Anticipazioni

 

 

Rapporto Italiani nel mondo 2006

 

 

Fondazione Migrantes

e Comitato Promotore (Acli, Inas-Cisl, Mcl e Missionari Scalabriniani)

 

 

 

Gli obiettivi del nuovo Rapporto

Nei rapporti tra il mondo occidentale e quello musulmano si ripetuto spesso che dopo l11 settembre 2001 niente sar pi come prima. Qualcosa di simile si pu dire, dopo il voto di aprile 2006, sul rapporto tra gli italiani nel mondo e lItalia, non solo perch i parlamentari eletti allestero sono fondamentali per la tenuta del Governo e le decisioni da assumere sui connazionali allestero, ma specialmente perch la loro elezione, supportata da una notevole partecipazione, una via di non ritorno. La presenza di questi eletti servir per inquadrare meglio gli italiani fuori dItalia e servir a superare i ritardi nei loro confronti, dovuti tra le altre cose a vuoti di conoscenza, superficialit danalisi e mancanza di solidariet.

La Migrantes, insieme alla Caritas, cura da anni un rapporto statistico sugli immigrati stranieri in Italia. Partendo dai dati, che favoriscono un approccio alla realt meno carico di pregiudizi, stato possibile favorire una conoscenza corretta del fenomeno. Confortati da questa esperienza, si pensato ad un rapporto statistico anche sugli emigrati italiani, che ormai da un secolo e mezzo hanno dato lavvio allesodo pi massiccio conosciuto in uno Stato moderno, con circa 28 milioni di espatri. Nel passato era il Ministero degli Affari Esteri a curare il rapporto annuale sulle Comunit italiane nel mondo, la cui ultima edizione stata quella per gli anni 1985-1987, a conclusione di una serie iniziata venti anni prima. Nel frattempo molte cose sono cambiate e specialmente sono cambiati i numeri.

La Migrantes ha deciso di intraprendere questa avventura insieme ad alcune organizzazioni dellarea ecclesiale (Missionari Scalabriniani) o ad essa vicine (Acli, Inas-Cisl, Mcl), chiamandole a far parte del Comitato promotore, mantenendo nel contempo un grande spirito di apertura a tutte le organizzazioni sociali e alle strutture pubbliche interessate, perch solo un impegno corale consentir di rimediare alle attuali lacune conoscitive e operative.

Il nuovo sussidio servir a sconfiggere la zona dombra che persiste nel paese nei confronti dellaltra Italia e spinger le numerose collettivit allestero a consolidare i rapporti con la loro terra. A quel punto le due Italie, quella di chi rimasto in patria o vi ritornato e quella di chi vive allestero e dei propri discendenti, potranno meglio accordare i loro ritmi, diventando ununica realt, con notevoli benefici per tutti. Prezioso a tal fine sar lapporto della stampa italiana allestero, nonostante le risorse limitate di cui dispone.

 

I contenuti del nuovo Rapporto

Il Rapporto si propone di affrontare i temi pi importanti della nostra emigrazione: i flussi annuali, linsediamento nei vari paesi esteri, le provenienze regionali, le problematiche assistenziali e previdenziali, il lavoro e la formazione professionale, i flussi di studenti e di ricercatori, la cultura e la lingua italiana nel mondo, le missioni cattoliche e vari altri aspetti specifici. A turno verr dedicato un approfondimento ai paesi di insediamento degli italiani, a partire dalla Germania e dal Venezuela.

Limpostazione dei singoli capitoli si baser sulla raccolta e sul commento dei dati statistici pi recenti, per evidenziarne il significato e mettere a disposizione di tutti una base conoscitiva comune che possa essere condivisa al di l delle diverse estrazioni culturali, politiche e religiose, lasciando ai singoli lettori la libert di tirare le proprie personali conclusioni.

La redazione del lavoro sar coordinata dallՎquipe del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, che segue fruttuosamente da oltre un quindicennio una metodologia di ricerca basata sui dati statistici. Larchivio fondamentale utilizzato lAnagrafe degli Italiani Residenti allEstero (Aire) del Ministero dellInterno, contenente i dati di cittadini che hanno dichiarato


spontaneamente di risiedere allestero per un periodo di tempo superiore ai dodici mesi o per i quali stata accertata dufficio tale residenza. Ad esso si aggiungono altre fonti statistiche e le notizie di fonte consolare, senza la pretesa di essere esaustivi fin dallinizio e coscienti che il rodaggio di una ricerca di cos ampia portata pu durare anni.

Potr essere cos raggiunto lobiettivo fondamentale delliniziativa, che consiste nella fornitura di quei dati che sono da ritenersi indispensabili per calibrare le decisioni politico-amministrative e per attivare un fruttuoso percorso di sensibilizzazione, sia in Italia che allestero.

 

Qualche dato statistico sulla prima emigrazione

Al Censimento del 1861 gli italiani che vivevano allestero erano appena 230.000, di cui 100.000 in America e 77.000 nella sola Francia, ma erano destinati a crescere notevolmente negli anni successivi e a coinvolgere in maniera massiccia anche il Meridione, fino ad allora ai margini dellesodo.

A emigrare furono inizialmente gli abitanti delle Regioni del Nord, a partire dal Piemonte e dalla Lombardia, che alimentarono quasi la met dei flussi.

Lemigrazione lombarda nel periodo 1880-1920 si concentr nel Nord America, pi specificatamente nelle miniere di carbone al confine tra lAlberta e la British Columbia e lungo la ferrovia che collegava Montreal a Vittoria. Si pensi che da Cuggiono (Milano) partirono per il porto di New York 1.700 persone in unepoca in cui quel piccolo paese della provincia milanese contava appena 4.000 abitanti.

Seguirono ben presto anche gli emigranti del Meridione. Nel 2007 ricorrer lanniversario della Marcinelle americana: nel dicembre 1907 vi fu il crollo nella miniera di carbone di Monongah (West Virginia), in cui rimasero uccisi 171 minatori italiani su un totale di 361 vittime, in prevalenza provenienti da Abruzzo, Calabria, Molise e Campania.

A proposito di miniere, a molti anni di distanza e nello scenario europeo, si possono ricordare gli emigrati sardi che, dopo la chiusura delle miniere del Sulcis-Iglesiente, si sono trasferiti nella zona francofona del Borinage in Belgio, andando incontro ad una dura fatica ma fruendo altres della possibilit di riscattarsi dalla miseria.

La prima migrazione italiana verso il Canada (1880-1920) fu legata alla costruzione della rete ferroviaria e alle opere di canalizzazione e si diresse in via quasi esclusiva verso larea di Montreal, dove si costitu la prima Little Italy del paese.

I piemontesi, anchessi tra i primi protagonisti dei flussi, si recavano nella vicina Savoia per esercitare il mestiere di carbonai.

Nellarea del Nord est il Veneto, oggi tra le prime Regioni per numero di immigrati stranieri, nel periodo 1876-1900 fece registrare da solo tre milioni di espatri, un numero di poco inferiore a quello riguardante Sicilia, Calabria e Campania messe insieme.

Anche il Friuli stato una grande territorio di emigrazione: il paese Colonia Caroya fu creato nel 1878 nei pressi di Cordoba (Argentina) con linsediamento di 120 famiglie friulane, provenienti da Udine e Pordenone. Oggi si contano 17.000 abitanti, di cui 15.000 di origine friulana.

Trentanni dopo, nel Censimento del 1891, gli italiani in Europa erano gi diventati 470.000, e la maggior parte di essi si trovava sempre in Francia. Intanto per questa nazione veniva eguagliata o superata da diversi paesi doltreoceano: 550.000 italiani in Brasile, 450.000 in Argentina e 300.000 negli Stati Uniti.

Nel 2006 morta a Capitan Pastene, in Cile, Giuseppina Iubini di Pavullo nel Frignano (Modena), allet di 101 anni, 100 dei quali trascorsi in Sud America, dove era arrivata con altri 372 italiani dopo una traversata di 38 giorni tra il 1904 e il 1905.

Allinizio del secolo ventesimo anche le Regioni del Centro, come lUmbria e il Lazio, seguirono la sorte delle altre parti dItalia e vennero coinvolte negli espatri al ritmo, rispettivamente, di 155.000 e 189.000 unit lanno. La Toscana si inser ancora prima in questi movimenti con lestero e, tra il 1870 e il 1960, emigrarono dalla Regione un milione e 200 mila residenti, pari a un terzo dellattuale popolazione.

 

 

 

Aspetti dellemigrazione, dal dopoguerra ad oggi

Curiose sono le origini della nostra presenza in Sud Africa, dove durante la seconda guerra mondiale venne allestito dagli alleati uno dei pi grandi campi di prigionia e vi vennero fatti confluire circa 100 mila soldati italiani, dei quali un quinto scelse, a guerra finita, di restare nel paese per costituire, cos, il nucleo pi consistente della locale collettivit. Questo episodio presenta analogie con la presenza dei polacchi in Italia: 100.000 soldati polacchi fecero parte dellarmata al comando del generale Anders, distintasi nello sfondamento della linea gotica e nella liberazione della citt di Bologna, restando in parte in Italia anche alla fine delle ostilit e dando cos lavvio allinsediamento di quel gruppo di immigrati nel nostro paese, che oggi conta 100 mila presenze.

Nel secondo dopoguerra il ritmo pi alto di espatri si colloc negli anni 50 con quasi 300.000 unit lanno e il picco nel 1961 (387.000 espatri), mentre nel 1962 si raggiunsero 229.000 rimpatri, il livello pi alto raggiunto nel dopoguerra. In questo periodo i flussi sono andati diventando in prevalenza meridionali e diretti verso lEuropa.

Il 1975 stato lanno dellinversione di tendenza perch, a fronte di 93.000 espatriati, i rimpatriati furono 123.000, con un saldo migratorio positivo di 30.000 unit. Si colloca convenzionalmente in quellanno linizio del fenomeno immigratorio in Italia, quando i soggiornanti erano appena 186.000, per andare poi raddoppiando ogni decennio e conoscere, negli anni a noi vicini, un andamento ancora pi intenso, fino ad arrivare agli attuali 3 milioni.

I flussi degli italiani con lestero continuano ancora oggi ma in maniera ridotta. Dai dati Istat sulle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche risulta che dal 1996 al 2000 i rimpatri sono stati, in media, 31.000, mentre gli espatri 43.000. Ad essi si aggiungono i frontalieri italiani che si recano nella vicina Svizzera: 68.000 sul totale di 174.000, secondi in graduatoria solo ai francesi. Non bisogna poi dimenticare le migrazioni interne, che hanno avuto un cos rilevante peso nello sviluppo del Nord Italia, arricchitosi di milioni di nuovi residenti meridionali. Anche queste migrazioni sono ridimensionate rispetto al passato. I flussi pi elevati si registrarono nel 1962, con circa 2.200.000 trasferimenti dal Sud e dalle Isole. Dalla fine degli anni 60 segu un progressivo e netto ridimensionamento, che per non ha mai comportato un definitivo azzeramento dei flussi, per giunta in ripresa dalla met degli anni 90. Ancora oggi ogni anno sono circa 70.000 i laureati e i diplomati che trasferiscono la loro residenza al Nord per motivi di lavoro e di realizzazione professionale.

Secondo una recente indagine campionaria ben il 37,8% degli italiani (ma la percentuale pi alta tra i laureati e i diplomati, specialmente se maschi), ha dichiarato la disponibilit ad andare a vivere allestero. Le destinazioni preferite sono la Spagna (14,2%), la Francia (12%) e lInghilterra (9%), la Svizzera (7,8%) e gli Stati Uniti dAmerica (7,3%) e, in misura minore, la Germania (3,7%), lAustria (2,8%) e lAustralia (2,2%). La prima motivazione del possibile esodo la ricerca di migliori opportunit occupazionali (25,7%). Si tratta di qualcosa di ben diverso dallesodo di massa del passato, dettato da drammatiche situazioni di bisogno e realizzato da lavoratori con un livello basso di scolarizzazione, in condizioni delle quali in parte si persa la memoria nellItalia di oggi.

I cittadini italiani residenti allestero nel 2006, dopo gli ulteriori controlli del Ministero dellInterno, sono risultati 3.106.251, mentre nellanno precedente erano 3 milioni e mezzo; ormai il loro numero equivalente a quello dei cittadini stranieri in Italia. La ripartizione percentuale per continente la seguente: Europa (60%), America (34,4)%, Oceania (3,6%), Africa (1,3%) e Asia (0,7%). Il Rapporto ritorner con dovizia di particolari sullinsediamento nei principali paesi del mondo, si soffermer sulle revisioni dellarchivio e tratter in maniera esaustiva gli aspetti relativi a Regioni, Province e Comuni di partenza. Basti dire a proposito della cosiddetta diaspora italiana, che molti nel frattempo sono morti, altri sono rimpatriati e altri ancora sono rimasti sul posto, molti dei quali hanno perso la cittadinanza italiana e non compaiono nelle statistiche. Va perci aggiunto che i discendenti degli italiani, con o senza cittadinanza, sono stimati dai 30 ai 60 milioni, con una concentrazione altissima in alcune nazioni a partire dallArgentina e dal Brasile.

 

La dimensione associativa della presenza italiana allestero

La storia dellassociazionismo, entrando nelle particolarit, porterebbe a rivivere con grande partecipazione quanto stato fatto per superare lisolamento e la debolezza dei singoli con la coesione e la mutualit. Nel circuito della conoscenza andrebbero inseriti anche gli eventi imperniati su piccoli numeri ma non per questo meno significativi: circa 80 cittadini italiani, ad esempio, su un totale di 300 famiglie rimaste bloccate in Albania quando nel 1944 si insedi il regime comunista, dopo aver riacquistato la cittadinanza italiana hanno aderito allAssociazione cittadini italiani e familiari rimpatriati.

La realt associativa allestero ha scritto pagine veramente belle e ha favorito il benessere esistenziale e la crescita culturale e sociale dei nostri connazionali. Sulle associazioni italiane allestero sono fioriti numerosi studi storici ma, per quanto riguarda la realt attuale, dobbiamo andare a ritroso fino al 2000, quando il Ministero degli Affari Esteri ne cur lultimo censimento. Si trattava di 7.656 aggregazioni con oltre due milioni di soci: 3.319 in Europa, 2.865 in America, 702 in Africa, 15 in Asia e 755 in Oceania. Prevaleva la Svizzera con 1.438 associazioni e seconda, ma molto distanziata, seguiva la Germania (645 associazioni).

Dopo la costituzione delle Regioni negli anni 70 andato sempre pi diffondendosi lassociazionismo regionale. Per limitarci a due esempi tra i tanti, ricordiamo che la Regione Emilia Romagna annovera 124 comunit di corregionali in 24 paesi del mondo e che sono centinaia i Fogolar furlans. stata svolta unopera veramente meritoria per far conoscere lItalia ai discendenti degli italiani e alloccorrenza per farli venire a studiare in Italia, come anche numerose sono state le iniziative socioculturali promosse allestero: purtroppo non disponibile una raccolta organica dei dati relativi a queste iniziative. Lassociazionismo regionale da un lato riuscito a interpretare meglio le origini e le culture territoriali degli immigrati e dallaltro, come era inevitabile, ha visto insorgere diversi problemi per linquadramento di queste molteplici iniziative in un quadro dinsieme; laffermazione di indirizzi condivisi consentirebbe di evitare la dispersione di forze in questa delicata fase di transizione dellintera presenza allestero in un mondo sempre pi globalizzato.

In particolare, sia per quanto riguarda le associazioni a carattere nazionale che quelle a carattere regionale o provinciale, indispensabile superare la diffusa lontananza tra le prime generazioni e le nuove e nuovissime generazioni, dando seguito con maggiore convinzione alle modifiche necessarie per rispondere ad esigenze cos profondamente cambiate nel corso del tempo. Senzaltro la questione dei giovani destinata a condizionare in maniera sempre pi marcata nel futuro la presenza italiana allestero: circa un sesto della presenza italiana allestero costituita da minori e un altro sesto da giovani tra il 18 e i 30 anni.

Grande risalto ha avuto nel dopoguerra lassociazionismo di servizio, ad esempio nel settore della formazione professionale e specialmente nellampio campo della tutela socioprevidenziale, in cui sono stati protagonisti gli istituti di patronato costituiti dai sindacati o da altre associazioni nazionali di lavoratori, che hanno riscosso un grande apprezzamento da parte dei loro assistiti.

Una particolare espressione dellassociazionismo sono le Missioni Cattoliche Italiane (MCI) che operano, in prevalenza in lingua italiana, per il benessere spirituale dei nostri connazionali. Nel mondo esistono 431 centri, parrocchie, missioni o altro che forniscono una cura pastorale anche in lingua italiana, dove sono impegnati 543 sacerdoti, 166 suore e 51 operatori laici. Anche la riflessione su questi aspetti porta a sottolineare il cambiamento di prospettive nei vari contesti nazionali che non sono pi quelli del passato.

In stretta connessione con il discorso sullassociazionismo, attualmente si pone con estrema urgenza il problema della riforma del Consiglio Generale degli Italiani allEstero, che stato un fruttuoso laboratorio di idee e proposte e ora va raccordato con il mutato quadro politico che prevede una rappresentanza parlamentare direttamente eletta dai nostri emigrati.

 

Non tutti ricchi e famosi

sbagliato pensare che, quando noi si emigrava in massa, gli italiani si comportavano sempre bene, erano accolti dappertutto con grande apertura e riuscivano agevolmente a trovare lAmerica, conseguendo con facilit una situazione di agiatezza. Dominic Pulera, giovane italoamericano del Winsconsin e autore del volume Visible Differences (Continuum, 2002) dedicato ai contributi dei diversi gruppi etnici negli Stati Uniti, riconosce che oggi si pi propensi ad apprezzare i valori che hanno modellato la vita dei nostri emigrati (il rispetto della famiglia, dellamicizia e del lavoro) ma, nelle sue conferenze, tiene anche a sottolineare che nel passato latmosfera era ben diversa e spesso si rendeva necessario, per mimetizzarsi, americanizzare i nomi, magari facendo saltare la vocale finale, finendo talvolta per annullare la propria identit. Nella storia della nostra emigrazione vi un pesante carico di umiliazioni, di fallimenti e anche di apporti negativi al paese di accoglienza, come la mafia negli Stati Uniti, senza parlare dei comportamenti devianti di minore entit propri delle persone che si trovano in grave stato di bisogno. Varrebbe la pena di conservare questo ricordo storico nellattuale situazione in Italia, quando si tende a parlare con malanimo di tutti gli immigrati e si trasformano i loro gruppi nel capro espiatorio di turno, dai marocchini agli albanesi, dai romeni agli zingari.

Pensare ai migranti equivale a parlare di storie di povert e di successo. Tra i discendenti dei migranti italiani, ad esempio, vi sono anche i cartoleros di Buenos Aires, quei poveri che, rovistando tra limmondizia, cercano di mettere insieme dieci chili di carta che, venduti, fruttano due pesos (mezzo euro).

Anzi, le stesse storie di successo sono iniziate quasi sempre dalle condizioni pi umili. Gli edicolanti delle strade di Rio de Janiero, ad esempio, sono quasi tutti italiani, calabresi in primo luogo, e ledicola divent lemblema dellitalianit al punto che, quando durante lultima guerra mondiale si diede la caccia allitaliano, si inizi con lincendio delle edicole. Poi sono venute le posizioni di grande agio, che destano la pi grande ammirazione.

indubitabile per che, con il passare del tempo, gli italiani sono arrivati molto in alto. Basti pensare che in Argentina vi sono stati 10 presidenti della Repubblica di origine italiana e che consistente lelenco dei parlamentari e dei politici di origine italiana in tutto il mondo.

In Brasile sono di origine italiana molti tra i maggiori imprenditori del paese: tra di essi va citato Luiz Fernando Furlan, nel 2004 eletto uomo dellanno e ora ministro, ma prima a capo della Sadia, la maggior industria del settore agroalimentare del paese, che esporta i suoi prodotti in 92 paesi del mondo. La famiglia Castellan, sbarcata da Caldogno (Tiene) nel 1875, possiede il maggiore mobilificio del Sud America, che nel 2006 ha aperto il 102 stabilimento a New York.

Vi sono altri aspetti non meno importanti, seppure non sotto laspetto economico. Amelia Pappalardo, nel volume a carattere storico Calabresi sovversivi nel mondo (Rubettino, 2005), ha studiato il ruolo svolto dai quadri politici e sindacali emigrati dal Meridione allinizio del 900 per favorire la crescita del movimento operaio americano. Del resto bisogna ricordare che gi alla fine dell800, con una maggiore intensificazione nel periodo fascista, veniva incoraggiata la pratica del cosiddetto esilio volontario di coloro che erano considerati sovversivi, scambiando per sovversione anche la forte motivazione sociale.

 

Un nutrito elenco di problemi sociali

Sono 400 mila le pensioni in pagamento allestero, delle quali un ottavo in regime autonomo e cio in base ai soli contributi italiani, perch lincompleta rete degli accordi bilaterali e delle convenzioni internazionali non ha consentito di assicurare una protezione completa. Per il 62% si tratta di pensioni di vecchiaia, per il 5% di invalidit e per il 33% di reversibilit.

Anche le pensioni attestano che gli emigrati italiani stanno diventando sempre pi vecchi: gi oggi un quinto della presenza allestero costituito da ultrasessantacinquenni. In Svizzera il flusso di rimpatri, specialmente di lavoratori arrivati al pensionamento, di circa 10.000 persone lanno. Altri preferiscono restare sul posto con i loro figli, i loro nipoti e pronipoti o, spesso, anche da soli: nella collettivit italiana in Australia si calcola che gli anziani siano sui 100.000, con problemi molto grandi quando sono soli o malati e senza adeguate risorse.

Le innovazioni legislative nel settore socioprevidenziale, approvate a partire dagli anni 90, hanno comportato diverse restrizioni per gli italiani allestero: laumento dei requisiti per la concessione dellintegrazione al minimo (da 1 a 5 anni prima, e poi da 1 a 10 anni di lavoro in Italia), il divieto di esportabilit delle prestazioni non contributive, la mancata integrazione al minimo della pensione sulla quale calcolare la quota dovuta (la cosiddetta pensione virtuale).

Sono numerose le situazioni di bisogno segnalate ai Consolati: persone in et avanzata e a basso reddito, famiglie numerose in situazione precaria, malati che devono pagare la retta di degenza ospedaliera. Molto dipende dal sistema locale di assistenza e non dai pochi fondi di cui pu disporre la rete consolare a fronte di necessit cos diffuse. Senza andare molto lontano, basti ricordare che in Germania il tasso di disoccupazione degli italiani del 18% e che i nostri connazionali sono quelli maggiormente coinvolti nei licenziamenti.

Indubbiamente, per gli emigrati anziani che non vivono in Europa, la sanit e la previdenza sono due aspetti di prioritaria importanza, e questo porta comparativamente a rivalutare le tradizioni europee imperniate sulla solidariet sociale e quanto lItalia riuscita a fare per tutelare il diritto fondamentale della salute e i pensionati.

Negli Stati Uniti la sanit e le pensioni sono, invece, privatizzate attraverso il meccanismo delle assicurazioni e anche quando si trova un lavoro la concorrenza spietata: molti neoimmigrati italiani, oltretutto, non riescono ad ottenere la green card neppure quando hanno conseguito alti livelli di professionalit, perch la concorrenza da tutti i paesi del mondo agguerrita e spesso vincente.

Il sistema pensionistico brasiliano prevede solo una pensione minima (tra gli 80 e i 100 euro mensili), per giunta non concessa a tutti gli stranieri anche se regolarmente residenti, ivi compresi gli italiani, e il sistema sanitario pubblico presenta gravi lacune a differenza del costoso e per tanti aspetti irraggiungibile sistema privato.

In Venezuela circa l80% degli interventi nel settore dellassistenza sociale riguarda lambito sanitario e cos si proceduto alla definizione di un progetto di convenzione assicurativa collettiva per i cittadini indigenti.

I sette ospedali italiani operanti in Argentina dal 2004 si sono costituiti in Alleanza degli ospedali italiani nel mondo per abbattere i costi e riuscire ad essere pi efficaci. Quando si pensa che le Regioni pi grandi arrivano a spendere per i loro emigrati pi di un milione di euro lanno, naturale lauspicio di un loro maggior coordinamento destinato a favorire una maggiore efficacia.

In ogni modo, vivamente sentito il bisogno di potenziamento della rete diplomatico-consolare italiana, che, pur essendo una delle pi estese tra tutti i paesi occidentali, abbisogna di un consistente rafforzamento in sedi, personale e mezzi a disposizione.

Da diversi paesi dellAmerica Latina, e specialmente dallArgentina, si riscontra un flusso di giovani di origine italiana che, dopo aver ottenuto la cittadinanza, si recano nellUnione Europea, scegliendo per come meta privilegiata la Spagna. Questi flussi di ritorno, che ripetono il nostro esodo in senso inverso, andrebbero meglio inquadrati nelle loro notevoli virtualit per il sistema produttivo italiano.

 

Limprenditoria degli italiani nel mondo

Secondo il Ministero per le Attivit produttive sono 180.000 le imprese italiane che esportano i loro prodotti allestero e, di queste, solo 850 hanno di pi di 250 addetti.

Come risaputo, da molti anni il Sistema Italia perde punti nella graduatoria della competitivit e questo in qualche modo rivela una internazionalizzazione a met, che invece la valorizzazione di una presenza italiana cos diffusa nel mondo potrebbe incrementare.

Perci stato auspicato che le realt imprenditoriali che lItalia promuove allestero operino in pi stretto contatto con gli imprenditori di origine italiana. Partendo dal basso, gli emigrati italiani sono riusciti a realizzare tanto e si impone un collegamento tra il prima e il dopo. Nella sessione dedicata allinternazionalizzazione dalla Seconda Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie, tenutasi alla fine del 2005, lo stesso Consiglio Generale degli Italiani allestero ha ricordato che le imprese dei connazionali allestero sono 14.475 e impegnano 3.300.000 addetti per un fatturato di circa 200 milioni a impresa. Queste imprese sono di meno rispetto alle 23.000 associate ad Assocamerestero, perch le altre, pur essendo associate, sono promosse da cittadini del paese ospitante.

Un esempio significativo del dinamismo italiano sono le 2.500 gelaterie italiane in Germania, che costituiscono il 50% del totale delle gelaterie artigianali presenti sul territorio tedesco. In quel paese anche la ristorazione italiana molto diffusa, promossa inizialmente non da professionisti del settore ma dagli stessi emigrati, spesso come secondo lavoro specialmente nel periodo doro negli anni 60, complice lattrazione del tutto nuova della cucina mediterranea. I tempi sono cambiati e ora questa imprenditoria dal basso spesso in crisi per mancanza di nozioni organiche di gestione aziendale, disinteresse dei giovani a continuare quanto iniziato dai loro genitori e carenze di personale, per cui molte aziende stanno passando di mano: a Colonia, su 400 imprese di ristorazione italiana, neppure la met appartiene pi ad italiani.

Il Venezuela un altro simpatico esempio da citare. Il paese diventato il secondo al mondo, dopo lItalia, per il maggior consumo di pasta pro capite e il nostro piatto ha sostituito la classica arepa di farina di mais, un tempo alimento nazionale. Anche la maggioranza dei calzaturifici venezuelani in mano a persone di origine italiana. Il Venezuela anche quel paese dove i sequestri colpiscono molti italiani, tantՏ che il Ministero degli Affari Esteri ha pubblicato un manuale comportamentale ad uso dei cittadini italiani esposti al rischio di sequestro.

Imprenditorialit e italianit sono due termini che si possono coniugare fruttuosamente, con beneficio per le collettivit allestero e della stessa Italia, chiamata a superare i punti di impasse nel suo modello di sviluppo e la sua collocazione certo non brillante nella classifica della competitivit (56 posto secondo il Word Competitvness Yearbook).

 

Linsegnamento dellitaliano e lincontro tra le culture

superfluo insistere sugli intrecci, con quelle locali, della lingua e della cultura italiana, di cui sono portatori i migranti.

In Argentina il 50% della popolazione di origine italiana: il dialetto di Buenos Aires il lunfardo, risultato dellamalgama dei dialetti italiani con parole di origine araba e spagnola. Si legge in qualche libro, e forse la storia finisce per intrecciarsi con la leggenda, che lo stesso nome di Buenos Aires sia dovuto alla soddisfazione di un marinaio sardo che, sbarcato fortunosamente insieme allequipaggio, ringrazi in tal modo la Madonna di Bonaria venerata in un famoso santuario di Cagliari.

Nelle scuole venezuelane la lingua italiana materia curriculare, inserita nellorario scolastico a seguito di una decisione governativa dellagosto del 2000.

In Uruguay, dove il 40% dei 3.300.000 abitanti discende da italiani, la lingua italiana viene insegnata ai parlamentari dalla Societ Dante Alighieri.

In Cile operano sei scuole italiane, rivolte a 4.000 alunni, che si sono associate in una Federazione al fine di ottimizzare i loro servizi ed essere in grado di omologarsi con il sistema educativo italiano. la prima iniziativa del genere svolta in paesi di forte immigrazione.

In Brasile sarebbero 31 milioni i discendenti da famiglie italiane. Molto diffuso sul posto il talian, una lingua nata dal mescolarsi dei vari dialetti settentrionali col portoghese.

Spostandoci in Africa, riscontriamo che litaliano si insegna in 20 licei e 7 universit del Marocco e, in forza della cooperazione attivata con luniversit di Bologna nel 1991, sono stati formati 21 docenti marocchini di lingua italiana ed stato avviato dal 2001 un Dipartimento di Italianistica presso lUniversit Mohammed V di Rabat.

Nel 2005 intervenuto un importante accordo per linsegnamento della lingua italiana in 500 scuole degli Usa, facilitato dal fatto che molti sindaci statunitensi sono di origine italiana. Litaliano entrato cos a far parte delle lingue dellAdvanced Placement Program. Questo significa che gli studenti dellultimo anno di liceo che frequentano una classe di italiano, se decidono di iscriversi ad una facolt universitaria in cui la lingua italiana compresa tra gli insegnamenti universitari, possono ottenere significativi sconti tanto sul piano economico che su quello del carico di lavoro. Senzaltro, come attestato anche da questo recente accordo, negli Stati Uniti aumentato linteresse alla lingua e alla cultura italiana, non solo come lingua veicolare ma anche nel campo degli studi letterari, e sono 60.000 i ragazzi statunitensi che studiano litaliano, di cui la met nello Stato di New York e nel Connecticut.

Non sempre le cose vanno nel senso positivo: molti Laender della Germania, animati anche dallintenzione di insistere maggiormente sullintegrazione in loco, sono intenzionati a chiudere o hanno gi chiuso i corsi di lingua e cultura straniera finora gestiti in applicazione della direttiva Cee n. 46 del 25 luglio 1977. Sar questo un duro colpo alla situazione dellistruzione degli italiani n Germania, gi severamente pregiudicata per quanto concerne la riuscita rispetto agli immigrati di altre nazionalit. Sarebbe comunque sbagliato vedere la situazione scolastica degli italiani in terra tedesca solo nei suoi aspetti negativi. La scuola italo-tedesca di Wolsfsburg, infatti, con i suoi 534 studenti, un esempio ben riuscito delle iniziative interculturali rivolte a italiani, tedeschi e immigrati di altre nazionalit. Nel 2006 a Stoccarda, presso la scuola secondaria J.F. von Cotta, stata introdotto (per la prima volta nel Paese) linsegnamento della lingua italiana sotto il profilo commerciale, il cui titolo, riconosciuto anche in Italia, funzionale alle esigenze del commercio e dellindustria.

Sempre per quanto riguarda invece lincontro delle culture, si riscontra anche una sorta di effetto di ritorno: in Puglia, ad esempio, si possono trovare diverse piazze e scuole dedicate a Bolivar e altre dai nomi esotici facilmente riconducibili al Venezuela, e cos anche in altre parti dItalia. Uno scambio avvenuto anche a livello profondo, e cio di mentalit. Anzich sorprenderci quando nei sondaggi gli italiani mostrano un elevato tasso di europeismo, bisognerebbe pensare ai numerosi connazionali andati a lavorare in Europa nel dopoguerra e allimpatto esercitato su di loro dalla vita vissuta con gli altri cittadini degli Stati membri, senza dimenticare poi che i migranti italiani sono quelli che hanno goduto maggiormente dei benefici della libera circolazione della manodopera e dei relativi regolamenti per la sicurezza sociale dei migranti.

 

Per litalianit necessario un maggiore impegno strutturale

Il personale degli Istituti Italiani di Cultura allestero comprende 150 persone tra direttori e addetti: una persona e mezza per struttura, spesso con problemi finanziari anche per quanto riguarda le ristrutturazioni degli ambienti. Le difficolt economiche sono un limite ricorrente e spesso mortificante della capacit progettuale. Nel 2005, solo dopo una chiusura di tre anni, lIstituto Italiano di Cultura ha riaperto a Buenos Aires una biblioteca intitolata a Benedetto Croce con ben 36.000 volumi. A Lisbona nel 2006, dopo una pausa pi lunga di ben 12 anni, si riusciti a far rinascere la storica rivista Estudios Italianos em Portugal, pubblicata dal locale Istituto Italiano di Cultura.

Non mancano, comunque, le iniziative seppure con diversa intensit a seconda dei paesi di insediamento. A Berlino, a fine marzo 2006, presso i locali dellIstituto Italiano di Cultura locale, stata realizzata una versione itinerante della prima grande mostra sulla storia della lingua italiana (Dove il s suona. Gli italiani e la loro lingua), gi allestita con successo di pubblico a Firenze, Tirana e Zurigo. Si tratta di un impegno, da continuare, per presentare la lingua italiana come espressione di cultura che continua nella vita quotidiana, nei film, nelle radio, nella televisione, negli scambi.

Purtroppo difficile conseguire unaffermazione significativa e far s che litaliano non rimanga solo una lingua di nicchia. Unindagine condotta dallIstituto Ipsos su un campione di 2.000 persone e pubblicata nellAnnuario della Societ Dante Alighieri (Il mondo in Italiano. Analisi e tendenze sulla diffusione della lingua italiana, 2005), presenta come opere pi significative dellidentit culturale italiana la Divina Commedia, i Promessi Sposi e il Libro Cuore, e come personaggi pi rappresentativi Renzo e Lucia (43%), Pinocchio (25%), don Abbondio (24%), il Commissario Montalbano (24%) e Mattia Pascal (13%), secondo unelencazione non da tutti condivisibile. Inoltre e su questo cՏ meno da discutere gli intervistati ritengono che la lingua italiana non sia adeguatamente apprezzata allestero (50%), che sia insufficiente limpegno per la sua promozione e che sarebbe funzionale lincremento degli scambi culturali tra studenti italiani e stranieri (42%). Riguardo a questultimo aspetto stato spesso ripetuto che lItalia, rispetto ad altri paesi europei, faccia ancora poco per realizzare il diritto internazionale allo studio: infatti, sono presenti in Italia poco pi di 30.000 universitari stranieri, in prevalenza comunitari, e lafflusso annuale solo di 5.000 nuovi studenti dallestero.

Diversi tra gli inconvenienti lamentati vengono confermati anche in uno studio dellEurisko (2005) dove, a fronte di una crescente domanda di conoscenza della lingua e della cultura italiana, si riscontra che lofferta non organizzata in modo adeguato.

Sono in atto anche numerosi tentativi, imperniati sullutilizzo delle nuove tecnologie, tra i quali citiamo il portale internet www.lombardinelmondo.org, realizzato nella Regione ma visitato da tutte le parti del mondo, e il programma Un ponte sulloceano, realizzato da una stazione radiofonica di Partinico (Palermo) ma trasmesso anche dallemittente statunitense Radio ICN (New York e altri tre Stati americani) con un seguito di circa 450.000 ascoltatori a puntata.

Anche se litaliano una lingua abbastanza studiata nel mondo, si impone la necessit di riformare legge 153 del 1971 sulla lingua e la cultura italiana allestero, tenendo conto dei limiti riscontrati e delle nuove prospettive emerse, nella consapevolezza che investire maggiormente al riguardo significa promuovere il Sistema Italia: il conseguimento di questo obiettivo comporta anche un maggiore e pi convinto collegamento con la presenza dei nostri emigrati allestero, anchessi espressione della nostra lingua e della nostra cultura.

Unaltra riforma urgente quella di Rai international. Gli stessi giornalisti hanno minacciato (giugno 2006) di voler abbandonare la redazione per lo stato di totale abbandono in cui versa la testata, lassenza di attenzione ai problemi pi volte sollevati e la mancanza di proposte valide per potenziare linformazione oltreoceano, per le quali bisogna prendere in considerazione anche le modalit tecniche di diffusione e la produzione di programmi culturalmente pi efficaci, anche differenziandoli per aree geografiche.

 

Attivare un processo di sensibilizzazione

Il Rapporto Italiani nel Mondo 2006 stato ideato per attivare un processo di sensibilizzazione, che impegni quanti sono rimasti in Italia ad arricchirsi attraverso una conoscenza diretta e veritiera della vita di quanti sono andati allestero. La lunga permanenza allestero ha portato i connazionali ad assimilare modelli molto avanzati di convivenza, che potrebbero tornare di grande utilit anche al funzionamento sociale e politico italiano, come peraltro hanno gi sottolineato alcuni parlamentari italiani eletti nella circoscrizione estera.

A loro volta gli italiani allestero e i paesi che li hanno accolti potranno conoscere di pi lItalia, il meglio del suo stile di vita e delle sue tradizioni, i progressi che ha fatto da quando era un paese di emigrazione povero fino a diventare uno dei paesi pi industrializzati del mondo, per giunta con un grande fabbisogno di immigrati.

Quando si fa cenno allemigrazione italiana nel mondo come ad una incommensurabile realt, bisogna andare al di l delle parole ed entrare nel concreto delle cose. Ad esempio, alla luce delle 250 mila domande di riconoscimento della cittadinanza, che nel frattempo si sono accumulate, come va concepita la riforma della legge 91 del 1992?

Il Rapporto Italiani nel Mondo non pretende di essere la soluzione dei problemi, ma si propone solo come un sussidio conoscitivo per entrare nel merito delle questioni in maniera non superficiale e sulla base di dati attendibili.

Bisogna chiedersi non solo cosa lItalia pu dare a chi vive allestero ma anche cosa gli italiani allestero possono dare allItalia, in una visione di piena reciprocit. In particolare, i connazionali allestero, oltre a offrire un supporto al sistema produttivo italiano, possono riequilibrare limmagine della loro patria che, magari apprezzata per il football, non lo altrettanto per altri aspetti ben pi importanti, come ha attestato un infelice articolo pubblicato su Spiegel on line in Germania in occasione dei mondiali di calcio.

Lauspicio della Migrantes e di tutto il Comitato promotore quello di aiutare a riflettere seriamente sugli emigrati italiani e su quanto si pu fare per loro e con loro. Questo sforzo aiuter, senzaltro, lItalia a diventare pi credibile e apprezzata a livello internazionale.

 

 

 

Rapporto Italiani nel mondo 2006

 

Indice del volume

 

 

Introduzione

Obiettivi del Rapporto e prospettive di politica migratoria

 

 

Flussi e presenze degli italiani nel mondo

Quando si emigrava dallEuropa

I flussi migratori di italiani verso lestero

Gli italiani nei paesi esteri

Caratteristiche socio-demografiche degli italiani nel mondo

Le Regioni di provenienza degli italiani

Germania: Paese di emigrazione italiana

Venezuela: Paese di emigrazione italiana

Le migrazioni interne

 

Aspetti socio-culturali-religiosi

Lassistenza degli Italiani allestero: bisogni e tutele

La previdenza degli Italiani allestero

Lassociazionismo degli italiani allestero

I giovani e le nuove generazioni in emigrazione

Lingua e cultura italiana allestero

Le missioni cattoliche italiane nel mondo

 

Aspetti economico-politici

Le Rimesse degli Italiani nel Mondo

Le aziende italiane allestero

Lemigrazione qualificata e la formazione allestero

Gli italiani allestero e il mondo dellinformazione

Il primo voto politico degli italiani allestero

 

Allegati statistici

Serie storiche sui flussi migratori

Schede regionali e provinciali

 

 

 

 

 

 

DATI ESSENzIALI SUGLI Italiani residenti all'estero

 

Italiani nel mondo nel 1861    

230.000

Media espatri 1901-1910

603.000

Media espatri 1951-1960

294.000

Media espatri anni 1996-2000

43.0000

Media rimpatri anni 1996-2000

31.0000

Frontalieri in Svizzera

68.0000

Italiani nel mondo nel 2006    

3.106.251

Presenza italiana in Europa     

60%

Presenza italiana in America

34,4%

Presenza italiana in Oceania

3,6%

Presenza italiana in Africa

1,3%

Presenza italiana in Asia

0,7%

Primi 5 Paesi di Insediamento

Germania

Svizzera

Argentina

Francia

Belgio

Primi 5 Regioni di origine

Sicilia

Campania

Calabria

Puglia

Lazio

Prime 5 Province di origine

Agrigento

Cosenza

Bari

Palermo

Napoli

 

Presenza italiana per continenti

 

 

Rapporto sugli italiani nel mondo

Fondazione Migrantes in collaborazione con Missionari Scalabriniani, Acli, Inas-Cisl e Mcl

Rapportoitalianinelmondo@migrantes.it Tel. 0039.06.66398452

Redazione presso Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes

idos@dossierimmigrazione.it tel. 0039.06.54192252