e-rassegna periodica di agenzie e notizie

(aggiornata al 27 febbraio 2007)

 

 

Infortuni: più rischi sul lavoro per gli stranieri

 

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

 

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                      n. 142




Nuova direttiva del Viminale
Pieni diritti per chi attende il permesso di soggiorno

immagine d'aperturaChi ha già firmato il contratto di soggiorno e chiesto il permesso entro 8 giorni dall'ingresso "può esercitare tutti i diritti derivanti e lavorare” 


Il Governo prosegue nella strategia dei “piccoli passi”, adottati negli ultimi mesi in materia di immigrazione per logorare la Bossi-Fini senza dover passare dal Parlamento. L’ultimo in ordine di data, è una direttiva in materia di diritti dello straniero emanata in data 20 febbraio 2007,  che l’On. Giuliano Amato ha  emanato nelle more del rilascio del titolo di soggiorno per lavoro subordinato. Con tale provvedimento si è voluto rispondere alle numerose richieste pervenute al Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione relative alla possibilità di svolgere attività lavorativa da parte dei lavoratori extracomunitari in attesa del rilascio del primo permesso di soggiorno per lavoro  e di esercizio dei diritti connessi al possesso del medesimo permesso. Per accedere ai benefici di cui alla direttiva, gli stranieri, che abbiano presentato domanda di rilascio del permesso di soggiorno allo Sportello Unico dell´Immigrazione entro 8 giorni dall´ingresso nel territorio nazionale  e abbiano sottoscritto il contratto di soggiorno, devono essere in possesso di copia del modello di richiesta di permesso di soggiorno rilasciato dallo Sportello Unico dell´Immigrazione  e della ricevuta attestante l´avvenuta presentazione della richiesta rilasciata dall´Ufficio postale abilitato.

Gli Sportelli Unici dell´Immigrazione dovranno provvedere, pertanto, alla consegna, oltre che di copia del contratto di soggiorno sottoscritto dalle parti, anche della copia del modello di richiesta del permesso di soggiorno.

Sul sito www.uil.it/immigrazione Il testo completo della direttiva


 

 

 

 

 

 

 


Più rischi sul lavoro per gli stranieri

I lavoratori stranieri sono più esposti degli italiani al rischio di incidenti sul lavoro e malattie professionali. I settori più a rischio sono le costruzioni (16.4%), l'industria dei metalli (9.4%), le pulizie (8.8%), i trasporti (7.9%). Giovani maschi marocchini, albanesi e romeni sono i più colpiti


 

(AGI) Roma, 23 febbraio - Di come sta cambiando il mondo del lavoro in rapporto al fenomeno dell'immigrazione in Italia ha parlato in un'intervista Marta Petyx, Ricercatrice dell'Ispesl - dipartimento di Medicina del lavoro. La presenza straniera nel mercato del lavoro italiano, nel corso degli ultimi anni, è divenuta sempre più rilevante: i dati Istat mostrano che il numero degli immigrati regolari in Italia ha superato la soglia dei 2,7 milioni pari ad oltre il 4% della popolazione complessiva. I lavoratori immigrati stanno esercitando un peso crescente sul mercato lavorativo: 1 occupato ogni 10 è nato in un paese non appartenente all'Unione Europea. Nel 2005 sono stati assunti per la prima volta nel mercato occupazionale italiano 173.000 nuovi immigrati; tali assunzioni sono avvenute per il 9.2% in agricoltura, per il 27.4% nell'industria e per la restante quota nei servizi. I settori prevalenti sono l'informatica e i servizi alle imprese (16.1%), le costruzioni (13.6%), gli alberghi e ristoranti (11.9%) e le attività svolte presso le famiglie (10.2%). Per quanto riguarda le aree di provenienza, si registra una netta preponderanza di lavoratori provenienti dall'Europa dell'Est (Romania, Albania, Polonia) e dal Nord Africa. I settori produttivi più rilevanti nell'ottica della tutela della salute dei lavoratori immigrati sono quelli che presentano evidenti fattori di rischio per la salute: in base ai dati Inail 2005, i settori di attività economica nei quali si sono concentrati maggiormente gli infortuni degli extracomunitari sono stati le costruzioni (16.4%), l'industria dei metalli (9.4%), il servizio alle imprese e pulizie (8.8%), i trasporti (7.9%), seguiti dall'agricoltura (4.1%). Purtroppo è consolidata l'abitudine di adibire gli immigrati ai lavori più sporchi, più pericolosi e più faticosi. "In questo contesto – ha detto Petyx - è evidente il sottodimensionamento degli infortuni rilevati a causa della percentuale di lavoro sommerso; inoltre ci sono settori in cui risulta difficile effettuare una stima precisa, basti pensare al lavoro domestico". Petyx ha poi sottolineato i diversi fattori coinvolti: maggiore presenza di lavoratori extracomunitari in attività pericolose, giovane età (inesperienza, superficialità, scarsa attenzione), minore cultura della prevenzione, assenza di una formazione "ad hoc". A pagare il tributo più elevato sono i lavoratori di Marocco, Albania e Romania, soprattutto di sesso maschile, che da soli contano più del 40% degli infortuni occorsi a extracomunitari. La più ridotta quota di infortuni delle donne è legata soprattutto alla minore presenza e al tipo di attività nelle quali sono impiegate, rientranti di solito nell'ambito domestico con l'assistenza ad anziani. L'analisi per età segnala una marcata dominanza di infortuni tra i giovani, riguardando per la quasi totalità lavoratori con meno di 50 anni; lo stesso vale per i casi mortali. Le indicazioni provenienti dai dati Inail 2005 relative al trend infortunistico appaiono in leggero miglioramento mostrando un calo del 5% rispetto al 2004. Analogo discorso per i casi mortali, scesi dai 175 casi del 2004 ai 138 del 2005. Se il trend infortunistico dei lavoratori extracomunitari sembra essersi invertito o quantomeno assestato, non è così per le malattie professionali che, nell'ultimo quinquennio, sono passate da 676 a 1069 denunce con un incremento che sfiora il 60%. Si tratta di un fenomeno che se da una parte è da ricondurre alla precarietà delle condizioni lavorative e al tipo di attività svolta (settore costruzioni, metalli, servizi alle imprese,e trasporti o agricoltura), dall'altra sembra essere anche un segnale positivo, di una crescita dell'integrazione dell'immigrato, che acquisisce sempre maggiore consapevolezza dei propri diritti. La malattia professionale più denunciata sono i disturbi dell'udito che rappresentano il 41% delle denunce, seguiti da malattie cutanee col 26%. "Sul fronte dei lavoratori extracomunitari – ha concluso Petyx - è necessario intervenire sui fattori responsabili del più elevato tasso di infortuni fra gli stranieri, principalmente attraverso la formazione”. La giovane età, le difficoltà linguistiche, il livello di conoscenza e di sensibilità del lavoratore extracomunitario relativamente a tematiche quale la sicurezza e la prevenzione sono solo alcune delle cause che sono alle base di molti degli infortuni. Per questo appare prioritario, ha detto la ricercatrice, “investire su una formazione "ad hoc" che vada oltre la semplice comprensione della segnaletica e della cartellonistica, sviluppando strumenti comunicativi per raggiungere popolazioni e realtà culturali molto diverse tra loro".


 

 

 

 


Rifugiati: entro l'anno un "pacchetto" sull'asilo?
Gli esiti di un incontro tra il CIR ed il Ministro dell’Interno, in materia di riforma organica del diritto d’asilo


Roma, 26 febbraio - Entro il 2007 anche l'Italia potrebbe avere una vera normativa sul diritto d'asilo, grazie all'attuazione di due direttive europee e a un disegno di legge ad hoc. È lo scenario delineato venerdì scorso durante un incontro tra Savino Pezzotta e Christopher Hein, Presidente e Direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati, il Ministro dell'Interno Giuliano Amato e la Sottosegretaria Marcella Lucidi. Nel corso dell’incontro – richiesto da tempo dal Consiglio Italiano per i Rifugiati - Il CIR, ha insistito sul principio di una legge organica sul diritto di asilo, anche in attuazione dell’Articolo 10 della Costituzione, ricordando la propria proposta articolata (testo consultabile al sito www.uil.it/immigrazione ) ed il documento congiunto del Tavolo Asilo. Amato ha accolto il principio di normative separate per l’immigrazione e l’asilo, prospettando di arrivare sull’asilo ad una specie di Testo Unico composto essenzialmente da 3 elementi: a. la trasposizione della Direttiva europea sulle qualifiche di rifugiato e la protezione sussidiaria per la quale esiste già una delega da parte del Parlamento, che deve consumarsi entro agosto 2007; b. la trasposizione della Direttiva europea sulla procedura d’asilo, ugualmente su base di una delega del Parlamento già esistente, da consumarsi entro dicembre 2007; c. la presentazione di un disegno di legge limitato alle materie non contemplate dalle due Direttive. Secondo quanto riportato dal CIR, per il Ministro Amato i tre elementi legislativi dovrebbero essere presentati congiuntamente e quindi, di fatti, configurarsi come un pacchetto unico. Il sottosegretario Lucici, non per la prima volta, ha sollevato due problemi che, secondo lei, nel passato hanno impedito l’approvazione della legge asilo: a. Il concetto molto ampio di diritto d’asilo contenuto nell’Articolo 10 della Costituzione; b. i costi dell’attuazione di una riforma organica. Sulla prima perplessità il CIR ha ribadito come la Costituzione vada attuata, a meno che il Governo non intenda proporre una modifica dell’Articolo 10, ipotesi da escludere. Hein e Pezzotta hanno aggiunto che la proposta del CIR già prevede una limitazione del campo di applicazione dell’Articolo 10 nel senso che il richiedente, per poterne usufruire, deve comunque poter dimostrare una avvenuta grave violazione dei diritti umani fondamentali, elencando anche le forme che possono assumere gli atti che nel paese di origine impediscono l’effettivo esercizio delle libertà democratiche. In quanto alle materie non contemplate dalle Direttive europee, Pezzotta e Hein hanno innanzitutto sollevato la questione dell’arrivo legale e protetto in Italia di rifugiati e richiedenti asilo, Amato ha accolto con grande  interesse il punto e ha parlato, come esempio, della situazione di rifugiati eritrei che si trovano in campi di raccolta in Libia. Ha menzionato anche in questo contesto il rischio di refoulment. Inoltre ha detto che solo meccanismi di arrivo legale e protetto potrebbero giustificare operazioni congiunte di sorveglianza e intercettazione nell’ambito di  Frontex, i quali rischiano di intercettare ed eventualmente respingere indiscriminatamente anche persone con necessità di protezione internazionale. Parlando delle effettive lacune nel sistema attuale, l’On. Lucidi ha menzionato la situazione di un gran numero di rifugiati e rifugiati umanitari che non trovano né accoglienza né misure di integrazione, prospettando una collaborazione con il CIR in questo ambito.
In conclusione Amato, ha spiegato il CIR - ha detto di condividere la necessità di arrivare in tempi brevi ad una legge organica sul diritto d'asilo, sottolineando che comunque il governo dovrà entro quest'anno rispondere agli obblighi comunitari e quindi attuare due importanti direttive UE in materia, per le quali esiste già una delega del Parlamento: una sulle qualifiche di rifugiato e la protezione umanitaria e l'altra sulle procedure d'asilo".
Ricordiamo che fine novembre scorso il Cir ha presentato una proposta di legge organica che definisce il campo di applicazione dell'asilo politico, identificando autori, vittime e situazioni concrete in cui vengono negati i diritti fondamentali e prevede protezione temporanea anche per gli sfollati, che sono scappati a guerre e violenze. Il testo illustra una procedura univoca per l'esame delle domande d'asilo ed esclude qualsiasi forma di trattenimento dei richiedenti che verrebbero accolti in strutture aperte affidate a Comuni.


 

 

 


Linea soft della Cassazione sull’affitto ai clandestini

di Gabriele Mastellarini, Il sole 24 Ore del 24 febbraio 2007


Roma - Linea morbida della Cassazione sul favoreggiamento dell'immigrazione. Se manca il conseguimento di un «ingiusto profitto», va assolto il padrone di casa che fornisce un alloggio all'extracomunitario senza il permesso di soggiorno. Per evitare la pesante sanzione penale (fino a quattro anni di reclusione) la Cassazione ritiene sufficiente che l'appartamento «non sia in condizioni disumane», che sia ceduto ad un prezzo «non esorbitante» e che il contratto abbia un termine congruo e non indeterminato. «L'ingiusto profitto», riferisce la Suprema Corte (I sezione penale, sentenza 40398/06), scatta se l'affittuario ha indotto lo straniero a stipulare un contratto più oneroso rispetto a quello di locazione «a prezzi di mercato» o se ha concesso l'alloggio mediante un comodato senza scadenza prefissata. La Cassazione ha così annullato la condanna comminata dal Tribunale di Perugia e confermata dalla Corte d'appello della stessa città per un datore di lavoro che aveva favorito la permanenza in Italia di due clandestini rumeni, assumendoli nella sua impresa con un retribuzione inferiore ai cento euro mensili e fornendogli anche l'alloggio nel quale poter dormire. La norma (articolo 12 comma 5 del decreto legislativo n. 286 del 1998) parla chiaro: «Chiunque, al fine di trarre un ingiusto profitto dalla condizione di illegalità dello straniero, favorisce la permanenza di questi nel territorio dello Stato in violazione delle norme del Testo unico sull'immigrazione, è punito con la reclusione fino a quattro anni e con la multa fino a 15.493 euro». Eppure, per la Cassazione, se il soggiorno avviene in un alloggio decoroso, il proprietario della casa non può essere accusato di favoreggiamento alla clandestinità. «Il fine di ingiusto profitto non risulta provato», si legge ancora nella recente decisione depositata nella cancelleria di Piazza Cavour che annulla senza rinvio la parte principale della sentenza d'appello, anche se deve essere precisato che l'impunità non è totale. La Cassazione, ha ravvisato una violazione di minore entità, quella prevista nell'articolo 22 dello stesso Testo unico sull'immigrazione, «per aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno». In questo caso la pena è molto più mite rispetto al favoreggiamento ed è possibile cavarsela con un'ammenda da 1.032 a 3.096 euro. Nel caso in esame sarà la stessa Corte d'appello di Perugia a determinare la pena, senza concedere le attenuanti generiche.


 

 


Unioncamere: nel 2006 record di nuove imprese extraUE
Agli imprenditori di origine immigrata si deve un terzo dell'intero saldo attivo (natalità/mortalità) delle imprese in Italia registrato lo scorso anno


 Roma, 22 febbraio - Nel 2006 la vivacità demografica del tessuto imprenditoriale del nostro paese ha registrato un +1,2%, un dato positivo che segna però un lieve calo di ritmo rispetto al +1,6% registrato nel 2005. Tra tutti i dati raccolti è soprattutto il contributo fondamentale dato dall'imprenditoria extracomunitaria a saltare agli occhi. Proprio agli extracomunitari si deve infatti poco più di un terzo dell'intero saldo attivo delle imprese registrato nel 2006: 25.184 unità su 73.333, il 34,3%, oltre 9 punti percentuali in più rispetto al 2005. E' quanto emerge dai dati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione sul movimento demografico delle imprese condotta da Infocamere. Lo scorso anno la base imprenditoriale italiana si è accresciuta di 73.333 unità, risultato di 423.571 nuove iscrizioni e di 350.238 cancellazioni. Lo stock di imprese iscritte alle Camere di Commercio è così arrivato a 6.125.514. "I dati - commenta il presidente di Unioncamere Andrea Mondello - sono positivi. Il saldo cresce meno che negli anni precedenti, ma è avvenuta una specie di selezione darwiniana", in cui a vincere sono state "le imprese più forti, più grandi, più efficienti e in grado di competere sui mercati internazionali". La riduzione del tasso di crescita è infatti stata determinata essenzialmente dall'accentuarsi del numero delle cessazioni (+7,9% rispetto al 2005), non sufficientemente compensate da un incremento delle nuove iscrizioni (+0,5%).

Imprese extracomunitarie, è boom
Il numero assoluto delle imprese extracomunitarie attive in Italia è arrivato a 227.524 (più che raddoppiate rispetto alle 105.000 del 2001) e l'impatto è ancora più evidente se si considera il forte rallentamento della dinamica delle imprese individuali che, in assenza del contributo extracomunitario, avrebbe fatto registrare una perdita secca di 23.366 unità (+1.818 il saldo effettivo registrato). A livello territoriale il Lazio è la regione che presenta la crescita più elevata (+2,41%), un valore doppio rispetto a quello della media nazionale. E' stata in particolare Roma a registrare un aumento quasi "anomalo", ha spiegato Mondello, con un aumento del numero delle imprese del 2,9%. Tuttavia non é alla capitale che spetta il primato assoluto tra le province: più di Roma è infatti cresciuta Prato, uno dei poli manifatturieri principali del Paese (che sta peraltro cominciando ad accogliere anche molte imprese extracomunitarie), con un +3,49%. Sopra il 3% anche la crescita di Crotone.

L’IMPRENDITORIA EXTRA-COMUNITARIA

Altra conferma importante del 2006 è il ruolo di spinta all’allargamento della base imprenditoriale che viene dai cittadini extra-comunitari residenti nel nostro Paese. A loro si deve, infatti, poco più di un terzo dell’intero saldo annuale delle imprese: 25.184 unità, il 34,3% di tutto il bilancio attivo del 2006, oltre 9 punti percentuali in più rispetto al 2005. L’impatto di queste attività economiche (concentrate principalmente nel commercio e nell’industria manifatturiera) è ancora più significativo se si considera il forte rallentamento della dinamica delle imprese individuali che, in assenza di questo contributo, avrebbero fatto registrare una perdita secca di 23.366 unità.

 


 


Colf e badanti
Ecco le nuove retribuzioni
I nuovi minimi previsti dal Contratto Collettivo. Entrano in vigore dal 1 marzo


Roma, 23 febbraio - Dal primo marzo, con l'entrata in vigore del nuovo contratto del lavoro domestico, cambieranno anche le retribuzioni minime di colf e badanti. I valori che trovate nelle tabelle qui sotto, sono ordinati in base a una nuova classificazione che parte dai collaboratori domestici alle prime armi (liv. A) per arrivare a chi, dopo un'adeguata formazione professionale, assiste persone non autosufficienti (liv. DS). C'è inoltre una distinzione tra i conviventi, i conviventi part-time (una delle novità introdotte dal nuovo contratto), i lavoratori a ore e quelli che assicurano assistenza o presenza notturna.
Dal primo marzo tutti lavoratori domestici saranno inquadrati in questa classificazione, in base alle mansioni che svolgono. I conviventi che percepiscono retribuzioni inferiori a i minimi previsti dal nuovo contratto avranno diritto all'aumento che arriverà in busta paga per metà dal mese prossimo, per il resto da gennaio 2008.


TABELLE DEI MINIMI RETRIBUTIVI

TABELLA A - LAVORATORI CONVIVENTI (valori mensili)

A

550,00

 

AS

650,00

 

B

700,00

 

BS

750,00

 

C

800,00

 

CS

850,00

 

D

1.000,00

+ indennità 150,00

DS

1.050,00

+ indennità 150,00

TABELLA B - LAVORATORI DI CUI ART. 15 - 2°CO.(valori mensili)

B

500,00

 

BS

525,00

 

C

580,00

 

 

 

 

TABELLA C - LAVORATORI NON CONVIVENTI (valori orari)

A

4,00

 

AS

4,70

 

B

5,00

 

BS

5,30

 

C

5,60

 

CS

5,90

 

D

6,80

 

DS

7,10

 

TABELLA D - ASSISTENZA NOTTURNA (valori mensili)

 

AUTOSUFF.

NON AUTOSUFF.

BS

862,50

 

CS

 

977,50

DS

 

1.207,50

 

 

 

TABELLA E - PRESENZA NOTTURNA (valori mensili)

 

 

LIV. UNICO

577,50

 

TABELLA F - INDENNITA' (valori giornalieri)

pranzo e/o colazione

 

1,637

cena

 

1,637

alloggio

 

1,416

totale

 

4,69


 


Stranieri e regole

Amato: cambiare la legge di cittadinanza

Di Cristiana Gamba e Marco Noci, il Sole24ore


Roma, 13 febbraio – Il Governo spinge per cambiare, con obiettivi ambiziosi: una nuova legge sulla cittadinanza (l’ulteriore conferma che quella vigente è ormai superata è arrivata ieri dal Ministro dell’Interno Giuliano Amato) e un disegno di legge generale sull’immigrazione.  Ma la strategia degli ultimi mesi è stata anche quella dei piccoli passi: interventi mirati per cambiare la Bossi-Fini. L’ultimo in ordine di tempo è della settimana scorsa: un ritocco per consentire l’ingresso degli stranieri in Italia con meno formalità, eliminando l’obbligo di permesso di soggiorno per permanenze sotto i 90 giorni. L’ennesima modifica al decreto legislativo 286/98. Un testo che, tra messe a punto per evitare le procedure d’infrazione della Commissione UE e per appianare lo scontento delle parti sociali, ha già cominciato a cambiare pelle, a partire dalle quote. Il 10 agosto scorso è apparso, infatti, in <Gazzetta Ufficiale> il Dpcm del 14 luglio 2006 che ha dato il via libera a 30 mila nuovi ingressi di lavoratori stagionali extracomunitari. Che la manodopera straniera richiesta dalle imprese italiane non sia sufficiente, rispetto alle quote stabilite per il 2006, viene ulteriormente ribadito a ottobre con il varo del Dpcm 285/06 che stabilisce una quota aggiuntiva di 350 mila ingressi di lavoratori non stagionali per il 2006. Un numero straordinario, oltre il doppio degli ingressi stabiliti con il primo decreto flussi del precedente Governo. <In realtà la questione delle quote va affrontata in termini più realistici – spiega Michele Pellizzari, docente di Economia del lavoro all’Università Bocconi di Milano) – e alla radice. E’ necessario creare un sistema serio di monitoraggio della domanda di lavoro altrimenti il ricorso all’illegalità sarà inevitabile: se la richiesta delle imprese non è soddisfatta, prolifera il ricorso al lavoro nero>. Le quote, tuttavia, non sono il solo meccanismo zoppicante dell’ingranaggio. <Prevedere l’ingresso solo con un rapporto di lavoro già esistente – prosegue Pellizzari – è un aspetto della Bossi-Fini inapplicabile. La realtà è un’altra: gli stranieri giungono in Italia illegalmente e poi cercano lavoro. Prova ne è il fatto che a fare la coda fuori dalle Poste per la consegna del kit sono gli stranieri e non i datori di lavoro>. Quote eccessivamente restrittive e modalità d’ingresso inapplicabili. Ma l’odissea dello straniero che approda in Italia non si ferma qui. Una volta arrivato, deve fare i conti con una burocrazia che non ha eguali. I tempi di attesa per il permesso di soggiorno si dilatano inspiegabilmente fino a trasformare il documento in un miraggio, penalizzando datori e lavoratori. Ed è guardando questi ultimi che l’Inps, Ministero dell’Interno e del Lavoro, con lo strumento della circolare, fissano alcuni paletti circa i diritti, e la loro garanzia, dello straniero nelle “more” del rinnovo del permesso di soggiorno. L’8 agosto l’Interno ha previsto che nel periodo necessario alla Amministrazione per portare a termine le procedure di rinnovo, lo straniero potrà contare sulla piena legittimità del soggiorno e continuerà a godere dei diritti ad esso connessi. In materia di tutela dei diritti, il 17 novembre, il Governo ha dato poi via libera alle nuove norme di tutela dei lavoratori stranieri ridotti in schiavitù che vengono riprese dalla Finanziaria 2007 dove, per la prima volta, ai fini della lotta al sommerso, lo straniero senza permesso cessa di essere considerato “fantasma” e rientra nella conta dei lavoratori irregolari. Infine, le ultime novità: due decreti legislativi (3/07 e 5/07) su ricongiungimento familiare e permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo.


 


Regione Liguria

Una legge sull’immigrazione per favorire l’integrazione


Genova, 24 febbraio - Il Consiglio regionale approva una legge sull'immigrazione: in 29 articoli le norme per l'accoglienza e l'integrazione sociale degli immigrati. Una legge per favorire l'integrazione e garantire l'accesso ai servizi sociali per i cittadini extracomunitari in Liguria. Il Consiglio regionale ha approvato la legge che stabilisce le Norme per l'accoglienza e l'integrazione sociale delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati: con questo provvedimento la Regione si impegna a proseguire nella sua politica di affermazione e difesa dei diritti della persona e nella lotta allo sfruttamento e alla discriminazione nei confronti di immigrati, apolidi, rifugiati e persone che fanno richiesta di asilo. Accanto all'affermazione dei diritti, tra i quali particolare attenzione è rivolta al riconoscimento e alla valorizzazione della parità di genere e alla tutela di donne e minori, la legge opera per promuovere la consapevolezza dei doveri connessi alla condizione di cittadino straniero immigrato. Sul piano operativo, la nuova legge stabilisce la stipulazione di un Piano regionale triennale che contenga le linee guida per l'attuazione degli interventi previsti dalla legge, la costituzione di una sezione dedicata all'immigrazione all'interno dell'Osservatorio delle politiche sociali e di una Consulta regionale per l'integrazione dei cittadini stranieri immigrati. Il testo prevede, tra l'altro, la promozione di politiche abitative (centri di accoglienza, alloggi sociali collettivi, accesso ad alloggi di edilizia residenziale pubblica a cittadini immigrati regolari), l'accesso ai servizi sanitari per gli immigrati regolari, ma anche le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o essenziali per malattia e infortunio per immigrati irregolari. Sono inoltre previsti molti interventi per favorire l'integrazione, dagli interventi di prima accoglienza alla mediazione linguistico-culturale, dall'assistenza e tutela legale in casi di discriminazione alla promozione di scambi interculturali e di iniziative di incontro.


 


Migranti: la mappa della loro presenza ad Arezzo

“Uno studio sul fenomeno per poter individuare le strategie d’intervento”




La Commissione politiche sociali presieduta del consigliere Cristiano Rossi, in collaborazione con l’assessorato alle politiche per l’integrazione del Comune, ha effettuato uno studio del fenomeno dell’immigrazione per conoscere la realtà che riguarda il territorio aretino e conseguentemente intervenire sul tema delle politiche per l’integrazione. “Sono dati inediti e dettagliati – ha ricordato Cristiano Rossi – che individuano la presenza di cittadini stranieri delle varie nazionalità quartiere per quartiere, scuola per scuola e che rivelano anche la presenza di attività commerciali e call center gestiti da stranieri. La Commissione si è incontrata con le comunità di migranti e le Associazioni che lavorano nel settore: la prossima settimana sottoporremo il nostro lavoro anche ai dirigenti scolastici. Questo studio rappresenta un contributo che vogliamo offrire per individuare proposte utili ad una reale integrazione tra tutti i cittadini di Arezzo”. Dai dati analizzati i cittadini stranieri residenti nel Comune di Arezzo, risultano essere 6.786 e rappresentano il 7,6% degli abitanti in città. Le cittadinanze presenti nel territorio aretino sono ben 91 e tra queste le più numerose sono la Romania con 1.805 rappresentanti, l’Albania con 870 e il Bangladesh con 846 unità. Gli uomini prevalgono nella comunità pakistana, bengalese, marocchina e albanese, mentre le donne sono più numerose tra la popolazione polacca, russa, dominicana, filippina e rumena. La ricerca ha anche evidenziato che i quartieri a maggiore prevalenza di stranieri sono il centro storico, il quartiere san Donato e di San Marco oltre alla zona a nord di via Marco Perennio fino a viale Santa Margherita, al quartiere dell’Orciolaia e alla zona di via Malpighi. “Sono dati interessanti – ha rilevato l’assessore alle Politiche per l’Integrazione Aurora Rossi – perché ci consentono una conoscenza capillare dell’immigrazione nella nostra città e, di conseguenza, uno studio mirato sulle strategie di intervento. Ad Arezzo non abbiamo un’emergenza stranieri e non si rilevano particolari conflitti ma è nostro compito puntare su una sempre maggiore integrazione: lo stiamo già facendo attraverso corsi di formazioni che hanno avuto grande partecipazione sui temi della conoscenza della lingua italiana, del territorio e dei diritti e doveri dei cittadini. Continueranno con progetti formativi rivolti ai consiglieri di Circoscrizione, ai Vigili di Quartiere e a quanti si sono dimostrati interessati a questo lavoro. Il mio proposito è quella di trovare uno spazio permanente per la formazione rivolta alle comunità straniere”. Sul settore scolastico, sono stati registrati 1.248 alunni stranieri pari all’8,6% degli iscritti; 58 bambini nei nidi comunali pari al 15,1%, 79 bambini nelle scuole dell’infanzia comunale cioè il 12,1% e 69 nelle scuole dell’infanzia statali equivalenti al 6,6%. Per quanto riguarda le scuole statali primarie i bambini stranieri sono 393 il 10,4% e il maggior numero di iscritti è relativo alla scuola Chimera e alla scuola Sante Tani. Infine nelle scuole Medie statali l’8,9% sono i bambini stranieri con 215 iscritti e nelle scuole superiori gli studenti di un altro paese sono 511 ovvero il 7,4%. La commissione ha anche voluto monitorare le attività commerciali, di ristorazione e i bar gestiti da stranieri. La mappa delineata secondo i dati forniti dall’ufficio per il commercio di Arezzo ha accertato 27 bar, 31 alimentari e 53 esercizi commerciali. Tali attività sono svolte in locali situati prevalentemente nelle zone centrali della città in particolar modo nei pressi di Piazza Guido Monaco e nelle assi viarie limitrofe a via Petrarca, via Guido Monaco, via Madonna del Prato, lungo via Vittorio Veneto e negli isolati sud-est del quartiere di Saione. La ricerca ha infine sottolineato che gli alimentari sono gestiti principalmente da bengalesi e pakistani, i bar prevalentemente da rumeni

redazione@arezzonotizie.it - Comune di Arezzo  



Malaysia, i migranti non potranno mai uscire dal quartiere dove lavorano


(AsiaNews/Hrw), Jakarta 23 febbraio – La Malaysia vuole introdurre una legge per proibire ai lavoratori migranti di allontanarsi dal luogo di lavoro o dal quartiere. Lo denuncia la ong per la tutela dei diritti Human Rights Watch, che auspica un intervento del governo dell'Indonesia, luogo di provenienza della maggior parte dei migranti. In Malaysia si stimano essere 2,5 milioni di lavoratori migranti (almeno 700 mila senza permesso di soggiorno) che lavorano nei campi, nelle opere edili e nelle case. La nuova legge (che Datuk Seri Radzi Sheikh Ahmad, ministro degli Interni, vuole presentare a marzo) impedirebbe loro di allontanarsi dal luogo del lavoro. A vigilare sono chiamati i datori di lavoro, ritenuti responsabili per i movimenti dei dipendenti e si teme che ciò possa anche favorire abusi e sfruttamenti di vario tipo. Il governo giustifica la proposta con l’esigenza di combattere il crimine. Tan Chai Ho, vice ministro agli Interni, ha detto ieri che l’aumento di delitti è anche dovuto all’arrivo di molti migranti e ha annunciato il divieto d’ingresso per chi ha precedenti criminali. Tra i migranti ci sono circa 300 mila collaboratori domestici (soprattutto indonesiani) che lavorano anche 16-18 ore al giorno, 7 giorni settimanali, per meno di 25 centesimi di dollaro l’ora. La  legge non riconosce loro tutela. Hanno presentato migliaia di denunce per abusi sessuali o psichici. Per trovare lavoro spesso è necessario rivolgersi a intermediari, che chiedono alti compensi e prima costringono i migranti a passare mesi in “centri di formazione” superaffollati. Nisha Varia, esperto di Hrw, ritiene “allarmante che la Malaysia possa anche solo prendere in considerazione una legge che autorizza i datori di lavoro a chiudere in casa i lavoratori”. Indonesia e Malaysia nel maggio 2006 hanno sottoscritto un Memorandum di intenti per regolare la situazione dei migranti lavoratori domestici, che prevede anche l’istituzione di un contratto standard e la tutela per il mancato pagamento del salario. Ma consente ai datori di lavoro di farsi consegnare e trattenere il passaporto, proibisce ai lavoratori di sposarsi e non prevede un salario minimo, un orario di lavoro e un controllo sulle agenzie per l’occupazione. Varia osserva che “il lavoro migrante è utile per entrambi gli Stati, poiché fornisce un importante servizio alla Malaysia e consente ai lavoratori indonesiani di trovare lavoro. Ma, nonostante tale fenomeno sia diffuso da tempo, i due Paesi ancora non assicurano ai migranti la protezione di diritti fondamentali”.