Da Liberazione del 05-10-06

Il documento presentato in Parlamento rappresenta un ostacolo ad una discussione costruttiva

LĠimmigrazione non  un affare di Amato,

il governo ascolti movimenti e associazioni

Filippo Miraglia*

Il cambio di governo ha rappresentato una grande speranza per quanti in questi anni hanno cercato di resistere al razzismo di stato messo in campo dal centro destra.

LĠestate purtroppo  passata ancora una volta tra gli annunci di grandi cambiamenti da un lato e i morti di frontiera dallĠaltro.  Nessuno si aspettava che il governo potesse in pochi mesi rimediare ai disastri di Berlusconi e della sua banda. Ci aspettavamo per˜ alcuni segnali, che nei primi mesi non sono mancati, cos“ come alcune importanti misure concrete.  CĠ una questione per˜ che, tra le altre, dovrebbe segnare la discontinuitˆ tra questo governo e quello precedente. EĠ il tema della partecipazione democratica, che lĠUnione aveva dichiarato di voler valorizzare, instaurando una pratica di governo aperta allĠascolto e al confronto con la societˆ. La sensazione che invece va diffondendosi in molti di noi  che una parte di chi ci governa ritenga che il tempo del confronto con le organizzazioni sociali, le comunitˆ locali, i movimenti sia giˆ esaurito, che esso costituisca solo un intralcio per la loro attivitˆ e che dunque sia tornato il tempo della delega. ÒNon disturbare il manovratoreÓ, questo il messaggio pi o meno esplicito che ci viene indirizzato. Un Òdeja vuÓ rispetto al quale ci sentiamo oramai immunizzati, avendone vissuto le catastrofiche conseguenze nella passata esperienza del governo di centrosinistra. Chi come noi rappresenta molte delle esperienze territoriali che si sono battute in questi anni a fianco dei migranti sa che non sarˆ facile produrre quel cambiamento reale che il programma dellĠUnione ha cercato di delineare. Bisognerˆ mettere in campo ogni azione possibile perchŽ ci˜ avvenga. Nei giorni scorsi si  tenuta una manifestazione a Lampedusa e sabato prossimo, in occasione della Giornata internazionale di lotta dei migranti, ci saranno iniziative in tutta Italia e due appuntamenti a Roma, unĠassemblea al mattino allĠAmbra Jovinelli e una mobilitazione il pomeriggio davanti al Cpt di Ponte Galeria. Altri appuntamenti sono previsti nei prossimi mesi. Non si pu˜ pensare per˜ di utilizzare il composito movimento antirazzista in modo strumentale, chiamandolo alla mobilitazione quando serve agli equilibri interni al centrosinistra, ma non riconoscendogli un ruolo di interlocuzione centrale e costante per le scelte che si vanno a compiere. Il protagonismo del ministro Amato (che pure aveva cominciato bene con lĠistituzione della Commissione Cpt) che sta sfornando proposte di legge e documenti di indirizzo senza confrontarsi con nessuno, certamente non aiuta a trovare soluzioni avanzate e condivise. Siamo di nuovo ad una rappresentazione distorta dellĠimmigrazione, in cui prevale una lettura emergenziale che non guarda ai problemi reali. Il documento presentato in Parlamento rappresenta per metodi e contenuti un ostacolo ad una discussione costruttiva e serena. Cosa sarˆ dei 520.000 migranti rientrati nei due decreti flussi di questĠanno? Dovranno tornare al loro paese in ottemperanza alla Bossi-Fini - nonostante lo stesso Amato abbia detto che si tratta di una ipocrisia nota a tutti - o potranno regolarizzare subito la loro posizione? E degli altri che lavorano in nero o in condizioni di schiavit che ne sarˆ? Andranno a rappresentare lĠemergenza dellĠanno prossimo o si pensa di cominciare a trovare soluzioni stabili sin da adesso?

E perchŽ si continua a trattare con la Libia senza adottare una qualche misura urgente per evitare che migliaia di persone siano costrette nei campi del deserto libico?

Quando verrˆ messa da parte la retorica della lotta allĠimmigrazione clandestina per varare una legge giusta ed efficace sullĠingresso e il soggiorno degli stranieri?

PerchŽ questa materia continua ad essere competenza principalmente del ministero dellĠInterno e delle forze dellĠordine?  Quando si smetterˆ di spendere centinaia di milioni di euro per un inutile e dannoso apparato detentivo e repressivo che serve solo a consolidare una rappresentazione negativa dei migranti, e si sceglierˆ di destinare finalmente i soldi dei contribuenti - e tra questi molti sono di lavoratori e lavoratrici straniere - a percorsi di inclusione sociale e partecipazione reale nelle comunitˆ locali?

Vorremmo che Prodi e lĠUnione cominciassero presto a rispondere a queste domande, assumendosi la loro parte di responsabilitˆ su una materia che non pu˜ essere delegata per intero al solo ministro dellĠInterno. In Italia centinaia di migliaia di persone aspettano risposte articolate e coerenti nei territori dove vivono. Hanno bisogno di certezze e stabilitˆ, di poter votare il loro sindaco, di partecipare alla vita della comunitˆ in cui vivono, di poter assicurare un futuro ai propri figli, che sono anche il nostro futuro.

*responsabile immigrazione Arci