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Notizie

Sicurezza

10.10.2007

«Il burqa non è accettabile perché non rispetta la dignità della donna e ostacola il suo rapporto con gli altri»

Lo ha affermato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, rispondendo al question time alla Camera: «Il quadro normativo deve essere adeguato»

Il doppio intervento del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, al question time alla Camera sulla questione del burqa. 

(I)
«Non si può condividere l’uso del burqa, né sottovalutare le conseguenze che esso determina sul piano della dignità della donna. Rispetto al suo uso, lei ha recitato le parole precise pronunciate per il Governo dal presidente del Consiglio e dal ministro dell’Interno. Questa è la linea del Governo.

Del resto la 'Carta dei Valori', che è stata varata lo scorso giugno, e assunta dal ministero dell’Interno, sottolinea come in Italia non si pongano, cito testualmente, 'restrizioni all’abbigliamento della persona, purché liberamente scelto e non lesivo della sua dignità. Non sono accettabili forme di vestiario che coprono il volto perché ciò impedisce il riconoscimento della persona e la ostacola nell’entrare in rapporto con gli altri'.

Il quadro normativo del nostro Paese non è adeguato e ha anche delle ambiguità da questo punto di vista. Questo dobbiamo assumerlo e superarlo rapidamente. Ad esempio le forze di Polizia, dal punto di vista normativo, hanno due riferimenti principali: l’art. 85 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza e l’art. 5 della Legge Reale di prevenzione del terrorismo.

Per quanto si riferisce all’art. 5 della Legge Reale sul terrorismo si è di fronte ad una fattispecie di natura penale che, fino ad oggi, è stata ritenuta applicabile solo in presenza di un rilevante interesse pubblico all’identificazione della persona. In altre parole si è sin qui seguito il principio di carattere generale, secondo cui le forze di Polizia procedono all’identificazione delle persone quando ravvisano un’effettiva esigenza di tutela della sicurezza pubblica, contemperando così le esigenze di prevenzione con la tutela delle libertà individuali garantite dalla Costituzione.

Ma, ripeto e concludo, se come ho detto il quadro normativo deve essere adeguato questo deve essere fatto in coerenza con i principi della nostra Costituzione e con quelli della Carta dei Valori che ho richiamato all’inizio. E su questa base che ho indicato debbono muoversi a tutti i livelli i responsabili dello Stato».

(II)
«Ad ogni persona in questo Paese, anche a un ministro è consentito sostenere le proprie convinzioni. E non è giusto per nessuno dire allora che il Governo non ha una linea. Il governo ha una linea: ed è data da quello che hanno affermato il Presidente del Consiglio e il ministro dell’Interno, e dalla Carta dei Valori.

Il Prefetto di Treviso non ha autorizzato l’uso del burqa, perché non potrebbe farlo, non rientra nelle competenze di amministrazioni periferiche dello Stato. (…)

Ribadisco che al di là di norme inadeguate, di circolari ambigue che dobbiamo perfezionare e chiarire, debbono non essere equivoci i principi di fondo ai quali siamo tenuti ad ispirarci e devono ispirarsi tutti quelli che sono nelle istituzioni ed hanno un ruolo di responsabilità nelle istituzioni: il burqa non è accettabile perché non rispetta la dignità della donna, punto primo, e ostacola il suo rapporto con gli altri su un piano di pari dignità».





   
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