e-rassegna periodica di agenzie e notizie

(aggiornata al 15 marzo 2007)

 

 

  Immigrazione, si cambia: in arrivo la Amato - Ferrero

 

 

 

 

 

 

A cura del Servizio Politiche Territoriali della Uil

Dipartimento Politiche Migratorie

Rassegna ad uso esclusivamente interno e gratuito, riservata agli iscritti UIL

 

Tel. 064753292- 4744753- Fax: 064744751

E-Mail polterritoriali2@uil.it                                                                                      n. 144




Altre informazioni sul sito www.infobadanti.org

Badanti, uno sportello contro il lavoro nero

Primi risultati di un progetto di infosportelli attivo da novembre


Latina, 14 marzo – Alla presenza di autorità locali e regionali, di lavoratrici badanti e numerosi cittadini, sono stati presentati ieri mattina presso il locale Centro sociale anziani “Vittorio Veneto”, i primi risultati dell’attività svolta dallo sportello informativo sul lavoro domestico. L’iniziativa è nata dall’Istituto di cooperazione allo sviluppo della UIL Progetto Sud, dalla Uil di Roma e del Lazio, gode della collaborazione della UIL pensionati di Latina. Il progetto, che è anche appoggiato dalla Regione Lazio, è conosciuto con il nome “Badanti, tutele e opportunità”. L’iniziativa ha preso l’avvio dallo scorso novembre, con l’apertura di due sportelli italiani (a Latina e Roma) e due sportelli esteri (a Bucarest e al Cairo). Per quanto riguarda la sede di Latina, il progetto ha già preso contatto e registrato un centinaio di utenti (assistenti servizi alla persona), in assoluta prevalenza donne. Lo sportello che fornisce indicazioni a livello normativo e contrattuale a chi si appresta ad intraprendere il lavoro di badante si trova ubicato a Latina, presso la sede della Uil pensionati di via Castelfidardo. Il servizio opera attraverso infopoint  e nel capoluogo funziona il lunedì e il martedì dalle 9 alle 13  ed il giovedì dalle 14 alle 18, offre inoltre  consulenze telefoniche (0773471015) e lavora anche attraverso il sito web, www.infobadanti.org. Il progetto “Badanti, tutele e opportunità” è destinato ai cittadini immigrati che prestano lavoro di cura ed assistenza e ai datori di lavoro. La finalità è anche quella di contribuire a combattere il lavoro nero, purtroppo molto diffuso in un settore così in crescita. E’ un fatto che, secondo i dati raccolti dall’infopoint di Latina, delle oltre 90 badanti registrate, oltre il 75% sono risultate “in nero” e spesso anche prive di permesso di soggiorno. Una piaga che ora si spera diminuisca d’entità, visto l’entrata nella Unione Europea della Romania, dallo scorso 1 gennaio 2007. Allo stato attuale è in costruzione una banca dati sul lavoro domestico, che sarà realizzata proprio sulla base dei questionari che vengono raccolti dallo sportello di Via Castelfidardo. L’intento è quello di riuscire ad avere un quadro più chiaro ed oggettivo sul fenomeno del “badantato” in tutta la provincia di Latina. Alla conferenza di ieri hanno partecipato, tra gli altri, Luigi Scardaone, segretario generale Uil Roma e Lazio, Bruno Bruni, presidente di Progetto Sud, Maurizio Galardo, assessore alla terza età del Comune di Latina, Massimo Pineschi, presidente del Consiglio della Regione Lazio, e il vice prefetto del capoluogo. Il dibattito è stato moderato da Giuseppe Casucci, coordinatore nazionale UIL politiche migratorie.



Bene la Legge Delega sull’immigrazione, ma bisogna coinvolgere il Paese

Comunicato stampa di Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL


Roma, 13 marzo - Con una presenza che supera abbondantemente i 3.000.000 di cittadini non italiani che vivono, lavorano e studiano nel nostro paese è urgente modificare le regole che governano il fenomeno migratorio. E’ positivo che il Governo, finalmente, provveda a riscrivere leggi che sono, ormai, superate e lacunose, come dimostra l’alto tasso di irregolari che sono nel nostro paese. La materia è, però, delicata ed è opportuno che tutto il paese sia coinvolto e partecipe di un importante processo di cambiamento per evitare che non si definisca, il tutto, nel chiuso del “palazzo”. Il Sindacato, unitariamente, parteciperà a questo dibattito con una propria posizione autonoma, in gran parte definita, in cui diritti, doveri, flessibilità, sicurezza e coesione sociale troveranno una sintesi con proposte articolate che saranno a disposizione della “politica” e delle altre forze sociali.


 

 

 

 

 

 

 

 


Pronto il testo di riforma dell’immigrazione
Un ddl delega in  arrivo al Consiglio dei Ministri


Roma, 13 marzo - Il disegno di legge delega per la "modifica della disciplina dell'immigrazione e delle norme sulla condizione dello straniero" preparato dai ministri Amato e Ferrero è pronto e dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri la prossima settimana. Un unico lungo articolo delinea una riforma che dovrà innanzitutto "promuovere l'immigrazione regolare, favorendo l'incontro tra domanda e offerta di lavoro".  La programmazione dei flussi dovrà diventare triennale, con un "adeguamento annuale delle quote ad ulteriori e nuove esigenze del mercato del lavoro" un occhio di riguardo per colf e badanti, che potranno sfondare ("in un misura prefissata") il tetto numerico fissato dal governo se ci sono più richieste da parte dei datori di lavoro. Verranno rivisti anche gli ingressi fuori-quota, ad esempio per lavoratori specializzati, studiosi e manager, ritoccando "le procedure, le categorie e le tipologie" previste dall'articolo 27 del T.U. Le rappresentanze diplomatiche italiane all'estero, ma anche enti e organismi internazionali con sedi nei paesi d'origine degli immigrati e le autorità locali potranno gestire l'iscrizione a delle liste di collocamento "organizzate in base alle singole nazionalità". I lavoratori stranieri potranno accedervi in base al "grado di conoscenza della lingua italiana, dei titoli e della qualifica professionale posseduta". È prevista inoltre l'istituzione di un Banca dati interministeriale che raccolga le richieste di ingresso e le offerte di lavoro. Parallelamente, tornerà anche lo sponsor, che potrà garantire economicamente per l'ingresso in Italia di chi, iscritto alle liste o alla banca dati di cui sopra, vuole cercare lavoro. Potranno fare da sponsor enti locali, associazioni datoriali, sindacati e patronati, ma anche privati cittadini o anche il diretto interessato, purchè "sia in possesso di risorse finanziarie adeguate al periodo di permanenza" (autosponsorizzazione). Il governo vuole sfoltire la burocrazia che pesa sull'immigrazione, semplificando innanzitutto il rilascio dei visti di ingresso, anche attraverso una "revisione della documentazione da esibire". Chi arriva in Italia non dovrà più firmare il contratto di soggiorno, ma a ridurre i suoi disagi saranno soprattutto gli interventi previsti sui permessi di soggiorno. Innanzitutto, i permessi dureranno di più: un anno per chi ha un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato di durata fino a sei mesi, due anni se il contratto è superiore a sei mesi e addirittura tre anni in presenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o autonomo. Inoltre con il rinnovo (per cui sono previste "forme di collaborazione con gli enti locali"), la durata verrà raddoppiata. La delega vuole inoltre estendere la validità del permesso per ricerca di lavoro a un anno o finchè durano gli ammortizzatori sociali e questo permesso potrà essere rinnovato se lo straniero ha adeguati mezzi di sussistenza. Potranno inoltre essere concessi permessi per motivi umanitari a chi "dimostri spirito di appartenenza alla comunità civile". Molti poi gli strumenti previsti dal ddl per il "pieno inserimento dei cittadini stranieri legalmente soggiornanti" come la possibilità per chi è in Italia da cinque anni di lavorare nella Pubblica Amministrazione come se fosse un comunitario o l'accesso a tutte le provvidenza di assistenza sociale per chi è qui da due anni e per i minori iscritti sul suo permesso, o al riforma della disciplina per il riconoscimento dei titoli di studio. Verranno inoltre definite la figura e le funzioni dei mediatori culturali, "con particolare riguardo ai problemi delle seconde generazioni e delle donne". Si vuole poi favorire l'inserimento dei minori stranieri, prevedendo che se quando fanno 18 anni sono ancora a carico dei genitori o di chi ne ha la tutela possano comunque ottenere un permesso per motivi familiari. Grande attenzione è riservata ai minori non accompagnati, che alla maggiore età potranno avere anche un permesso per lavoro se hanno partecipato a progetti di accoglienza e tutela. Questi ultimi saranno finanziati da un Fondo istituito presso il ministero della Società Sociale. Il ddl riconosce anche l'elettorato attivo e passivo alle amministrative ai soggiornanti di lungo periodo, cioè ai cittadini stranieri che sono in Italia con un permesso di soggiorno da almeno cinque anni, che verrebbero così equiparati ai cittadini ue. In questo modo si darebbe anche attuazione completa alla convenzione di Strasburgo sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale. Per rendere effettivi i rimpatri vengono introdotti "programmi di rimpatrio volontario e assistito" destinati non solo ai clandestini ma anche a chi, non espulso, non ha comunque i soldi per tornare a casa. Chi partecipa a questi programmi potrà tornare prima in Italia rispetto agli altri espulsi. Verranno poi riviste le modalità di allontanamento in base alla gravità delle infrazioni e alla pericolosità del clandestino. Le competenze in materia vengono tolte ai giudici di pace e tornano a quelli ordinari. Quanto ai Cpt, uno dei punti su cui è stato più difficile trovare un accordo all'interno della maggioranza, è prevista una diversificazione: strutture aperte, con un "congruo orario di uscita" i per chi collabora all'identificazione e strutture chiuse per chi non si fa identificare, ma all'interno delle quali si potrà comunque rimanere per un periodo inferiore ai 60 giorni previsti oggi. I detenuti verranno invece identificati in carcere, senza passare per i Cpt. I tempi, comunque, non sono brevi. Entro un anno dall'entrata in vigore della legge delega (e l' opposizione già annuncia battaglia in Parlamento), il governo dovrà emanare un decreto legislativo per modificare il testo unico sull'Immigrazione. Quando questo entrerà in vigore, avrà un altro anno per emanare un secondo decreto per coordinare le nuove norme con quelle già esistenti, e due anni per adottare "disposizioni correttive e integrative".



Poste SPA, l’odissea dei permessi di soggiorno

Pochi centinaia i documenti rinnovati da quando è entrato in vigore il nuovo sistema. La disinformazione ed il cattivo funzionamento del sistema informatico all’origine del disservizio

di Chiara Righetti e Vladimiro Polchi, Metropoli- Repubblica


Roma, 11 marzo - Dall'11 dicembre per rinnovare il permesso di soggiorno non si va più in questura, ma all'ufficio postale. E' la rivoluzione che avrebbe dovuto accorciare i tempi di attesa dei documenti. Ma in assenza di dati ufficiali, che né le Poste né il ministero dell'Interno mettono a disposizione, è chiaro che non è così. Le indiscrezioni parlano di 169.000 domande trasmesse dalle Poste alle questure d'Italia (10.000 a Torino, 9.000 a Roma, 3.000 a Napoli), a fronte di 350.000 richieste spedite dagli immigrati. E i documenti già consegnati sono poche centinaia: nessuno a Napoli, Firenze e Palermo, 20 a Bologna, 60 a Milano dove prima in tre mesi si consegnavano oltre 40mila permessi. Il dramma dei primi giorni era quello dei "kit" introvabili alle Poste e venduti sul mercato nero. Un problema dovuto alla disinformazione, che aveva portato molti stranieri a pensare a una sanatoria. Risolto con la stampa straordinaria di 2 milioni di kit (si rinnovano 1,4 milioni di permessi all'anno) e con la decisione di chiedere a chi li ritira un documento d'identità. Poste e Viminale hanno anche stampato un dépliant in 5 lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo) già distribuito a tutti gli uffici postali, che arriverà lunedì 12 anche a Comuni, questure, Sportelli unici, consolati e patronati. Ma sono sorti altri problemi. "Il sistema telematico su cui i patronati compilano le domande -- spiega Mohamed Saady, presidente dell'Anolf Napoli -- indica come "obbligatori" anche punti non necessari (ad esempio il nulla osta dei flussi per i cittadini romeni, ormai comunitari) e non permette di proseguire senza compilarli". Il Viminale è intervenuto il 7 marzo per semplificare il programma. "Il portale è poco efficiente -- denuncia Raffaele Minelli, presidente del patronato Inca Cgil -- va in tilt per giornate intere come ha fatto l'1 e 2 marzo, obbligandoci a rimandare a casa centinaia di persone e a far slittare tutti gli appuntamenti". Alcuni equivoci fanno sorridere: il portale delle Poste indica le date "all'inglese", cioè con il giorno dopo il mese. Quindi un appuntamento fissato per il "2ï¾–8" non è per il 2 agosto, ma per l'8 febbraio. Molti immigrati che non l'hanno capito non si sono presentati. Ed è molto lunga la lista dei possibili intoppi. C'è chi per errore ha spedito alle Poste anche l'originale del vecchio permesso, e si ritrova con una ricevuta che da sola è senza valore; c'è chi è tornato in patria ed è rimasto bloccato lì perché la polizia di frontiera non riconosce la nuova ricevuta; e chi non ha ricevuto a casa la raccomandata di convocazione perché non ha il nome scritto sul portone. Fino ai problemi con i bollettini di 27,5 euro per il permesso elettronico, che all'inizio erano introvabili. Molti stranieri, su indicazione delle Poste, hanno usato quelli in bianco; ma alcune questure non li accettano e obbligano a rifare il versamento. Risultato: da Treviso a Brescia, da Bologna a Padova, gli immigrati organizzano cortei e sit-in contro quello che giudicano "un furto organizzato" e chiedono di accelerare il passaggio ai Comuni delle competenze sui permessi. Al ministero dell'Interno sottolineano intanto il lavoro delle questure non si ferma: fra 11 dicembre e 15 febbraio sono stati rinnovati 236.000 permessi richiesti con la vecchia procedura. Ma ammettono che il sistema Poste è sotto osservazione, perché i tempi non solo sono più lunghi di quelli di legge, ma anche di quelli ipotizzati per la fase iniziale. Del resto già il 12 gennaio il ministro Amato aveva detto: "se le inadempienze saranno confermate", il governo potrebbe rivedere o revocare la convenzione con le Poste. Per questo i responsabili dei due enti si incontrano ogni giorno per fare il punto. Ma concordano sul fatto che negli ultimi 15 giorni c'è stata un'accelerazione: anche perché, sottolinea Poste, nei due centri servizi di Roma e Milano ben 500 impiegati sono al lavoro solo sui permessi di soggiorno.


 


Il carrello degli immigrati, fra pasta, abiti e telefonini

di Valeria Pini, Metropoli-Repubblica


Ricariche per il cellulare, telefonate, prodotti per l'igiene personale, capi di abbigliamento, ma al primo posto: la spesa per i generi alimentari. Sono questi i prodotti più ricercati dagli immigrati che vivono in Italia secondo l'ultima ricerca dell'Eurisko: "I consumi degli immigrati". La scelta di quanto si mette nel carrello varia molto a seconda del grado di integrazione. Chi abita in Italia da tempo, ad esempio, utilizza molto il cellulare (55%) o il telefono fisso (49%), mentre chi è appena arrivato fa ricorso a Phone Center e cabine telefoniche. A fine mese i soldi finiscono quasi per tutti, ma c'è chi li finisce quasi subito e chi invece riesce a risparmiare qualche cosa. L'80% degli immigrati maggiorenni guadagna 836euro al mese in media, al netto delle tasse. I primi a finire il denaro sono gli ultimi arrivati, mentre gli altri riescono a risparmiare qualche cosa, magari per pagare il mutuo o per l'istruzione dei figli. Il 48% degli intervistati dichiara che il proprio nucleo familiare riesce a mettere da parte 308 al mese. La media per ogni famiglia è di 174 euro. Ma una quota importante di questa cifra è costituita dalle rimesse, i soldi che il 57% degli immigrati invia in patria circa sette volte all'anno (la rimessa media è di 118 euro). Le spese che più uniscono le diverse categorie di immigrati sono quelle destinate agli alimenti e all'igiene personale, come saponi e shampo. La classifica dei prodotti vede in testa gli alimenti confezionati (93%) e i freschi (acquistati dal 90,7%), seguiti da abbigliamento e vestiti (76,6%), più distanti nella classifica i prodotti per la casa (52,9%); gli elettrodomestici (36,5%) e i prodotti tecnologici (38,4%). Anche sui tavoli degli immigrati finiscono cibi diversi, a seconda del livello di integrazione. Chi è più radicato, mangia pasta e alimenti simili a quelli degli italiani; i "consumisti giovani" scelgono piatti pronti; gli "etno difensivi" rimangono legati alle tradizioni del proprio Paese d'origine e mangiano riso, cous cous e menù etnici. Per "gli ultimi arrivi" domina invece la logica dell'indispensabile. Tutte le categorie preferiscono comprare nei discount, che battono in assoluto mercati rionali e ipermercati. Le persone che vivono da tempo in Italia spendono di più per libri e giornali e anche per l'educazione dei figli. Per quanto riguarda la visione di canali satelittari chi è appena arrivato è al di sotto della media (24%), mentre gli integrati raggiungono il 63%. Gli acquisti sono comunque molto ridotti per le categorie di stranieri che l'Eurisko ha definito: "nuove forze lavoro" e "ultimi arrivi", che dispongono di un potere d'acquisto ridotto. Dal quadro emerge chiaramente che : "più ci si integra, più si consuma".

 

 


Flussi qualificati: 2000 quote per gli immigrati formati nel proprio paese

Corsia preferenziale per “cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero che abbiano completato dei programmi di formazione e istruzione nel Paese di origine ai sensi dell'articolo 23 del Testo unico sull'immigrazione”.


 

Roma, 14 marzo - Oltre che ai lavoratori stagionali, il decreto pubblicato il 12 marzo in Gazzetta Ufficiale ha dato il via libera anche a 2mila lavoratori non stagionali già formati in patria, che hanno diritto a una corsia preferenziale per l'ingresso in Italia. "Come anticipazione delle quote massime di ingresso di lavoratori extra  UE non stagionali per l'anno 2007 -recita l'articolo 2 - sono ammessi in Italia 2.000 cittadini stranieri non comunitari residenti all'estero che abbiano completato dei programmi di formazione e istruzione nel Paese di origine ai sensi dell'articolo 23 del Testo unico sull'immigrazione". Questi programmi vengono organizzati da enti locali, sindacati, organizzazioni datoriali e altre associazioni e dovrebbero diventare la testa di ponte per l'ingresso di lavoratori più qualificati richiesti dal nostro sistema produttivo. L'anno scorso, come spiega sempre il decreto, "in alcuni paesi non comunitari da cui provengono importanti flussi di manodopera, sono stati avviati corsi di formazione professionale e di istruzione con al partecipazione di alcune Regioni italiane ed in collaborazione con le autorità nazionali degli stessi Paesi". Questi corsi "si concluderanno entro i primi mesi dell'anno 2007", di qui la necessità di creare subito le condizioni per far arrivare in Italia i lavoratori al termine delle lezioni.  Da lunedì è possibile quindi presentare le domande di assunzione. I datori di lavoro interessati possono scaricare il modulo B-PS predisposto dai ministeri dell'Interno e della Solidarietà Sociale, compilarlo seguendo le istruzioni allegate e spedirlo per raccomandata A/R allo Sportello unico per l'immigrazione.



Una ricerca di id21Insights che pubblichiamo in lingua originale, inaugurando da oggi uno spazio aperto su Focus anche a lingue straniere

Sending money home

Can remittances reduce poverty?

At least US$232 billion will be sent back home globally by around 200 million migrants to their families in 2005, three times official development aid (US$78.6 billion dollars). What impact is this having on poverty reduction?



The US Treasury Department froze the funds of Al-Barakaat, Somalia's main bank, in November 2001 for suspected links with Al-Qaeda. For people relying on remittances from families abroad, such as Muhammad Abdi (above), this has had a devastating effect. He has nine children and the financial support he received from his sister in Sweden was critical. He has not had any money since the bank's funds were frozen.
Photo by: Martin Adler/Panos Pictures

Remittances are a portion of the earnings a migrant sends to relatives back home. Most migrant workers send home between US$2,000 and US$5,000 a year - or 20 to 30 percent of their earnings. In most cases, these migrants receive low incomes working in the service or agricultural industry, for example as caterers, cleaners, or farmers. They respond to a demand for foreign labour in the host country.

Total remittances estimates

Understanding how remittances work

The social and productive base (such as natural resources, human resources and industry) of an economy defines the ways in which remittances function. They should be seen as foreign savings: as with aid, international trade or investment, remittances interact with the structure of the local economy in the home country. To understand the extent to which a local economy provides opportunities for migration and the flow of remittances, we need to analyse the productive forces in an economy. For example, how efficient is the economy? How modern is it? How much diversification is there; how do entrepreneurs operate? What technology tools exist? Does the government provide an enabling environement to motivate interaction between investment and production? If an economy is unable to produce competitively, its labour force will be reduced and eventually some workers will migrate to take care of their families. But recipient families can only do so much with the money received; they are dependent upon whether their local economy can provide an effective supply of services and products in response to demand. Consumers' knowledge of what they can get depends on efficient information of the marketplace and a supply-driven economy and business that reacts to remittance recipients' interests (such as savings, credit, education and health). Women, for example, can improve their social position when the local economy offers incentives: if the local economy cannot meet that demand, goods will be imported.

How can remittances help?

Sending money home is a commitment to family needs that represents between 20 and 50 percent of a migrant's income - which, when added together, has an enormous potential to help reduce poverty. In this issue of id21 insights, Richard Adams shows that when remittances are increased by 10 percent, the share of those in poverty declines by 3.5 percent. Ismail Ahmed's article on Somali remittances illustrates how US$1 billion provides a lifeline to one of the poorest countries in Africa and warns of the danger of restricting the flow of remittances with tighter regulation. Approximately US$46 billion are sent back to Latin America and the Caribbean each year by 30 million migrants. As Rodolfo García Zamora demonstrates, remittances have an enormous potential to contribute to poverty reduction and economic development, if invested in infrastructure and employment activities. Sarah Mahler discusses how remittances are mostly spent on basic family welfare such as food, clothing and education. However, little research exists on the gender issues involved. These large financial transfers have the potential to generate wealth and increase savings and investment for the household and the wider economy. Marta Ruiz-Arranz's research shows that migrants invest their savings in small businesses, real estate or other assets in their home country and that remittances increase when economic conditions back home improve. Remittances also have a macroeconomic impact and don't necessarily decrease with global economic downturns. They may even offset or stabilise the ups and downs of financial cycles. Graeme Hugo describes the important economic role of remittances in Asia and shows that if they stop suddenly the impact can be dramatic. The terrorists attacks of 11th September 2001 in the USA and the war in Afghanistan caused a 17.6 percent decline in remittances to the Philippines.

The challenge for practitioners

Practitioners (such as donors, national governments, non-governmental organisations) need to create opportunities for remittances to improve and be absorbed into a local economy. Policies must allow remittances to promote development and alleviate the failures or weaknesses of the local economy.

Institutions working on economic development need to focus on three areas:

·       Integrating remittances into the economy of a country: exploring the interaction between the local productive base of an economy and the cause and effect of remittance and other migrant transfers.

·       The macroeconomic behaviour of remittances: specifically, that of the factors that generally influence responses of productive forces such as investment or trade. This means paying close attention to the effect that price increases, foreign exchange rate fluctuations, interest rates or unemployment have on sending remittances home.

·       The impact of remittances on economic growth: this is particularly important in countries with a strong impact on national income, particularly where remittances represent more than 5 percent of a country's Gross Domestic Product, or 30 percent of total exports.

Policy implications

The following policy options would strengthen 'transnational' families and the home country's economy:

Reduce transaction costs
The average cost of sending money home is almost 10 percent of the total sent, due to market inefficiencies such as lack of competition, use of costly transfer methods and inadequate means of transferring money. Policies need to encourage a competitive environment, adopt and promote cost-effective and value-added payment technologies attractive to consumers.

Develop financial democracy
Making use of remittances to assist in providing access to financial systems and affordable financial services is an important policy tool. Senders and recipients need access to bank accounts, savings, loans, insurance services and so on; commercial and microfinance institutions can attract senders and recipients into the financial system and increase savings. They can also use remittances within the community for entrepreneurial activities. Offering women access to financial institutions is particularly important as they are often excluded from credit and savings opportunities.

Improve health and education
At least 10 percent of remittances are spent on education and health. Insurance and banking institutions can work with schools and health care systems to offer services such as health insurance and scholarship investment funds. Governments and the private sector can promote investment in education funds to increase enrolment rates, school attendance and length of time spent in education for children in communities receiving remittances, as
Ernesto López Córdova's article explains.

Promote tourism and trade
One third of migrant remittance senders visit their home country once a year and spend an average of US$1,000 per stay, buying home-produced goods. This demand for tourism and trade is often unmet by an inadequate supply of services and goods. Governments and private sector institutions need to develop profit-making schemes such as investing in small hotels and introducing migrants to lesser-known tourist attractions in their home countries.

State policy for migrants abroad
The huge number of migrants worldwide and their engagement with the home country means that governments need to promote an outreach policy to the community living abroad. This would build confidence between the diaspora and the state, enhance and strength links between the two and ensure joint development strategies.

Do no harm
Remittances are first and foremost a private family affair: no one can tell other people what to do with their money. Taxation or imposing tough measures, as described by
Ismail Ahmed, is harmful to individuals already facing serious constraints. Regulatory measures that are harmful to senders will reduce the impact remittances have on development.

Manuel Orozco
Remittances and Rural Development Program, Inter-American Dialogue, 1211 Connecticut Av. NW, Suite 510, Washington, DC, 20036 USA
morozco@thedialogue.org
www.thedialogue.org



I contributi domestici si pagano anche online

di Claudio Tucc, il Sole 24 orei

Roma, 12 marzo - I contributi per i lavoratori domestici possono essere pagati online. In un’ottica di semplificazione degli adempimenti previdenziali l’Inps ha realizzato, attraverso il sito internet dell’Istituto www.inps.it, una procedura che consente il pagamento dei contributi dovuti dai datori di lavoro domestico. Prima di accedere al servizio, che si trova nella sezione servizi on line per il cittadino, è necessario registrarsi nel sito di Posteitaliane, www.poste.it. La procedura, già operativa, consente sia il pagamento di un singolo rapporto di lavoro sia il pagamento di uno o più rapporti di lavoro tramite il solo codice fiscale del datore di lavoro. Nel primo caso è sufficiente utilizzare il codice fiscale del datore di lavoro e il codice del rapporto di lavoro (ricavabile dai vecchi bollettini). Nell’ipotesi, invece, di pagamento di uno o più rapporti di lavoro tramite il solo codice fiscale del datore di lavoro, è necessario possedere il numero identificativo personale (Pin), da richiedere con apposita procedura on-line. Avvenuta l’autenticazione, occorre inserire i dati utili per il calcolo dell’importo da pagare. Una volta visualizzato l'importo, l’utente può scegliere tra tre distinte modalità di pagamento: l’addebito in conto corrente BancoPosta, la carta prepagata postepay emessa da Poste italiane oppure le Carte di credito abilitate al circuito internazionale Visa, Visa Electron, MasterCard e Maestro. Il datore di lavoro domestico che decida di pagare l’importo così calcolato con addebito in conto corrente BancoPosta o con la Carta prepagata postepay potrà effettuare il pagamento tutti i giorni della settimana, dalle ore 6,00 alle ore 23,30, al costo di 1 euro. Per i pagamenti con carta di credito, che potranno essere effettuati tutti i giorni della settimana dalle ore 00,15 alle ore 23,45, è invece previsto un costo fisso di 2 euro per importi fino a 100 euro e un costo variabile pari al 2% per importi superiori.


 


Coldiretti: nessuna fila per gli 80 mila nuovi lavoratori stagionali

Da ADUC Immigrazione


Roma, 12 marzo - Non si registrano le file del passato alle Poste nel giorno del via libera alle domande per l ingresso di 80mila lavoratori extracomunitari stagionali grazie a una programmazione numerica adeguata dei flussi e alla diffusione capillare di internet con la collaborazione delle associazioni di categoria. E quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 12 marzo del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo alle quote di ingresso per lavoro stagionale degli extracomunitari a valere per l anno 2007. Un provvedimento che - sottolinea la Coldiretti - ha dato il via libera alle domande per l ingresso di 80mila lavoratori stagionali extracomunitari impegnati nell edilizia, nel turismo e sopratutto nelle campagne dove gli stranieri rappresentano ormai il 13 per cento degli occupati, ma che interessa anche 2mila lavoratori che hanno partecipato a programmi di formazione nel Paese di origine. La Coldiretti insieme alle altre associazioni di categoria e' impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere in modo informatizzato le domande dei datori di lavoro che possono tuttavia anche fare domanda individuale su moduli scaricati da Internet www.interno.it da inviare con raccomandata semplice al Ministero dell'Interno, Dipartimento per le Liberta' Civili e l'Immigrazione, piazza del Viminale 00184 Roma. Una modalita' quest ultima che sembra avere un ruolo marginale per gli ingressi che riguardano - precisa la Coldiretti - i lavoratori stagionali non comunitari di Serbia, Montenegro, Bosnia-Herzegovina, ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, Croazia, India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka e Ucraina, nonch‚ di Paesi che hanno sottoscritto o stanno per sottoscrivere accordi di cooperazione in materia migratoria come Tunisia, Albania, Marocco, Moldavia, Egitto e i cittadini stranieri non comunitari titolari di permesso di soggiorno per lavoro subordinato stagionale negli anni 2004, 2005 o 2006. Sulla base della ripartizione territoriale effettuata dal Ministero della Solidarieta' Sociale con la circolare N.6/2007 dell 8 marzo il maggior numero di autorizzazioni per lavoratori stagionali extracomunitari riguardano - riferisce la Coldiretti - l Emilia Romagna (14000), il Veneto (10500), la Campania (8000), Puglia e Lazio (6000) e il Piemonte (5500). A seguire - continua la Coldiretti - Toscana (4000), Sicilia e Abruzzo (3500), Trento e Calabria (3000), Lombardia e Bolzano (2000), Marche (1500), Sardegna, Basilicata, Umbria, Friuli Venezia Giulia (1000), Liguria (800), Molise (500) e Valle d Aosta (200), mentre 2000 restano disponibili al Ministero per eventuali esigenze territoriali. Gli occupati stranieri nelle campagne - sottolinea la Coldiretti - rappresentano una componente strutturale indispensabile in molti distretti produttivi per le produzioni alimentari di qualita' del Made in Italy, dalle fragole al tabacco, dalla frutta alla vendemmia, dall'allevamento alla raccolta degli ortaggi.


 

 


Bacheca degli appuntamenti

Del Dipartimento Politiche Migratorie UIL


Martedì 20 marzo 2007, ore 11.00

Conferenza Stampa UIL - UIL Scuola - Patronato ITAL su “Progetto Scuola/Immigrazione”

Hotel Nazionale - Roma

(Guglielmo Loy e Giuseppe Casucci)

Martedì 20 marzo Roma ore 17.00

Ministero dell’Interno:  incontro Uil, Cgil e Cisl con il sottosegretario On. Marcella Lucidi, su “valutazione della nuova procedura di semplificazione del rilascio e del rinnovo dei documenti di soggiorno ai cittadini stranieri”-

Via del Viminale - Roma

(Guglielmo Loy e Giuseppe Casucci)

Mercoledì 21 marzo Roma
Incontro CGIL CISL UIL Poste Italiane su rinnovo permessi di soggiorno - Sede della Confindustria, via dell’Astronomia – Roma

(Giuseppe Casucci)

Mercoledì 28 marzo 2007, ore 14.00 - Roma, CNR, Piazzale Aldo Moro

Conferenza Internazionale: "Cittadinanza, Identità ed Immigrazione nella UE"
APRE (Agenzia per la Promozione della Ricerca Europea) (Giuseppe Casucci)