IMMIGRATI: AMATO, COMMISSIONE UE NEGOZIER CON LIBIA SU FRONTIERA SUD =
Bruxelles, 18 set. (Adnkronos/Aki) - I ministri dell'Interno dei Ventisette
hanno dato mandato alla Commissione Ue di avviare negoziati con la Libia per la
cooperazione sul controllo della frontiera Sud del Paese africano. Lo ha
riferito il ministro dell'Interno Giuliano Amato oggi a Bruxelles per
partecipare al Consiglio Giustizia e Affari interni. Proprio la cooperazione dell'Ue con Tripoli a
controllo della frontiera meridionale nel deserto stata indicata dai libici
come condizione per una loro cooperazione nella lotta al traffico di clandestini
nel Mediterraneo. Oggi -ha riferito Amato- siamo riusciti ad ottenere il
mandato per la Commissione europea per andare avanti.
Il ministro ha spiegato che si tratter di fornire alla Libia un sistema di
sorveglianza elettronica del confine meridionalecome gi dall'accordo di
massima preso alcuni mesi fa dal commissario alle
Relazioni esterne Benita Ferrero-Waldner con le autorit libiche dopo la
conclusione della vicenda delle infermiere bulgare e del medico palestinese
incarcerati per anni in Libia. Il ministro ha raccontato che il mandato stato
ottenuto dopo che io l'ho proposto e il vicepresidente della Commissione
Europea Franco Frattini mi ha espresso il suo appoggio. (Gdr/Ct/Adnkronos)
18-SET-07 14:39 NNN
AMATO E FRATTINI APRONO LA STRADA AD UN
ACCORDO TRA LA LIBIA E LUNIONE EUROPEA PER COMBATTERE LIMMIGRAZIONE ILLEGALE:
A QUALE PREZZO ?
La notizia che il ministro degli interni
Amato, con il supporto del vicepresidente della Commissione Europea Frattini,
riuscito ad ottenere dal Consiglio GAI che si tenuto ieri a Bruxelles ( un organismo ristretto che
riunisce i 27 ministri dellinterno dei paesi comunitari) un mandato alla
Commissione dellUnione Europea per negoziare con la Libia il sostegno al
controllo militare delle frontiere sud con il Niger, il Chad e il Sudan, non
sorprende. Limpegno italiano costituisce il prezzo imposto da Gheddafi per
dare accesso alle pattuglie congiunte di Frontex nelle acque libiche, obiettivo
lungamente perseguito dal governo Prodi, che nel mese di aprile aveva inviato
il ministro degli esteri DAlema a Tripoli proprio allo scopo di negoziare la
collaborazione dei libici nel contrasto dellimmigrazione clandestina. Sembra a
questo punto che a nessuno dei politici europei interessi quanto avviene
quotidianamente in Libia, paese nel quale migliaia di richiedenti asilo,
sudanesi eritrei e somali in particolare, vengono quotidianamente rastrellati
ed incarcerati, in attesa di essere espulsi verso paesi nei quali troveranno
torture e morte. Effetti collaterali della guerra allimmigrazione illegale.
Da anni l'Italia paga un prezzo assai alto
economicamente e politicamente per assicurarsi
l'impegno della Libia nel blocco dei migranti e dei richiedenti asilo che
attraverso quel paese cercano di arrivare in Europa. I vertici di Rabat e di
Tripoli nel 2006 hanno segnato una tappa vergognosa della rincorsa del governo
italiano nel tentativo di accreditare la Libia come un paese affidabile con il
quale collaborare in campo politico ed economico, a partire dal gas e dal
petrolio, sulla pelle dei migranti incarcerati ed abusati in tutti i modi in
quel paese. Nella corsa a
conquistarsi i favori del regime libico, la liberazione delle infermiere
bulgare e del medico palestinese ha segnato un punto a favore del presidente
francese Sarkozy, che per questa operazione sotto inchiesta nel suo paese per
sospetto traffico di armi con la Libia. Adesso lasse Amato-Frattini vorrebbe
recuperare una posizione di preminenza nei rapporti con il governo libico. Ma le torture inflitte alle infermiere
bulgare ed al medico palestinese nelle carceri libiche non sono un fatto isolato.
Centinaia di donne che sono giunte a Lampedusa sono state stuprate dai
trafficanti e dalla polizia libica che li copriva, e numerosi minori non
accompagnati sono stati costretti per anni a lavorare come schiavi. Nelle
carceri e nei centri di detenzione libici dove vengono internati non solo i migranti
privi di documenti di soggiorno, ma anche quelli che hanno avuto un
riconoscimento internazionale dallACNUR come rifugiati, la tortura un evento quotidiano ed
anche un piccolo gesto di ribellione pu costare la vita.
Riteniamo semplicemente indecente che il
governo italiano continui ad utilizzare come alleato nella "lotta all'immigrazione
clandestina" uno stato come la Libia che non nasconde le sue mire
egemoniche ed i suoi buoni rapporti con governi che in Africa si stanno macchiando di crimini
orrendi, come il governo sudanese e quello eritreo. La Libia collabora
apertamente con il governo sudanese, complice delle stragi in Darfur ed ha
buoni rapporti persino con la dittatura eritrea al punto che ha gi annunciato
di volere espellere in Eritrea oltre quattrocento migranti , molti dei quali
disertori, attualmente detenuti a
Misurata, uomini e donne che rischiano carcere e torture inaudite. Nel silenzio
pi assoluto della comunit internazionale. E della politica italiana.
Lo sviluppo delle relazioni con la Libia,
inquadrato nel contesto del fallimento delle operazioni di Nautilus e di
Frontex nel Mediterraneo, con il moltiplicarsi delle stragi di migranti e con la
persecuzione penale con la quale si vorrebbero dissuadere i pescatori ed i
mezzi civili dal compiere azioni di salvataggio, deve richiamare all'attenzione
dell'opinione pubblica la necessit di una svolta delle politiche nel
mediterraneo e dei rapporti con i paesi rivieraschi in materia di immigrazione
ed asilo.
Vanno interrotti immediatamente i finanziamenti concessi dai governi
europei ai paesi di transito per mantenere centri di raccolta dei migranti
irregolari, che assumono spesso, come rilevato in Libia da Human Rights Watch e
da una delegazione del Parlamento europeo, il carattere di veri e propri lager.
Come vanno interrotti i finanziamenti europei dei voli con i quali gli stati di
transito, come la Libia, restituiscono molti potenziali richiedenti asilo alla
polizia dei paesi, come lEritrea, dai quali questi sono fuggiti.
Il principio di non refoulement affermato dallart.33 della Convenzione di Ginevra
violato di continuo e lEuropa, con la spinta determinante del ministro Amato,
apre un negoziato con un paese che non ha neppure sottoscritto la Convenzione
di Ginevra. Piuttosto che finanziare campi di detenzione amministrativa nei
paesi di transito, strutture che diventano luoghi di abusi e di traffici di
ogni tipo, occorre istituire, negli stessi paesi di transito, veri e propri
centri di accoglienza per i
richiedenti asilo. Bisogna estendere listituto dellasilo extraterritoriale,
dare quindi la effettiva possibilit di presentare una richiesta di asilo anche
nei paesi di transito, in modo da garantire rigoroso rispetto del principio di non
refoulement previsto dalla Convenzione
di Ginevra e del divieto di trattamenti inumani o degradanti, previsto dalla
Convenzione dellONU contro la tortura e dalla Convenzione Europea dei diritti
delluomo.
Di fronte alla composizione mista dei flussi migratori occorre un
regolamento europeo che superi la Convenzione di Dublino e garantisca la
salvaguardia della vita umana a mare e la protezione dei soggetti pi
vulnerabili come i richiedenti asilo, le donne ed i minori. In particolare si
devono depenalizzare al pi presto gli interventi di salvataggio a mare da
parte delle imbarcazioni non militari, in modo da rendere pi tempestive le
azioni di salvataggio.
Deve essere riconsiderata dai Parlamenti nazionali la materia degli
accordi di riammissione, sia perch in contrasto con le normative
internazionali ed interne in materia di protezione dei diritti fondamentali
della persona migrante, sia perch le azioni di polizia attuate sulla base di
tali accordi sono sottratte ad ogni effettivo controllo giurisdizionale.
Le democrazie europee non possono continuare a delegare il lavoro
sporco contro i migranti agli stati di polizia del Nord-africa. La esternalizzazione dei controlli di
frontiera voluta e finanziata da Bruxelles ha prodotto morte, abusi ai danni
dei soggetti pi vulnerabili come donne e bambini, ed ha arricchito le
organizzazioni criminali che gestiscono nei paesi di transito il traffico dei
migranti, spesso con la complicit delle forze di polizia. La frontiera
Schengen ha gi ucciso abbastanza, non cՏ proprio bisogno di estenderla sino
al confine con il Niger, il Chad, il Sudan.
Qualunque possibilit di ripresa economica e sociale dei paesi di
transito, che non si risolva nellulteriore arricchimento delle oligarchie al
potere, passa attraverso relazioni politico-commerciali trasparenti, con il
ripristino delle garanzie dei diritti fondamentali delle persone, dei migranti
e degli stessi abitanti di quei paesi, costretti a subire regimi dittatoriali
supportati dalle intese politiche e di polizia degli stati europei.
Coloro che oggi ingannano lopinione pubblica proponendosi come i
difensori della identit europea e della sicurezza, promuovendo la
esternalizzazione dei controlli di frontiera,e nel frattempo utilizzano gli
stati di transito come gendarmi nella guerra allimmigrazione clandestina,
fornendo armi e tecnologie militari, stanno innescando una vera e propria
bomba a tempo che potrebbe esplodere ai confini della fortezza Europa con
gravi ripercussioni sulle relazioni tra i paesi europei e sulle popolazioni
delle due rive del Mediterraneo .
Fulvio Vassallo Paleologo
Universit di Palermo
Associazione studi giuridici sullimmigrazione
(ASGI)