Decreto flussi 2007 per cittadini extra UE:

E Ô urgente riaprire i canali dĠingresso legale nel nostro Paese e con una procedura pi semplice

di Giuseppe Casucci, Coordinatore Nazionale UIL Politiche Migratorie

 

Roma, 20 settembre 2007 - Si sta concludendo in questi giorni da parte delle autoritˆ preposte, lĠesame delle 500 mila domande di assunzione di lavoratori extra Ue; domande presentate nellĠambito dei due decreti flussi 2006 entro la data del 21 luglio. Rimangono alcune situazioni critiche – in via di superamento – nelle grandi cittˆ come Roma e Milano e nel complesso circa un decimo delle richieste attende ancora di essere esaminato. Alto  risultato anche essere il numero delle pratiche considerate ÒanomaleÓ  (quasi 118 mila, secondo fonti ministeriali), spesso per errori di forma, recuperabili. Bisognerˆ capire cosa e quanto verrˆ fatto da parte ministeriale per recuperare tutte quelle richieste che sono nella sostanza corrette, e quanto tempo questo comporterˆ ancora.

 

Se si deve fare un bilancio di questa comunque giusta iniziativa del governo nel 2006, volta a rimediare allĠestesa area di irregolaritˆ nel lavoro straniero prodotta dalla Bossi-Fini,  il suo limite maggiore  consistito nei tempi insopportabilmente lunghi impiegati dallĠAmministrazione per esaminare le pratiche (situazione inconciliabile con le esigenze del mercato del lavoro), ma anche negli scarsissimi risultati finali dei due decreti flussi. Soprattutto molto limitato  il numero dei visti ritirati presso i consolati nei Paesi di provenienza dei migranti (rispetto ai nulla osta concessi) ed ancora minore sarebbe il numero dei posti di lavoro risultati ancora disponibili dopo un anno e mezzo di attesa.

 

Secondo quanto testimoniato ai sindacati dal Ministro Ferrero lo scorso luglio, solo una parte dei quasi 250 mila osta concessi si sarebbe tradotta in visti dĠingresso per motivi di lavoro (circa 160 mila); e secondo altre valutazioni, solo un quarto dei datori di lavoro richiedenti il primo rilascio nel 2006 sarebbe oggi ancora disponibile a mettere a disposizione il posto di lavoro, allĠimmigrato richiedente. Questo per un motivo ovvio: le richieste di assunzione sono state fatte per immigrati giˆ presenti e lavoranti irregolarmente in Italia, ed era improbabile che questi lasciassero la certezza di un compenso in Italia  (anche se in nero) per lĠincertezza di un viaggio costoso e dallĠesito rischioso.

 

Una realtˆ talmente evidente da costringere recentemente il Viminale ad emanare una circolare (il 20 agosto 2007) che concede un permesso anche per chi – ottenuto il nulla osta – si ritrova nellĠimpossibilitˆ di accedere al posto di lavoro, per causa di morte del datore di lavoro o cessazione dellĠazienda.

 

Questa situazione significativa, ci deve servire per riflettere sullĠutilitˆ e lĠefficacia dello strumento stesso del decreto flussi (almeno in queste condizioni normative), un dispositivo che si  rivelato – a legislazione in vigore, la Bossi-Fini – un vero collo di bottiglia e, stante le difficoltˆ dellĠapparato amministrativo e le strettoie della legge, un vero mal di capo per tutti.

 

Non  un caso se la discussione sullĠopportunitˆ e lĠurgenza di un decreto flussi nel 2007 ha oggi incontrato molte difficoltˆ nella stessa maggioranza. In effetti il 2007 rischia di concludersi senza un nuovo decreto del governo sui flussi dĠingresso per cittadini extra UE, anche perch lĠapparato amministrativo – spossato dallĠesame di circa 500 mila domande di primo rilascio ed oltre un milione di richieste di rinnovo – non sembra in grado di affrontare una nuova ondata di richieste dĠassunzione di lavoro straniero, senza almeno ripensare alla procedura ed allĠorganizzazione dellĠapparato preposto allĠesame delle pratiche.

 

 

 

Questo vuoto normativo, per˜, crea il rischio di un pericoloso precedente: quello di aver attuato di fatto un blocco degli ingressi legali per lavoro nel nostro Paese fin dal 21 luglio 2006, senza essere riusciti a limitare la crescita degli ingressi irregolari, n di sanare la situazione per centinaia di migliaia di lavoratori stranieri privi di permesso presenti in Italia da anni.

 

Siamo convinti della positivitˆ del lavoro svolto dai Ministeri dellĠInterno e della Solidarietˆ sociale, anche a fronte della disastrata situazione che hanno trovato, specialmente sul piano della (ir) regolaritˆ di molti cittadini stranieri che lavorano e vivono nel nostro Paese. Un lavoro difficile (che ha potuto comunque contare sulla collaborazione qualificata dei patronati), reso arduo dalla legge attualmente in vigore (la Bossi-Fini) che rende quasi impossibile governare la situazione ed offre strumenti amministrativi contraddittori e comunque inadeguati a gestire la crescente pressione migratoria.

 

Non dobbiamo dĠaltro canto negare lĠevidenza e cio: a) che senza una profonda riforma della normativa sullĠimmigrazione, sarebbe quantomeno arduo (per non dire impossibile) il governo delle dinamiche migratorie; e che b) stiamo subendo la pressione migratoria nella forma pi degradata: quella della presenza irregolare, gestita dal traffico internazionale delle persone, in piena violazione dei diritti della persona;  

 

Non dobbiamo sottovalutare i rischi di una situazione come questa. Perch una cosa  certa: nessun Paese veramente civile pu˜ permettersi a lungo un alto tasso di presenza di migrazione irregolare e di economia sommersa, senza gravi conseguenze in termini di crisi nel proprio tessuto sociale, e reazioni sul piano dellĠinsofferenza e del rifiuto da parte dei propri cittadini. In effetti la condizione di irregolaritˆ rende gli immigrati pi ricattabili, pi sfruttabili, e pi vulnerabili a situazioni di devianza sociale. Una realtˆ che viene vissuta dai cittadini come una vera emergenza sul piano della legalitˆ e della sicurezza, anche per il clima prodotto da alcune campagne mediatiche che hanno esasperato alcuni episodi di cronaca,  contribuendo a fomentare il clima di insicurezza e timore nella cittadinanza.

 

Fermo restando che la criminalitˆ va combattuta e i reati perseguiti individualmente, resta imperativo puntare ad una riduzione dellĠarea dellĠimmigrazione sommersa e questo – per la UIL – pu˜ essere raggiunto con una politica che punti a:

 

ˆ       rendere pi semplice lĠimmigrazione legale, con una riforma della normativa attuale volta  a rendere certi diritti e doveri per chi viene a lavorare e vivere in Italia;

ˆ       procedere ad una semplificazione delle procedure ed il suo decentramento a livello di territorio;

ˆ       rafforzare la cooperazione con i Paesi di origine e transito dei migranti, sia sul piano della sicurezza, come su quello di una riduzione dei divari nello sviluppo e di orientamento alla migrazione legale, contro il traffico internazionale delle persone;

ˆ       varare strumenti pi efficaci contro lĠeconomia sommersa e lo sfruttamento di lavoro migrante irregolare;

ˆ       considerare per il futuro una seria programmazione delle quote dĠingresso con riferimento non solo alle esigenze del mercato del lavoro, ma anche del grado di accoglimento ed integrazione da parte del territorio.

 

Per quanto riguarda i meccanismi dĠingresso, va comunque dato un segnale che si sta lavorando per facilitare i percorsi di migrazione legale nel nostro Paese; che questo  possibile giˆ da subito con una semplificazione delle procedure. Si potrebbe allora stabilire un decreto flussi per questĠanno, nella misura giˆ indicata dalle parti sociali e cio non inferiore alle 200 mila unitˆ, da attuarsi con una procedura meno complicata, prevedendo ad esempio che la comunicazione del nulla osta non debba necessariamente passare per il consolato nel paese dĠorigine, ma che basti la comunicazione al datore di lavoro. Penserˆ lui a comunicarsi con la persona da assumere.

In effetti bisogna pensare di allargare il decreto anche per chi in Italia ha giˆ una posizione lavorativa, anche se di fatto. In questo modo si permette anche di ridurre lĠarea del lavoro sommerso, permettendo a migliaia di famiglie che vogliono regolarizzare il proprio collaboratore, di poterlo fare senza dover ricorrere a sotterfugi.