Da Immigrati a cittadini. Esperienze in Germania e in Italia
Cnel, 17 aprile 2008, ore 11
Convegno promosso dallĠAmbasciata Tedesca con Caritas Italiana
con la collaborazione della Fondazione Friedrich Ebert
e del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes
Comunicato stampa
Si conclude oggi, con un convegno al Cnel, un anno di studio sullĠintegrazione degli immigrati in Germania su iniziativa dellĠAmbasciata Tedesca con la collaborazione della Caritas Italiana.
Si attua, cos, una sorta di staffetta tra la Germania, che attualmente il pi grande paese di immigrazione in Europa con 6,7 milioni di soggiornanti (ma pi del doppio la popolazione di origine immigrata) e lĠItalia che sembra chiamata nel futuro a rilevarne il posto in graduatoria, risultando lĠafflusso di una consistente forza lavoro supplementare indispensabile per porre rimedio alle carenze connesse con un andamento demografico negativo.
Alla presenza immigrata in Germania hanno contribuito molto gli italiani, con un flusso di 4 milioni di persone nel dopoguerra, dei quali sono rimasti circa 550.000 con la cittadinanza italiana e altri 140.000 che hanno acquisito la cittadinanza del posto. Rispetto allĠItalia, pi ridotto il livello degli arrivi, delle nuove nascite, dei ricongiungimenti familiari, del fabbisogno di lavoratori. Risulta tra lĠaltro che le aziende con titolare immigrato (300.000) hanno creato un milione di posti di lavoro.
Mentre in Italia met degli immigrati insediato da meno di 5 anni, in Germania, dopo pi di mezzo secolo di esperienza migratoria e con unĠanzianit media di soggiorno degli immigrati di 25 anni, si dedicata maggiore attenzione alle esigenze dellĠintegrazione, con una particolare insistenza sullĠinserimento delle seconde generazioni a scuola, nel mondo lavorativo e nella societ, come sul rispetto delle norme costituzionali non negoziabili, sullĠapprendimento necessario della lingua del posto e sul rispetto delle culture degli immigrati.
Secondo LĠambasciatore della Germania A Roma, Michael Steiner, ÒIntegrazione partecipazione, come sta scritto nel Piano d'integrazione tedesco. Una politica d'integrazione attiva significa realizzare pari opportunit. Ci vale in particolar modo per i bambini e i giovani. Non pu esserci una mancanza di prospettive per gli immigrati di seconda e terza generazione! Sono particolarmente lieto che gli autori del nostro libro, a prescindere dal loro orientamento politico e dalla loro nazionalit, concordino sulla necessit di una politica di integrazione trasversaleÓ.
Anche secondo mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, Òil concetto di integrazione, se inteso in maniera scorretta o parziale, genera diffidenza sia tra la popolazione del posto che tra gli immigrati e impedisce di andare fruttuosamente avanti. é pertanto auspicabile che anche in Italia si pervenga a un concetto condiviso, che ponga fine al complesso di Penelope per cui una parte politica lavora per eliminare quanto fatto dallĠaltra: questo non possiamo pi permetterceloÓ.