PARLAMENTO
Prodi sull’immigrazione: “
ROMA – Un capitolo del discorso programmatico di Romano
Prodi è dedicato all’immigrazione, che ha definito “una risorsa umana non pienamente
utilizzata”. Secondo Prodi “interi settori dell'economia italiana sarebbero
già paralizzati senza il contributo dei lavoratori stranieri. I timori degli
italiani per quanto riguarda la competizione sul lavoro e l'accesso ai servizi
sociali non possono essere ignorati e noi non gli ignoriamo, ma possono essere
superati con un'immigrazione ordinata e controllata numericamente, che non leda
i diritti di nessuno. Sistemi assurdi di accesso e il mancato governo di questo
fenomeno favoriscono la clandestinità e impediscono la stabilizzazione e l'inserimento
degli immigrati nella società”.
Il Presidente del Consiglio ha affermato che
Prodi ha spiegato poi che per governare il processo migratorio
sarà mantenuto il tetto numerico agli ingressi, ma che sarà rivista la politica
delle quote “per un'immigrazione di qualità che accolga senza creare clandestinità,
insieme alla selezione dei flussi, favorendo anche immigrazione di alto livello,
perché se non c'è questa il Paese non acquista nuove esperienze”.
“Occorre incoraggiare e favorire la piena integrazione
fin alla cittadinanza – ha concluso Prodi sull’argomento -. Chi vive e lavora
nel nostro Paese deve sapere che se lo vuole anche per lui ci sarà un posto
di cittadino nel completo rispetto dei diritti e dei doveri. L'acquisizione
della cittadinanza italiana deve poter essere un traguardo certo dopo un congruo
numero di anni di permanenza, perché la cittadinanza è anche il più efficace
strumento di integrazione di cui la democrazia dispone ed è anche un potente
fattore di sicurezza. Chi sceglierà di investire il proprio futuro e quello
dei propri figli nel nostro Paese, chi saprà che qui ha possibilità di integrarsi
per realizzare le sue aspirazioni, chi identificherà la sua convenienza nel
successo della sua nuova patria sarà sicuramente un cittadino fedele alle nostre
istituzioni e rispettoso dei nostri ordinamenti”. (Inform)