Comunicato Stampa

 

 

 

 

1997-2007: 10 anni di migrAzioni

di Rodolfo Ricci (*)

 

 

 

 

E on-line e scaricabile gratuitamente da Emigrazione Notizie (LINK: http://www.emigrazione-notizie.org)  il volume 1997-2007: 10 anni di migrAzioni di Rodolfo Ricci.

 

Il testo predisposto in occasione del quarantennale della FILEF, raccoglie una selezione di interventi e documenti pubblicati nel corso degli ultimi dieci anni e intende fornire un contributo alla conoscenza della discussione e del dibattito intorno alle questioni dellemigrazione italiana nel mondo come si sviluppato nella Filef e nella Fiei a partire dalla met degli anni 90 in poi.

Il libro fornisce anche un catalogo delle numerose iniziative realizzate dalla FILEF negli ultimi 10 anni nel campo della ricerca, della formazione, delle iniziative documentaristiche, di informazione e delle pubblicazioni realizzate a favore dellemigrazione e degli italiani allestero.

 

Il percorso di un associazionismo che assumendo le rivendicazioni storiche degli italiani allestero, riafferma lindivisibilit dei diritti di tutti i migranti, tentando di cogliere le novit indotte dai processi di globalizzazione e i suoi effetti sulla stratificazione sociale e sulle identit culturali e politiche delle collettivit emigrate.

 

Un percorso che si pone a cavallo tra cronaca, tentativo di analisi e indicazioni di prospettiva, che tuttavia credo dia conto, almeno in parte, dei termini della riflessione sviluppatasi in Italia e nei diversi paesi di emigrazione dopo la conclusione della grande stagione di fermento e di impegno politico e sociale che ha avuto il suo apice alla met degli anni 80, parallelamente al concludersi dei grandi flussi migratori del dopoguerra e alla crescita dellimpegno sul versante dei processi di integrazione nei paesi di accoglimento.

 

Gli anni che sono seguiti, infatti, sono stati contraddistinti in Europa (ma anche, seppure in diversa misura, negli altri grandi paesi  di emigrazione) da una oggettiva diminuzione del grado di partecipazione politica ed associativa del mondo dellemigrazione italiana rivolto storicamente ai rapporti con lItalia - nella prospettiva, sempre meno realistica e probabile del rientro-, anche in considerazione del procedere pur difficile e complesso dei livelli di integrazione delle nostre collettivit nel tessuto dei paesi di arrivo; del parallelo smobilitare organizzativo delle forze politiche italiane (ripreso solo molto recentemente a seguito dellintroduzione del voto allestero); del configurarsi di una nuova coscienza/soggettivit tuttora in divenire delle nostre comunit dentro i processi di globalizzazione, che tenta di superare il classico quadro di riferimento paese di origine/paese di nuova residenza che ne aveva contraddistinto la precedente contestualizzazione e lettura, per  riposizionare la realt emigratoria dentro gli scenari globali: i migranti come uno dei luoghi di espressione massima delle contraddizioni attuali, ma, allo stesso tempo come puntuazione dellevidenza e della necessit di indivisibilit dei diritti, di pari dignit e di possibilit positiva di interazione-raccordo delle differenti culture e identit, di unopzione politica multipolare e cooperativa.

 

Altra novit fondamentale ed essenziale nel percorso di autoriflessione delle nostre organizzazioni, ma non solo di esse, la rapida crescita dei nuovi flussi di immigrazione dai paesi del sud a quelli del nord del mondo (tra cui si annoverano centinaia di migliaia di discendenti dei nostri emigranti dallAmerica Latina), che ha implicato il recupero di una prospettiva internazionalista nella lettura degli eventi che si sono succeduti,  di un nuovo possibile protagonismo delle collettivit migranti tutte, intese come sedi e luoghi sociali in cui sperimentare da attori il valore aggiunto e le opportunit della interculturalit dentro le dinamiche della globalizzazione.

 

In un certo senso, in questi anni si andata concretizzando, seppure in modo contrastato, il famoso auspicio di Carlo Levi nel suo discorso al Senato del 1970 dal titolo Emigranti: non pi cose, ma protagonisti. Un protagonismo che tuttavia pare rapportarsi, inevitabilmente -e giustamente-, sempre pi alle situazioni dei paesi di residenza e alle questioni globali e sempre meno allItalia. Le identit culturali delle collettivit migranti sono  infatti, per forza di cose, plurali e non riconducibili esclusivamente ai paradigmi nazionali.

 

Solo lapprodo del voto allestero interviene a rallentare questo processo frutto della progressiva, sebbene faticosa integrazione delle collettivit emigrate; ma certamente non pu bloccarla. Il voto allestero, in questo contesto, poteva costituire una grande occasione di innovazione politica e culturale per il nostro paese oltre che per un rinnovato e originale protagonismo delle nostre collettivit emigrate sullo scenario italiano.

 

Per ci era indispensabile il riconoscimento e il rispetto di questa pluralit identitaria sia da parte degli interlocutori politici ed istituzionali nazionali, sia come atto di convinta autocoscienza da parte degli esponenti dellemigrazione eletti nel Parlamento e di tutti coloro che si occupano degli italiani allestero.

Il modo in cui il voto si concretizzato, lapproccio scarsamente innovativo e spesso strumentale utilizzato dagli attori coinvolti, gli scarsi risultati ad oggi ottenuti, lasciano molti dubbi e uno strascico crescente di frustrazione.

 

La storia dir se lesito del voto allestero abbia costituito o costituisca un elemento di innovazione positivo o piuttosto una sorta di colpo di coda di una componente residuale dellemigrazione italiana cooptata -fuori tempo massimo- nelle vischiose dinamiche della crisi politica italiana.

 

 

* Rodolfo Ricci

(Coordinatore nazionale FILEF e Segretario Generale FIEI)