Roma, 2 ottobre 2007
Sintesi Conclusioni
Relazione Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni
delittuosi ad essa connessi
Due le questioni emergenti su cui lOsservatorio si
soffermato: la condizione di sfruttamento
di molte donne e anche di minorenni e la prostituzione sulle strade,
concentrata soprattutto in alcune aree urbane.
Pi
volte, nel corso dei lavori, si parlato della Legge Merlin.
Una
legge che si proponeva di:
–
non sanzionare lesercizio in forma autonoma e volontaria dellattivit di
prostituzione
–
proteggere chi la esercita con coercizione o in condizioni di sfruttamento
–
garantire che i comportamenti non siano invasivi, offensivi
–
garantire il rispetto e la sicurezza delle persone
–
colpire le organizzazioni criminali o i singoli sfruttatori
–
tutelare i minori
–
favorire percorsi di fuoriuscita e di assistenza
–
promuovere competenze nei servizi di polizia
Sono linee
di azione ancora utilizzabili nel contesto attuale.
Per
valutazione ampiamente condivisa, la realt attuale della prostituzione
poliedrica
e ci
deve essere posto al centro dellattenzione quando si ipotizzano interventi
normativi,
amministrativi o sociali.
Serve
avere un
approccio che -
tenuto fermo limpegno di repressione della tratta e dello sfruttamento - individui
un complesso di
misure sociali
di riduzione del danno e, soprattutto, prevenga o impedisca lingresso in clandestinit
del fenomeno anche considerando la maggiore difficolt, in tal caso, a colpire
le forme di sfruttamento e ad aiutare le vittime.
Ci
sono le prostitute e ci sono i clienti delle prostitute: gli interventi non
possono riguardare soltanto le une o soltanto gli altri.
Occorre, inoltre, considerare il
rapporto attuale che vive lopinione pubblica con il fenomeno. Cresce il livello della
tensione e
della conflittualit soprattutto tra chi vive in prossimit dei luoghi dove la
prostituzione esercitata, sia per lentit del fenomeno che per le modalit, le
circostanze in cui esso si manifesta.
La
prostituzione,
tuttavia, non deve essere considerata un fattore da reprimere perch capace di influenzare
negativamente la sicurezza pubblica – idea che storicamente si risolta nella mera
repressione di chi la esercita – bens un elemento complesso da
gestire in unottica di sicurezza sociale.
LOsservatorio
propone un pacchetto
di interventi da promuovere sul territorio con la sinergia dei soggetti
pubblici e privati.
Protezione
e integrazione delle vittime
Per
uniformare e favorire il ricorso allart.18, – anche a fronte delle modalit
sempre diverse e pi evolute con cui agiscono le organizzazioni criminali
– lOsservatorio ha ispirato due iniziative assunte dal Ministero dellInterno:
1) La
Circolare del Ministro dellInterno nr. 1050/M(8) del 28 maggio 2007 che ha indicato ai Questori i
criteri di valutazione per il rilascio del permesso di soggiorno per protezione
sociale, giudicando prioritaria la presa in carico delle vittime sulla loro
disponibilit a denunciare gli autori dello di permesso successivi alla Direttiva citata indicano un
positivo incremento sul rilascio dei permessi, infatti, dal 1 gennaio al 31
maggio 2007 sono stati rilasciati nr. 96 permessi, mentre nel periodo 1 giugno-31
agosto 2007, ne sono stati rilasciati nr. 147
2) La
Circolare (35) del Dipartimento della Pubblica sicurezza che disciplina liscrizione
anagrafica delle cittadine comunitarie vittime di situazioni di violenza e
grave sfruttamento che accedano ai programmi di protezione.
LOsservatorio
propone,
inoltre, di:
Prevenzione
e contrasto della tratta di persone
Apportare modifiche
alla legge 228
del 2003 che riformula il delitto di tratta:
La
protezione dei minorenni
Va
detto con forza che non si smette di essere minore perch straniero.
lOsservatorio
propone:
la
realizzazione di una campagna informativa diffusa sul fenomeno della prostituzione
minorile
e sul reato con cui sanzionata
uno
specifico impegno delle forze di polizia per la prevenzione e il contrasto
del reato di cui allart. 600 bis c.p., sia nella parte riguardante lo
sfruttamento e linduzione
alla prostituzione minorile che per ci che attiene il reato commesso dal cliente.
lOsservatorio
sottolinea:
Pertanto
lOsservatorio
ribadisce la necessit di un :
Nonostante
la disciplina introdotta nel nostro ordinamento dalle leggi 269/1998 e
38/2006,
permangano nel sistema alcune lacune. Pertanto lanalisi condotta dallOsservatorio in merito alla prostituzione
minorile, suggerisce lintroduzione delle seguenti modifiche alla normativa vigente:
La
prostituzione
LOsservatorio
ritiene che si debba a livello territoriale sperimentare il modello e la
cultura della sicurezza partecipata.
Rilanciare
a tale proposito il ruolo delle Prefetture, che gi dispongono di ambiti – vedi il Comitato
provinciale per
lordine e la sicurezza pubblica o la Conferenza dei Servizi - nei quali realizzare un
coordinamento di azioni concordate, non solo in relazione alla prostituzione in
strada, ma anche alle situazioni di sfruttamento al chiuso.
Solo politiche
integrate, piuttosto che ricette monodose come quelle che intendono ridurre la
prostituzione a mera questione di ordine pubblico, possono consentire di
risolvere i problemi emergenti sul territorio.
Le
scelte operative per affrontare il tema della prostituzione non devono
isolare o esporre a maggiore rischio le vittime dello sfruttamento e della
tratta.
La
proibizione tout court della prostituzione spingerebbe il fenomeno verso la clandestinit rendendo il lavoro delle Forze
di Polizia, delle istituzioni e delle associazioni e enti di tutela pi difficile
nella lotta contro la criminalit a favore delle vittime di sfruttamento.
Il
rischio esiste anche col divieto assoluto di prostituzione in strada. Il riflusso al chiuso
coinvolgerebbe anche tante persone deboli, svantaggiate, relegate in spazi invisibili
e, pertanto, pi isolate, ricattabili, insicure.
LOsservatorio
ritiene – pur non senza preoccupazioni – che si pu escludere la
prostituzione da alcuni luoghi pubblici, previamente stabiliti in via generale,
quando la tutela di interessi comuni a tutti diventi prevalente (i luoghi abitualmente
frequentati dai minori, i luoghi di culto, i luoghi di cura). Non
configurando la violazione come reato ma applicando una sanzione amministrativa
pecuniaria alla prostituta e al cliente.
In altri
luoghi pubblici specifici (strade, piazze, parchi) dove pu prodursi conflitto o tensione
sociale, occorre agire, prima di tutto, una politica di mediazione,
attivando le
competenze e la collaborazione di tutti i soggetti interessati, pubblici e privati, verso pi direzioni possibili (e
con maggiori vantaggi):
–
la conoscenza del fenomeno specifico e delle sue implicazioni (sociali o
criminali);
–
lattivit di assistenza e di informazione;
–
la concertazione delle azioni;
–
laccompagnamento sociale delle prostitute verso luoghi a minore impatto
sociale;
–
la riduzione della conflittualit;
–
la stabilit degli effetti.
Solo
il fallimento di azioni positive, previamente sperimentate, di un approccio
integrato di soggetti ed azioni, pu portare lente locale a disporre rimedi
come il divieto, dellesercizio della prostituzione in uno specifico contesto.
Questo
intervento non potrebbe, comunque, mai:
–
giungere ad impedire surrettiziamente, in via assoluta, lesercizio all'aperto
della prostituzione;
–
pregiudicare lincolumit o la dignit delle persone che esercitano lattivit
di prostituzione.