FULVIO VASSALLO
PALEOLOGO
Universit di Palermo
DĠAlema in Libia
ridefinisce le nuove frontiere della Fortezza Europa
Il 23 novembre dello scorso anno i ministri DĠAlema e Amato incontrarono il leader libico Gheddafi alla fine del vertice euro-africano sulle migrazioni, concordando su forme ancora pi drastiche di contrasto delle migrazioni irregolari, a partire dai pattugliamenti congiunti organizzati e finanziati dallĠagenzia europea FRONTEX. In questi giorni DĠAlema ha compiuto una visita a Tripoli, viaggio che avrebbe dovuto restare segreto, ma che alla fine la Farnesina stata costretta a confermare. Mentre in Italia si discute ancora sulla riforma della legge Bossi – Fini che resta in vigore, e che probabilmente rester in vigore ancora per anni, a fronte dei tempi del disegno di legge delega sullĠimmigrazione, il nostro ministro degli esteri andato in Libia alla chetichella per concordare con Gheddafi le modalit operative del blocco in mare delle imbarcazioni cariche di migranti provenienti dalla Libia, e, probabilmente, per confermare il supporto finanziario dellĠItalia alle deportazioni che la Libia effettua anche ai danni di potenziali richiedenti asilo, verso paesi che non garantiscono alcun rispetto per la dignit umana ed i diritti fondamentali della persona.
Forse il Ministro DĠAlema non ricorda che la Libia non ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra per i rifugiati, che non riconosce in alcun modo il diritto di asilo, che incarcera brutalmente anche donne e minori migranti, che sfrutta come schiavi centinaia di migliaia di migranti, che Gheddafi prima ha attratto ai tempi dellĠembargo e che oggi sfrutta come merce di scambio nei confronti dei paesi europei. In questo modo il governo Prodi si muove in perfetta continuit con il precedente governo Berlusconi, che pure era stato costretto, proprio negli ultimi giorni della passata legislatura, a sospendere i voli diretti di rimpatrio dallĠItalia verso la Libia, anche a seguito delle denunce del movimento antirazzista e delle successive condanne del parlamento Europeo e delle principali agenzie umanitarie come Human Rights Watch ed Amnesty International.
E' ormai fallito il sistema di sorveglianza delle frontiere
esterne dellĠUnione Europea delineato dagli accordi di Schengen e di Dublino. La
politica di sbarramento delle frontiere marittime attuata con lĠAgenzia europea
FRONTEX non frena certo lĠimmigrazione clandestina, ma ne modifica le rotte,
costringendo allĠutilizzo di imbarcazioni sempre pi piccole, e finendo con
accrescere ulteriormente i guadagni dei trafficanti ed il numero delle vittime
della Fortezza Europa. La crescente militarizzazione del Mediterraneo allontana
le prospettive di pace e di collaborazione tra i paesi rivieraschi aperte nel
1995 con la dichiarazione di Barcellona. LĠunico obiettivo comune
effettivamente perseguito dai paesi membri dellĠUnione europea in materia di
immigrazione sembra consistere nellĠespulsione o nel respingimento del maggior
numero di immigrati. Ma anche in questo campo i diversi stati mantengono prassi
assai discrezionali e dunque diverse a seconda dei porti di ingresso e di
transito. LĠarbitrio di polizia prevale ovunque sulla tutela dei diritti
fondamentali della persona.
Da Bari e da Brindisi, come dai porti spagnoli e greci, malgrado le rassicuranti proposte di legge del nuovo governo, si perpetuano le vecchie pratiche di polizia e si diffondono i casi di respingimento in frontiera dei minori non accompagnati, molti provenienti dallĠAfghanistan, ai quali la polizia italiana impedisce un accesso immediato alla procedura di asilo. Minori che vengono lasciati partire dalla polizia greca, connivente con organizzazioni criminali che lucrano ingenti guadagni. Non si vuole riconoscere che il numero di profughi, molti dei quali minori isolati, che giungono alle frontiere italiane dallĠIrak e dallĠAfghanistan in continuo aumento, malgrado il prolungarsi degli interventi militari dei paesi occidentali. Come si nega lĠevidenza di una guerra di occupazione, si nega che i minori che fuggono da quei paesi abbiano diritto a chiedere asilo, ottenendo lĠaccesso immediato alla procedura per il riconoscimento dello status di rifugiato.
Cosa pu fare adesso la Unione Europea nel Mediterraneo ?
Secondo il ministro Amato l'Unione
deve fare almeno due cose. La prima consiste nellĠinvio di una squadra
FRONTEX a Lampedusa per effettuare pattugliamenti congiunti al limite delle
acque territoriali libiche, in modo da respingere collettivamente tutti coloro
che cercheranno di attraversare il Canale di Sicilia. Anche se tutti
riconoscono che ormai i flussi migratori sono misti, composti da migranti
economici e richiedenti asilo. La seconda direzione di intervento consisterebbe
nel ricercare nuovi accordi con la Libia in modo da garantire un impegno ancora
pi assiduo da parte di questo paese nellĠarresto e nella deportazione dei
migranti irregolari, come si gi fatto con lĠEgitto allĠinizio del 2007.
Anche se il Parlamento Europeo e diverse agenzie umanitarie, compreso lĠAlto
Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, hanno lamentato il mancato
riconoscimento in Libia del diritto di asilo e gravi violazioni dei diritti
fondamentali delle persone da parte della polizia libica. E sono ben noti i
metodi di interrogatorio della polizia egiziana alla quale la polizia italiana
riconsegna migliaia di immigrati irregolari. Come sono noti gli abusi
quotidiani della polizia libica ai danni degli immigrati in quel paese. E senza
ricordare che in Libia vige ancora la pena di morte e la tortura come si
verificato nel processo farsa alle infermiere bulgare, accusate di avere
contagiato alcuni pazienti che avevano in cura in un ospedale libico.
In questo quadro, pu costituire la premessa per gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona il coinvolgimento nelle pattuglie FRONTEX di unit navali di paesi che non rispettano i diritti dei richiedenti asilo, come Malta. Direzione nella quale si sta muovendo anche il governo Prodi con la missione ÒinformaleÓ di DĠAlema a Tripoli. Quando e in che termini il ministro riferir al parlamento? O si proseguir ancora con gli accordi bilaterali di polizia, riservati, sottratti a qualsiasi controllo democratico?
Preoccupa anche
la prospettiva di una polizia di frontiera europea, rivolta soltanto ad
arrestare i migranti clandestini, come si verificato con l'invio di agenti di
polizia di vari paesi a Lampedusa.
Assai probabilmente nella prospettiva della organizzazione di voli congiunti
per organizzare espulsioni collettive verso paesi nei quali l'Italia non
effettua rimpatri, ma nei quali da tempo altri paesi come la Germania
spediscono richiedenti asilo ÒdenegatiÓ che vengono consegnati dalla polizia
direttamente nelle mani dei loro persecutori (come e' successo in diverse
occasioni per i Kurdi e gli Afgani respinti dalla Germania nei paesi di origine
nei quali hanno subito carcere e torture).
Anche i nuovi pattugliamenti congiunti e i respingimenti collettivi praticati dallĠAgenzia Frontex destano un particolare allarme. Lo scorso anno la nave Sibilla della Marina Militare italiana ha praticato nel canale di Sicilia, in collaborazione con unit navali della Marina militare tunisina, il primo respingimento in mare verso un porto tunisino, consegnando alle autorit di quel paese una imbarcazione carica di migranti che era stata intercettata in acque internazionali. Nessuna Convenzione internazionale prevede questo tipo di respingimento in mare, e la Direttiva emanata nel 2002 da Berlusconi si limitava a prevedere il blocco in acque internazionali delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari al solo scopo di effettuare le ispezioni a bordo ( la cd. visita di bandiera).
Nel marzo del 2007 si registrato il primo intervento di una unit della marina militare italiana in Oceano, al largo delle coste del Senegal, nellĠambito delle attivit di contrasto dellĠagenzia Frontex, con il respingimento collettivo di centinaia di migranti che tentavano di raggiungere le isole Canarie. LĠimbarcazione Happy Day condotta da una unit militare italiana in un porto senegalese stata poi fatta ripartire verso sud, verso le coste della Guinea Conakry, su ordine dalle stesse autorit senegalesi, forse preoccupate, dopo lĠiniziale assenso allĠoperazione FRONTEX, di un caso che poteva costituire un pericoloso precedente. Queste prassi al di fuori della legalit internazionale alimentano il rischio di nuove stragi e possono costituire una gravissima lesione del diritto di asilo riconosciuto a livello internazionale e dalla Costituzione italiana.
Il Commissario Europeo Frattini auspica adesso che queste pratiche di pattugliamento congiunto si estendano a tutto il Mediterraneo in nome del principio della solidariet comunitaria. Ma sappiamo bene cosa significa questo principio di solidariet invocato ipocritamente solo al fine di respingere il maggior numero di migranti, ma smentito nei fatti dagli egoismi nazionali e dalla mancata collaborazione dei paesi europei. EĠ ancora viva la memoria della vicenda Cap Anamur, sulla quale rimane ancora aperto un processo ad Agrigento dove si mettono sul banco di accusa, come se si trattasse di scafisti, i rappresentanti di una organizzazione umanitaria tedesca che aveva salvato decine di naufraghi da una morte certa. Anche in quella occasione la mancata collaborazione degli stati europei pi direttamente coinvolti (Germania, Italia, Malta) si era tradotta nella criminalizzazione dei naufraghi e di chi aveva prestato un intervento di soccorso.
In realt la
vicenda della Cap Anamur, nel 2004, aveva segnato il punto di svolta nelle
politiche europee di ÒcontenimentoÓ dellĠimmigrazione clandestina. Dopo una
iniziale collaborazione tra il governo tedesco e quello italiano, il governo
tedesco rifiutava di esaminare le domande di asilo presentate dai naufraghi
salvati dalla nave tedesca ed il governo italiano ritirava la disponibilit,
gi dichiarata in precedenza, di concedere un permesso di soggiorno temporaneo
per motivi umanitari, procedendo quindi a eseguire vere e proprie espulsioni
collettive, malgrado lĠintervento cautelare della Corte Europea dei diritti
dellĠuomo. Da allora ad oggi, malgrado le dichiarazioni pubbliche dei
responsabili dei governi europei e dei rispettivi ministri dellĠinterno, tutte
rivolte a richiamare il principio astratto della solidariet ( tra gli stati
europei), e malgrado la istituzione dellĠagenzia di controllo delle frontiere
esterne ( FRONTEX), che questa solidariet tra stati contro i migranti dovrebbe
realizzare, si tornati a forme
pi evolute di cooperazione bilaterale tra i paesi di provenienza e di transito
ed i paesi di destinazione in Europa.
I paesi del nord- europa ed i paesi di nuova ammissione sono infatti rimasti
assai tiepidi rispetto alle pressanti richieste di finanziamento del
commissario europeo Frattini, ed i mezzi fino ad ora impegnati da FRONTEX si
sono limitati ad azioni sporadiche, enfatizzate allo scopo di dimostrare una
capacit di controllo delle frontiere marittime che ancora ben lontana da
realizzare. Non stupisce quindi che i paesi pi esposti, come la Spagna,
abbiano tentato la via degli accordi bilaterali, anche in violazione di
consolidate convenzioni internazionali che proteggono le categorie di migranti
pi vulnerabili, i minori non accompagnati.
Nel marzo del 2007 a Rabat stato firmato un accordo tra la Spagna ed
il Marocco che, nellĠambito delle misure rivolte a prevenire lĠimmigrazione
irregolare prevede il rimpatrio forzatoÓ concertatoÓ dei minori immigrati non
accompagnati, e la successiva detenzione amministrativa in centri appositi
realizzati in Marocco ( a Tangeri,
a Nador ed a Marrakech) con il contributo finanziario della Spagna. Il governo spagnolo
ha trascurato persino la circostanza che i minori rimpatriati in Marocco sono
passibili di una pena pecuniaria che pu essere convertita in pena detentiva
per emigrazione clandestina. La cooperazione allo sviluppo si riduce cos ad un
sostegno finanziario per la esternalizzazione dei centri di detenzione
amministrativa. EĠ questa la logica ormai immanente nelle politiche di vicinato
praticate dagli stati dellĠEuropa meridionale in materia di immigrazione e
asilo, senza nessuna attenzione per i diritti dei migranti pi vulnerabili come
le donne, i minori, i richiedenti asilo. Aspettiamo adesso che dopo il viaggio
in Libia il ministro DĠAlema, vicepresidente del consiglio spieghi al
Parlamento dopo i suoi incontri con le autorit libiche quali iniziative ha
assunto nella direzione della difesa dei migranti pi vulnerabili.
Quali garanzie per i diritti fondamentali della persona umana saranno
riconosciuti adesso ai migranti di fronte alle nuove frontiere europee ed alle
politiche di riammissione?
Occorre innanzitutto una
nuova disciplina degli ingressi legali per lavoro, a livello nazionale, se non
sar possibile trovare una intesa a livello europeo. Se non si introdurranno al
pi resto forme di regolarizzazione individuale occorrer ricorrere ad un
ennesima sanatoria generalizzata. Va comunque moralizzato il mercato del
lavoro. Altrimenti il lavoro informale costituir una potente attrazione che
nessuna nave militare riuscir ad offuscare.
Occorre depenalizzare
al pi presto gli interventi di salvataggio a mare da parte delle imbarcazioni
non militari, in modo da rendere pi tempestive le azioni di salvataggio. Le
missioni FRONTEX devono essere rimodulate nella prospettiva della salvaguardia
assoluta della vita umana e del diritto di asilo. Va quindi modificata la
disciplina delle espulsioni e dei respingimenti, considerandola strumento
eccezionale e non metodo ordinario di gestione dellĠimmigrazione. Di
conseguenza devono essere chiusi gli attuali centri di detenzione
amministrativa e i centri di identificazione. Non si dovranno pi verificare
espulsioni o respingimenti verso paesi che non garantiscono i diritti
fondamentali della persona umana, a partire dal diritto di asilo. Occorre istituire veri e propri centri
di accoglienza per i richiedenti
asilo. Si deve ricordare al riguardo che lĠaccompagnamento coattivo in
frontiera, e dunque qualunque ipotesi di respingimento in frontiera, immediato
o differito, anche nei casi nei quali non sia preceduto da un trattenimento in
un centro di permanenza temporanea, qualificabile come Òmisura limitativa
della libert personaleÓ, come tale soggetta alle rigide previsioni dellĠart.
13 della Costituzione.
LĠItalia dovr dare effettiva attuazione al diritto di asilo previsto
dallĠart. 10 della Costituzione senza limitarsi alla applicazione delle
direttive comunitarie che in questa materia hanno una formulazione assai
regressiva. Al di l delle affermazioni di principio, gli accordi di
riammissione dovranno garantire a tutti i migranti il riconoscimento effettivo
del diritto di asilo e lĠaccesso alla procedura senza limitazione della libert
personale dei richiedenti.
Deve essere completamente riconsiderata dal Parlamento la materia degli
accordi di riammissione, sia perch in contrasto con le normative
internazionali ed interne in materia di diritti fondamentali, sia perch le
azioni di polizia attuate sulla base di tali accordi sono sottratte ad ogni
effettivo controllo giurisdizionale. Gli accordi gi stipulati vanno revocati o
comunque rinegoziati, ed eventuali accordi futuri, comunque discussi ed
approvati dal Parlamento, dovranno essere strettamente conformi alle norme
internazionali e costituzionali sulla tutela dei diritti fondamentali della
persona.
Su tutti questi temi
dovr svilupparsi un rinnovato impegno italiano a livello comunitario, capace
di spezzare la spirale securitaria che, tra allarmi ed annunci di misure
repressive che poi si rivelano inefficaci, amplifica la insicurezza dei
cittadini comunitari e crea le condizioni per nuove stratificazioni sociali che
potranno impedire i percorsi di integrazione e la coesione sociale che, di
fronte al fenomeno strutturale delle migrazioni in Europa, tutti, a parole,
auspicano.
Iniziative come la
partecipazione al vertice di Tripoli dello scorso novembre e la recente visita
del ministro DĠAlema in Libia, per la forma e per il contenuto che hanno avuto,
confermano purtroppo quanto rimane grande la distanza tra le parole ed i fatti
dei politici che ci governano.