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Interventi e interviste

Interventi - Ministro Giuliano Amato

30.08.2007

«Serve una lotta all'illegalità a 360 gradi, nelle nostre città va ricreato il senso dell'ordine. Saremo al fianco dei sindaci»

Lettera del ministro dell'Interno Amato al Corriere: buona parte della percezione di scarsa sicurezza è dovuta alla illegalità diffusa e alla tolleranza verso gli abusivi nelle strade

Caro Direttore

Una delle cose che più mi inquietano nel mio ruolo attuale di ministro dell'Interno è il divario fra le immagini che vengono costruite sulla nostra sicurezza e i risultati del lavoro, che non è mio — e cioè di una figura politica esposta come tale a qualunque critica — ma delle Forze dell'ordine, delle migliaia di uomini e di donne che ogni giorno ed ogni notte lavorano per noi. Troppo spesso la politica costruisce polemiche su uno stato della sicurezza che, nella migliore delle ipotesi, amplificano stati d'animo di cui vanno capite le ragioni (e su queste ragioni tornerò alla fine), ma che non possono valere come giudizi generali.
Parlate con signore, che hanno subito furti in casa di notte mentre erano a letto. Le troverete sconvolte, tese, arrabbiate. Se vi diranno «qui tutti rubano e nessuno li arresta», vi diranno ciò che da parte loro è più che comprensibile. Non è così, però, se la stessa cosa viene ripetuta da chi ha responsabilità più generali. A quel punto, una reazione più che naturale da parte di chi ha subito un reato tra i meno tollerabili, diviene un gravissimo errore, perché è semplicemente non vero che davanti alle rapine in casa vi sia impotenza e che «tutti rubano e nessuno viene arrestato».
I dati ci dicono un'altra cosa, ci dicono che polizia e carabinieri hanno arrestato, nel periodo gennaio-luglio 2007, ben 907 autori di rapine in villa rispetto ai poco più di 1.000 arrestati in tutto il 2006. E 907 non corrispondono necessariamente a 907 rapine, ma corrispondono di sicuro a diverse centinaia che non resteranno impunite.
La cosa si ripete davanti ai gravi incidenti automobilistici provocati da ubriachi al volante. Non è vero, come ho letto, che «i controlli latitano». Sì, siamo partiti da livelli ben più bassi di quelli di altri Paesi e nel 2005 eravamo il distanziato fanalino di coda europeo. Ma ad oggi, nel 2007, sono stati fatti controlli su chi guida, che sono più del doppio dell'anno scorso. E davanti alle discoteche sono stati disposti il sabato sera ben 8.500 posti di controllo con l'impiego di oltre 10.000 pattuglie.
Ci si lamenta della criminalità straniera e me ne lamento anch'io. Ma chi si lamenta perché magari erano rumeni quelli che sono entrati in casa sua, e pensa quindi che questi delinquenti rumeni scorazzano impuniti per l'Italia, sa poco o nulla dell'operazione Itaro: un'operazione comune di polizia italiana e rumena, che solo negli ultimi due mesi e mezzo, tra il maggio e i primi di agosto di questo anno, ha portato ad arrestare 255 rumeni per reati contro il patrimonio e a denunciarne a piede libero oltre 200.
Del terrorismo internazionale sappiamo che a Perugia ci sono stati quattro arresti e c'è sulla vicenda un'indagine in corso. Non tutti sanno che quegli arresti sono parte di una azione ramificata e continua che, sempre in questi primi mesi del 2007, ha portato a controllare 2.600 luoghi di aggregazione islamica, tra cui, ma non solo, le moschee. Oltre 10.000 persone sono state controllate e 200 e più sono state espulse.
La stessa cosa riguarda il terrorismo interno. Per la prima volta quest'anno si sono trovate prove consistenti per ottenere l'arresto di brigatisti prima che commettessero gli attentati a cui lavoravano. Ma se questo è accaduto, è perché c'è una vigilanza attenta e continua, che sfugge a chi critica e grida.
Come magari è sfuggito che il centro sociale Gramigna di Padova, sul quale tante parole erano state spese e riportate con rilievo dai giornali, è stato chiuso e sgomberato destando per questo una attenzione ben più scarsa.
Le lacune ci sono e i rafforzamenti e i miglioramenti da fare sono tanti. Ma per ridurre la percezione di insicurezza, e quindi attenuare quello stato d'animo esasperato che porta a dire «qui tutti rubano e nessuno viene arrestato», c'è qualcosa di pregiudiziale che va fatto e che non riguarda direttamente i furti.
Buona parte della percezione di scarsa sicurezza di quel 30% di cittadini che la dichiarano è dovuta, infatti, non tanto alla visibilità del criminale pericoloso, quanto al clima di disordine nel quale vivono le nostre città, alla illegalità diffusa, alla tolleranza che consente agli abusivi più diversi — e a quel punto anche ai borseggiatori più diversi — di trovare il contesto ideale per svolgere le loro attività a danno della gente per bene. E in questo clima di insicurezza crescono anche l'ostilità e la diffidenza verso chiunque sia malvestito o malmesso e ci venga vicino. Col che anche la solidarietà va a farsi benedire.
Va aggiunto poi che l'illegalità diffusa, oltre a generare percezione di insicurezza, finisce per fornire altresì copertura alla criminalità definita «grande», in quanto crea collusioni e complicità. L'imprenditore o il commerciante che usa una parte di lavoro nero, o che vende una parte della sua merce senza fatturarla e senza Iva, difficilmente denuncerà l'estorsore di cui è vittima, perché teme di mettersi in evidenza e di mettere in evidenza così i suoi altarini interni.
Tutto questo porta dritto ad una conclusione: serve una lotta all'illegalità a 360 gradi, così come fece Rudolph Giuliani, da sindaco di New York. Combattere la piccola illegalità è propedeutico e a volte strumentale a combattere la grande. Ovviamente non sostituisce la lotta alla grande criminalità, ma la deve affiancare e deve creare nelle nostre città il senso di un ordine che è fatto di regole alle quali tutti ci atteniamo e che a tutti facciamo rispettare.
E' qui che la collaborazione del mio Ministero con gli enti locali e con le polizie municipali dovrà dare i suoi frutti, giacché il tema, dopo il passaggio ai Comuni di tanti poteri amministrativi in precedenza spettanti alla pubblica sicurezza, investe in primo luogo le loro responsabilità.
Ma noi saremo al loro fianco. Perché interventi nazionali — che, sia chiaro, non dovranno paralizzare le iniziative locali — eviteranno il rimbalzo dall'una all'altra città di attività trattate da ciascuno con regole diverse. E perché la legalità non può valere a singhiozzo.

Giuliano Amato
Ministro dell'Interno





   
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