Disegno di Legge governativo N° 1607 (Cittadinanza)

“la riforma della legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana che dia maggior peso al principio dello “jus soli” che accorci i tempi sia della presentazione sia della risposta delle domande; che tolga discrezionalità al Ministero dell’Interno e renda trasparente l’iter della stessa; che trasformi l’acquisizione della cittadinanza da una concessione ad un diritto certo.” Dal punto n° 6 lettera d) della Tesi n° 6 “I diritti dei migranti” del documento congressuale sancito dal 15° congresso della CGIL, 4 marzo 2006.

Accorciando i tempi della presentazione della domanda di cittadinanza da 10 a 5 anni ed introducendo il principio dello “jus soli”, il disegno di legge governativo, di revisione della legge 91/92, è un passo positivo nella giusta direzione, ma i problemi riguardanti la cittadinanza non sono solo questi ed il disegno di legge così come è non è sufficiente a dare la svolta necessaria. Perché è così irrisorio il numero di coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana tra i tantissimi regolarmente soggiornanti da più di 10 anni (termine richiesto dalla legge vigente)? La mia esperienza di 12 anni come responsabile di una struttura sindacale di servizio per immigrati mi ha insegnato quanto segue:

• Molte domande sono state rigettate perché il reddito del richiedente non è sufficiente; l’acquisto della cittadinanza non deve essere vincolato al possesso di alcun reddito, occorre superare radicalmente la vecchia cultura secondo la quale solo i “ricchi” possono diventare cittadini;

• Molte domande sono state rigettate per motivi “inerenti alla sicurezza della repubblica”, senza che siano spiegate e provati tali motivi, senza che il cittadino immigrato possa veramente difendersi. Occorre vincolare il rigetto della domanda, per motivi inerenti alla sicurezza, ad una serie di condizioni da limitarla ai casi dove le prove sono vere e trasparenti, occorre inoltre dare maggior strumenti di difesa al cittadino immigrato (ad esempio la possibilità di ricorrere al giudice ordinario e non solo al TAR);

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 8 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 comma 1: dopo le parole “Ove si tratti di ragioni inerenti alla sicurezza della Repubblica, il decreto è emanato su conforme parere del Consiglio di Stato”, aggiungere le seguenti parole: “Qualora il richiedente è coniuge di cittadino italiano, o regolarmente soggiornante da almeno 10 anni e che non abbia commesso alcun reato, il decreto ministeriale di rigetto per ragioni inerenti la sicurezza della Repubblica è emanato su pareri conformi del Consiglio di Stato, del Sindaco del Comune di residenza del richiedente e della Procura della Repubblica competente”.

• Occorre sia chiaro che si tratti di 5 anni di soggiorno regolare, non di residenza. Molte domande sono state rifiutate perché il richiedente, soggiornante regolarmente da 10 anni, non risultava residente da 10 anni: per motivi riguardanti il problema abitativo, le difficoltà linguistiche iniziali, tanti hanno fatto domanda di residenza molto tempo dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno; tanti altri sono stati cancellati dall’anagrafe o risultavano irreperibili, senza saperlo, per alcuni periodi durante il loro soggiorno regolare in Italia; molti sono stati costretti dai proprietari degli alloggi in affitto di non chiedere la resistenza; molte colf (fisse) sono state costrette dai datori di lavoro di non chiedere la residenza.

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 al comma 1 lettera f): sostituire le parole “che risiede legalmente da almeno 5 anni” con le seguenti parole: “che soggiorna legalmente da almeno 5 anni”.

· Occorre sia certo l’acquisto della cittadinanza italiana per i coniugi stranieri di cittadini italiani regolarmente soggiornanti in Italia da un numero certo di anni che non hanno commesso alcun reato, per i figli e per i genitori stranieri di cittadini italiani soggiornanti in Italia da un numero certo di anni che non hanno commesso alcun reato; per gli immigrati regolarmente soggiornanti in Italia da un numero certo di anni che non hanno commesso alcun reato;

Il problema vero non è se sono 10 o 5 gli anni, il problema è la certezza del diritto, che questa riforma certamente non soddisfa. Occorre una norma di legge che reciti, ad esempio, così: “chi è regolarmente soggiornante da 10 anni in Italia e non ha commesso alcun reato e richiede la cittadinanza è automaticamente cittadino italiano”. L’obiettivo, è garantire che dopo 10 anni si diventa cittadino italiano senza alcun altro requisito ad eccezione di quello di non aver commesso alcun reato.

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 aggiungere il seguente 3° comma:

“Su richiesta dello stesso, lo straniero regolarmente soggiornante da almeno 10 anni, se non ha commesso alcun reato, acquista la cittadinanza italiana”.

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 aggiungere il seguente 4° comma:

“Su richiesta dello stesso, lo straniero coniuge di cittadino italiano da almeno 5 anni, se non ha commesso alcun reato, acquista la cittadinanza italiana”.

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 14 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 aggiungere il seguente 2° comma:

“I genitori stranieri di cittadino italiano, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana.”

• Occorre, inoltre, accorciare i tempi della risposta alla domanda, non è proprio possibile che i tempi siano quelli d’oggi (2,5/3 anni). Occorre introdurre il principio del silenzio assenza: la risposta deve essere data entro 6 mesi – un anno, passato questo tempo senza alcuna risposta il richiedente è automaticamente cittadino italiano;

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 8 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 al comma 2: sostituire le parole “due anni” con le parole “1 anno” e dopo aggiungere le seguenti parole: “ Decorso il termine di un anno il decreto di concessione della cittadinanza è rilasciato entro 30 giorni ”.

• Non si può parlare di principio “Jus soli” quando la cittadinanza ai figli degli immigrati nati sul suolo italiano è vincolata alla regolarità del genitore da almeno 5 anni. La cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia deve essere concessa per nascita automaticamente, a prescindere dalla situazione dei loro genitori. In attesa dei necessari tempi di maggiore sensibilità e maturazione culturale è possibile vincolare la cittadinanza alla regolarità del genitore di almeno un anno.

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

All’articolo 1 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 al comma 1: sostituire le parole “da almeno 5 anni” con le seguenti parole : “da almeno un anno”.

• Non ci deve essere alcun riferimento alla “verifica della reale integrazione linguistica dello straniero nel territorio di stato”. L’integrazione linguistica, dopo 5 anni di soggiorno è una questione certa. Il risultato di questa norma sarà, soltanto, quello di dare ulteriore ed inutile discrezionalità all’amministrazione e di aumentare i motivi per i quali si può rifiutare le domande di cittadinanza. Il problema vero, invece, è quello di togliere la già forte discrezionalità che esiste già e dare più certezza allo straniero che vuole acquistare la cittadinanza. Può essere molto utile, invece, condizionare l’acquisto della cittadinanza alla frequentazione di un corso sulla Costituzione italiana.

Proposta Tecnica: presentare il seguente emendamento:

Dopo l’articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, all’art. 9-bis –I, le parole: “è comunque sottoposta alla verifica della reale integrazione linguistica e sociale dello straniero nel territorio dello stato” sono sostituite dalle seguenti parole: “è comunque sottoposta alla frequentazione di un corso sulla Costituzione italiana”.

• Così si può parlare di una riforma efficace della legge sulla cittadinanza altrimenti i problemi rimangono gli stessi e non si dà quella spinta all’integrazione ed alla convivenza pacifica di cui il nostro paese ha fortemente bisogno.