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Immigrazione

04.10.2007

Diritti umani e libertà fondamentali: nell'incontro dell'Osce si è discusso di partecipazione alla vita politica e superamento della discriminazione dei Rom e Sinti

Il prefetto Stancari ha evidenziato l’attività delle istituzioni italiane per migliorare le condizioni di vita

Si conclude domani a Varsavia lo Human Dimension Implementation Meeting, l’incontro annuale organizzato dall’Ufficio OSCE per le Istituzioni Democratiche ed i Diritti Umani (ODIHR), per fare il punto sull’attività dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nei vari dossier che riguardano i diritti umani e le libertà fondamentali e l’attuazione da parte dei 56 Stati partecipanti degli standard e degli impegni assunti in seno all’organizzazione.
Si tratta del più importante evento in materia di diritti e libertà fondamentali nel corso del quale le delegazioni degli Stati partecipanti, quelle dei partner asiatici (Giappone, Thailandia, Afghanistan, Egitto e Israele), le istituzioni OSCE, le altre organizzazioni interessate e i rappresentanti della società civile (all’edizione di quest’anno sono registrate oltre 350 ONG, provenienti da tutta l’area OSCE), discutono l’attuazione concreta degli impegni OSCE a livello nazionale e le eventuali strategie per rafforzare democrazia, stato di diritto, il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nell’ottica di un approccio globale alla sicurezza in Europa.

La giornata del 27 settembre 2007 è stata dedicata interamente alla discussione del Piano d’azione su Rom e Sinti sotto il profilo di partecipazione alla vita politica e superamento della discriminazione.
A quattro anni dall’adozione del Piano d’azione, il meeting ha voluto focalizzare la sua attenzione sull’esame delle strategie, dei programmi e delle iniziative realizzate dagli Stati membri in favore dei Rom, con particolare riguardo alla loro partecipazione alla vita politica.
Alla giornata dedicata alle comunità Rom e Sinti hanno partecipato per l’Italia, oltre al ministero degli Esteri, al Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità e l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti discriminazione Razziale) il ministero dell’interno con  il direttore centrale del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, prefetto Perla Stancari, la quale ha evidenziato l’attività svolta dalle istituzioni italiane, sia a livello centrale che locale, per migliorare le condizioni di vita dei Rom.
Nel corso della sessione introdotta dal Commissario dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammamberg, si è sviluppato un dibattito, al quale hanno partecipato attivamente rappresentanti delle ONG ed esponenti delle comunità Rom, dal quale sono emerse alcune considerazioni:

  • la politica di inclusione dei Rom va adottata in particolare a livello degli enti locali. Occorre comunque una stretta collaborazione fra gli Stati, al fine di gestire il fenomeno della immigrazione Rom;
  • sulla base dell’enunciato principio del Piano d’azione: “Niente per i Rom senza i Rom”, tali comunità vanno coinvolte nella vita politica del Paese, sia a livello nazionale che locale, attraverso i relativi rappresentanti, in modo da facilitare la stabilità delle comunità stesse sul territorio;
  • uno dei problemi emersi è che molti Rom non posseggono documenti neanche nel loro Paese d’origine, ciò che ne impedisce la registrazione all’anagrafe e di conseguenza l’accesso ai pubblici servizi ed al diritto di elettori;
  • frase chiave del Meeteng si può definire “Responsabilità condivisa”. E’ opinione comune infatti che anche i Rom e loro organizzazioni devono essere attive nel percorso dell’inclusione, e occorre che essi stessi isolino coloro che si muovono nell’illegalità.




   
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