MIGRANTI ED INFORMAZIONE

Un recente documento dell'Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR) chiede ai direttori dei
giornali italiani un atteggiamento pi equilibrato e pi rispettoso
della verit nei confronti dei migranti, di tutti gli immigrati, dei
richiedenti asilo e dei rifugiati, ma anche di coloro che sono
costretti a lasciare il paese di origine per la fame o le malattie.
Gi prima delle speculazioni giornalistiche sulla
strage di Erba si registra un atteggiamento diffuso dei maggiori
giornali italiani che, oltre a seminare generalizzazioni e stereotipi
sulla figura del clandestino, condizionano l'opinione pubblica e
concorrono a giustificare l'operato discriminatorio delle forze
dell'ordine nei confronti degli immigrati. Si rimuovono intanto le
questioni vere, come i respingimenti in frontiera, gli accordi di
riammissione e di cooperazione nelle espulsioni , accordi
internazionali che in questo ultimo periodo stanno caratterizzando una
frenetica attivit del commissario europeo Frattini spalleggiato dal
ministro dell'interno Amato. Che fine ha fatto il diritto di asilo costituzionale?

Ma le omissioni colpevoli non si fermano qui.

I centri di detenzione amministrativa sembrano scomparsi dalla
realt percepita dalla stampa nazionale, mentre si fa sempre pi forte
il movimento che ne reclama la chiusura e non un semplice
"superamento". Rimane solo lo spazio per i processi che si
svolgono contro coloro che hanno protestato per la chiusura di queste strutture,
cittadini condannati a gravi pene per atti di disobbedienza civile,
giovani che si vedono compromesso il futuro da una condanna penale
sancita solo contro la protesta sociale, mentre si accumulano
assoluzioni e prescrizioni a favore dei poliziotti che nei centri di
permanenza temporanea, o per le strade italiane, si sono resi colpevoli
di gravi abusi ai danni dei migranti. Ai roghi nei quali periscono
decine di immigrati hanno si attribuisce da subito natura incidentale,senza
alcun beneficio di dubbio, anche se poi si scoprono vittime con i polsi
tagliati o taniche di benzina abbandonate dai razzisti incendiari.

Si trascurano persino i processi che in queste settimane, a Siracusa ed a
Catania, stanno ricercando verit e giustizia per le vittime della nave
Iohan, ancora in fondo al mare malgrado le promesse di Prodi, mentre la
vicenda processuale della nave Cap Anamur, ancora in corso ad Agrigento
e seguita da numerosi giornalisti europei, sembra non interessare la
stampa italiana, come se si trattasse di un processo con il verdetto
gi scritto in anticipo. Come se ormai fosse normale processare ( e
magari anche condannare) chi ha svolto un intervento di salvataggio a
scopo umanitario.

E non ci basta certo contare i successi vantati nelle indagini contro i trafficanti quando poi sono di uomini, magari proprio le stesse vittime di questi traffici, come i minori, a pagare il prezzo pi alto, a subire una espulsione o una separazione forzata del nucleo familiare.



Di questi silenzi, di queste colpevole omissioni, non meno che degli
interventi caratterizzati da un intento allarmistico o dalla diffusione
di un pregiudizio di carattere razziale o religioso sono caratterizzati
quasi tutti i giornali italiani, e questo comportamento dei mezzi di
informazione alimenta da un lato, nell'opinione pubblica italiana,
una visione dei migranti, come persone alle quali si
deve un riconoscimento assai limitato di diritti e di dignit, mentre
tra gli stessi immigrati cresce la frustrazione ed il senso di
esclusione.
Intendiamoci, non solo colpa della stampa se si verifica
questa pericolosa involuzione di una societ che si definisce ancora
democratica. Le scelte legislative e le prassi applicative ai limiti
dell'arbitrio hanno reso quasi insormontabili i solchi che dividono
le comunit immigrate dalla popolazione nazionale, alla faccia dei pomposi
intenti di integrazione e di riconoscimento reciproco. La
partecipazione degli immigrati alla vita delle comunit locali rimane
assai modesta, anche dove si sono tentate esperienze come le consulte ed
i consiglieri aggiunti. Gli immigrati continuano ad essere percepiti
come una minaccia per la sicurezza nazionale e per il benessere degli
italiani, mentre rimane assai modesto lo spazio dedicato al ruolo
insostituibile che ormai compete loro nei settori pi diversi della
societ ( basti pensare ai lavoratori agricoli ed alle badanti).

Per tutte queste ragioni se i giornali italiani non vogliono essere
responsabili di un vero e proprio disastro sociale che si annuncia
sempre pi vicino, in assenza di una reale discontinuit nelle linee
dei governi che si succedono, occorre che si restituisca voce e
protagonismo ai migranti, che le storie che li riguardano vengano
ricordate per quello che sono e non per quello che qualcuno in alto
vorrebbe far credere.
A partire dai giornali occorre porre fine alla frammentazione strumentale del corpo sociale costituito ormai anche dai migranti, ed a quella criminalizzazione diffusa che per anni ha accomunato immigrati irregolari e operatori umanitari che non si limitano a prestare un lavoro di mera riduzione del danno ma mettono in discussione le politiche migratorie e le decisioni amministrative come i provvedimenti di polizia che li attuano.

Fulvio Vassallo Paleologo
Universit di
Palermo