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L'on. Lucidi a Stranieri in Italia
"Un termine per le domande nel decreto-bis"
Il sottosegretario all' Interno ha incontrato i giornalisti delle comunità straniere. Novità in arrivo su ingressi per lavoro, permessi di soggiorno, ricongiungimenti
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ROMA - Il governo è orientato a inserire nel decreto flussi-bis un termine oltre il quale le domande presentate non saranno considerate valide. Intanto, molte altre novità bollono in pentola: ingressi per lavoro, permessi di soggiorno, ricongiungimenti, asilo politico, cittadinanza sono solo alcuni campi nei quali interverrà il nuovo esecutivo.

Il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi ha incontrato ieri nella nostra redazione i direttori dei giornali delle comunità straniere, per una conferenza stampa sui temi più caldi del governo dell'immigrazione. Le sue risposte verranno pubblicate sulle 14 testate in lingua del nostro gruppo editoriale, che si rivolgono a mezzo milione di lettori stranieri in Italia. Ecco le più significative:


Il sottosegretario Marcella Lucidi
Un termine temporale nel decreto flussi bis
"Per usare una metafora, noi ci siamo trovati con un treno da 170mila posti che è partito lasciando a terra altre 350 mila persone. Per questo abbiamo deciso di offrire a queste persone la possibilità prendere un secondo treno. Oggi siamo orientati a specificare in questo nuovo decreto flussi, che dovrebbe uscire a settembre, un termine entro il quale potranno essere ritenute valide le domande presentate. Bisogna poi tener presente che tra marzo, aprile e maggio sono state già spedite abbastanza domande per coprire tutti gli ingressi che autorizzeremo".

La Bossi-Fini crea irregolarità
"Per combattere lo sfruttamento dobbiamo innanzitutto immaginare un sistema normativo che non produca lavoro nero e anzi invogli i cittadini stranieri a entrare e lavorare regalmente in Italia. Oggi ci sono invece aspetti della Bossi-Fini che spingono verso una condizione di irregolarità che poi non è facile recuperare. Credo che il maggiore corto circuito si realizzi proprio nel rapporto che c'è tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno: non esiste l'uno senza l'altro, e si innesta così un circolo vizioso dal quale non si riesce ad uscire. Se è vero, come sembra dai dati, che la maggior parte degli immigrati, che oggi vive regolarmente in Italia, è stato all'inizio della sua permanenza irregolare, vuol dire che c'è qualcosa di patologico nella norma. Indubbiamente a questo si uniscono anche sistemi organizzati di sfruttamento dei lavoratori stranieri, come il caporalato, ma lì siamo nell'ambito delle criminalità e credo ci debba essere una risposta di estremo rigore!"

Torna lo sponsor
"È evidente che il sistema dei flussi come è impostato oggi crea le anomalie, perché ci sarà sempre una domanda maggiore rispetto alla previsione. Dobbiamo quindi ripensare la previsione sui flussi d'ingresso anche andando verso una programmazione sul lungo periodo, non più annuale. Alcune tipologie di lavoro vanno poi svincolate dai flussi, e penso in particolar modo al lavoro domestico, che implica un particolare rapporto di conoscenza e di fiducia tra datore di lavoro e lavoratore. Non è accettabile la finzione della famiglia che ha bisogno di una tata e chiama qualcuno che non ha mai visto e sta ancora all'estero: io devo poter conoscere e mettere alla prova chi si occuperà di mio figlio! In quest'ottica vogliamo prevedere, a determinate condizioni, la possibilità di venire in Italia a cercare lavoro e stiamo valutando l'ipotesi di reintrodurre la figura dello sponsor. Entro una ventina di giorni dovremmo avere già un primo intervento sugli ingressi per lavoro".

Permessi più lunghi e validi fino al rinnovo
"Stiamo studiando in questi giorni la possibilità di concedere una proroga del permesso di soggiorno durante il periodo che va dalla presentazione della domanda di rinnovo al rinnovo. Che ci vogliano venti giorni, come prevede la legge, o un anno, come accade in realtà, non possiamo pensare che in questo periodo all'immigrato sia negato uno status. Oggi chi attende il rinnovo non può esser espulso, ma non vive nemmeno in una condizione di piena regolarità: non si può iscrivere alle liste di collocamento, non può prendere la patente, può tornare a casa solo grazie a circolari emanate di volta in volta… a questo bisogna porre rimedio. Si deve inoltre dare una validità più ragionevole al permesso, e recuperare quell'idea della Turco -Napolitano secondo la quale di rinnovo in rinnovo si beneficia gradualmente di un permesso di soggiorno più lungo. Quanto poi alla carta di soggiorno, stiamo preparando in questi giorni un decreto legislativo che porterebbe il termine per richiederla da sei a cinque anni".

Competenze ai Comuni
"Negli ultimi mesi del governo di centro - destra, molte procedure sui permessi di soggiorno sono state trasferite a Poste italiane. La nostra prospettiva è che la competenza sul rinnovo del permesso di soggiorno venga trasferita agli Enti Locali. Siccome questo non è un passaggio che si può fare immediatamente, intanto vogliamo comunque salvaguardare le buone pratiche che si sono realizzate in questi anni e sviluppare delle sperimentazioni, coinvolgendo l'Anci e gli Enti Locali per arrivare progressivamente a un trasferimento completo di competenze".

Ricongiungimenti più veloci
"Spesso il passaggio per le nostre rappresentanze all'estero diventa molto pesante e allunga i tempi per l'ingresso in Italia. Per i ricongiungimenti familiari, ad esempio, stiamo pensando di distinguere le competenze tra ciò che deve produrre il consolato e ciò che invece è di competenza dello Stato italiano. Oggi la legge parla di legalizzazione della documentazione, e questa cosa appesantisce notevolmente l'iter, stiamo cercando quindi di operare un correttivo nel regolamento del decreto legislativo sui riconoscimenti"

Niente più quote per i neocomunitari
"Abbiamo già dato parere positivo ad eliminare la moratoria sulla libera circolazione dei lavoratori subordinati dei nuovi paesi dell'Ue, e se ne discuterà in Consiglio dei Ministri. So che anche il Ministero degli Esteri ha lo stesso orientamento".

Verso la riforma della cittadinanza
"Noi siamo un Paese un po' paradossale. Diamo la cittadinanza a figli di italiani di terza generazione che si trovano all'estero e magari non sono mai venuti in Italia, non hanno nessun legame con il nostro Paese e non hanno nessuna voglia di averlo e poi invece un bambino che nasce e cresce qui deve aspettare il compimento del 18esimo anno di età per entrare a far parte della comunità, o, se non ha tutti i requisiti di residenza, ricorrere addirittura alla naturalizzazione. È evidente che noi dobbiamo dotarci di norme che favoriscano maggiormente l'inclusione di chi vuole vivere nel nostro Paese e in questo senso c'è una riflessione già avviata per arrivare a una riforma della cittadinanza".

Diritto di voto è priorità
"Il diritto di voto amministrativo per i cittadini immigrati è una priorità. Il governo ha dovuto annullare le delibere di alcuni Comuni perché il consiglio di stato ha ribadito che questa materia deve essere affrontata con legge nazionale, sulla quale ci metteremo subito al lavoro. Credo non si debba confondere il diritto di voto con la cittadinanza, perché il diritto di voto amministrativo si lega alla partecipazione di una persona alla sua comunità, tant'è che ci sono addirittura alcuni paesi esteri che fanno perdere questo diritto a chi, pur essendo cittadino, va a vivere in un altro Paese. L'esigenza di dire qualcosa in merito ai trasporti locali, alla dotazione di asili nido sul territorio, appartiene a un livello di vita e di presenza nella comunità che ha una sua specificità".

Una legge per l' asilo politico
"La questione dell'asilo ha una giustificazione autonoma rispetto al tema più ampio dell'immigrazione, e invece la Bossi-Fini ha integrato le norme sull'asilo nell'impianto complessivo. Noi dobbiamo avere una disciplina autonoma sull'asilo, è un diritto fondamentale riconosciuto dallo Stato che deve avere anche una tutela giurisdizionale e deve determinare una presa in carico della persona prima e dopo il riconoscimento. Al tema dell'asilo va poi affiancato quello della protezione umanitaria: nel tempo si sono determinate situazioni molto più ampie di quelle previste dalla convenzione di Ginevra che chiedono attenzione e tutela. È vero che in Italia sono diminuite le domande d'asilo, ma è vero anche che ci sono molti permessi rilasciati per motivi umanitari e questo lo giudico un segnale positivo".

Cooperazione contro i flussi clandestini
"Il fatto che siamo le porte d'accesso dell'Europa non vuol dire che dobbiamo affrontare da soli il contrasto dei flussi clandestini, di questo deve farsi carico tutta l'Ue. Senza dimenticare che al di là del contrasto operato dalle nostre forze di Polizia, si deve investire in un progetto di cooperazione euroafricana: dire che gli sbarchi aumentano perché il centrosinistra ha una politica più aperta verso l'immigrazione è errato e molto provinciale, non si tiene conto che qui arrivano persone in fuga dalla fame, dalla violenza, dalle guerre, ed è su questi fattori che bisogna agire".

Espulsioni soft
"Se io espello un immigrato irregolare dicendogli che non potrò tornare per i prossimi dieci anni, è molto probabile che non se ne andrà oppure, appena fuori, rientrerà clandestinamente. Si può invece pensare a una forma di uscita spontanea, collaborativa, di chi viene trovato in posizione irregolare, che in cambio dia la possibilità di rientrare senza attendere troppo attraverso i canali regolari".

Cpt
"I centri sono diventati il simbolo del sistema di contrasto dell'immigrazione clandestina, quando invece all'origine erano pensati come una questione essenzialmente residuale, che entrava in gioco solo quando qualcuno non voleva farsi identificare per non essere espulso. Credo comunque che su questo ci debba ormai essere una riflessione, ad esempio per quanto riguarda il passaggio di detenuti nei Cpt per l'identificazione e tenendo conto che si può arrivare a un'identificazione anche in meno di sessanta giorni".

Lavorare per un nuovo ordine
"Mi sorprende che il Ministero dell'Interno sia percepito solo come Ministero della Sicurezza, che imposta le politiche sull'immigrazione solo in chiave securitaria. Questo invece è anche il ministero delle libertà civili, dei diritti e dobbiamo riuscire a comunicarlo anche attraverso i media dedicati ai cittadini stranieri, che svolgono un ruolo importantissimo. È finita ormai la fase in cui l'immigrazione era percepita come un'emergenza, qualcosa della quale avere paura, in Italia c'è ormai una considerazione molto più ampia e serena di questo fenomeno. È chiaro che ora dobbiamo pensare alla convivenza, alla condivisione di uno spazio comune, alla costruzione dell'integrazione. Non si tratta come in passato di governare il disordine ma di cominciare a lavorare per un nuovo ordine".

(14 luglio 2006)

Stranieri in Italia