SEMINARIO UIL
22 NOVEMBRE 2006
Governance
dellimmigrazione: matura una svolta nella normativa in Italia?
INTRODUZIONE AL
DIBATTITO
Guglielmo Loy-
Segretario Confederale UIL
La UIL con questo
VII Seminario nazionale sullimmigrazione si pone lobiettivo di acquisire
contributi e riflessioni autorevoli
con lo scopo di consolidare conoscenze adeguate a rafforzare il ruolo di
rappresentanza con e per i cittadini
immigrati nel nostro Paese. Convinti che una buona politica deve costruirsi per
TUTTO il Paese, per tutti i cittadini, italiani e non, che ci vivono, lavorano,
studiano.
I numeri sono ormai
conosciuti nel loro quadro generale, a questi aggiungiamo un ulteriore
contributo: lanalisi dellimpatto del fenomeno a livello territoriale,
convinti che gran parte della partita si gioca nelle citt, grandi e piccole ,
del nostro Paese.
Ai nostri ospiti
poniamo una serie di questioni/quesiti che sono, a nostro avviso, i pi urgenti
da affrontare per consentire, come diciamo nel programma della iniziativa, la
costruzione di una vera e propria governance del fenomeno migratorio nel nostro
paese.
Partiamo dai
Meccanismi dingresso, come si governano i flussi migratori.
Malgrado i vari
modelli adottati dagli scorsi governi, una quota crescente di cittadini
stranieri sono entrati in forma irregolare nel nostro Paese, negli ultimi anni.
Se si considera che tra lanno 2000 ed il 2005 limmigrazione aumentata di 2
milioni di unit (400 mila lanno), esclusi i decreti flussi regolari, siamo ad
una media di 150 mila entrate irregolari lanno, via via sanate dalla
regolarizzazione del 2003 e, come noto,
dai decreti flussi successivi. Attualmente una stima prudenziale
di circa 800 mila irregolari, il che porterebbe la presenza
complessiva degli stranieri in Italia vicina ai 4 milioni di unit (circa il
6,8% sulla popolazione italiana). Lestensione delle migrazioni irregolari, se
anche leffetto di una legislazione restrittiva degli ingressi (Bossi-Fini),
non spiegabile solo con lultima legge del 2002, ed sicuramente
funzionale ad un mercato del lavoro informale, sommerso e nero che parte
consistente della economia italiana, e si alimenta anche della collaborazione
del traffico internazionale delle persone.
Per immaginare una
governance vera del meccanismo dei flussi, necessario studiare le molteplici
caratteristiche del complesso fenomeno che sta alla base del progetto
migratorio, dei drammi che comporta per chi lo vive, degli effetti che ha sulla
societ di arrivo, ma anche dei danni/vantaggi che produce su quella di origine. Ed in effetti, non
possibile pensare di governare i flussi senza una grande collaborazione con i
Paesi da cui essi originano. In generale le migrazioni sembrano leffetto di
pi fattori concomitanti:
a) Il forte delta demografico tra Africa in
particolare ed Europa (specie con lItalia). Si parla di una possibile perdita
di quasi il10% della popolazione italiana entro il 2020. Oggi il flusso
dingresso (regolare e irregolare) di migranti sembra volersi collocare a quel
tasso di presenza tra la popolazione italiana, anche se alcuni osservatori
dubitano che 300 mila ingressi lanno saranno sufficienti a compensare il calo
demografico nostrano.
b) Il differenziale nello sviluppo economico
tra Paesi Europei e ancora troppi PVS accelerato da una globalizzazione che lascia indietro molte economie meno
competitive (sta succedendo per lAmerica Latina, parte dellEuropa dellEst,
naturalmente di pi per lAfrica, ma potrebbe succedere anche per lItalia,
molto indietro sul piano della competitivit). Questo mentre la cooperazione
allo sviluppo ha mostrato tutti i suoi limiti, non solo nel volume di risorse
sempre minore, ma soprattutto sul piano dellefficacia. I due aspetti si
sommano ad un terzo: la maggiore facilit oggi a viaggiare e listantaneit
delle comunicazioni: la miscela tra questi tre elementi esplosiva sul piano
dellaumento dei flussi migratori.
c) Farraginosit dei meccanismi dingresso che
non permettono un incontro fluido tra domanda ed offerta di lavoro, che ha al
suo centro per funzionare bene il fattore umano. In effetti il rapporto di
lavoro fatto anche di conoscenza e fiducia tra persone, controllo e verifica
della professionalit richiesta; cosa resa impossibile dalle distanze
internazionali. Il mercato ha ovviato a questa carenza, pescando tra i
lavoratori irregolari gi presenti nel nostro Paese, anche con il passa
parola, con gravi risultati sul
piano della irregolarit.
d) La propensione mostrata dalla nostra
economia a pescare in un mercato della manodopera di serie b, come fattore di
compensazione della minore competitivit; mentre al nord molte imprese si
delocalizzano, altre (specialmente al sud, ma non solo) trovano alimento nel
lavoro nero; se questo vale, in ogni caso, anche per gli italiani, il lavoro
nero straniero molto pi appetibile, in quanto ricattabile e praticamente non
tutelabile anche dal sindacato.
Questo, aggiunto ad una maggiore propensione alla mobilit da parte degli
stranieri, rischia se non governato di provocare insofferenze da parte
degli italiani che guardano a questi fenomeni come a forme di dumping sociale e
possono reagire anche in forma imprevedibile. Il sospetto che un mercato della
manodopera di serie b sia funzionale alle distorsioni della nostra economia e
mondo produttivo, confermato dalla esistenza nella stessa legislazione di
palesi discriminazioni nei confronti degli stranieri: accesso al mercato del
lavoro, condizioni e sicurezza sul lavoro, trattamento previdenziale, accesso
ai servizi ed alla casa, diritti in generale, ecc. Il tutto condito da
situazioni di sfruttamento estremo spesso raggiunte nellagricoltura al Sud, ma
anche nelledilizia ed altri settori in tutto il Paese.
CՏ da chiedersi
se, in presenza di tanti deficit nel tessuto produttivo e sociale
italiano, un governo dei flussi
migratori sia davvero possibile. E certo limpresa comporta il mettere mano a
molti fattori e considerare molte variabili. Strumenti come quello dello
sponsor e della ricerca
attiva ed accompagnata di lavoro sono certo positivi, in quanto rendono tracciabile la presenza
dellimmigrato e rendono possibile ed appetibile lingresso regolare mentre per converso diventa meno
conveniente la clandestinit.
Di per s, per,
non detto che tutto questo sia sufficiente. Lidea stessa di quote annuali,
per quanto legittima, si scontra con una pressione migratoria dotata di una
forte spinta che mal si adatta ai meccanismi della burocrazia. Inoltre chi
attraversa il deserto, magari
proveniente dal
Sudan, se sopravissuto a quella esperienza, non si fermer di fronte allo
sbarramento delle quote e, specie se privo di documenti, sceglier lunica
strada che gli resta: lingresso irregolare.
Utile, forse, ma
non molto credibile, sembra anche la proposta delle liste di collocamento presso i nostri consolati allestero. La nostra struttura consolare non si
ancora adeguata ai nuovi eventi ed ha mostrato difficolt anche solo a
rispondere alle semplici funzioni della concessione del visto dingresso, per
una quota di migranti aumentata negli anni in termini esponenziali. Inoltre,
rimane la distanza tra datore di lavoro e lavoratore straniero.
Una soluzione di
carattere apparentemente
liberista viene dal suggerimento di alcuni di procedere ad una
completa liberalizzazione dei meccanismi dingresso, nella speranza che il
mercato della domanda e dellofferta di lavoro regoli da solo lappetibilit o
meno del venire in Italia. Questo non detto funzionerebbe nemmeno
nellipotesi di una economia matura ed equilibrata; nel caso nostro siamo ben
lontani da un quadro di capitalismo democratico e corretto e, considerati i
mali della nostra struttura produttiva, potrebbe provocare grandi fenomeni di
rigetto da parte della popolazione italiana. CՏ poi laspetto non secondario del
diritto/dovere del nostro Stato a decidere chi e quanti possono entrare, in
relazione alle risorse e servizi disponibili, alla sostenibilit sociali dei
nuovi ingressi, nonch ai
necessari problemi di sicurezza. CՏ poi anche da considerare laspetto
delle differenze culturali e dei meccanismi dintegrazione che presuppongono,
per chi arriva, laccettazione delle regole del gioco e delle leggi italiane.
Non resta che
puntare ad un serio studio/programmazione delle necessit (anche nelle diverse aree geografiche e
nei settori produttivi) ed
attivare un meccanismo fluido, ma monitorato, degli arrivi e delle presenze,
scontando comunque la presenza anche nel futuro di una quota di irregolari.
Questa potr essere
minore o maggiore a seconda dellefficacia dei meccanismi dingresso legali che
vanno comunque resi pi umani, evitando inutili sbarramenti alle conversioni
(quando giustificate) e promovendo una sorta di premio di soggiorno per gli immigrati che si sono stabilizzati,
lavorano e pagano le tasse: per loro deve diventare molto pi facile il
rinnovo, lottenimento della carta di soggiorno, e la cittadinanza (per chi la chiede), nonch laccesso a
tutti i diritti, alla pari con i cittadini italiani. Il meccanismo dello ius
solis, una politica
nella scuola attiva verso i
nuovi arrivati ed il voto
amministrativo per i
residenti dopo 5 anni,
aiuterebbe molto il processo di integrazione.
Bene i meccanismi
premiali pensati dal ddl proposto dal gruppo dellUlivo al Senato, ma questi
non debbono essere casi necessariamente solo individuali, ma avere carattere
collettive in caso di persone che mostrano chiaramente d volersi integrare.
Deve, ad esempio, essere possibile, in alcuni casi, la conversione tra turismo
e lavoro e tra studio e lavoro, quando ci siano le condizioni, anche se lo
straniero comprovato sia un overstayer.
Lallungamento
nella durata dei permessi di soggiorno e un ruolo chiave del territorio aiuterebbe molto a rendere meno drammatica
la presenza regolare.
Per facilitare i
meccanismi dingresso e le ricongiunzioni famigliari va rivoluzionata e
riorganizzata la rete consolare allestero, dotandola di adeguato personale qualificato sugli
aspetti e sui problemi delle migrazioni, delegando alcune funzioni burocratiche
alla rete di patronati presenti nei Paesi di provenienza dei migranti.
Oppure avviare
un grande progetto di allargamento dei ragazzi coinvolti nei progetti di
servizio civile destinandoli a questo tipo di attivit, in Italia o allestero.
Va maggiormente
valorizzata la cooperazione allo sviluppo e quella commerciale tra Italia e
Paesi in Via di sviluppo, con progetti volti a valorizzare la crescita
economica in loco, anche con il coinvolgimento dei migranti e
di parte delle loro rimesse. In generale bisogna pensare che le migrazioni
massicce da un paese povero, se lo ripagano in termini di rimesse, lo
impoveriscono in termini di risorse professionali e culturali. E provato da
molti studi che la caratteristica del migrante quella di una persona di media
cultura e preparazione e non tra le pi povere. Bisogna allora attivare
politiche di aiuto allo sviluppo e collaborazione con i Paesi di provenienza
dei migranti, questo non
solo ai fini del controllo dei flussi illegali, ma anche in termini di
collaborazione economica e culturale. Il sindacato ha una cara in pi da
giocare: quella della collaborazione con i sindacati dei Paesi d provenienza
dei migranti. Si potrebbero sviluppare progetti volti a formare il sindacato
locale sulle opportunit di lavoro in Italia, sulle leggi e le condizioni, sui
mezzi e canali legali. Questo servirebbe ad orientare maggiormente i flussi di
migranti, fornendo loro informazioni adeguate ed anche, quando necessario,
formazione professionale e sindacale.
Sicurezza e diritti
Riguardo i CPT
non si pu pensare di eliminarli, anche perch lalternativa sarebbe mettere lirregolare in carcere
(cosa che gi avviene in casi di contravvenzione allordine di espulsione).
Vanno naturalmente resi pi trasparenti nelle funzioni e rispettosi dei diritti della
persona. Vanno soprattutto utilizzati solo per i casi previsti dalla legge. Non cՏ dubbio che una maggiore facilit
nellingresso legale, diminuir la necessit nelluso dei CPT.
Va resa pi chiara,
di conseguenza, la distinzione tra centri di accoglienza, di identificazione e
Centri di permanenza.
Si pu
depenalizzare la presenza
irregolare dello straniero?
Chiediamo ai nostri
ospiti di esprimersi con la franchezza
consentita dallessere in una sede seminariale anche su altri temi che riassumiamo in maniera sintetica:
-gestione ed
efficacia dei finanziamenti per le politiche migratorie ( e quale rapporto con
il fondo sociale nazionale);
-quali
necessarie e nuove politiche regionali andrebbero messe in campo;
-quali politiche
migratorie dintegrazione con le
politiche per lemersione e di contrasto al sommerso: la UIL ha espresso un
giudizio positivo del ddl del
governo, approvato la scorsa settimana,
sulla lotta allo sfruttamento e per linnalzamento delle sanzioni per
chi sfrutta il lavoratore
-Va sviluppata
una politica di Sussidiariet verticale, a partire dal ruolo dei Comuni, ed orizzontale ( ad esempio ruolo
dei Patronati.).