Il punto sugli italiani nel mondo a partire dalla Gran Bretagna

 

Convegno promosso dalla Fondazione Migrantes

Londra - Istituto Italiano di Cultura

27 aprile 2007

 

 

 

Parte da Londra il secondo Rapporto Migrantes sugli italiani nel mondo

Sei mesi e due edizioni, di cui anche la seconda quasi esaurita, e diversi convegni di presentazione sia in molte cittˆ italiane che in diversi paesi esteri (Canada, Francia, Svizzera e da ultimo Gran Bretagna): questo il positivo bilancio del ÒRapporto Italiani nel MondoÓ, presentato a Roma il 4 ottobre 2006 a seguito di una iniziativa portata avanti dalla Fondazione Migrantes insieme con il Comitato promotore (Acli, Inas-Cisl, Mcl e Missionari Scalabriniani) con il sostegno delle strutture pubbliche, a partire dalla Direzione Generale degli Italiani allĠestero, del Consiglio Generale degli Italiani allĠEstero e del mondo sociale e, a livello redazionale, del Dossier Caritas/Migrantes.

Per don Domenico Locatelli, responsabile presso la Fondazione Migrantes dellĠUfficio per la Pastorale degli Italiani nel Mondo, Òé stato importante interrompere una carenza durata 20 anni, ma  ancora pi importante continuare con un secondo Rapporto, pi ricco di argomenti e pi aperto alle collaborazioni, da presentare allĠinizio del prossimo mese di ottobreÓ.

In vista di questo secondo appuntamento il Comitato Promotore, con il sostegno dellĠAmbasciata dĠItalia in Gran Bretagna e del Consolato Generale italiano a Londra, ha organizzato uno specifico convegno presso lĠIstituto Italiano di Cultura di Londra. LĠintento dellĠiniziativa, che mette in risalto le espressioni della locale collettivitˆ italiana e valorizza lĠapporto di una nutrita delegazione del Comitato promotore,  quello di presentare i contenuti della pubblicazione e di occuparsi degli italiani che vivono in Gran Bretagna, approfondendo diversi aspetti della loro vita, dalla tutela allĠassociazionismo, dallĠimprenditoria al flusso di notizie in italiano e per gli italiani.

A complemento di questi temi pi generali il convegno di Londra si propone, inoltre, di soffermarsi sui flussi di lavoratori specializzati che lasciano lĠItalia e di riflettere sugli spunti che ne possono derivare per la politica italiana. Per questa categoria il trasferimento allĠestero non si configura pi come una fuga dalla disperazione, bens“ come unĠopportunitˆ per realizzare meglio le proprie aspirazioni.

Sempre secondo don Locatelli, Òle peculiaritˆ della Gran Bretagna aiutano a entrare criticamente nel merito della configurazione del mercato occupazionale italiano, delle sue luci e delle sue ombre, che sono determinanti sia rispetto agli italiani che espatriano che agli immigrati venuti in Italia. LĠemigrazione italiana, considerata da taluni una sorta di residuato della storia, spinge cos“ ad inquadrare con vedute pi ampie le carenze e le prospettive del nostro paese. A sua volta la collettivitˆ allĠestero, una rete ormai consolidata e ricca di fermenti dinamici, pu˜ incentivare una strategia di interventi pi efficaciÓ.

La Gran Bretagna  stata prescelta per questo incontro-dibattito perchŽ  un paese che accoglie una consistente collettivitˆ italiana (145.241 a maggio del 2006 su 3.106.251 cittadini italiani complessivamente residenti allĠestero), da ritenere comunque sottostimata perchŽ vi sono casi di connazionali effettivamente allĠestero, ma non confermati negli archivi, come anche non mancano i casi di quelli che si spostano senza effettuare, almeno inizialmente, la cancellazione anagrafica.

La Gran Bretagna, oltre che per la consistenza numerica (1 ogni 20 italiani allĠestero si trova in questo paese), desta interesse per le peculiari caratteristiche dellĠinsediamento. LĠimprenditoria nel settore della ristorazione si  affermata, con un volume dĠaffari di 3,5 miliardi di euro nel 2005, sia con piccoli esercizi, imperniati sul mantenimento delle tradizioni regionali, che con veri e propri templi della cucina italiana. Inoltre, alla consistenza e allĠimportanza della collettivitˆ tradizionale si affianca lĠinteresse legato ai nuovi flussi di personale altamente qualificato. Non bisogna, poi, dimenticare che la Gran Bretagna  al quarto posto per le importazioni dallĠItalia e al sesto posto come paese destinatario degli investimenti italiani: presso la Camera di Commercio italo-britannica sono registrate 250 consociate italiane, di cui 160 a Londra.

 

Dati sullĠemigrazione italiana nel Mondo, in Europa e in Gran Bretagna (9 maggio 2006)

Aree e Paesi

Residenti

italiani

Minorenni

0-18

65 anni e

oltre

Celibi

e nubili

Iscritti allĠAire come figli di it.

Missioni cattoliche

Mondo

3.106.251

15,4%

19,3%

49,4%

64,6%

431

Europa

1.864.579

18,4%

14,3%

49,5%

69,9%

198

UE a 15

1.362.535

17,8%

14,6%

51,1%

71,3%

193

Gran Bretagna

145.241

14%

18%

56%

20,1%

8

FONTE: Fondazione Migrantes. Rapporto Italiani nel Mondo 2006

 

Le carenze del mercato occupazionale italiano

Negli anni Ġ90 lĠeconomia nazionale  cresciuta al ritmo dellĠ1,4%, pari ad appena la metˆ del valore registrato nel decennio precedente e per giunta mezzo punto al di sotto della media europea. Nel 2006, secondo il Fondo Monetario Internazionale, il tasso di crescita  tornato leggermente a salire raggiungendo lĠ1,9%, contro per˜ il 3,2% della media europea (2,7% nel Regno Unito), il 5,4% della media mondiale e il 10,7% della Cina. Il Pil complessivo fa dellĠItalia nel 2006 lĠ8a potenza mondiale (6a il Regno Unito) se si tiene in considerazione anche il potenziale economico di economie emergenti come Cina e India. Il Pil pro capitein Italia  di 29.700 euro allineato con la media europea di 29.400 euro (31.400 per il Regno Unito).

Dal 1996, quando la quota sullĠexport mondiale era del 4,5%,   iniziato il saldo negativo della bilancia commerciale: attualmente lĠItalia  collocata solo al 56Ħ posto nella graduatoria mondiale della competitivitˆ (World Competitiveness Yearbook 2006). Eppure rimane irrinunciabile per le imprese italiane il rapporto con lĠestero: secondo il Ministero delle attivitˆ produttive sono 180.000 le imprese italiane che esportano i loro prodotti allĠestero e di queste solo 850 hanno pi di 250 addetti (Map 2005).

LĠammontare complessivo degli investimenti diretti esteri (IDE) in Italia, nel 2005,  meno della metˆ rispetto a quelli indirizzati dallĠItalia allĠestero, mentre nel Regno Unito prevalgono di gran lunga gli investimenti in entrata che, sempre nel 2005, sono stati 8 volte superiori rispetto a quelli pervenuti in Italia.

 

Investimenti diretti estere in Italia (2005)

IDE 2005

Flussi

Stock

In milioni di dollari

In arrivo

In uscita

In arrivo

In uscita

Italia

19.971

39.671

219.868

293.480

Regno Unito

164.530

101.099

816.716

1.237.997

FONTE: UNCTAD, Agenzia specializzata delle Nazioni Unite

 

I settori ad alta intensitˆ di manodopera (tessile, cuoio, calzaturiero), una volta trainanti del made in Italy, confrontati con una concorrenza mondiale a pi basso costo, hanno visto diminuire il volume delle vendite e sono stati costretti a ridurre gli addetti. é bassa, invece, la percentuale (7%) degli occupati nei settori ad alta tecnologia, che coprono un quarto dellĠinterscambio mondiale: meno della metˆ rispetto al 15% del Giappone e degli Usa e di valori comunque alti di Gran Bretagna, Francia e Germania. Nel periodo 1999-2004 le domande di brevetti provenienti dallĠItalia presso lĠEuropean Patent Office sono state solo il 3%.

Ultimamente, anche a causa di un andamento demografico negativo che ha favorito lĠimmissione di forza lavoro immigrata, sono diminuite le persone in cerca di occupazione. Purtroppo raramente i nuovi posti di lavoro offrono tutte le garanzie di quelli tradizionali, a partire dalla durata. Inoltre, continua a rimanere basso il tasso di attivitˆ, in particolare quello femminile, il che impedisce lo sviluppo di una notevole riserva di potenzialitˆ.

Per questi motivi, da una parte si assiste alla delocalizzazione di strutture produttive per continuare a produrre a costi competitivi, e dallĠaltra allĠemigrazione di persone con alte qualifiche formative e professionali, specialmente in contesti nazionali pi attraenti come la Gran Bretagna.

Negli ultimi 5 anni (2001-2006) vi  stato un incremento dei laureati iscritti allĠAire del 53,2%: erano 39.013 a dicembre 2001, sono diventati 59.756 a maggio 2006. Il ritmo  andato progressivamente aumentando: tra il 1996 e il 2002 hanno effettuato, in media, la cancellazione anagrafica per andare allĠestero 3.300 laureati lĠanno, mentre molti altri si sono spostati allĠestero senza comunicarlo allĠanagrafe. Si stima che siano espatriati 6.000 ricercatori italiani, in prevalenza maschi, attratti dalle migliori prospettive di ricerca e di retribuzione.

 

Alcune caratteristiche del sistema economico italiano nel contesto mondiale (anni diversi)

Caratteristiche

Valori

Posto nella graduatoria mondiale per il Prodotto interno lordo

8%

Anno di inizio del disavanzo commerciale

1996

Imprese interessate allĠinterscambio con lĠestero

180.000

Percentuale degli occupati nei settori ad alta tecnologia

7%

Percentuale dei brevetti italiani presentati allĠEuropean Patent Office

3%

Laureati italiani che emigrano annualmente

3.300

FONTE: Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. Dati ripresi da diverse fonti

 

Flussi migratori e lavoratori qualificati: il caso italiano

Il paradosso dellĠItalia consiste, da una parte, nel formare personale altamente qualificato e nel vederlo, in misura consistente, cercare uno sbocco inizialmente nelle regioni del Nord, e quindi allĠestero, sia in Gran Bretagna che in altri paesi europei e dĠoltreoceano.

DĠaltra parte lĠItalia, fin dagli anni Ġ90, accoglie quote crescenti di immigrati caratterizzati da un alto livello formativo, che parimenti vengono utilizzati al di sotto delle loro mansioni, non solo per le carenze del sistema produttivo, ma anche per le complesse procedure che caratterizzano il riconoscimento dei titoli di studio: un caso tipico  quello degli infermieri. Questi aspetti sono stati evidenziati in due recenti ricerche, che il Centro Studi Idos, in collaborazione con il Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes, ha condotto per lĠEuropean Migration Network della Commissione Europea: Managed Migration and the Labour Market. The Health Sector in Italy (Roma 2006), e Conditions of Entry and Residence of Third Country Highly-Skilled Migrant Workers in Italy (Roma 2007).

Gli spazi angusti per i nuovi inserimenti e le procedure burocratiche lente non favoriscono il mantenimento, la concentrazione o la valorizzazione dei cervelli. Mentre la Gran Bretagna si vanta di riuscire ad autorizzare la nascita di una nuova azienda in una giornata o poco pi, per una persona insediata in Italia si richiedono poco meno di 50 passaggi burocratici, e la burocrazia pesa ancora di pi quando gli imprenditori vengono direttamente dallĠestero.

 

Italia. Personale previsto dalle aziende e lavoratori effettivamente assunti (2005)

 

Ind. + Serv.

%

Industria

%

Servizi

%

Previsioni di assunzione (Unioncamere)

Dirigenti e profession.

10.715

7,4

3.250

4,6

9.990

8,9

Esp. amm. e vendita

50.660

27,7

1.340

1,9

49.395

44,4

Specializzati

68.765

37,6

54880

77,7

13.920

12,4

Non qualificati

50.110

27,4

24.510

15,7

38.955

34,7

Totale

182.990

100,0

70.630

100,0

112.260

100,0

Nuovi assunti (Inail)

Tutte le qualifiche

*172.692

100,0

42.430

24,6

113.759

65,9

 

 

 

 

 

 

 

* Inclusi anche 16.503 nuovi assunti in agricoltura e nel settore della pesca

Fonte: Dossier Statistico Immigrazione Caritas Migrantes/EMN Italian Contact Point. Elaborazioni su dati Unioncamere

Si evidenziano, cos“, le carenze del ÒSistema ItaliaÓ che da molti anni perde posti nella graduatoria mondiale della competitivitˆ e attira solo in misura minimale gli investimenti esteri.

Il mercato occupazionale italiano, a causa dellĠandamento demografico negativo, ha continuato ad avere un ragguardevole bisogno di lavoratori immigrati, che anche nel 2005 – un anno non brillante dal punto di vista economico – hanno inciso per un sesto sulle nuove assunzioni.

Secondo le previsioni imprenditoriali raccolte da Unioncamere, sul fabbisogno complessivo di lavoratori immigrati non comunitari i lavoratori altamente specializzati (dirigenti e professionisti) incidono solo per il 7,3%, percentuale comunque in aumento: per un quarto del fabbisogno si tratta di figure non specializzate e per i due terzi del totale di posizioni intermedie.

Da questa situazione deriva la necessitˆ di nuove impostazioni.

Per gli immigrati  auspicabile che i datori di lavoro, per lo pi responsabili di piccole imprese, si abituino a valorizzare i nuovi venuti anche ai livelli pi alti, senza assuefarsi alla tendenza a ÒetnicizzareÓ i settori dai quali rifuggono gli italiani, quali i servizi di pulizia (presso alberghi, aziende,uffici pubblici), i lavori agricoli, lĠedilizia, lĠassistenza alle famiglie.

Per gli italiani  auspicabile che il sistema diversifichi e ampli le possibilitˆ di inserimento qualificato delle nuove leve e che si instauri anche un circuito virtuoso con quanti operano allĠestero, prevedendo condizioni tali da consentire ad un buon numero di essi di poter ritornare in maniera non penalizzante o, comunque, anche restando allĠestero, di mettere fruttuosamente a disposizione del paese la loro esperienza internazionale.

 

La componente ad alta qualificazione in Gran Bretagna

Per introdurre ai flussi di immigrati altamente qualificati si pu˜ prendere il via da uno sguardo dĠinsieme sulla collettivitˆ italiana in Gran Bretagna.

Pi della metˆ dei 145.000 italiani proviene dal Meridione, mentre circa un terzo degli italiani  originario delle regioni settentrionali e un sesto delle regioni del Centro. Il primo gruppo  quello dei campani, con 31.000 persone (un quinto del totale), seguiti dai siciliani (19.000) e dai lombardi e dai laziali (circa 13.000 ciascuno). I celibi e i nubili sono il 56%, le donne il 45%, i minorenni il 14%.

La Gran Bretagna esercita sugli italiani una peculiare attrattiva perchŽ, rispetto allĠandamento generale, giˆ negli anni Ġ90 del secolo scorso e ancora attualmente, vede prevalere i nuovi arrivi rispetto ai rimpatri.

I tre quarti della comunitˆ italiana dĠoltre Manica  residente nella Gran Bretagna da oltre cinque anni, e ben il 55% da oltre 10 anni. Essi sono ripartiti in 89.005 nuclei familiari con 1,6 componenti per nucleo. Questa  la ripartizione degli italiani per circoscrizione consolare: Londra (66%), Manchester (16%), Bedford (12%) ed Edimburgo (6%).

La peculiare attrattiva della Gran Bretagna  legata allo studio della lingua inglese e allĠinserimento in posti ad alta qualificazione, nelle universitˆ e nel mondo produttivo.

Si stima che nella sola area londinese transitino annualmente circa 40.000 studenti italiani al di sotto dei 35 anni al fine di migliorare la conoscenza della lingua inglese: per molti di essi la vacanza-studio si trasforma in emigrazione vera e propria. I dati specifici sono di difficile acquisizione perchŽ lĠemigrazione  una decisione individuale che non rientra in un piano pi ampio e neppure viene comunicata al comune di appartenenza. é invece pi facile reperire informazioni quantitative sulla mobilitˆ a breve termine degli studenti e dei ricercatori, che rientrano nellĠambito di specifici programmi (come il Programma Erasmus, i Programmi Quadro della Comunitˆ Europea, le ÔBorse FulbrightĠ o le ÔBorse NATOĠ, ecc.).

Da una ricerca condotta nel 2005 su un campione di 100 manager italiani emigrati allĠestero da MCS, societˆ attiva nella ricerca e selezione di personale dellĠambito manageriale, negli ultimi 3 anni i manager italiani che hanno cercato fortuna allĠestero sono cresciuti del 90% e la meta preferita  stata la Gran Bretagna che attualmente ospita il 27% del totale dei manager italiani espatriati. Seguono, distanziate, la Francia (15%), la Germania (13%) e la Spagna (11%) e cresce lĠattenzione anche per le economie emergenti: un manager su dieci va in un Paese dellĠEuropa orientale e il 7% accetta la sfida della Cina.

NellĠ89% dei casi si tratta di uomini di 30-38 anni a dimostrazione che lĠetˆ immediatamente successiva al percorso universitario  anche quella della maggiore flessibilitˆ. La loro affermazione  pi agevole quando al titolo medio-alto si uniscono lĠottima conoscenza di almeno due lingue scritte e parlate, precedenti esperienze di studio e lavoro allĠestero, la frequenza di un master e, a livello attitudinale, la capacitˆ di adattarsi in maniera flessibile alle diverse situazioni, come ad esempio ai team in cui operano persone di diverse culture.

Le figure pi richieste sono i manager delle vendite (il 42% del totale), seguiti dai professionisti del settore amministrazione e della finanza (25%), dagli operations (16%) e dagli addetti ai sistemi informativi (8%), mentre i responsabili della gestione delle risorse umane incidono solo per il 4% del totale. I settori che assorbono pi manager della Penisola sono il largo consumo (37%) e la finanza (34%), seguiti a distanza dal farmaceutico (11%) e dallĠinformation technology (9%).

 

Indagine a campione sui manager italiani che si trasferiscono allĠestero (2005)

Paesi di destinazione preferiti

Gran Bretagna 27%

Francia 15 %

Germania 13%

Spagna 11%

Etˆ dei manager in 9 casi su 10

30-38 anni

Tipologia delle mansioni pi richieste

Vendite 42%

Amministrazione e finanza 25%

Settori prioritari di inserimento

Consumo 37%

Finanze 34%

Farmaceutica 11%

Information Technology 9%

FONTE: MCS- Management, Consulting and Selection

 

é interessante riflettere sulla provenienza regionale degli emigrati altamente qualificati: mentre il Meridione  primo in graduatoria, rispetto alle altre aree territoriali, per il numero degli iscritti allĠAire (37,9%), la maggioranza assoluta degli emigrati laureati proviene dalle regioni del Nord (61,9%) ed in particolare da quelle del Nord-Ovest (40,9%): tra gli iscritti allĠAire provenienti da questa area, la percentuale dei laureati raggiunge il 5,3%, mentre tra coloro che provengono dal Sud  solo lo 0,8% e tra quelli originari delle Isole addirittura lo 0,5%.

Le conclusioni si impongono da sŽ. Come affermato in premessa, lĠemigrazione  uno specchio della realtˆ italiana: in questo caso essa ci dice che il sistema produttivo italiano pu˜ diventare pi qualificato e a tal fine torna utile la valorizzazione di quanti sono emigrati e hanno perfezionato la loro esperienza: la Gran Bretagna ne  un esempio.

UnĠindagine svolta tra i ricercatori italiani in questo paese nellĠestate del 2006 ha posto in evidenza diversi deficit del sistema italiano: eccessiva politicizzazione e scarsa attenzione alla meritocrazia, retribuzioni insoddisfacenti, scarso collegamento tra gli uffici pubblici.  Il sistema italiano, invece, si conferma migliore per la pi ampia preparazione generale che garantisce e la maggiore apertura mentale ed elasticitˆ. Il pericolo  che si perdano per strada i vantaggi della nostra tradizione culturale e non si recepiscano gli esempi di eccellenza degli altri.

ÒPer questo – ribadisce don Locatelli della Migrantes –  indispensabile occuparsi degli italiani nel mondo e dei paesi di immigrazioneÓ.

 

Rapporto Italiani nel Mondo

 

Promosso dalla Fondazione Migrantes

e da Acli, Inas-Cisl, Mcl e Missionari Scalabriniani

 

Redazione:

Idos/Dossier Caritas/Migrantes, telefax 0039.06.54192252, cell. 0039.3498188873, idos@rapportoitalianinelmondo.it