Amato chiama, Frattini risponde

L’Europa, dopo avere chiuso ogni possibilità effettiva di ingresso legale per  lavoro e per asilo, non trova adesso un accordo su come ripartire gli immensi costi delle politiche di respingimento e di allontanamento indiscriminato ( operazioni Frontex e Jason).

Tutti i paesi europei, sono  periodicamente costretti a forme diverse di regolarizzazione, salvo poi a diventare campioni del rigore quando le sanatorie le fanno gli altri.

Il fallimento delle politiche europee in materia di circolazione delle persone è sotto gli occhi di tutti. Appare ormai ineluttabile il rinvio della seconda fase degli accordi di Schengen ( la libera circolazione con i paesi di nuova adesione). Né vanno meglio i rapporti tra i paesi  del Mediterraneo. Dopo il fallimento del vertice di Malta ( tra Italia, Malta e la Libia) del 6 settembre scorso, dopo il viaggio lampo di Prodi in Libia, la sera dell’8 settembre, le motovedette libiche , oltre a far partire ancora le centinaia di disperati gestiti dai trafficanti di quel paese, sono giunte persino a sequestrare un peschereccio italiano, che pescava in acque internazionali, che però i libici sostengono appartenere al loro paese, arrestando l’intero equipaggio.

 

Gheddafi ha annunciato addirittura l’allargamento della fascia di acque territoriali libiche, ribadendo di non volere unità straniere – dunque neppure unità militari in pattugliamento-  entro 50 miglia dalla costa.

Intanto i migranti continuano a morire e il rimpallo di competenze tra la Libia, Malta, l’Italia e la Tunisia  ritarda gli interventi di salvataggio, aggravando il bilancio delle vite perse in mare.

Di fronte all’ennesimo fallimento delle politiche comunitarie in materia di controlli alle frontiere, e di accordi di polizia per bloccare i migranti irregolari, il commissario europeo Frattini torna ad occuparsi pesantemente delle politiche italiane in materia di immigrazione ed asilo, ribadendo che “ l’Europa impedisce la chiusura dei  CPT” , rispondendo così agli appelli di Amato e di Zapatero che di fronte al fallimento delle politiche migratorie nazionali non trovano altro che invocare l’intervento repressivo dell’Europa. Una Europa sempre più chiusa negli egoismi nazionale, che si è dimostrata capace di inviare alle Canarie per l’operazione FRONTEX soltanto ( per fortuna) qualche aereo, un paio di imbarcazioni e degli ufficiali di collegamento !

 

Gli interventi di Frattini condizionano in questi mesi l’agenda politica del governo italiano, anche in materia di immigrazione e asilo.L’asse tra Amato e Frattini è  evidente da tempo e costituisce la prova più evidente del sostanziale blocco delle prospettive di discontinuità promesse dal governo Prodi, rispetto alle deleterie politiche migratorie di Berlusconi e Pisanu, condannate adesso anche a livello internazionale, dal Parlamento Europeo, dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo, e dal recentissimo rapporto di Human Rights Watch.

 

E’ ormai chiaro,del resto, il nesso tra le politiche migratorie nazionali e gli accordi internazionali. Senza una svolta nella gestione degli accordi di respingimento e di riammissione nessuna modifica legislativa interna modificherà la situazione di sfruttamento e di ingovernabilità delle migrazioni. Non si può pensare di intervenire seriamente sulle questioni dell’integrazione e della cittadinanza se non si affronta con coraggio, anche in ambito comunitario la questione degli ingressi e degli accordi di riammissione. E, d’altra parte il “ superamento” dei CPT potrà andare nel senso di una chiusura dei centri di detenzione amministrativa solo con una modifica radicale della disciplina interna degli ingressi e delle espulsioni ( oltre che dei respingimenti) in un quadro che salvaguardi i diritti dei potenziali richiedenti asilo ben al di là di quanto fin qui si è fatto.Ed anche per questo occorre procedere ad una modifica degli accordi internazionali.

 

Ma su tutto questo incombe sempre, anche in questi giorni, la pregiudiziale “Europa” che il commissario Frattini utilizza abilmente per smorzare sul nascere le modeste velleità di discontinuità fin qui emerse nel governo Prodi.

Lo stesso Frattini in un incontro stampa del 3 agosto 2006 vantava i progressi fatti ( in quale campo ?) a seguito dell’appello alla solidarietà europea di Amato in tema di immigrazione clandestina.
Frattini annunciava in quella occasione che l’Unione Europea aveva accolto l’appello del governo italiano, e proprio per questo motivo, attraverso  Frontex, erano stati visitati Lampedusa e Crotone, rispettivamente il 2 e il 3 di agosto ed era stata avviata l’operazione Jason 1.

Questa operazione è un accordo di cooperazione europea che prevede l´esecuzione di un pattugliamento aeronavale congiunto fra Italia, Grecia e Malta, esteso alle acque di Lampedusa, Malta, Libia e Tunisia, sotto il coordinamento di Frontex e con un finanziamentodella missione da parte dell’UE pari all’80% dei costi.
Riguardo la domanda posta sulla sorte degli immigrati intercettati in mare, Frattini rispondeva in quella occasione che si sarebbe trattato “di riaccompagnare le imbarcazioni di clandestini nelle acque territoriali da cui sono partite, a meno che non ci siano persone in pericolo di vita.

A questo proposito, ricordava il caso verificatosi qualche giorno prima di un mezzo militare italiano che aveva intercettato 3 gommoni, 2 dei quali sono stati
riaccompagnati nelle acque tunisine, mentre uno era stato soccorso ” per le condizioni di salute in
cui versavano i passeggeri a bordo”. 

Secondo lo stesso Frattini   il pattugliamento congiunto sarebbe dovuto servire come “deterrenza dei flussi di immigrazione clandestina”. Quanto costa e quanto dolore produce questa deterrenza lo vediamo ancora in questi giorni nelle acque del Canale di Sicilia.

 

Nel corso dell’estate del 2006 sono però aumentati tanto il numero dei migranti entrati irregolarmente in Italia, quanto il numero delle vittime dell’immigrazione.

L’operazione Jason 1 e l’agenzia europea FRONTEX sono “servite” soltanto a ridurre drasticamente la possibilità di accesso alla procedura di asilo, ed hanno comportato il respingimento in mare di centinaia di potenziali richiedenti asilo, con le conseguenze gravissime nei paesi di transito , con tragedie che i report giornalistici e i documenti delle agenzie umanitarie , come HRW, hanno ormai definitivamente accertato.

Sulla questione dei rifugiati politici, Frattini ricordava “quanti pochi immigrati godano di tale status”: una conferma ulteriore del tradizionale atteggiamento di sospetto nei confronti dei potenziali richiedenti asilo per non attuare “una politica che apra le porte a tutti gli immigrati, senza sapere quanti ne abbiano realmente diritto”.

 

Ma su un altro punto decisivo le posizioni del ministro Amato, e quindi del governo italiano in carica, sembrano convergere con le posizioni del commissario Frattini.

Riguardo le modifiche della legge Bossi- Fini, Frattini sostiene ancora oggi, ed Amato conferma nei comunicati più recenti, che eliminare i CPT sarebbe in contrasto con le disposizioni comunitarie e in particolare con gli accordi di Schengen, oltre che con le pratiche detentive ai danni dei migranti irregolari ormai ampiamente diffuse in tutti i paesi europei.. Nessuno ricorda più che gli accordi di Schengen nella loro formulazione originaria non imponevano affatto i centri di detenzione per i migranti irregolari, ma si limitavano ad affermare l’esigenza che le politiche di allontanamento fossero efficaci. Con quali strumenti restava ( e resta) affidato al potere sovrano degli stati nazionali.

Nel frattempo tutti ( o quasi) i buoni propositi annunciati dal governo Prodi rimangono nel cassetto, si moltiplicano le morti di migranti nel Canale di Sicilia e diventa disperata la condizione di ricatto, ed in molti casi di vera e propria schiavitù sofferta dai lavoratori immigrati ancora in attesa di regolarizzazione.

Si moltiplicano anche i tavoli di confronto sulle modifiche alla legge Bossi-Fini, senza ricordare che nel programma elettorale di Prodi si proponeva la sostanziale di abrogazione di questa legge con una disciplina più avanzata anche rispetto alla legge Turco Napoletano del 1998.

 

Ma dopo le campagne di stampa delle destre nei mesi estivi, tra allarmi terrorismo e strumentalizzazioni ricorrenti di fatti di cronaca, sembra ormai che anche il programma elettorale di Prodi in materia di immigrazione ed asilo sia stato accantonato e che i singoli ministri siano, ciascuno per conto proprio, impegnati nella creazione di tavoli di consultazione, piuttosto che richiamare l’intero governo ad assumere responsabilità coerenti con i programmi elettorali, con un progetto organico tanto a livello interno quanto in ambito internazionale.

E’ sempre utile ( o no ? ) che si moltiplichino le commissioni , i gruppi di lavoro, i tavoli di confronto. Gli approfondimenti tecnici sulle modifiche alla legge vigente, che non è soltanto la Bossi Fini, ma il Testo Unico sull’immigrazione del 1998, come modificato dalla legge Bossi Fini nel 2002, sono certamente un contributo importante che le associazioni non hanno mai smesso di fornire ( neppure quando si andava elaborando la legge Turco Napoletano: già nel 1997 si sottolineavano da parte di molti giuristi  i pericoli e le storture che l’apparato repressivo di quella legge ha poi ampiamente evidenziato, incorrendo persino nelle censure della Corte Costituzionale).

Ma le questioni di fondo non possono essere eluse frammentando l’impegno delle associazioni e dei giuristi in un dedalo di competenze e di articolati che durano lo spazio di un mattino.

Tre i punti nodali, che dovrebbero essere sfrontati da subito, non solo a livello legislativo, ma anche con una diversa posizione dell’Italia nei vertici europei ( che almeno difenda le linee programmatiche del governo Prodi!), e con modifiche immediate dei regolamenti di attuazione delle disposizioni vigenti.

 

1) Occorre innanzitutto ridefinire la politica italiana in materia di immigrazione ed asilo in ambito internazionale e comunitario, bloccando la partecipazione italiana ad operazioni inutili e costose ( anche in termini di vite umane) come Jason e Frontex.. Sempre in ambito comunitario l’Italia deve riaffermare la necessità di garantire ingressi legali per lavoro ed il pieno rispetto del diritto di asilo , anche oltre la stretta formulazione della Convenzione di Ginevra, ma sulla base delle più ampie previsioni delle Costituzioni nazionali.

 L’asse Frattini - Amato va superato. Occorre sottrarsi ai ricatti dei governanti europei incapaci di fare ordine a casa propria.

Gli accordi con i paesi di transito non devono tradursi nella esternalizzazione dei controlli di frontiera, della detenzione amministrativa e dei respingimenti collettivi. Si tratta piuttosto di lanciare una nuova fase delle politiche di prossimità, rilanciando il processo innescato dalla dichiarazione di Barcellona, favorendo la libera circolazione non solo delle merci e dei capitali, ma anche delle persone, garantendo l’accesso ai potenziali richiedenti asilo..

 

2) La legge Bossi Fini deve essere abrogata per intero senza ritornare automaticamente alla legge Turco Napoletano.

In questa prospettiva una nuova disciplina degli allontanamenti forzati e delle espulsioni, che sia pienamente conforme ai principii affermati dagli articoli. 13 e 24 della nostra Costituzione, con il pieno rispetto del controllo giurisdizionale e del diritto di ricorso sospensivo. A seguito di questa modifica legislativa il superamento dei CPT potrà consistere nel loro svuotamento e quindi nella loro chiusura, nella acquisita consapevolezza della inutilità della loro funzione, al di là della proiezione demagogica e strumentale che ne fornisce la destra. Non sappiamo quale contributo in questa direzione possa essere fornito dalle commissioni ministeriali. La inutilità dei centri di detenzione italiane sta già nelle cifre, ampiamente documentate nelle relazioni annuali della Corte dei Conti, ed impresse sulla pelle di tutti coloro che vi sono passati.

La funzione disumanizzante dei CPT è già nelle denunce delle associazioni antirazziste, dal 1998 ad oggi, nei procesi ancora in corso e nelle condanne già stabilite a carico di gestori e poliziotti. Malgrado le “Carte dei diritti” ed i ripetuti tentativi di camuffamento di queste strutture, fino all’invenzione dei cd. centri polifunzionali voluti dall’ex ministro Pisanu, la sostanziale riduzione della dignità umana, rimessa alla mera discrezionalità amministrativa, e la sofferenza che si patisce in queste strutture rimangono immutate.

 

3) Occorre costruire le condizioni per il riconoscimento della cittadinanza di residenza e del diritto di voto a tutti gli immigrati stabilmente presenti nel nostro paese, con una modifica sostanziale delle disposizioni concernenti i minori, salvaguardando sempre il “superiore interesse del minore”, con la regolarizzazione permanente di coloro che oggi sono condannati ad una condizione di irregolarità e di sfruttamento per effetto di leggi criminogene e di prassi amministrative ai limiti dell’abuso.

La riforma della legge sulla cittadinanza va portata avanti con rapidità, con particolare attenzione alla condizione dei minori stranieri nati in Italia da genitori non in regola con il permesso di soggiorno.

 

E’ probabile che attorno a questi punti oggi non si registri più quel consenso che sembrava formarsi nei mesi della costruzione del programma di Prodi. Nessuno si illude del resto che con l’attuale maggioranza parlamentare sia possibile ottenere tutte le modifiche legislative che costituivano l’obiettivo dei programmi elettorali del centro-sinistra. Vorremmo però che di questo si parlasse con grande sincerità, non per elaborare alibi per la giustificazione di compromessi al ribasso, o per rifugiarsi nel tecnicismo astratto,  ma per rilanciare le questioni dell’immigrazione e dell’asilo, come grandi questioni di politica economica e sociale, come banco di prova di una democrazia matura, come occasione per costruire politiche basate sulla pace e sulla convivenza pacifica, piuttosto che sulla repressione, sullo sfruttamento e sulla speculazione ( anche economica) attorno alle varie” emergenze sicurezza”.

 

.Per tutto questo occorre lavorare alla costruzione di un grande movimento antirazzista, senza i protagonismi che nel passato più recente hanno fatto disperdere in cento rivoli quell’impegno che in precedenza aveva prodotto mobilitazioni imponenti. La manifestazione di Lampedusa del 10 settembre, per il coinvolgimento di un fronte ampio di associazione, per la nettezza della piattaforma, per la capacità di dialogo espressa nei confronti dei cittadini residenti, malgrado la sottovalutazione da parte del governo ed i tentativi di criminalizzazione delle destre, è stata una esperienza importante che dimostra come sia possibile lavorare anche oggi attorno alla costruzione di un movimento antirazzista forte, unitario ma capace di comprendere le diverse anime.dei movimenti.

Occorre restituire soggettività ai migranti ed alle loro associazioni e costruire insieme a loro un comune percorso di mobilitazione che incida sull’agenda politica del governo più efficacemente di quanto non siano riuscite finora a fare le destre e gli uomini che le destre hanno piazzato in Europa per ricoprire cariche importanti che condizionano ancora oggi gli sviluppi della politica italiana in materia di immigrazione ( e non solo)..

                                                                                                                                             Fulvio Vassallo Paleologo

Università di Palermo

 

Ecco come l’asse tra Viminale e Ue blocca la discontinuità promessa dal programma del governo Prodi

Immigrazione, Amato chiama, Frattini risponde

 

 

Fulvio Vassallo Paleologo*
L’Europa, dopo avere chiuso ogni possibilità di ingresso legale per lavoro e per asilo, non trova un accordo su come ripartire gli immensi costi delle politiche di respingimento e di allontanamento indiscriminato, denominate “Frontex” e “Jason”.

I paesi europei, sono periodicamente costretti a forme diverse di regolarizzazione, salvo poi diventare campioni del rigore quando le sanatorie le fanno gli altri, si dimostra il fallimento delle politiche europee e appare ineluttabile il rinvio della seconda fase degli accordi di Schengen per la libera circolazione di chi proviene dai paesi neocomunitari. Sul fronte sud, dopo il fallimento del vertice tra Italia, Malta e Libia del 6 settembre scorso e il viaggio lampo di Prodi in Libia, la sera dell’8 settembre, le motovedette libiche, oltre a lasciar partire ancora le centinaia di disperati gestiti dai trafficanti di quel paese, sono giunte persino a sequestrare un peschereccio italiano in acque internazionali, arrestando l’intero equipaggio. Gheddafi ha annunciato l’allargamento della fascia di acque territoriali, ribadendo di non volere unità di pattugliamento entro 50 miglia dalla costa.

Intanto i migranti continuano a morire e il rimpallo di competenze tra la Libia, Malta, l’Italia e la Tunisia ritarda gli interventi di salvataggio, aggravando il bilancio delle vite perse in mare.

Di fronte a questo il commissario europeo Frattini torna ad occuparsi pesantemente delle politiche italiane in materia di immigrazione ed asilo, ribadendo che «l’Europa impedisce la chiusura dei Cpt». Risponde così agli appelli di Amato e di Zapatero che, di fronte al fallimento delle politiche nazionali, invocano l’intervento repressivo europeo. Una Europa capace di inviare alle Canarie per l’operazione Frontex soltanto (per fortuna) qualche aereo, un paio di imbarcazioni e degli ufficiali di collegamento. Gli interventi di Frattini condizionano l’agenda politica del governo italiano in materia di immigrazione e asilo. L’asse con Amato blocca ogni elemento di discontinuità promessa dal governo Prodi, rispetto al passato. E’ chiaro, del resto, il nesso tra le politiche migratorie nazionali e gli accordi internazionali, non si può pensare di intervenire seriamente sulla materia se non si affronta, con coraggio, anche in ambito comunitario, la questione degli ingressi e degli accordi di riammissione. Frattini in un incontro stampa del 3 agosto 2006 vantava i progressi fatti a seguito della richiesta di solidarietà europea di Amato in tema di immigrazione clandestina. Attraverso Frontex, erano stati visitati i centri di Lampedusa e Crotone ed era stata avviata l’operazione Jason, un accordo di cooperazione europea che prevede il pattugliamento aeronavale congiunto fra Italia, Grecia e Malta, esteso alle acque di Lampedusa, Malta, Libia e Tunisia, sotto il coordinamento di Frontex e con un finanziamento da parte dell’Ue pari all’80%. Riguardo la sorte degli immigrati intercettati in mare, Frattini rispondeva che si sarebbe trattato «di riaccompagnare le imbarcazioni di clandestini nelle acque territoriali da cui sono partite, a meno che non ci siano persone in pericolo di vita». Ricordava a proposito il caso di un mezzo militare italiano che aveva intercettato 3 gommoni: 2 riaccompagnati nelle acque tunisine, mentre uno era stato soccorso per le condizioni di salute in cui versavano i passeggeri a bordo.

Secondo lo stesso Frattini il pattugliamento avrebbe svolto funzioni di «deterrenza dei flussi di immigrazione clandestina». Nel corso dell’estate del 2006 sono però aumentati tanto il numero dei migranti entrati irregolarmente, quanto quello delle vittime in naufragi.

L’operazione Jason e l’agenzia europea Frontex hanno inoltre comportato il respingimento in mare di centinaia di potenziali richiedenti asilo. Frattini afferma che pochi immigrati debbano godere di tale status, confermando un atteggiamento di rifiuto. Buona parte dei propositi annunciati dal governo Prodi rimangono nel cassetto, oltre alle morti nel Canale di Sicilia si fa disperata la condizione di ricatto, o di vera e propria schiavitù, sofferta dai lavoratori immigrati in attesa di regolarizzazione. Tre i punti nodali, che dovrebbero essere affrontati da subito sia a livello legislativo che con una nuova nei vertici europei, che almeno difenda le linee programmatiche del governo Prodi, e con modifiche immediate dei regolamenti di attuazione delle disposizioni vigenti. Ridefinire la politica italiana e in ambito comunitario in materia di immigrazione ed asilo, bloccando la partecipazione ad operazioni inutili e costose (anche in termini di vite umane) come Jason e Frontex. La legge Bossi Fini deve essere abrogata per intero senza ritornare alla Turco Napolitano, il superamento dei Cpt potrà consistere nel loro svuotamento e quindi nella loro chiusura. Occorre poi costruire le condizioni per il riconoscimento della cittadinanza di residenza e del diritto di voto a tutti gli immigrati stabilmente presenti e restituire soggettività ai migranti ed alle loro associazioni, costruendo con loro un comune percorso di mobilitazione che incida sull’agenda politica del governo.

Università di Palermo