OSTAGGI
RILASCIATI E RICHIEDENTI ASILO
DETENUTI IN LIBIA E TUNISIA.
Adesso che con una grande operazione
mediatica le infermiere ed il meduco palestinese sono stati restituiti allEuropa,
ad un prezzo politico assai pi alto dei milioni di euro versati alla
fondazione delle famiglie dei bambini infettati dal virus dellAIDS, si aprono
le porte per una collaborazione pi fruttuosa tra lEuropa, lItalia in
particolare, e la Libia di Gheddafi, nelle politiche di contrasto
dellimmigrazione clandestina, come se il rilascio di ostaggi potesse
equivalere alla assoluzione definitiva dei sequestratori e del sistema politico
giudiziario che in questi anni ha utilizzato il processo per ricattare lEuropa.
Ma, si sa, nella lotta contro limmigrazione clandestina, e nel nome dei
superiori interessi economici che legano Italia e Libia non si guarda tanto per
il sottile, e si dimenticano presto inchieste giornalistiche e i Report del
Parlamento Europeo, per non parlare delle denunce di Amnesty ,che hanno
puntualmente documentato le violenze alle quali sono sistematicamente soggetti
i migranti in Libia alla merc delle forze di polizia e nella pi totale
assenza di un controllo giurisdizionale.
E noto a tutti, inoltre, che la Libia non
ha sottoscritto la Convenzione di Ginevra a protezione dei rifugiati, e che
detiene attualmente nel carcere di Misurata oltre 440 eritrei che saranno quasi
certamente riconsegnati al paese dal quale erano fuggiti, con la conseguenza di
uccisioni e torture, anche ai danni di parenti, che abbiamo gi visto
documentati in passato.
Il CAT, da non confondere con lomonimo Comitato del Consiglio
dEuropa (CPT), osserva come lo Stato Parte dovrebbe adottare misure effettive
affinch le garanzie legali fondamentali delle persone arrestate dalla polizia
siano rispettate. Lo Stato Parte dovrebbe ridurre il periodo massimo di
custodia cautelare a seguito di un arresto per unaccusa penale, anche in
circostanze eccezionali, a meno degli attuali cinque giorni . Inoltre, lo Stato Parte dovrebbe
garantire che le persone in custodia cautelare godano di un effettivo diritto
di accesso alla difesa, fin dal primo momento della privazione della loro
libert personale.
Il Comitato ha espresso soddisfazione per il
nuovo disegno di legge sullasilo (DDL Camera 2410) che stato presentato alla
Camera dei Deputati il 19 marzo 2007 tuttavia il Comitato preoccupato
che ad alcuni richiedenti asilo possa essere stato negato il diritto di
chiedere asilo e di ottenere che la loro richiesta di asilo fosse valutata
individualmente secondo una procedura equa e soddisfacente (articoli 2 e
6).
Secondo il Comitato lo Stato Parte dovrebbe adottare
misure appropriate per garantire a tutti i richiedenti asilo accesso ad una
procedura equa e rapida. In tale ottica il Comitato ricorda l'obbligazione
dello Stato Parte di garantire che la situazione di ogni migrante sia esaminata
individualmente. Il Comitato raccomanda inoltre che lo Stato Parte proceda con
la adozione di una legislazione organica sull asilo.
Il Comitato ha osservato con preoccupazione
che gli individui possono non essere stati messi in grado in alcuni casi di
godere della piena protezione riconosciuta dagli articoli della Convenzione che
riguardano lespulsione, il ritorno o il rimpatrio in un altro paese. Il
Comitato particolarmente preoccupato per i casi di espulsioni collettive e
forzate dall'isola di Lampedusa verso la Libia di persone non di origine libica
(articoli 3 e 16).
Il Comitato rileva che lo Stato Parte
dovrebbe assicurare che adempie pienamente al dettato dell'articolo 3 della
Convenzione e che gli individui soggetti alla sua giurisdizione ricevono la
considerazione appropriata da parte delle autorit competenti e un trattamento
equo e garantito a tutti i livelli del procedimento, compresa l'opportunit di
una riesame effettivo, indipendente ed imparziale delle decisioni di
espulsione, ritorno o rimpatrio.
A tale riguardo lo Stato Parte dovrebbe garantire che le autorit
competenti in materia di immigrazione effettuino un esame approfondito, prima
di emettere un ordine di espulsione, in tutti i casi riguardanti stranieri che
sono entrati o che sono rimasti in Italia irregolarmente, in modo da garantire
che la persona in questione non sia soggetta a tortura, trattamento o punizione
disumana o degradante nel paese in cui venga rimpatriato.
Il Comitato tra le altre osservazioni si
dichiara particolarmente allarmato dal fatto che l'articolo 3 del Decreto
Pisanu ha introdotto una nuova procedura di espulsione di migranti regolari e
irregolari sospettati di essere coinvolti in attivit terroristiche. Tale
articolo, secondo lo Stato Parte, rimarr in vigore fino al 31 dicembre 2007
come misura eccezionale di prevenzione. Il Comitato esprime anche la propria
preoccupazione circa la immediata applicazione di tali ordini di espulsione,
senza possibilit di riesame giudiziale e teme che questa procedura di
espulsione non offra una protezione effettiva di non refoulement. (articoli 2 e 3)
Il Comitato ricorda la natura assoluta del diritto di
ogni persona a non essere espulso verso un paese dove pu incorrere nella
tortura o in maltrattamento e sollecita lo Stato Parte a riconsiderare questa
nuova procedura di espulsione. Nel determinare la applicazione dei suoi
obblighi di non-refoulement di cui all'articolo 3 della Convenzione, lo Stato Parte
dovrebbe esaminare attentamente il merito di ogni caso individuale e assicurare
che siano posti in essere adeguati meccanismi giudiziari per il riesame della
decisione.
Al di l delle osservazioni del rapporto emerge come i diritti
fondamentali della persona, riconosciuti dalle Convenzioni internazionali
possono acquistare una specifica dimensione operativa, e non restare dunque
lettera morta.
I paesi del Nord-africa come la Libia e la Tunisia, dove
nei giorni scorsi sono scomparsi nel nulla i migranti respinti a Sfax, tra
cui donne e bambini) dopo il
tentativo di dirottamento di un peschereccio tunisino verso Lampedusa, al punto
che neppure lAlto Commissariato per i rifugiati riuscito ad avere loro
notizie dopo lo sbarco in Tunisia, sono comunque soggetti alle regole della
Convenzione contro la Tortura delle Nazioni Unite, che hanno sottoscritto.
E importante che singoli ed associazioni moltiplichino
il lavoro di denuncia rivolgendosi direttamente al Comitato delle Nazioni Unite
per la prevenzione della tortura, per difendere i migranti vittima degli
accordi di riammissione e di pattugliamento congiunto, un modo anche per evitare che gli standard giudiziari
e polizieschi dei paesi nordafricani vengano accettati come un fatto compiuto
dai governi europei. Ancora una volta si tratta di difendere il principio di
legalit e lo stato di diritto, basato sulla separazione dei poteri e sul
riconoscimento effettivo delle carte costituzionali e del diritto
internazionale: ogni giorno, sulla pelle dei migranti, in gioco la nostra
democrazia.
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit di Palermo