Comunit di SantEgidio - Caritas Diocesana di Roma - Arci Solidariet –

Comunit Capodarco di Roma – Jesuit Refugee Service – Servizio Rifugiati e Migranti/FCEI –

 

Rom e legalit

 

Il dibattito nazionale sulla sicurezza emerso in questi giorni sui media dopo la firma del Patto per Roma Sicura tra il Comune di Roma e il Ministero dellInterno ci sollecita ad alcune considerazioni.

Siamo organizzazioni che, a diverso titolo e da molto tempo, sono presenti accanto ai Rom e ai Sinti di Roma e di altre citt italiane. Conosciamo bene i campi, i villaggi e i tanti non luoghi in cui i Rom vivono nelle nostre citt, e frequentiamo chi li abita. In questi giorni abbiamo sentito parlare dei Rom nelle maniere pi stereotipate e persino fantasiose, spesso con toni ostili e talvolta apertamente intolleranti. Di fronte a queste manifestazioni preoccupanti, riteniamo pi opportuno riflettere piuttosto che agire e parlare sullonda dellultima esternazione.

 

 

In Italia e in Europa: discriminazione e diritti

 

E necessario riflettere, in primo luogo, sul numero complessivo dei Rom e Sinti presenti in Italia. Nonostante laumento dovuto, negli ultimi 6 anni, alle migrazioni di rom romeni, la percentuale totale di Rom e Sinti sul totale della popolazione in Italia rimane al di sotto dello 0,3% (di cui circa la met cittadini italiani). Va inoltre ricordato che la popolazione Rom e Sinta ha una media di et molto bassa: quasi il 40% ha meno di 18 anni.

Pu la sicurezza del nostro Paese essere messa in crisi da 150.000 persone di cui la met bambini? Pu veramente la sicurezza di Roma  essere a rischio per 10.000 rom?

Forse non superfluo ricordare che i Rom e Sinti sono presenti in quasi tutti gli Stati membri del Consiglio dEuropa e che il numero totale dei presenti in Italia di gran lunga inferiore a quello di molti altri Stati (ad esempio Germania, Francia, Spagna). Sono spesso considerati dalla maggioranza della popolazione come altri, come stranieri nei loro paesi natali e lantigitanismo una realt diffusa, professata senza alcun pudore o memoria storica. La vita dei Rom e Sinti caratterizzata dal disprezzo e dallisolamento. Lapice atroce della persecuzione stato raggiunto con limmenso - e purtroppo spesso ignorato - olocausto di circa mezzo milione o pi durante la seconda guerra mondiale.

Questa memoria ci invita alla vigilanza di fronte ad ogni manifestazione di intolleranza, che suscita antichi fantasmi. Lostilit allo zingaro fa spesso emergere nella mentalit corrente un universo di pregiudizi normalmente sommerso. Molte delle parole dette in questi giorni – spesso in maniera incosciente – creano allarmismo sociale in tessuti urbani difficili e ritornano allo stereotipo dello zingaro criminale-girovago.

La nostra Costituzione pone allapice dellordinamento il principio di eguaglianza e tutela le minoranze; ne garantisce laccesso allistruzione, la promozione e il pieno sviluppo della persona umana a qualsiasi formazione sociale appartenga. Questi orientamenti costituzionali impegnano la coscienza democratica a rispondere con fermezza a un clima intollerante e irrazionale, che si nutre di pregiudizi antichi e di nuove avversioni.

 

La situazione a Roma

 

Non si pu utilizzare la popolazione Rom e Sinta, come falso bersaglio, anzich mettere a fuoco i reali problemi delle nostre periferie. Siamo cittadini di questa metropoli e come i nostri concittadini crediamo che la sicurezza e la legalit siano un diritto per tutti; anche per Rom e Sinti. Ma non crediamo alla logica dei capri espiatori. Dire che lillegalit a Roma e nelle grandi citt sia un problema di Rom, immigrati e prostitute ci sembra fuorviante della realt e fa tornare alla mente fantasmi del passato. La proposta di risolvere il Problema Rom costruendo mega campi controllati da 1000-1500 persone fuori del Raccordo ci appare una palese violazione dei diritti umani della popolazione presa di mira. grave sia la proposta in s, sia il messaggio che essa contiene.

I rom e i sinti che vivono a Roma non sono nomadi, ma  stanziali (sebbene vittime di continui sgomberi) e aspirano ad una soluzione abitativa stabile. Ci dimostrato dalle centinaia di famiglie che sono in lista dattesa nelle graduatorie per lassegnazione di case popolari. Per giunta 5000  di loro vivono a Roma da pi di trenta anni.

Ormai, basta parlare di soluzioni temporaneedel genere:stanno un po qui e poi si spostano! E questa mentalit che ha fatto crescere pi di due generazioni di Rom nelle discariche delle nostre periferie, senza servizi essenziali, in situazione simile alle metropoli del Terzo Mondo. Il fatto che il degrado e la marginalit sociale spingano alla devianza non certo imprevedibile.

Gi oggi, e ormai da tempo, i campi rom riconosciuti (cio tutti, a parte i non luoghi di baracchette) sono fuori o a ridosso del GRA. La novit della proposta dunque non nellubicazione dei luoghi, ma nel messaggio: accanto ai Rom e ai Sinti non si pu vivere, e perci vanno isolati. Esattamente il contrario di quello che il Comune ha fatto in questi anni con le politiche di scolarizzazione, inclusione sociale, avviamento al lavoro. Esattamente il contrario di quanto approvato dal Consiglio Comunale nel 2005 con il cosiddetto Piano Rom (che prevedeva una progressione abitativa da grandi campi di prima accoglienza, a piccoli campi per nuclei familiari, fino alluscita dal campo e allinserimento in abitazioni). Esattamente il contrario di quanto raccomandato dai vari organismi dellUnione Europea e del Consiglio dEuropa, preoccupati di una recrudescenza del razzismo verso i rom[1]; e di ci che ha raccomandato il Comitato europeo per i diritti sociali presso il Consiglio dEuropa nella Decisione del merito del 7.12.05 [2]. Ma soprattutto lesatto contrario di quanto raccomandato dallEcri (Commissione Europea contro il Razzismo e lintolleranza) nel suo Terzo rapporto sullItalia del 16.12.05, in cui si legge:

 

LEcri riafferma che le autorit italiane non dovrebbero basare le loro politiche relative ai Rom e ai Sinti sul presupposto che i membri di tali gruppi preferiscono vivere come nomadi. Raccomanda vivamente alle autorit italiane di affrontare la questione dellalloggio delle popolazioni Rom e Sinti in stretta collaborazione con le comunit stesse, e raccomanda che lobiettivo sul lungo periodo delle politiche abitative dovrebbe essere quello delleliminazione dei campi nomadi.

 

Un patto per linclusione sociale

 

Vorremmo risposte efficaci a problemi veri. Limpegno di spesa per attuare il Patto per Roma Sicura di tutto rispetto (sono stati gi stanziati 15 milioni di Euro). Avremo pi controlli di polizia e pi agenti impegnati; ma quanti assistenti sociali, quante risorse economiche e quali strumenti di inserimento sociale in pi?  Siamo disponibili, come sempre, a collaborare nel progettare insieme queste risposte, convinti che non esista altra strada che prescinda dallintegrazione sociale. Proponiamo, quindi, un patto nel quale la sicurezza di tutti venga perseguita mediante linclusione sociale. Innanzitutto bisogna partire dai bambini e dai giovani. Proponiamo misure concrete e decisive per la promozione umana dei piccoli – spesso prime vittime degli sgomberi che ne interrompono il faticoso processo di integrazione scolastica – . Riteniamo che tutti i bambini Rom e Sinti presenti sul territorio debbano essere iscritti a scuola; chiediamo che il diritto allo studio sia garantito anche con lattribuzione di borse di studio che premino la frequenza e limpegno; chiediamo misure efficaci per la tutela e la promozione delle donne Rom e Sinti e per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Chi commette reati sia sanzionato secondo le leggi: frequentando ogni giorno i campi saremo noi i primi ad esserne contenti! Ma non criminalizziamo un intero popolo.

Diffondere una cultura della paura pu produrre conflitti maggiori e pi violenti. Temiamo che i fantasmi liberati non si trattengano pi. E la storia che lo insegna: oggi i grandi ghetti; e domani?



[1] Ad esempio quanto affermato dalla risoluzione del Parlamento Europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nellEuropa allargata nel 2005, in cui si legge:

(si) ritiene che (la comunit dei Rom e Sinti) necessiti di una protezione speciale essendo diventata, a seguito dell'allargamento, una delle minoranze numericamente pi importanti nell'UE ed essendo stata, in quanto comunit, storicamente marginalizzata ed ostacolata nel suo sviluppo in taluni settori chiave: la cultura, la storia e le lingue rom sono spesso trascurate o denigrate;

(si) rileva che i rom subiscono la segregazione razziale nell'ambito dell'istruzione e spesso rischiano di essere ingiustamente collocati in istituti per disabili mentali, sono oggetto di discriminazioni per quanto riguarda la fornitura di alloggi, l'assistenza sanitaria e i servizi pubblici, registrano elevati tassi di disoccupazione, le autorit pubbliche spesso non ne riconoscono i diritti e sono inoltre politicamente sottorappresentati;

[2] quando ha affermato: persistendo nella sua pratica di mettere i rom e sinti nei campi, il Governo (italiano) ha fallito nel prendere in considerazione tutte le differenze rilevanti o di prendere misure adeguate per assicurarsi che essi abbiano accesso ai diritti e ai benefici collettivi che devono essere disponibili a tutti, e concludendo che:

- la scarsit e linadeguatezza dei campi sosta per rom e sinti nomadi costituisce una violazione dellArticolo 311 della Carta, letto congiuntamente allArticolo E

- gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dellArticolo 312 letto congiuntamente allArticolo E;

- la mancanza di soluzioni abitative stabili per rom e sinti costituisce una violazione dellArticolo 311 e dellArticolo 313 della Carta, letti congiuntamente allArticolo E.