Occuparsi del diritto dĠasilo e
dei rifugiati in Italia significa anche occuparsi dei cosiddetti ÒsbarchiÓ, di
naufragi e delle vittime silenziose del Mediterraneo. Attraverso le 180 miglia
che separano la Libia da Lampedusa arriva infatti oltre la met dei richiedenti
asilo in fuga da guerre e persecuzione, che chiedono protezione in Italia. In
questi anni abbiamo imparato a conoscere rotte e dinamiche e di conseguenza
anche il cinismo e la spregiudicatezza di chi organizza Òi viaggi della
speranzaÓ. Abbiamo anche tentato di umanizzare lo sbarco e di restituirgli quel
tormento che gli era stato strappato dallĠesemplificazione mediatica. Ma
informare controtendenza, senza calzare gli stereotipi, non cos semplice
quando si tratta di immigrati e rifugiati, persone considerate da molti una
minaccia e verso cui la pietas collettiva si negli ultimi anni notevolmente
atrofizzata.
Comunicare e coinvolgere
lĠopinione pubblica allora pu rappresentare un vero e proprio percorso ad
ostacoli dove per superare il primo sbarramento - lo scetticismo della
redazione verso lĠargomento - cĠ bisogno di qualcosa di forte, di mai visto
prima. EĠ grazie ad una foto scattata sabato scorso da un aereo della Marina
militare italiana in acque libiche che stato possibile rompere il muro di
gomma e tradurre in notizia lĠultima frontiera dellĠabbandono umano: 27 persone
su una gabbia per tonni da tre giorni nel Mediterraneo. Un fatto eclatante di
inequivocabile crudezza che riuscito a imporsi alla cronaca e anche a
suscitare in alcuni casi lĠindignazione di chi ha firmato articoli e servizi,
ma che ha permesso solo parzialmente di superare il secondo ostacolo che si
incontra, quello di rendere tali fatti oggetto di riflessione di opinionisti e
editorialisti per impedire che finiscano nel tritacarne dellĠattualit senza
lasciare un segno.
La notizia degli uomini in bilico
sulla gabbia per tonni, e quindi anche tra la vita e la morte, caduta invece
al terzo ostacolo, quello di coinvolgere il mondo politico nellĠelaborazione di
quanto sta accadendo nel Mediterraneo, rilanciando un dibattito che non si
alimenta delle solite logore considerazioni ma che proponga delle soluzioni.
Tranne qualche rara eccezione, i politici non hanno commentato pubblicamente
lĠavvenimento. Nessuno di loro ha pensato che sarebbe stato un buon esempio per
i cittadini fare una visita ai 27 sopravvissuti ospitati nel centro di
Lampedusa.
LĠultimo e pi grande ostacolo che
una notizia su temi relativi a immigrati e rifugiati deve superare
lĠindifferenza dellĠopinione pubblica. E in questo ambito anche lĠimmagine
scioccante dei giovani africani che devono la loro vita ai tonni non sembra
aver sortito lo sdegno e la commozione che un evento di questo genere meritava.
LĠItalia un paese che dimostra quotidianamente
la sua forte tendenza solidaristica e umanitaria, anche attraverso lĠencomiabile operato della
Guardia Costiera e della Marina militare, che si prodigano per salvare vite
umane in mare. Tuttavia, la trasformazione di alcune zone del Mediterraneo in
un odierno Far West, dove la vita umana non ha pi alcun valore, non ha
provocato nessun segno di manifesta indignazione, n la volont, da parte dei
gruppi pi attivi della societ civile, di esprimere solidariet a chi in
questo mare ha rischiato tutto. Sebbene il dibattito pubblico italiano sia
dominato dai temi etici, le tragedie che funestano il mar Mediterraneo non
suscitano lo sgomento e la commozione che meritano. LĠItalia rischia, a causa
delle tante nuove paure, di perdere sia il retaggio della propria tradizione
culturale basata sulla tutela dei diritti della persona che i valori di
compassione e solidariet che lĠavevano contraddistinta.
Laura Boldrini, portavoce Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati