Diritti dei richiedenti asilo e prassi applicative.

 

Per i potenziali richiedenti asilo non vi sono alternative rispetto al tentativo di ingresso irregolare. Anche chi fugge da guerre e persecuzioni deve pagare il suo tributo ai trafficanti e sono sempre pi numerosi i migranti che avrebbero diritto ad ottenere asilo una volta giunti in Europa, ma che muoiono nel deserto libico o ai confini del Marocco nel tentativo di raggiungere le sponde del Mediterraneo. E sono centinaia le vittime dei viaggi della speranza sulle carrette del mare, nel Canale di Sicilia, come al largo della costa atlantica del Marocco, ai limiti delle acque territoriali greche e turche come nello stretto di Gibilterra.

Lampedusa e, pi in generale, il canale di Sicilia costituiscono zone ormai fortemente militarizzate nel vano tentativo di dissuadere i movimenti migratori. La pratica generalizzata dei respingimenti in frontiera, in alcuni casi vere e proprie espulsioni collettive, gli accordi di riammissione e gli accordi di cooperazione di polizia vanificano leffettivo esercizio del diritto di asilo previsto, oltre che dalle Convenzioni internazionali, dallart. 10 della Costituzione italiana.

Il Regolamento Dublino II sta continuando a produrre effetti perversi scaricando sui pi deboli le difficolt di una collaborazione tra i paesi dellUnione Europea in materia di asilo. Dal caso della Cap Anamur ad oggi ormai evidente che il regolamento non applicabile ai rapporti tra paesi come lItalia, Malta, Cipro. Almeno fino a quando i diversi paesi europei non avranno standard uniformi in materia di accoglienza, status e procedure di asilo. Sempre pi spesso potenziali richiedenti asilo vengono allontanati dallo spazio regolato da Dublino II senza che le loro istanze siano state esaminate.

Anche dopo la entrata in vigore dei regolamenti di attuazione della legge n.189 del 2002 ( legge Bossi-Fini) il diritto di asilo sostanzialmente negato, sia per quanto riguarda la difficolt di accesso alla procedura, che per la elevatissima percentuale di risposte negative che concludono le procedure avviate davanti alle nuove Commissioni territoriali competenti a decidere in prima istanza, mentre sono sempre pi lunghi i tempi di attesa per le pratiche che rimangono incardinate presso la Commissione centrale.

Anche quando appariva impossibile effettuare il rimpatrio forzato ( si pensi ai Somali, ai Sudanesi, ai Congolesi, ai Liberiani, agli Irakeni, ma anche ai rom kosovari o bosniaci), le Commissioni territoriali hanno negato il diritto di asilo senza neppure prendere in considerazione la possibilit di rilasciare un permesso di soggiorno per motivi umanitari, come previsto dalla nuova legge e dai regolamenti di attuazione. Da parte delle questure, anche a fronte di situazioni particolarmente gravi, si esclude di fatto la possibilit di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari in base allart. 5 comma 6 del Testo Unico del 1998, anche se in questo caso si tratta di uno status ben diverso da quello del titolare del diritto di asilo, che mantiene nella precariet chi fuggito da guerre e persecuzioni. Solo con un difficile ricorso giurisdizionale possibile ottenere il riconoscimento del diritto di asilo costituzionale, e sono pochissimi i migranti che, in condizioni di detenzione o in prossimit di un allontanamento forzato riescono a farsi rappresentare in giudizio ed a restare in Italia sino alla decisione del giudice.

Tutti i permessi per motivi umanitari mantengono gli immigrati in una condizione di grave precariet, restando soggetti allobbligo del rinnovo annuale, fatta salva la possibilit di conversione in un altro permesse di soggiorno, ad esempio per lavoro, che pu comunque essere revocato o scadere, anche a seguito di una temporanea mancanza di lavoro ( oltre sei mesi).

Le forze dellordine italiane considerano ancora i potenziali richiedenti asilo come degli immigrati clandestini che vogliono ricorrere strumentalmente alla procedura di asilo per restare in questo paese, o come scomodi ospiti ai quali meglio non riconoscere il diritto di asilo, ma che se si proprio costretti ad accogliere, va riconosciuto soltanto un permesso di soggiorno temporaneo, sempre soggetto a revoca, nella prospettiva ( spesso irrealizzabile) di un ritorno nel paese di origine.

Questo modo di considerare i richiedenti asilo ha un carattere fortemente discriminatorio, assume aspetti assai gravi verso i richiedenti asilo di religione musulmana, e si riscontra costantemente nelle prassi della polizia, dopo gli sbarchi dei cd. clandestini, anche quando evidente che questi provengono da paesi in guerra, come la Liberia, il Sudan, lo Zaire, la Somalia, lIrak, e tanti altri paesi che sono dilaniati da guerre civili e faide tribali.

 

In molti casi non si fornisce un interprete e non si consente neppure laccesso alla procedura di asilo. Molto spesso immigrati potenziali richiedenti asilo giunti in Sicilia irregolarmente vengono trattati, anche dai mezzi di informazione, come clandestini senza ricevere informazioni sulla possibilit di fare valere il diritto di asilo. Ancora nel corso dellultimo anno, come peraltro era gi avvenuto in precedenza, si potuto constatare, a seguito di varie visite nei centri di detenzione amministrativa, come gli uffici di polizia ( soprattutto allinterno dei centri di permanenza temporanea, ai varchi di frontiera e nelle zone di transito aeroportuale ), quando ricevono la volont del migrante di presentare richiesta di asilo, si rifiutano di documentare tale richiesta e di avviare le procedure relative, sulla base della manifesta infondatezza della richiesta di asilo, che viene generalmente considerata come un espediente per sottrarsi alle procedure di espulsione ( cosiddette domande strumentali).

Ma la situazione non migliore quando i richiedenti asilo si rivolgono alle Questure dislocate nel territorio nazionale. In questo caso la presentazione della domanda di asilo, dallesito assolutamente incerto, comporta quasi sempre la detenzione amministrativa per un periodo ben superiore allo svolgimento della procedura e se questa si conclude con esito negativo si fa concreta la prospettiva dellespulsione con accompagnamento forzato in frontiera. Nei primi mesi di applicazione della nuova procedura molte questure siciliane hanno ritenuto obbligatorio il trattenimento degli immigrati che si presentavano spontaneamente presso gli uffici di polizia per richiedere il riconoscimento del diritto di asilo o dello status di protezione umanitaria, operando in totale spregio delle norme e dei regolamenti al punto che una circolare del Ministero dellinterno del 31 ottobre 2005 ha ricordato agli uffici immigrazione che la posizione di irregolarit della presenza del richiedente asilo non possa costituire, da sola, lelemento unico e sufficiente per determinare lobbligatoriet del trattenimento.

In qualche caso, come successo a Palermo nel febbraio del 2006 si giunge ad imporre una nuova richiesta di asilo anche a coloro che richiedono il semplice rinnovo del permesso per motivi umanitari, gi goduto da anni, con il risultato che - a seguito del diniego dello status di rifugiato- senza alcuna motivazione sul diniego implicito del rinnovo del permesso per motivi umanitari, la persona si ritrova in una condizione di irregolarit ormai irreversibile.

Persino giovani immigrati rom nati in Italia e qui residenti da anni con il permesso di soggiorno per motivi umanitari hanno ricevuto in Sicilia il diniego della Commissione territoriale competente a decidere sullistanza di asilo e sono sprofondati nel baratro della clandestinit. Intere famiglie di rom hanno perduto cos qualunque prospettiva di legalit ed i ricorsi non hanno ottenuto il risultato di fare riconoscere loro il diritto di permanenza in base ad un permesso di soggiorno per motivi umanitari, a causa del rifiuto di molti Tribunali che si sono dichiarati incompetenti .

Solo dopo la denuncia di questi casi da parte delle associazioni sembrerebbe che il Ministero dellinterno abbia indirizzato le Questure, e quella di Palermo in particolare, verso prassi pi rispettose della libera scelta da parte degli immigrati tra asilo e protezione umanitaria, ma rimangono le conseguenze devastanti di chi - regolare da anni - ha subito nel 2006 un diniego del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari del tutto ingiustificato, anche alla luce della situazione che ancora caratterizza diverse ragioni della Ex Jugoslavia e che anche lACNUR ha rilevato- di persistente pericolo per i diritti fondamentali della persona.

Di fronte a prassi fortemente discriminatorie poste in essere da alcune Questure siciliane nei confronti di rom richiedenti asilo o protezione umanitaria, o in altri casi di persone che non vengono ammesse alla procedura non rimane altra via che il ricorso immediato al Tribunale competente per territorio per ottenere il riconoscimento del diritto di asilo riconosciuto nel 1999 dalla Corte di cassazione come diritto soggettivo perfetto che spetta a qualunque persona si trovi nelle condizioni previste dallart. 10 della Costituzione italiana, norma immediatamente precettiva, azionabile anche davanti al giudice ordinario. Purtroppo le difficolt di accesso al patrocinio gratuito e la durata di queste procedure, comunque dallesito assai incerto, hanno limitato il numero degli immigrati che hanno ottenuto il riconoscimento dellasilo costituzionale.

 

Non deve dunque stupire se nel corso del 2005 le richieste di asilo in Italia sono state in forte calo, meno di diecimila, precisamente 6945 dal 21 aprile 2005 alla fine del febbraio 2006,mentre nel 2001 erano state 17.600 e nel 2000 pi di 18.000. Se consideriamo che la commissione centrale respinge annualmente il 95 per cento delle richieste di asilo, accordando la protezione umanitaria solo nel 40 per cento dei casi ( dopo audizioni della durata di pochi minuti e con motivazioni standardizzate), si pu giungere facilmente alla conclusione che lItalia non rispetta il fondamentale diritto della persona umana allasilo. Decine di migliaia di richiedenti asilo sono costretti alla precariet se non alla clandestinit, e questa politica italiana ha creato problemi anche agli altri paesi europei verso i quali si rivolgono flussi sempre pi consistenti di potenziali richiedenti asilo respinti, espulsi o costretti alla clandestinit dal nostro paese.

In molte regioni, come la Sicilia manca qualsiasi struttura di vera accoglienza, ed i finanziamenti del Progetto nazionale asilo si rivolgono ad associazioni e ad enti locali che non offrono una effettiva risposta alle domande di accoglienza ma assicurano invece omert e complicit nelle politiche repressive portate avanti fino ad ora dal ministero dellinterno anche nei confronti dei richiedenti asilo. Rimane solo laccoglienza dietro le sbarre, la condizione di detenzione amministrativa del richiedente asilo costituisce la norma in totale spregio della Convenzione di Ginevra e delle Direttive comunitarie in materia, in particolare la 2003/9, che si limitano a consentire, non certo ad imporre, la fissazione di un domicilio obbligato nella prima fase della procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato.

 

Nel periodo intercorso tra il 2005 e linizio del 2006 lItalia ha effettuato diversi voli charter verso lEgitto, la Nigeria o lo Sri Lanka per rimpatriare centinaia di persone, molte delle quali, rinchiuse nei centri di detenzione pugliesi e calabresi, avevano manifestato lintenzione di chiedere asilo; senza riuscire a formalizzare la domanda, in assenza di interpreti o per il giudizio sommario da parte delle autorit di polizia circa il carattere strumentale della richiesta. Trattati come semplici clandestini molti potenziali richiedenti asilo hanno subito la visita e gli interrogatori delle autorit diplomatiche dei paesi di provenienza con gravi rischi per la loro incolumit, in caso di rimpatrio, e per quella delle loro famiglie.

 

Molti immigrati richiedenti asilo, deportati dalla Sicilia in altre regioni italiane, hanno gi subito espulsioni illegittime, perch privati del diritto ad un ricorso sospensivo e rimpatriati in paesi nei quali hanno subito trattamenti inumani o degradanti. Ancora pi drammatico il caso dei numerosi potenziali richiedenti asilo deportati dalla Sicilia a Crotone e da qui verso la Libia e quindi rimpatriati verso i paesi di provenienza con voli charter finanziati dal governo italiano. Altrettanto grave la evidente violazione del diritto di difesa dei richiedenti asilo quando questi dopo il diniego da parte della Commissione territoriale si trovavano soggetti ad un ordine di allontanamento senza neppure riuscire a fare valere il diritto di ricorso. I Tribunali ai quali i richiedenti asilo si rivolgevano, sulla base di una posizione concordata da parte delle Avvocature di Stato, negavano la propria competenza affermando la invece la competenza del Tribunale di Roma. In questo modo centinaia di richiedenti asilo denegati non hanno avuto alcuna effettiva possibilit di ricorso perch nella evidente impossibilit di presentare un ricorso in tempi assai brevi ed in una sede giudiziaria per loro praticamente irraggiungibile.

Come se lart. 2 del T.U. in materia di immigrazione e asilo, che comunque riconosce agli immigrati comunque presenti alla frontiera o nel territorio dello stato, e dunque anche agli irregolari, i diritti fondamentali della persona umana, a partire dal diritto di difesa, dal diritto di asilo, dal diritto alla salute, dal diritto allintegrit fisica, dal diritto al controllo giurisdizionale sui provvedimenti amministrativi della libert personale, fosse, di fatto, abrogato .

Adesso, con una recente sentenza nella primavera del 2006 la Corte di Cassazione ha censurato queste argomentazioni suggerite dal ministero dellInterno e addotte da molti Tribunali che si dichiaravano incompetenti, affermandone invece la competenza e condannando lo Stato a rifondere tutte le spese processuali.

Una fondamentale sentenza che in futuro potr valorizzare il ruolo delle associazioni e degli avvocati che si battono a livello locale nella difesa dei richiedenti asilo. Sempre che sia possibile raggiungere i richiedenti asilo che si trovano in stato di detenzione e fornire loro consulenza socio-legale, informazioni e servizi di interpretariato, una possibilit effettiva di difesa tecnica, non limitata alla presenza silenziosa di un difensore di ufficio.

 

Malgrado le proposte maturate in campagna elettorale, a fronte della composizione dellattuale parlamento, del Senato in particolare, sembra ancora lontana la prospettiva di una legislazione in materia di asilo che dia piena attuazione al dettato dellart. 10 della Costituzione italiana- in base al quale va riconosciuto il diritto di asilo ad ogni straniero che nel suo paese non possa godere delle libert fondamentali garantite da uno stato democratico. E si pu ritenere che gli abusi pi volte denunciati ai danni dei richiedenti asilo possano continuare anche in futuro.

Si potrebbe ritenere che il nuovo governo , ed il nuovo Ministro dellinterno, modifichino le normative e le prassi applicative che fin qui hanno costituito un ostacolo invalicabile per il pieno riconoscimento del diritto di asilo. Ma non si pu aspettare inerti che mutino le direttive ministeriali o i vertici del Ministero dellinterno, come pure sarebbe assai auspicabile.

 

La prima linea di intervento per una difesa effettiva dei richiedenti asilo consiste ancora nella denuncia agli organi giurisdizionali comunitari, e nei casi pi gravi alla Corte Europea dei diritti delluomo, di tutte le violazioni compiute dai governi nazionali, e dal precedente governo Berlusconi nella attuazione delle direttive comunitarie relative allasilo ed alla protezione umanitaria, e di tutte quelle prassi amministrative applicate su scala collettiva che hanno per effetto la violazione del principio di pari trattamento tra cittadini comunitari ed immigrati in materia di diritti di difesa.

La seconda linea di intervento va individuata a livello delle istituzione comunitarie ( compreso il Parlamento Europeo e il Comitato economico sociale) e dovrebbe consistere nella richiesta di sostegno a tutte quelle azioni positive poste in essere da enti locali e da ONG, che a livello nazionale si rivolgono alla tutela dei richiedenti asilo e protezione umanitaria, a partire dai settori dellinformazione e della formazione.

Le istituzioni comunitarie dovrebbero compiere una attivit di monitoraggio sullo stato di applicazione effettiva della normativa di fonte comunitaria in materia di asilo e protezione umanitaria, anche con visite periodiche di delegazioni e la richiesta di dati e documentazione.

Questo tipo di iniziative potrebbe costringere molti governi europei, altrimenti molto riluttanti a fornire dati su tali materie, ritenute prevalentemente interessanti lordine pubblico e la sicurezza nazionale.

 

Al di l del ruolo delle istituzioni comunitarie, rimane fondamentale il ruolo delle organizzazioni non governative che attualmente in molte realt nazionali sono pesantemente discriminate, tenute fuori dai progetti di assistenza ed informazione. Le associazioni che non collaborano nella cogestione dei centri di permanenza temporanea non vengono considerate come interlocutori per le critiche che rivolgono e per le denunce che sono costrette a presentare, anche allautorit giudiziaria, per i casi sempre pi frequenti di abusi nei centri di detenzione amministrativa, di respingimenti collettivi e di negazione sostanziale del diritto di asilo.

.LACNUR in particolare, dovrebbe accrescere il suo ruolo di difesa dei migranti richiedenti asilo, ed chiamata adesso a responsabilit ancora maggiori perch il nuovo regolamento di attuazione in materia di asilo, ormai regime, prevede una nuova procedura decentrata e semplificata davanti a commissioni territoriali ( sette per tutta lItalia) nelle quali lACNUR ha un componente effettivo con diritto di voto.

LACNUR dovrebbe poi effettuare visite periodiche nei centri di detenzione amministrativa e nei nuovi centri di identificazione nei quali vengono internati potenziali richiedenti asilo, ai quali non sono garantiti condizioni igienico-sanitarie dignitose, diritti alla comprensione linguistica dei provvedimenti, una informazione imparziale sul diritto di asilo, e dunque un possibilit effettiva di accesso alla procedura di asilo.

Una nuova legislazione nazionale e regionale potr introdurre criteri e procedure per il riconoscimento dello status , e per lassistenza ai rifugiati, tali da garantire un effettivo rispetto dei diritti fondamentali della persona umana. Una diversa politica del governo italiano potr anche contribuire ad una inversione di tendenza nelle politiche comunitarie in materia di immigrazione e asilo fin qui dominate, grazie allattivismo del governo Berlusconi e del Commissario Frattini, dallunica preoccupazione di respingere il maggior numero di richiedenti asilo e di bloccare ogni via di accesso alla Fortezza Europa.

 

Fulvio Vassallo Paleologo

Universit di Palermo