Il governo, a un anno dal proprio insediamento, ha approvato il disegno di legge delega contenente importanti modifiche alla disciplina dellĠimmigrazione. I tempi per lĠapprovazione non potranno essere brevissimi, considerando anche la scelta di procedere attraverso la legge delega.

 

Ma, soprattutto, lĠindispensabile adozione della nuova legge, con lĠintroduzione delle necessarie modifiche alla normativa in vigore, non esaurisce lĠambito delle scelte necessarie e non rinviabili per la governance delle politiche, la razionalizzazione dei meccanismi procedurali, il raccordo tra i vari livelli di governo, le sinergie tra responsabilitˆ dei pubblici poteri e valorizzazione delle esperienze dei privati e della societˆ civile.

 

Il programma dellĠUnione sullĠargomento, che costituisce uno dei capitoli pi discussi e condivisi, per essere attuato compiutamente, richiede modifiche normative, ma anche scelte amministrative e procedurali, predisposizione di adeguata strumentazione, valutazione delle esperienze effettuate.

 

Molto si sta facendo, e molto ancora si pu˜ fare anche con la legislazione in vigore. Un esempio tra i tanti: le banche dati alle quali attingere nellĠavviamento al lavoro, realizzate e implementate nei paesi di origine, sono consentite, se pure in termini diversi, giˆ dallĠattuale legislazione. In altri termini, giˆ nellĠimmediato si pu˜ continuare a predisporre ogni utile strumentazione.

 

Ma, quanto meno nel medio periodo, oltre alle modifiche normative e alla razionalizzazione dellĠesistente, occorre fare di pi.

 

In tempi di discussione sui costi della politica  arrivato il momento di chiederci, senza rimozioni, quanto  costata fino ad ora, anche in termini di risorse economiche, lĠinadeguatezza della governance nel settore, quanto costa la carenza di razionalizzazioni e la faraginositˆ delle procedure di rinnovo dei permessi. Il nostro Paese  stato quasi colto di sorpresa dalla rapiditˆ e dalla consistenza del fenomeno ma, oramai,  un dato strutturale dal quale devono derivare le necessarie scelte anche sul piano politico e istituzionale. Nella programmazione del medio periodo, bisogna confrontarsi con il positivo e inevitabile elemento di complessitˆ dovuto alla molteplicitˆ dei livelli istituzionali competenti, ma anche ammettere che la moltiplicazione dei Ministeri e la proliferazione di Enti pu˜ non aiutare a razionalizzare gli interventi e a governare il fenomeno.

 

Riqualificare le competenze esistenti, costruire le necessarie sinergie: ecco un obiettivo doverosamente allĠattenzione. Per conseguirlo, si potrebbe, ad avviso di molti, cominciare a ragionare sulla futura istituzione di una specifica struttura, un'Agenzia competente in materia di immigrazione e di rifugiati, che non si sovrapponga, ma assuma competenze giˆ esistenti, metta ordine nella definizione delle responsabilitˆ, costruisca i necessari raccordi, anche dopo le ultime innovazioni istituzionali a esempio, attualmente le competenze di programmazione di flussi in materia di lavoro sono assorbite dal Ministero delle Politiche sociali difficile pensare che il Ministero del Lavoro non debba essere investito direttamente a tutti i livelli, considerando lĠalimentazione reciproca tra immigrazione clandestina e lavoro sommerso.

 

LĠagenzia nazionale non dovrebbe gestire direttamente le politiche, ma interloquire con la conferenza Stato-Regione e con le cittˆ, definire le linee guida e stabilire gli standard qualitativi del modello italiano di integrazione, favorire la trasferibilitˆ delle esperienze positive, avanzare proposte e programmi per attrarre lavoratori qualificati, valutare lĠimpatto delle politiche realizzate (che non vuol dire solo rendiconto delle attivitˆ), operare per una dimensione di sistema in grado di raccordare gli aspetti culturali, economici, sociali. In ogni caso, dovrebbe trattarsi di una struttura tecnica organizzatrice di competenze, la cui gestione dovrebbe essere sottratta ai cambi di maggioranza politica.

 

A tal proposito sarebbe utile organizzare degli Òstati generali sullĠimmigrazioneÓ come momento per focalizzare lo stato dellĠarte e prospettare piste per nuove soluzioni. Questo appuntamento nazionale dovrebbe essere preceduto da conferenze su basi regionali organizzate in modo da evidenziare il metodo della sussidiaritˆ orizzontale e verticale. Oltre a esigenze di coerenza con la riforma del Titolo V della Costituzione, si tratta di un principio di democrazia deliberativa che accrescerebbe lĠefficienza delle politiche pubbliche. Si rammenta che in tempi di globalismo, la democrazia non  pi una casa da costruire ma una conversazione da sostenere.

 

Infine, e qui il problema che sottolineiamo  tutto di natura politica, vi  il nodo del coinvolgimento degli immigrati nella vita politica. Cambiare la legge sulla cittadinanza e prevedere il diritto di voto  necessario, ma non basta: servono politiche di accompagnamento in grado di garantire la coesione sociale. Pure di questo si discute molto in questi giorni: si parla molto di riforma della politica e di innovazione forse bisognerebbe chiedere i costi delle mancate riforme di una politica che non tiene il passo con i mutamenti profondi che investono le societˆ moderne.

 

Aly Baba Faye  e Daniela Carlˆ