Articolo del 28/11/2006
Amato: "In Europa serve una politica dell'immigrazione legale e accordi di riammissione con i Paesi di origine"
Il ministro ribadisce l’esigenza di governare i flussi migratori per evitare sanatorie

“In Europa serve una politica dell'immigrazione legale e accordi di  riammissione con i Paesi di origine, altrimenti il problema dell´immigrazione illegale non si risolverà”. Lo ha sostenuto il ministro dell´Interno Giuliano Amato, intervenendo al convegno “Migration policy in Europe” organizzato dalla Fondazione Rdb a Milano. Amato ha anche sottolineato la mancanza dei dati disponibili su immigrati e lavoro e ha invitato i privati a “dare una mano”. Dubbi sulla proposta di ingressi con la garanzia di una dote: “Porta con sé gravi rischi”, ha sostenuto il ministro.

Amato ha invitato tutti i suoi colleghi europei a “dare risposte concrete” al problema dell´immigrazione attraverso una politica dell´immigrazione legale, “altrimenti si creano gironi di dannati senza patria e senza identità, e finiscono per essere inevitabili le sanatorie cui assistiamo in questi mesi in Europa, malgrado la contrarietà dei ministri dell´Interno”.

Il ministro dunque ha ribadito la sua contrarietà alle sanatorie, sottolineando l´esigenza di politiche in grado di scoraggiare l´immigrazione illegale favorendo quella regolare. Servono allora innanzi tutto dati più completi sul fenomeno immigrazione. Ma servono soprattutto liste apposite create nei consolati presso quei Paesi da cui arrivano più immigrati. Così come serve che i privati facciano la loro parte. “Mi si chiede di elasticizzare la programmazione degli ingressi - ha affermato il ministro -. Benissimo, io non ho niente in contrario. Ma anche le associazioni datoriali devono farsi carico di qualche responsabilità. Faccio un esempio, per spiegarmi meglio: l'associazione industriali di Treviso, che con cadenza semestrale sa mettere a punto il suo fabbisogno di manodopera e chiede 700 lavoratori, è disposta a 'coprire' quei sei mesi pagando le coperture assicurative e sanitarie di coloro che saranno poi i suoi settecento operai? Se sì, allora per me ministro dell'Interno diventa molto più facile mettere a punto una programmazione elastica delle entrate”.

 Forti perplessità, infine, sulla proposta degli ingressi in cerca di lavoro attraverso la garanzia di una dote. Per il ministro infatti presenta gravi rischi: “Non bisogna essere un ministro dell'Interno per capire che qualunque organizzazione criminale puo' fornire di una dote un immigrato senza dote, togliergliela appena arrivato in Italia e, soprattutto se è femmina, buttarla su un marciapiede alla mercé dei tanti mascalzoni di puro sangue italiano”.