LA CORTE

EUROPEA DEI DIRITTI DELLUOMO SCIVOLA NELLAPPLICAZIONE DI UN CASO

DUBLINO

 

Una recente decisione della quarta sezione della Corte Europea

dei diritti delluomo ha negato lammissibilit di un ricorso durgenza

presentato, ai sensi dellart. 39 del regolamento di procedura, da

parte di un cittadino iraniano richiedente asilo che era giunto in Gran

Bretagna, e l aveva inoltrato domanda di asilo, dopo avere

attraversato la Grecia..

 

La decisione della Corte si riferisce ad un

caso particolare perch il richiedente, internato in un centro di

detenzione inglese per oltre diciotto mesi, era stato gi ammesso ad

una procedura Dublino. La stessa decisione dunque non risulta

applicabile ai casi nei quali venga negato persino laccesso alla

procedura, come prassi quotidiana nei porti dellAdriatico, in

Italia, rispetto a quanti provengono da Patrasso, e vengono

immediatamente respinti in frontiera senza alcun provvedimento formale.

Nel caso del cittadino iraniano che ricorre ai giudici di Strasburgo,

in un primo momento la corte Europea aveva accolto u ricorso presentato

sempre ai sensi dellart. 39 del regolamento imponendo al governo

inglese di non procedere alla riammissione in Grecia fino a quando non

si fosse definito il giudizio davanti al giudice nazionale. Chiamata a

decidere una seconda volta dopo la definizione del giudizio interno la

quarta sezione della Corte nega invece lapplicazione della sospensiva

durgenza ex art. 39.

 

Dopo il rigetto delle istanze contro il

provvedimento di riammissione in Grecia, da parte del giudice inglese,

il richiedente asilo aveva  infatti inoltrato una successiva richiesta

alla Corte per la sospensione della procedura di allontanamento forzato

verso la Grecia. La quarta sezione della Corte, pur confermando la

precedente giurisprudenza della Corte e lattendibilit dei rapporti

dellACNUR circa la situazione deficitaria del diritto di asilo in

Grecia anche per il rischio di un successivo refoulement, nel caso

concreto ritiene non ammissibile la procedura di urgenza perch lUnit

Dublino della Grecia avrebbe fornito assicurazioni alla Corte Europea

circa la assenza di un rischio effettivo di refoulement verso lIran,

paese originario del richiedente asilo e sembrerebbe anche sulla base

delle assicurazioni fornite dal rappresentante del governo inglese

circa la possibilit di presentare in Grecia un ulteriore ricorso d

urgenza ex at. 39, ove si profilasse il rischio di un successivo

refoulement verso lIran..

 

Occorre segnalare la portata esatta della

decisione della Corte e alcune sue contraddizioni interne per evitare

che questa pronuncia di inammissibilit venga strumentalizzata come

copertura per le politiche di rimpatrio o di riammissione che alcuni

governi europei, lItalia in testa, stanno praticando in violazione

della Convenzione di Dublino e dei principi e degli obblighi di

protezione affermati nelle Convenzioni internazionali,  nei Trattati,

nei Regolamenti e nelle Direttive comunitari.

 

La Corte prende atto

innanzitutto della mancata risposta del governo greco alla richiesta di

chiarimenti circa la possibilit di un successivo refoulement del

richiedente asilo verso il paese di origine, e ci malgrado si limita a

ritenere sufficiente la risposta dellUnita Dublino greca per ritenere

non provato con assoluta certezza, da parte del richiedente il

rischio concreto di respingimento successivo dalla Grecia in Iran. In

questo modo la corte eleva lonere probatorio richiesto a quanti fanno

ricorso ex art. 39 del regolamento di procedura, imponendo che siano

proprio le potenziali vittime del refoulement a provare che il paese

verso il quale rischiano di essere trasferiti ha gi praticato

respingimenti in contrasto con il divieto di refoulement, sancito oltre

che dallart. 33 della Convenzione di Ginevra, tra le altre

disposizioni interne ed internazionali, dallart. 3 della Convenzione a

salvaguardia dei diritti delluomo.

 

La decisione della Corte Europea

omette di considerare come, a distanza di oltre dieci anni dal Trattato

di Amsterdam una normativa effettiva e comune in materia di asilo e

protezione umanitaria, a livello comunitario, resti ancora una chimera,

malgrado gli sforzi di uniformazione dei livelli di accoglienza e degli

standard sulle qualifiche e sulle procedure posti in essere con le

direttive 2003/9/CE e poi con le direttive 2004/83/CE e 2005/85/CE.

Direttive che la Grecia ancora ben lontana dallavere implementato, a

partire dalla banale considerazione che la competenza dellintera

procedura rimane ancora alla polizia. Si omette inoltre di attribuire

valore alle violazioni del diritto comunitario da parte della Grecia, o

della mancata attuazione di direttive che regolano laccoglienza dei

richiedenti asilo, o si d atto della attuazione interna delle

direttive comunitarie senza affrontare il problema della loro effettiva

attuazione.. I giudici di Strasburgo rilevano cos come

The above

Directive (2003/9/CE) requires that Member States ensure a dignified

standard of living to all asylum-seekers, paying specific attention to

the situation of applicants with special needs or who are detained. It

regulates matters such as the provision of information, documentation,

freedom of movement, healthcare, accommodation, schooling of minors,

access to the labour market and to vocational training. It also covers

standards for persons with special needs, minors, unaccompanied

children and victims of torture.

In a judgment given on 19 April 2007

in Commission v. Greece (Case C-72/06), the Court of Justice of the

European Communities (the ECJ) found that Greece had failed to

implement the Directive. It appears from the United Nations High

Commissioner for Refugees Position Paper (set out below) that it has

now done so.

Nessun cenno, naturalmente, allattuazione effettiva in

Grecia della Direttiva sulle procedure di asilo 2005/85/CE, che appare

in contrasto frontale con la vigente legislazione greca in materia di

asilo e con le prassi attuative della polizia di quel paese. Una

omissione grave in una decisione che avrebbe dovuto essere incentrata

proprio su questo tema, in quanto le garanzie procedurali in favore dei

richiedenti asilo possono venire soltanto da norme di legge interna che

attui fedelmente le direttive comunitarie e non certo da lettere di

esponenti ministeriali o di unit amministrative riconducibili agli

stessi organi.

 

       Di fronte a questa evidente inadempienza del

governo greco, e di fronte alle prassi abusive documentate da numerosi

rapporti internazionali e specificamente anche dallACNUR, la semplice

lettera del Capo dellUnita Dublino in Grecia e le rassicurazioni che

vi sono contenute circa il rispetto da parte della Grecia degli

standard comunitari ed internazionali in materia di protezione dei

rifugiati e dei richiedenti protezione internazionale, convince la

quarta sezione della Corte di Strasburgo a rifiutare il provvedimento

di urgenza e di fatto consente la riammissione forzata del cittadino

iraniano in Grecia.  Scrive il capo dellUnit greca Dublino ( Sezione

asilo) In general, no alien who submits an asylum application is put

in detention for that sole reason. In any case, the expulsion

procedure that regards illegal aliens or asylum applicants, who were

firstly arrested for illegal entry, is going through various stages of

remedy (administrative or judicial) [sic]. No asylum applicant is

expelled, unless all the stages of the asylum procedure are finished

and all the legal rights for review have been exhausted, according to

the provisions of the Geneva Convention and the non refoulement clause.

Furthermore, according to the Procedural Rules of the European Court of

Human Rights, they have the right to appeal against any expulsion

decision and have a Rule 39 indication on their case.

    Secondo una

successiva lettera del 31 ottobre del Ministero greco for Aliens

Affairs, il numero di richieste di asilo cos basso in Grecia si

spiegherebbe con il fatto che i migranti intenderebbero presentare la

loro istanza di protezione internazionale i altri paesi europei, e

dunque per questa ragione non presenterebbero domanda alle autorit

greche.

 

     Tanto basta ai giudici di Strasburgo per ritenere

infondata la richiesta di sospensione del trasferimento del richiedente

asilo dalla gran Bretagna alla Grecia, negando dunque una seconda

applicazione dellart. 39 del regolamento di procedura.

Certo, il

rapporto del Comitato per la prevenzione della tortura riferito dai

giudici di Strasburgo non appare cogliere le diffuse violazioni di

diritti fondamentali dei potenziali richiedenti asilo che si registrano

in Grecia e che altre agenzie umanitarie internazionali hanno ben

limitato, limitandosi ad osservare solo problemi legati ai servizi

igienici ed alla illuminazione dei centri di detenzione visitati. Ma

una indagine pi approfondita sulle condizioni dei potenziali

richiedenti asilo, e aggiungiamo, dei minori non accompagnati e quanto

mai urgentee necessaria, e le associazioni raccoglieranno presto un

dossier per sollecitare una nuova visita del comitato in Grecia.

Secondo il Report dell8 febbraio 2008, rispetto ad una visita

effettuata dal 20 al 27 febbraio 2007,  il CPT ( Comitato per la

prevenzione della Tortura del Consiglio dEuropa) osserva soltanto:

 

With respect to all the centres visited, the CPT calls upon the Greek

authorities to ensure that:

 -        repair work is carried out

immediately so that:

 ?       all centres have functioning toilet and

shower facilities with a constant supply of water, at an appropriate

temperature;

?       appropriate artificial lighting is installed, and

access to natural light and ventilation improved.

 -        all

detainees are allocated a bed/plinth and provided with a clean mattress

and clean bedding;

 -        occupancy rates be revised so as to offer

a minimum of 4m² of space per detainee;

 -        all detainees are

provided with the necessary products and equipment to keep their

accommodation clean, as well as with products for personal hygiene (i.

e. toilet paper, soap, toothpaste, toothbrush, etc.);

 -        all

detainees have unimpeded access to toilet facilities;

 -        all

detainees are allowed to spend a large proportion of the day outside

their cells and have at least one hour of outdoor exercise a day.

(emphasis in original)

The Committee also noted that there was no

regime offering purposeful activities to detainees, that staffing

arrangements in the detention facilities were totally inadequate and

that proper health care services had to be provided to detainees.

 

Una

posizione questa del Rapporto del Comitato di prevenzione della Tortura

del Consiglio dEuropa, gravemente omissiva rispetto alle diverse

violazioni dei diritti fondamentali delle persone richiedenti asilo,

accertate dallAlto Commissariato delle nazioni unite per i rifugiati

nel suo Rapporto. Persino i grandi mezzi di informazione ed i network

sociali sono pieni di immagini e di testimonianze delle violenze e

degli abusi subiti dai minori e dai potenziali richiedenti asilo nelle

citt, alle frontiere e nei porti ( a Patrasso in particolare) della

Grecia. Una recente indagine penale della magistratura greca, alla fine

di novembre del 2008, ha comportato larresto di undici agenti di

polizia che a Patrasso ricevevano denaro in cambio del passaggio dei

migranti verso lItalia.

:

On 15 April 2008, the United Nations High

Commissioner for Refugees published the above paper in which it advised

the European Union Member States to refrain from returning asylum

seekers to Greece under the Dublin Regulation until further notice. It

also recommended that they make use of Article 3(2) of the Dublin

Regulation (see relevant European Union law above) and examine asylum

applications themselves. The Position Paper criticised reception

procedures for Dublin returnees at Athens airport and the Central

Police Asylum Department, which was responsible for registering asylum

appeals. It also expressed concerns in respect of those whose asylum

claims were deemed to be interrupted as a result of their having left

Greece before their claims had been decided:

While a number of

positive changes in the practice have been noticed in 2007, the legal

framework underpinning the practice of interruption continues to

leave room for different interpretations and fails to guarantee that

Dublin returnees with interrupted claims are granted access to the

procedure. This situation calls into question whether Dublin

returnees will have access to an effective remedy as foreseen by

Article 13 of the European Convention on Human Rights as well as

Article 39 of the Asylum Procedures Directive [Council Directive

2005/85/EC of 1 December 2005 on minimum standards on procedures in

Member States for granting and withdrawing refugee status – see

relevant European Union law above]. Of relevance is the decision taken

by the European Commission on 31 January 2008 to refer a case to the

European Court of Justice against Greece for the infringement of the

Dublin Regulation based on Greeces failure to enact legislative

amendments to abolish the practice of interruption. (footnotes

omitted)

The Position Paper also characterised the percentage of

asylum seekers who were granted refugee status as disturbingly low

and criticised the quality of asylum decisions, noting in particular

their short, standardised format and the absence of legal reasoning in

some decisions.

 

 

Nelle sue motivazioni finali la Corte riconosce il

rilievo delle considerazioni contenute nel documento dellACNUR, ma

sembra attribuire maggiore rilievo alla cittadinanza iraniana del

richiedente asilo, alla circostanza che non risulterebbero provati casi

di refoulement di richiedenti asilo dalla Grecia verso lIran, e

soprattutto dallargomentazione che la Grecia avrebbe attuato nel suo

ordinamento interno le norme di diritto comunitario concernenti l

accoglienza, le qualifiche e le procedure per il riconoscimento dello

status di rifugiato e della protezione internazionale.

 

The Court notes

the concerns expressed by the UNCHR whose independence, reliability and

objectivity are, in its view, beyond doubt. It also notes the right of

access which the UNHCR has to asylum seekers in European Union Member

States under the European Union Directives set out above. Finally, the

Court notes that the weight to be attached to such independent

assessments of the plight of asylum seekers must inevitably depend on

the extent to which those assessments are couched in terms similar to

the Convention (see, mutatis mutandis, NA., cited above, 121).

Accordingly, the Court attaches appropriate weight to the fact that, in

recommending that parties to the Dublin Regulation refrain from

returning asylum seekers to Greece, the UNHCR believed that the

prevailing situation in Greece called into question whether Dublin

returnees would have access to an effective remedy as foreseen by

Article 13 of the Convention. The Court also observes that the UNHCRs

assessment was shared by both Amnesty International and the Norwegian

Organisation for Asylum Seekers and other non-governmental

organisations in their reports.

Despite these concerns, the Court

considers that they cannot be relied upon to prevent the United Kingdom

from removing the present applicant to Greece, for the following

reasons.

The Court notes that the present applicant is Iranian. On the

evidence before it, Greece does not currently remove people to Iran (or

Afghanistan, Iraq, Somalia or Sudan – see Nasseri above) so it cannot

be said that there is a risk that the applicant would be removed there

upon arrival in Greece, a factor which Lord Justice Laws regarded as

critical in reaching his decision (see above).  In reaching this

conclusion the Court would also note that the Dublin Regulation, under

which such a removal would be effected, is one of a number of measures

agreed in the field of asylum policy at the European level and must be

considered alongside Member States additional obligations under

Council Directive 2005/85/EC and Council Directive 2003/9/EC to adhere

to minimum standards in asylum procedures and to provide minimum

standards for the reception of asylum seekers. The presumption must be

that Greece will abide by its obligations under those Directives. In

this connection, note must also be taken of the new legislative

framework for asylum applicants introduced in Greece and referred to in

the letters provided to the Court by the Agent of the Government of

Greece through the United Kingdom Agent. In addition, if Greece were to

recommence removals to Iran, the Dublin Regulation itself would allow

the United Kingdom Government, if they considered it appropriate, to

exercise their right to examine asylum applications under Article 3.2

of the Regulation.

Quite apart from these considerations, and from the

standpoint of the Convention, there is nothing to suggest that those

returned to Greece under the Dublin Regulation run the risk of onward

removal to a third country where they will face ill-treatment contrary

to Article 3 without being afforded a real opportunity, on the

territory of Greece, of applying to the Court for a Rule 39 measure to

prevent such. It is true that the Greek authorities, in their letters

of 31 October and 4 November 2008, have not specifically addressed this

matter, even though they were requested to do so. However, the Court

notes in this regard that assurances were obtained by the Agent of the

United Kingdom Government from the Greek Dublin Unit – in particular

in the letter dated 11 July 2008 from the Head of Aliens Division

(Asylum Section) of that unit – that asylum applicants in Greece have a

right to appeal against any expulsion decision and to seek interim

measures from this Court under Rule 39 of the Rules of Court. There is

nothing in the materials before the Court which would suggest that

returnees to Greece under the Dublin Regulation, including those whose

asylum applications have been the subject of a final negative decision

by the Greek authorities, have been, or might be, prevented from

applying for an interim measure on account of the timing of their

onward removal or for any other reason.

 

La decisione finale dei

giudici di Strasburgo si basa su una mera presunzione, che purtroppo

ampiamente smentita, al di l del caso individuale, del quale non si

conosce la sorte, dalle centinaia di casi che ancora a ottobre del 2008

lassociazione umanitaria tedesca Pro Asyl ha pubblicizzato in un suo

importante rapporto.

 

The Court recalls in this connection that Greece,

as a Contracting State, has undertaken to abide by its Convention

obligations and to secure to everyone within their jurisdiction the

rights and freedoms defined therein, including those guaranteed by

Article 3. In concrete terms, Greece is required to make the right of

any returnee to lodge an application with this Court under Article 34

of the Convention (and request interim measures under Rule 39 of the

Rules of Court) both practical and effective. In the absence of any

proof to the contrary, it must be presumed that Greece will comply with

that obligation in respect of returnees including the applicant. On

that account, the applicants complaints under Articles 3 and 13 of the

Convention arising out of his possible expulsion to Iran should be the

subject of a Rule 39 application lodged with the Court against Greece

following his return there, and not against the United Kingdom.

Finally, in the Courts view, the objective information before it on

conditions of detention in Greece is of some concern, not least given

Greeces obligations under Council Directive 2003/9/EC and Article 3 of

the Convention. However, for substantially the same reasons, the Court

finds that were any claim under the Convention to arise from those

conditions, it should also be pursued first with the Greek domestic

authorities and thereafter in an application to this Court

 

 For the

above reasons, the United Kingdom would not breach its obligations

under Article 3 of the Convention by removing the applicant to Greece.

Accordingly, it is appropriate to lift the interim measure indicated

under Rule 39 of the Rules of Court and to reject the application as

manifestly ill-founded pursuant to Article 35 3 and 4 of the

Convention.

 

 

Si pu osservare a questo punto che la decisione della

quarta sezione Corte Europea di Strasburgo, probabilmente assai

preoccupata della crescita esponenziale dei ricorsi durgenza ex art.

39 del regolamento di procedura, imporr u impegno ancora maggiore in

futuro alle organizzazioni non governative ed alle reti di protezione

legale. Queste reti dovranno articolarsi anche su scala internazionale,

per promuovere la  denuncia, attraverso appositi dossier, non solo al

Comitato di prevenzione della tortura (CPT)del Consiglio di Europa, ma

anche ad altre autorit internazionali ( come lAlto Commissariato

delle nazioni Unite per i diritti umani) e comunitarie ( dal Parlamento

alla Commissione), di tutti i casi di refoulement che i singoli paesi

comunitari realizzano abitualmente, a partire dagli abusi perpetrati

dalla polizia greca ai danni di potenziali richiedenti asilo, spesso

soggetti vulnerabili e minori, come nel caso eclatante di Patrasso,

documentato anche da una recente trasmissione della RAI.

In modo che

si possano verificare le responsabilit della Grecia non solo davanti

alla Corte Europea dei diritti dellUomo, ma anche davanti alla Corte

di Giustizia dellUnione Europea che sar chiamata a verificare, anche

in base alla nuova procedura di urgenza prevista dallart. 234 del

Trattato Comunitario (TCE), quanto la nuova legislazione e le prassi

applicative della normativa in materia di asilo in Grecia rispettino

gli standard comunitari.

 Quando poi si porranno altri ricorsi

individuali, a livello interno o comunitario, si potr cos disporre di

una base probatoria certa che possa agevolare la tutela delle singole

persone destinatarie di provvedimenti di allontanamento lesivi del

principio di non refoulement. In questo modo sar forse possibile

ottenere anche la condanna di quei governi europei  che violano lart.

3 della CEDU, direttamente o indirettamente, trasferendo richiedenti

asilo che hanno subito il diniego per effetto dellapplicazione del

Regolamento Dublino, spesso senza neppure la possibilit di proporre un

ricorso effettivo ( e qui in violazione dellart. 13 della CEDU), verso

paesi nei quali possono subire trattamenti inumani o degradanti o che

possono a loro volta respingere, come ad esempio la Turchia, verso gli

stati di provenienza dai quali i richiedenti asilo o protezione

internazionale sono fuggiti.

 

Fulvio Vassallo Paleologo

Universit di

Palermo