La carovana dei cancellati: da Lubiana a Bruxelles

 

27 29 novembre 2006

           

Slovenia, Italia, Francia, Belgio

 

Il 27 novembre, una carovana partir da Lubiana e attraverser Italia e Francia, diretta al Parlamento Europeo: la carovana dei cancellati.

Con questa iniziativa noi, cittadini cancellati della Slovenia, raccogliamo l'invito degli eurodeputati che ci hanno chiesto di portare a Bruxelles le nostre esperienze di esclusione e violazione dei diritti umani, per iscrivere la questione dei cancellati fra le priorit dellagenda europea. Nel nostro viaggio, incontreremo i compagni, le associazioni, i soggetti politici e sociali che ci sostenengono e con i quali condividiamo le ragioni di fondo di un impegno comune.           

 

            Luned 27 novembre, alle 10,30 saremo a Trieste, presso il Consiglio Regionale della Regione Friuli Venezia Giulia.

      Alle 12, insieme alla FIOM, incontreremo i lavoratori dei cantieri navali di Monfalcone il luogo in cui nata, pi di sessantanni fa, la resistenza armata al fascismo in Italia.

      Il giorno successivo, marted 28 novembre, saremo a Parigi. Alle 10,30 verremo ricevuti nella sede dellAssemblea Parlamentare.

      Il pomeriggio manifesteremo con i Sans Papiers e discuteremo insieme caratteri e prospettive della lotta in corso.

      Arricchiti dal contributo politico e dallenergia liberata in queste tappe, arriveremo a Bruxelles la mattina di mercoled 29 novembre, e la nostra situazione verr illustrata al Parlamento Europeo.

Nel pomeriggio, una delegazione di cancellati sar ricevuta dal vice-presidente della Commissione Europea, Franco Frattini.

 

Per comprendere le ragioni che ci spingono a Bruxelles, bisogna ricordare che 14 anni fa, il 26 febbraio 1992, pochi mesi dopo che la Slovenia aveva proclamato la propria indipendenza dalla Repubblica Federativa Socialista Jugoslava, con unoperazione segreta il governo sloveno ha privato diverse decine di migliaia di persone dei loro diritti fondamentali.

Si trattato di un intervento di pulizia etnica silenzioso, realizzato via computer, attraverso il quale ci hanno tolto la residenza permanente - nella Slovenia di oggi, come gi nella Jugoslavia di ieri, la residenza permanente rappresenta per tutte le persone lunica chiave daccesso ai diritti civili, sociali e politici. Hanno distrutto i nostri documenti e ci hanno trasformati, da cittadini come gli altri, in stranieri illegali.

Insieme ai diritti di cittadinanza abbiamo perso il lavoro, le pensioni, il diritto allistruzione e allassistenza sanitaria, e perfino il permesso di risiedere a casa nostra. Siamo diventati i cancellati.

 

La Corte Costituzionale slovena ha dichiarato pi volte (in particolare nel 1999 e nel 2003) l'incostituzionalit e l'illegalit della cancellazione, esigendo l'immediata e totale reintegrazione dei nostri diritti. Varie istituzioni internazionali (i Comitati delle Nazioni Unite, il Comitato consultivo e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, e altri) hanno avanzato con forza le medesime richieste.

Nonostante questo, lo Stato sloveno si rifiuta di porre rimedio alle ingiustizie commesse.

 

Noi, cittadini cancellati della Slovenia, ci stiamo battendo da tempo per il riconoscimento dei nostri diritti. Il governo sloveno si mostra sordo alle nostre istanze, e continua a ignorare le sentenze della Corte Costituzionale, mantenendo da anni il Parlamento sloveno in una condizione di illegalit. A Bruxelles chiederemo che le istituzioni comunitarie prendano posizione: la cancellazione un problema europeo e proprio la Slovenia il paese che ha inventato i cancellati, il paese dove la Costituzione conta meno del due di coppe - assumer nel 2008 la presidenza dellUnione.

Se fino a oggi il governo sloveno ha potuto avvalersi del silenzio complice degli altri esecutivi europei, che fingono di non vedere quello che accade a Lubiana, sul fronte opposto il nostro movimento trova sostegno e solidariet nella societ civile di altri paesi dEuropa.

Il 4 luglio 2006, tramite lo studio Lana Lagostena Bassi di Roma, abbiamo presentato un ricorso collettivo presso la Corte europea dei diritti umani. Esso si inquadra in unampia iniziativa politica internazionale, che trover espressione nella carovana che il 27 novembre prender le mosse da Lubiana per raggiungere Bruxelles, attraversando diversi paesi dEuropa.

 

Noi, cittadini cancellati della Slovenia, siamo anche cittadini cancellati d'Europa.

giunto il momento di rompere il silenzio dell'Europa. Lomert delle sue istituzioni solleva interrogativi inquietanti sulla natura effettiva dei principi, dei valori e sullorizzonte ideale su cui si intende fondare il concetto di cittadinanza europea.

Non siamo, purtroppo, gli unici cancellati dEuropa: le politiche di discriminazione e negazione dei diritti di cittadinanza sono un fenomeno che dilaga in diversi paesi.

Noi, cittadini cancellati della Slovenia, siamo una componente della moltitudine degli esclusi, degli invisibili, dei cancellati d'Europa. La nostra lotta la stessa dei migranti senza permesso di soggiorno, dei rom senza cittadinanza, dei rifugiati senza asilo di tutti coloro che, a dispetto della retorica ufficiale delle istituzioni europee, sono feriti nella loro dignit e privati dei diritti fondamentali. Ci sentiamo al fianco di chi vede intaccare i propri diritti sul luogo di lavoro, di chi viene condannato a un futuro di precariet senza uscita.

La cancellazione dellessere umano, la negazione e la compressione delle sue potenzialit civili e sociali un processo che si articola in diverse forme e gradazioni - di cui quello che accaduto a noi, cancellati della Slovenia, rappresenta solo lespressione pi estrema, paradigmatica e brutale.

Il numero dei cancellati dellEuropa in costante aumento. Questo dato richiama alla memoria la condizione degli apolidi fra le due guerre mondiali, e proietta unombra fosca sul futuro della democrazia europea.

 

  1. Con la cancellazione, nel 1992 la Slovenia ha provocato la morte civile di decine di migliaia di persone

Il 26 febbraio 1992, il Ministero degli affari interni sloveno ha cancellato dai registri di residenza permanente diverse decine di migliaia di persone (i dati ufficiali, nettamente sottostimati, parlano di 18.305 individui: l1% della popolazione del paese).

Fino ad allora, tutti i cittadini jugoslavi che avevano la residenza permanente in Slovenia godevano della totalit dei diritti civili, politici e sociali. Poi giunse lindipendenza e, contestualmente, la definizione di un nuovo concetto di nazionalit slovena. Fu a questo punto che le autorit decisero di eliminare, in gran segreto, tutti coloro che, secondo loro, non erano etnicamente sloveni.

A tal fine, hanno rimosso dai registri di residenza permanente i nominativi dei cittadini che non avevano richiesto di acquisire la nazionalit slovena entro il termine strettissimo fissato per legge, o la cui domanda era stata respinta.

E cos, da un giorno all'altro, senza saperlo, siamo diventati stranieri illegali. O meglio, come si espresse nel 1996 il Ministro degli interni, stranieri in flagrante.

Abbiamo perso tutti i diritti fondamentali. Un gran numero di noi si ritrovato in una condizione di apolidia; molti sono stati rinchiusi nei C.P.T. ed espulsi; migliaia di altri sono stati costretti, in varie forme, a lasciare il paese.

 

Chi siamo, in realt, noi cancellati? Su che genere di persone si abbattuta la scure della cancellazione?

Nella maggioranza dei casi siamo lavoratori, che si erano trasferiti in Slovenia negli anni '60, '70 e '80, provenendo da altre repubbliche della federazione jugoslava. Migranti interni, che si spostavano nellambito del medesimo Stato per motivi diversi, soprattutto di carattere economico. L'industria e l'economia slovene, in forte sviluppo, necessitavano di manodopera: erano le aziende stesse ad andare a caccia di giovani nelle altre regioni del paese, a convincerli a venire a lavorare al Nord.

Dopo l'indipendenza, molti di questi immigrati interni hanno acquisito la nazionalit slovena. Per altri, per, fu decretata la "morte civile" da parte delle autorit. La sentenza stata eseguita revocando il permesso di residenza permanente, indispensabile per accedere allesercizio dei diritti sociali, civili e politici.

Fra noi, cittadini cancellati della Slovenia, vi sono molte persone nate e cresciute in Slovenia. Sono state epurate perch uno dei genitori era originario di qualche altra regione della Jugoslavia. Altri, pur avendo entrambi i genitori sloveni, per qualche circostanza casuale si erano trovati a nascere fuori della Slovenia, in qualche altra repubblica jugoslava - e sono stati, a loro volta, implacabilmente cancellati.

 

Quali sono le conseguenze della cancellazione? Cosa ha comportato in concreto, per la vita quotidiana delle persone, la revoca della residenza permanente?

Nella grande maggioranza dei casi, i cancellati hanno perso il posto di lavoro, senza la possibilit di trovarne un altro. Molti sono rimasti senza la pensione per cui avevano pagato anni e anni di contributi.

Non potevamo guidare l'automobile, dato che le patenti di guida - rilasciate in Slovenia erano state distrutte nelle Unit amministrative. Non osavamo lasciare il paese, dal momento che non ci avrebbero fatti rientrare.

Molti di noi, costretti a emigrare, si sono rifugiati in Italia, Germania, Austria, Belgio, o in altre repubbliche della ex-Jugoslavia. Altri sono rimasti in Slovenia, in condizioni di clandestinit. Alcuni hanno dovuto fingere di essere profughi e chiedere asilo in Slovenia nel loro paese, dove erano vissuti fino a poco tempo prima come cittadini a pieno titolo, senza discriminazioni.

Accadeva frequentemente di essere trattenuti nelle stazioni di polizia, o incarcerati nel Centro di Permanenza Temporanea. A volte, la conseguenza diretta della cancellazione stata la morte: si sono avuti casi di suicidio, decessi per indigenza o per limpossibilit di accedere alle cure mediche. E abbiamo appreso di persone che sono state trucidate dopo essere state deportate in luoghi dove infuriava la guerra civile.

Diversi di noi sono stati cacciati dalle loro case. Ma anche quando quando ci non accadeva, perdevamo il diritto di comprarle - un diritto accordato agli altri inquilini, cittadini sloveni con denominazione dorigine controllata.

Numerose famiglie sono state divise dalla cancellazione. Dovevamo nasconderci dalla polizia, subendo blitz, minacce, torture fisiche e psichiche. Molti bambini sono cresciuti senza i genitori, e ad alcuni di noi stata negata la possibilit di registrare allanagrafe il proprio ruolo di padre.

Questo genere di violenze costituisce, ancora oggi, il menu quotidiano per numerosi cancellati che sono costretti alla clandestinit, in Slovenia e altrove. Senza documenti, senza diritti, senza difese.

 

  1. La Corte costituzionale slovena e diversi organismi internazionali hanno ripetutamente condannato la cancellazione

La Corte costituzionale slovena ha pi volte condannato loperato del governo.

Nel 1999 ha dichiarato l'incostituzionalit della cancellazione, ingiungendo al legislatore di restituire ai cancellati il permesso di residenza permanente.

Nel 2003 la Corte ha nuovamente decretato l'incostituzionalit della cancellazione, ordinando la reintegrazione di tutti i nostri diritti, in senso retroattivo, a decorrere dal 26 febbraio 1992.

A tuttoggi la Repubblica Slovena non ha applicato le sentenze della Corte costituzionale. Al contrario, la coalizione al governo ha predisposto una legge costituzionale con la quale vorrebbe sottrarre la questione alla competenza della Corte.

 

La vicenda dei cancellati da tempo allattenzione dei Comitati ONU (Comitato diritti umani, Comitato sulleliminazione della discriminazione razziale, Comitato sui diritti del fanciullo, Comitato sui diritti economici, sociali e culturali), i quali hanno manifestato serie preoccupazioni in ordine agli effetti della cancellazione sul rispetto dei diritti umani, chiedendo l'immediato adempimento delle sentenze della Corte costituzionale.

Il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali, nel 2006 si espresso come segue: "The Committee observes that this situation entails violations of these persons economic and social rights, including the rights to work, social security, health care and education /.../ The Committee urges the State party to take the necessary legislative and other measures to remedy the situation of nationals of the States of former Yugoslavia who have been erased as their names were removed from the population registers in 1992." (Osservazioni conclusive del Comitato adottate il 25 gennaio 2006, E/C.12/SVN/CO/1).

 

Il problema della cancellazione stato esaminato anche dal Comitato consultivo del Consiglio d'Europa che ha sviluppato considerazioni analoghe: The Advisory Committee notes with concern that, despite the relevant Constitutional Court decisions, several thousand persons whose names were deleted from the registers of permanent residents on 26 February 1992, and automatically transferred to the registers of foreigners, are still, more than ten years on, awaiting clarification of their legal status.// In many cases, the lack of citizenship or of a residence permit has had a particularly negative impact on these persons situation. It has, in particular, paved the way for violations of their economic and social rights, with some of them having lost their homes, employment or retirement pension entitlements, and has seriously hindered the exercise of their rights to family life and freedom of movement. (Comitato consultivo del Consiglio d'Europa, 1 dicembre 2005)

 

Inoltre, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Alvaro Gil-Robles, ha pi volte preso in esame la questione dei cancellati, osservando: The issue of erased persons continues to be a divisive and politically charged issue in Slovenia and is the subject of heated debate. Regrettably, the issue has been frequently used by some political factions as a campaign tool. Especially during the period leading to the October 2004 general elections, many politicians made xenophobic statements when referring to the issue of the erased persons and to others considered non-Slovene or otherwise different./.../ As regards the enactment of the law regulating and reinstating the status of the remaining erased persons, the Commissioner urges the Slovenian government to definitely resolve the issue in good faith and in accordance with the decisions of the Constitutional Court. Whatever the appropriate legislative solution may be, the current impasse reflects poorly on the respect for the rule of law and the Constitutional Courts judgements in Slovenia. (rapporto adottato il 29 marzo 2006)

 

Queste raccomandazioni, e altre autorevoli prese di posizione, hanno aperto la strada all'internazionalizzazione del problema. Ci nonostante, la questione dei cancellati rimane irrisolta. Molti di noi sono ancora senza cittadinanza e senza alcun documento valido. Siamo costretti a vivere da clandestini, nascondendoci dalla polizia. In un contesto simile, lo slogan "Europa senza frontiere" suona come una frase vuota, priva di contenuto.

 

  1. Il movimento dei cancellati: non vogliamo essere percepiti come vittime, ma come un soggetto politico capace di connettersi ad altre reti di resistenza

Per lungo tempo, ognuno di noi ha subito l'esclusione e le violenze di cui era oggetto come una tragedia individuale, in uno stato di totale solitudine. Eravamo alloscuro del fatto che la cancellazione non riguardava pochi individui, ma almeno una persona su cento, nella Repubblica Slovena.

Ci sono voluti diversi anni perch la verit potesse farsi strada e il fenomeno iniziasse a essere percepito nei suoi contorni reali. Un po alla volta abbiamo cominciato a incontrarci, a confrontare le nostre esperienze e a far sentire la nostra voce. Abbiamo dato avvio a numerose iniziative legali e ingaggiato un serrato confronto politico con lo Stato, per riottenere la pienezza dei nostri diritti.

 

Nel 2000 abbiamo cominciato a organizzare proteste pubbliche, e da quel momento abbiamo partecipato, anche all'estero, a numerose manifestazioni per i diritti dei migranti.

Sul tema della cancellazione abbiamo preparato seminari, esposizioni, tavole rotonde, tribune pubbliche, in Slovenia e all'estero (Italia, Regno Unito, Francia, Danimarca, Austria...). Ci siamo pi volte incontrati con gli ambasciatori delle repubbliche dell'ex-Jugoslavia e con i deputati del Parlamento Europeo. Inoltre, abbiamo organizzato diverse iniziative di ampia risonanza, come la marcia da Capodistria a Lubiana, lo sciopero della fame alla frontiera tra Slovenia e Austria, e numerose manifestazioni di fronte al parlamento sloveno.

Nell'estate del 2006 abbiamo inaugurato la prima "Ambasciata dei cancellati", a Topol (una localit al confine tra l'Italia e la Slovenia). Nello stesso periodo, il 4 luglio 2006, tramite lo studio legale Lana - Lagostena Bassi di Roma, abbiamo presentato un ricorso collettivo presso la Corte europea dei diritti umani. Esso si basa su un campione di undici persone che sono tutt'ora senza alcuno status legale, prive di ogni diritto, e vivono in una condizione di totale precariet.

 

Per le esigenze della nostra battaglia politica ci siamo organizzati in due associazioni, coinvolgendo molti soggetti, in Slovenia e altrove. Ha preso forma unestesa rete di solidariet, che comprende organizzazioni e individui che, in vari paesi, si battono per il rispetto dei diritti umani, e va da Amnesty International ai metalmeccanici italiani della FIOM. Stiamo sviluppando una campagna mediatica su riviste, giornali e stazioni radio (Mladina, Radio Marš, Radio Študent, Večer) con lappoggio del quotidiano Il Manifesto.

Sulla cancellazione sono stati prodotti diversi saggi scientifici; alcuni documentari, realizzati nel Regno Unito, in Slovenia, Italia e Olanda, hanno contribuito a far conoscere quello che accaduto, e continua ad accadere in Slovenia.

L'opinione pubblica slovena rimane comunque divisa tra i sostenitori del nostro movimento e i suoi oppositori, che ci rappresentano come nemici del popolo e dello Stato sloveno. Alcuni di essi non ultimi, diversi membri del parlamento ci tacciano di essere opportunisti, sfruttatori, codardi, arrivando persino a definirci dei rifiuti della societ...

 

La verit che hanno paura. La ribellione dei cancellati pu essere un esempio contagioso, un fattore di aggregazione per tutti coloro che hanno perso lassistenza sanitaria, il lavoro, il diritto alla casa o allistruzione. Queste persone, anche se, a differenza di noi, hanno il passaporto sloveno, sono state in qualche modo cancellate anchesse. La nostra battaglia la loro battaglia.

In Slovenia, linvenzione dei cancellati servita a canalizzare e controllare le ansie di una popolazione che vedeva gettare alle ortiche un complesso sistema di garanzie sociali. Come nel resto dEuropa, la creazione di un capro espiatorio cancellato, zingaro, clandestino o terrorista islamico che sia funzionale a distrarre e confondere le persone che si vedono precipitare in un vortice di insicurezza e precariet, in nome del libero mercato. Liniziativa dei cancellati spezza questa spirale, recuperando quei valori di solidariet, rispetto dellaltro, e uguaglianza, che costituiscono il lascito autentico delle esperienze di resistenza delle genti di queste terre.

 

  1. I cancellati al Parlamento Europeo: la cancellazione non una faccenda interna alla Slovenia, ma un problema europeo

Nel 2004 la Slovenia ha fatto il suo ingresso ufficiale nell'Unione Europea. Nella lunghissima lista di condizioni poste per entrare a far parte dell'Unione non figurava la richiesta di restituire i diritti ai cancellati.

Nel 2008 la Slovenia presieder l'Unione Europea. Ancora una volta, la cancellazione non pare costituire un ostacolo. La mancata riparazione della violenza subita da decine di migliaia di persone non crea il minimo imbarazzo n al governo sloveno, n alle istituzioni dell'Unione. Del resto, queste ultime non mostrano alcun segno tangibile di accorgersi del problema.

evidente che in questo modo le autorit slovene saranno incoraggiate a perseverare nel loro atteggiamento lesivo dei diritti umani e irrispettoso dei pi elementari principi democratici. Il recentissimo, incredibile episodio del tentato pogrom e della deportazione di unintera comunit rom, mostra che questa situazione rischia di avere conseguenze devastanti per gli equilibri culturali e morali della societ slovena.

 

Noi, cittadini cancellati della Slovenia, e ora anche cittadini cancellati d'Europa, chiederemo ai responsabili delle istituzioni europee che ci illustrino le ragioni per cui essi tacciono, continuando a coprire con il loro silenzio la cancellazione, e lasciando marcire la democrazia in Slovenia. Quali sono i criteri, i valori, la visione del mondo che ispirano il loro operato?

A nostro avviso, la cancellazione non un fenomeno residuale, il portato del ritardo di un paese arretrato, che stenta ad adeguarsi agli standard europei. Al contrario, essa la manifestazione virulenta di una sindrome che si riproduce al cuore dellEuropa.

In questo continente esistono diverse categorie di cancellati, e il loro numero in costante aumento. I figli di genitori stranieri, nati e cresciuti in Italia, sono costretti allapolidia; in Francia, i figli dei migranti algerini vivono senza diritti; i rom sono perseguitati, in Slovenia come altrove (il governo tedesco ha labitudine di rispedirli in Kosovo, dove rischiano la vita). Ai richiedenti asilo, quasi sempre si sbatte la porta in faccia. La lista dei cancellati interminabile, nella democratica Europa.

 

A quanto pare, la tradizione europea di attenzione ai diritti sociali, di solidariet e rispetto per le differenze culturali sta venendo sostituita da una politica di esclusione, reclusione e deportazione dei migranti ammesso che si possano definire "migranti" persone che risiedono in Europa da molti anni. E lEuropa, per integrarli, ha costruito la bellezza di 178 Centri di permanenza temporanea.

Noi, cittadini cancellati della Slovenia, domanderemo alle istituzioni europee se il rispetto dei diritti umani , dal loro punto di vista, un optional, o un mero espediente retorico.

 

Siamo convinti che vi sia, oggi in Europa, la necessit indifferibile di ridefinire le nozioni di cittadinanza e residenza (soggiorno) permanente. Riteniamo sia venuto il momento di abbracciare una nuova visione dei diritti di cittadinanza, concetto che va finalmente inteso come cittadinanza di relazione: insieme di diritti e tutele che rispecchia i legami genuini ed effettivi (genuine and effective links, nel linguaggio del diritto internazionale) che le persone sviluppano l dove vivono e lavorano.

Va abbandonato, una volta per tutte, lo sciagurato criterio dello ius sanguinis, che riproduce il fantasma della razza.

 

Ci auguriamo che l'Europa, invece di rimuovere il proprio passato d'emigrazione, far tesoro delle memorie e delle esperienze dei migranti di ieri, applicandole al presente. In questo modo riprender vigore una cultura di accoglienza e solidariet, indirizzata verso tutti coloro che si trovano sul suo territorio, e verso tutti coloro che vi stanno per giungere.

 

La nostra carovana vuole essere un passo in questa direzione. Ci batteremo fino in fondo per una societ multiculturale e aperta, che non abbia bisogno di diffondere precariet, di creare cancellati, di fabbricare clandestini, di istituire Centri di permanenza temporanea.

Una societ di uguali, che sappia sviluppare unidea di cittadinanza fondata sulle relazioni fra le persone, anzich sulla razza, sul sangue o sul suolo.

 

Nessun essere umano dovr essere cancellato, nellEuropa che costruiremo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Informazioni e contatti

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Uršula Lipovec Čebron ursula.lipovec@gmail.com