TRA CALTANISSETTA ED AGRIGENTO ANCORA PROFUGHI IN TRAPPOLA

 

Lo scandalo esploso attorno alle fughe del Centro di detenzione di Caltanissetta non  stupisce, una conseguenza diretta della larga discrezionalit con la quale vengono gestiti i Cpt ed i centri di identificazione, soprattutto quando la medesima struttura un centro polifunzionale, come voluto da Pisanu e mantenuto da Amato. In questo caso, come gi verificato anche a Crotone, il passaggio da una zona ad un'altra, pu significare lattenuazione dei controlli e la possibilit di un allontanamento, se non di una vera e propria fuga.

Non si possono esprimere giudizi anticipati su una vicenda che ancora tutta da chiarire: certamente anche la gestione da parte delle associazioni private presenti  in queste strutture caratterizzata da una larga discrezionalit, dietro la quale ci sono spesso, in molti cpt italiani, ricarichi sui servizi forniti ai migranti detenuti, trattamenti di favore verso alcuni, atteggiamenti sanzionatori verso altri.

Quello che indigna subito il trattamento riservato ai rifugiati che hanno denunciato i casi di fuga a pagamento ed un trattamento generalmente discriminatorio allinterno del centro di Caltanissetta.

Nessuno si preoccupato di proteggere la loro immagine ed i loro nomi, e adesso rischiano loro e rischiano soprattutto le loro famiglie, dopo che le ambasciate dei paesi di provenienza hanno potuto avere informazioni cos precise sui richiedenti asilo. In Eritrea i familiari dei rifugiati identificati vengono arrestati e sottoposti a condizioni detentive disumane. La richiesta di asilo sempre un atto contro il paese di provenienza ed i sistemi di ritorsione verso gli asilanti e le loro famiglie dovrebbero essere noti a tutti.

Altro dato assai preoccupante che ormai connota lintera vicenda, ancora agli inizi, la intimidazione subita dai rifugiati che avevano testimoniato sui gravi fatti che accadevano a Caltanissetta, denunciati per calunnia sulla base di affermazioni attribuite loro, ma che non avevano mai reso effettivamente( relativamente ad una possibile inerzia delle forze di polizia durante le fughe)

Ad Agrigento, dove erano ospitati da una associazione che opera nellambito del cd. Progetto nazionale asilo, sono stati raggiunti per strada da tre funzionari della Questura di Caltanissetta ed interrogati in circostanze assai sospette, presso la sede della stessa associazione,  sembrerebbe senza la presenza di un avvocato e di interpreti indipendenti. Ancora pi grave il fatto, perch alcuni dei profughi hanno ricevuto solo un permesso di soggiorno temporaneo per protezione umanitaria ed al primo rinnovo questo permesso di soggiorno potrebbe non essere rinnovato, come gi successo in passato, sempre per effetto della larga discrezionalit concessa alla polizia nella gestione di questo tipo di permessi.

Sbattuti in prima pagina, denunciati e sotto la pressione della polizia, insomma, un destino veramente triste per uomini in fuga da persecuzioni, alcuni dei quali, sopravvissuti ad un naufragio, hanno visto morire amici e parenti.

Adesso si tratta di trasferire immediatamente in un luogo protetto i testimoni di giustizia che hanno denunciato quanto avveniva nel CPT di Caltanissetta, occorre fornire loro mezzi ed informazioni per mettere in sicurezza le famiglie che hanno dovuto lasciare, se necessario, operando anche a livello internazionale. A tutti deve essere fornito un permesso di soggiorno il cui rinnovo non dipenda dal mutevole orientamento dellufficio stranieri di una questura italiana, ed i mezzi per una assistenza legale gratuita.

 Ma soprattutto necessario che questi fatti non accadano pi.

Come stato chiuso il CPT di Agrigento, nel 2005, dopo le denunce delle associazioni antirazziste ed una visita della Commissione per la prevenzione della tortura, deve essere immediatamente chiuso anche il Centro polifunzionale di Caltanissetta, e la commissione De Mistura sui CPT, che nelle prossime settimane avrebbe dovuto visitare i centri di detenzione siciliani, dovr acquisire presso le Questure competenti tutta la documentazione relativa ai fatti denunciati, ed indagare anche sulla gestione del Progetto nazionale asilo ad Agrigento, presso il quale i profughi hanno pure lamentato gravi disservizi.

Quanto successo ad Agrigento svela definitivamente la ipocrisia dei centri polifunzionali di detenzione amministrativa, che non possono essere superati in alcun modo, ma vanno chiusi immediatamente perch realizzano, anche ai danni dei richiedenti asilo, forme di privazione della libert personale in contrasto con il dettato inderogabile dellart. 13 della Costituzione italiana, che prevede che la detenzione amministrativa sia limitata a casi urgenti ed eccezionali, sotto il costante controllo dellautorit giurisdizionale.

Fulvio Vassallo Paleologo

Universit di Palermo