CONSULTA:CONVIVENTE INCINTA,IMMIGRATO-PADRE COMUNQUE ESPULSO SOSPENSIONE DECRETO SOLO NEL CASO DI MARITO CONVIVENTE (ANSA) - ROMA, 11 mag - E' la "certezza dei rapporti familiari" a fare la differenza in merito al divieto di espulsione di un extracomunitario clandestino che stia per diventare padre o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio: la legge lo prevede se l' uomo ¶ "unito in matrimonio con la madre del nascituro" ma non nel caso di una convivenza basata su una relazione di fatto. Per questo motivo la Corte Costituzionale ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell' art. 19 del decreto legislativo 286 del 1998 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell' immigrazione) sollevata un anno fa dal giudice di Pace di Genova.

La vicenda riguarda il ricorso di un uomo (legato da una relazione con una cittadina italiana in stato di gravidanza) che aveva fatto ricorso contro il decreto di espulsione disposto dal prefetto della capoluogo ligure sostenendo che non avrebbe potuto assicurare alla donna e al nascituro "assistenza materiale e morale".

Nell' ordinanza n. 192 (presidente Annibale Marini, redattore Maria Rita Saulle) i giudici costituzionali fanno, tra l' altro, rilevare che i valori dell' unità familiare e dell' interesse dei figli minori devono essere bilanciati con altri valori aventi uguale dignità costituzionale, quali quelli garantiti e protetti dalla normativa in materia di ingresso e di soggiorno degli stranieri nel territorio nazionale. E sottolineano che la legge sull' immigrazione prevede "non un divieto assoluto ma una temporanea sospensione del potere di espulsione (o di respingimento) delle donne in stato di gravidanza o nei sei mesi successivi alla nascita del figlio cui provvedono" e che l' estensione al marito convivente (in base ad una sentenza del 2000) "presuppone una certezza dei rapporti familiari che non ¶ dato riscontrare nel caso di una relazione di fatto che, come tale, non puù che essere affermata dagli interessati".

"La questione di legittimità costituzionale - concludono - sebbene prospettata in termini di tutela della famiglia di fatto e dei conseguenti diritti-doveri, pone in realtà in comparazione trattamenti riservati a situazioni profondamente diversi".

(ANSA).

 

FM

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