origine delle donne migranti onde promuovere il rispetto dei diritti della donna e della parità fra i sessi nonché la lotta alla povertà e alla dipendenza economica delle donne;

68.   sottolinea che migrazione e integrazione sono intimamente legati e che per il successo di una migrazione e per favorire tutte le parti interessate le strategie migratorie devono essere accompagnate da strategie di integrazione omnicomprensiva e pluridimensionale;

69.   deplora l'assenza di passi avanti in materia d'integrazione dal vertice di Tampere nel 1999 e ritiene che l'UE debba ormai assumersi le proprie responsabilità in questo settore; si compiace a proposito dell'attuazione del Fondo europeo d'integrazione dei cittadini di paesi terzi; si dichiara favorevole alla rapida creazione di un osservatorio europeo delle migrazioni onde accelerare l'impegno dell'UE e degli Stati membri in materia d'integrazione;

70.   sottolinea che i migranti sono una ricchezza per i paesi d'accoglienza e insiste affinché questo ruolo sia più riconosciuto e rafforzato; insiste sul fatto che i cittadini europei così come i lavoratori migranti, hanno diritti e doveri che devono essere sempre rispettati;

71.   invita gli Stati membri a fare di questi aspetti positivi degli elementi delle loro campagne nazionali di informazione;

72.   invita gli Stati membri a instaurare una procedura equa e trasparente di accesso dei migranti all'occupazione che preveda condizioni dignitose di lavoro, di igiene e di sicurezza nonché di assunzione da parte delle imprese;

73.   invita la Commissione e gli Stati membri a sviluppare vari programmi giovanili di scambio, ad adottare iniziative nel quadro del Settimo programma quadro della Comunità europea di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione e a promuovere dei legami culturali e formativi con i paesi terzi interessati, rafforzando le cooperazioni degli istituti di insegnamento tra l'UE e i paesi in via di sviluppo nonché a sostenere azioni di reinserimento;

74.   invita la Commissione, d'intesa con gli Stati membri, a promuovere e approfondire programmi di interscambio per studenti e giovani laureati di paesi in via di sviluppo, affinché, in analogia ai programmi Erasmus, Erasmus-Mundus, Comenius, Socrates e Leonardo da Vinci, dati i risultati abbastanza lusinghieri conseguiti, fungano da impulso per obiettivi di migrazione temporanea nonché di trasferimento di prassi migliori e insegnamenti nei paesi di origine;

75.   invita la Commissione e gli Stati membri a migliorare l'apporto immateriale e socio-professionale dello sviluppo aiutando i paesi a rintracciare le loro diaspore e a costruire dei legami con esse, valutando adeguatamente il ruolo dei giovani, migliorando l'integrazione e la cittadinanza nonché mettendo in collegamento gli attori pertinenti nel campo della migrazione economica, quali le organizzazioni non governative e le parti sociali nei paesi di origine e di destinazione;

76.   invita l'UE e gli Stati membri a non paventare la questione delle migrazioni nelle loro relazioni con i paesi terzi come un prolungamento delle loro politiche migratorie restrittive; si dichiara contrario a qualsiasi "esternalizzazione" della politica migratoria dell'Unione e degli Stati membri che consiste nell'addebitare esclusivamente ai paesi del sud la responsabilità per le questioni di migrazione;

77.   osserva altresì che la gestione dei flussi migratori non può costituire una condizione previa per qualsiasi accordo di associazione;

78.   chiede che la Commissione e gli Stati membri propongano iniziative concrete per la promozione dell'accesso ai canali di migrazione legale, al fine di combattere il mercato del lavoro illegale e gli sfruttamenti di cui sono vittime i lavoratori migranti;

79.   chiede agli Stati membri di mettere in atto una reale politica di accoglienza basata sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale;

80.   esorta tutti gli Stati membri dell'UE a ratificare la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei migranti e a rispettare appieno i loro impegni internazionali in materia di protezione dei migranti e delle loro famiglie;

81.   prende atto dello sfruttamento sempre maggiore dei lavoratori migranti e invita gli Stati membri ad assicurare che venga applicata la legislazione europea e nazionale sull'occupazione e a fornire a tutti i lavoratori migranti una protezione giuridica e civile contro l'abuso e lo sfruttamento;

82.   chiede all'UE e agli Stati membri di agire per "ravvicinare lo status" degli stranieri residenti legalmente nell'UE a quello dei cittadini degli Stati membri, conferendo loro il massimo di sicurezza giuridica, per avvicinarsi all'obiettivo di creare una società europea aperta;

83.   riconosce che è molto importante garantire ai cittadini di paesi terzi almeno un livello minimo comune di diritti in tutta l'UE; plaude pertanto ai piani volti ad assicurare condizioni di parità per tutti gli immigranti che accedono al mercato del lavoro dell'UE;

84.   plaude al piano volto a istituire una procedura equa e trasparente di accoglienza dei lavoratori stagionali e a concedere loro dei diritti; ritiene che occorra prestare la dovuta considerazione agli immigranti semiqualificati o poco qualificati e che sia importante tutelare dalla discriminazione e dallo sfruttamento questa categoria particolarmente vulnerabile di lavoratori;

85.   invita gli Stati membri a garantire il conferimento di uno status autonomo e di un permesso di lavoro, una volta accettata la domanda di ricongiungimento familiare, alla coniuge e ai figli del principale detentore dello status ufficiale, onde garantire e tutelare pienamente i loro diritti nonché agevolare la loro integrazione sociale,

86.   chiede agli Stati membri di contemplare la nomina di un "interlocutore privilegiato" (ombudsman) a livello nazionale o locale per esaminare le richieste e i ricorsi degli immigrati sulle condizioni di lavoro, la sicurezza giuridica o il trattamento discriminatorio nei loro confronti e chiede alla Commissione di studiare le buone prassi nazionali e regionali degli Stati membri in materia;

87.   deplora il mancato riconoscimento dei legami intercorrenti fra tratta e migrazione; rileva che non poche donne vittime della tratta di esseri umani non godono di alcuna tutela giuridica o sociale; invita la Commissione e gli Stati membri a concentrarsi su strategie di lotta alla tratta imperniate sulla prevenzione e sulla protezione delle vittime; rivolge un appello agli Stati membri affinché rilascino a tali donne un permesso di soggiorno di lunga durata;

88.   chiede alla Commissione e al Consiglio che la lotta contro il traffico di esseri umani connessa con le migrazioni sia elevata al rango di priorità dell'UE e che siano stanziati finanziamenti adeguati; ritiene che il piano d'azione in preparazione debba riflettere questa priorità, dare un'importanza particolare alle persone più vulnerabili, in particolare le donne e i minorenni e insistere sulla necessaria collaborazione con i paesi d'origine e di transito;

89.   auspica che la Commissione, quando adotta misure contro la tratta organizzata di esseri umani provenienti dai paesi in via di sviluppo, non criminalizzi le vittime ma si concentri sulla punizione dei responsabili; nota che numerose donne vittime della tratta di esseri umani non hanno accesso a una protezione giuridica o sociale; invita gli Stati membri a concedere a tali donne la possibilità di una residenza a lungo termine;

90.   chiede al Consiglio d'integrare le raccomandazioni formulate dalla presente risoluzione nella posizione in preparazione in vista del dialogo d'alto livello sulle migrazioni internazionali e sullo sviluppo organizzato dalle Nazioni Unite nel settembre 2006;

91.   incarica il proprio Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione, nonché ai governi degli Stati membri dell'UE e dei paesi ACP, al Consiglio ACP-UE e all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE.

(1) GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.
(2) GU L 287 del 28.10.2005, pag. 4.
(3) GU L 164 del 24.6.2005, pag. 46.
(4) http://www.worldbank.org/globaloutlook
(5) www.gci.org, ottobre 2005.
(6) Rispetto ai livelli del 2004, ciò equivale al raddoppio dell'aiuto.
(7) GU C 46 del 24.2.2006, pag. 1.
(8) Testi adottati in questa data P6_TA(2005)0445.
(9) Testi adottati in questa data P6_TA(2005)0427.
(10) Testi adottati in questa data P6_TA(2005)0408.
(11) GU C 124 E del 25.5.2006, pag. 535.
(12) GU C 33 E del 9.2.2006, pag. 311.
(13) GU L 354 del 30.12.1998, pag. 5.
(14) OIL: Prevenire la discriminazione, lo sfruttamento e l'abuso di lavoratrici migranti: una guida informativa - vol. 1: Perchè concentrarsi sulle lavoratrici internazionali, Ginevra, 2003, OIL, p. 9.

Ultimo aggiornamento: 13 luglio 2006 Avviso legale