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 I NUOVI ITALIANI  di Corrado Giustiniani
La ricetta Usa? 12 milioni di clandestini

pubblicato il 24-06-2008 alle 12:20

A furor di popolo, affrontiamo stavolta un tema ostico e forse “pallosetto”, ma certo ineludibile. Come rendere efficiente la politica degli ingressi per lavoro. Come evitare che l'Italia si riempia fino all'inverosimile di overstayers, di gente che entra con il permesso di soggiorno per turismo e poi si ferma oltre i tre mesi consentiti, alla ricerca di un posto di lavoro. Come neutralizzare, insomma, questa elettrocalamita di irregolari.
 
Parliamone pure. Anzi, iniziamo a parlarne, tenendo presenti due fatti. Primo: nessuno al mondo ha la ricetta magica per far incontrare una domanda di lavoro che si genera nel paese e un'offerta dislocata lontano, al di fuori dei confini nazionali. Secondo: prendiamo coscienza che ad affrontare il problema, oggi, siamo quattro gatti: noi de "I nuovi italiani" e qualche esperto che non si dà per vinto, come Sergio Briguglio. Tutti gli altri si accapigliano attorno a facili quanto inutili divagazioni: come il reato di "ingresso clandestino", che certo non frenerebbe la massa degli overstayers, entrati, per l'appunto, con regolare permesso turistico. A meno che il vero bersaglio non siano i disgraziati delle "carrette del mare", quei 20 mila all'anno che rappresentano appena il 13 per cento degli ingressi in Italia, e ancor meno sottraendo chi di loro è venuto a chiedere asilo politico. 

Non ci possono indicare la giusta via gli Stati Uniti, il paese di immigrazione per eccellenza. Vero che ai varchi portuali e aeroportuali i controlli sono rigorosissimi, vero che senza visto non entri e che se ti trattieni un giorno in più rispetto al consentito, la volta dopo non lo ottieni più, vero che conquistare la "green card" non è affatto facile e che molti fra i migliori studenti stranieri devono abbandonare il paese dopo la laurea. Ma resta il fatto che gli Stati Uniti, secondo una stima condivisa tanto dai repubblicani quanto dai democratici, sono oggi alle prese con 12 milioni di clandestini, che entrano nel territorio federale dai 3 mila chilometri di confine con il Messico, e trovano lavoro in agricoltura, nelle piccole imprese, nei ristoranti.

Non di rado si tratta di clandestini che pagano i contributi previdenziali e le imposte. Ciò accade quando questi immigrati riescono a impossessarsi del codice di social security a otto cifre necessario per lavorare, liberato da altri che hanno abbandonato il paese o l'impiego, o sono deceduti. Di tali falsi codici, che vengono poi esibiti ai datori di lavoro, esisterebbe un fiorente mercato nero. Sembra che sia stata questa la pista che ha condotto la polizia ad arrestare nello Iowa, a metà maggio, 270 clandestini. Prelevandoli da posti di lavoro dove, peraltro, erano costretti a turni fino a 14 ore al giorno ininterrotte.

Di fronte alla piaga della clandestinità, il Congresso Usa ha discusso per lunghi mesi se varare un'amnesty, una sanatoria insomma. Erano d'accordo i democratici, ma anche il candidato repubblicano alla presidenza Mc Cain, impegnato in uno slalom tra la ricerca dei voti dell'elettorato ispanico e le proteste del suo partito, con velate accuse di tradimento. L'ultima posizione di Mc Cain è quella di «garantire sicurezza ai confini», mentre l'amnistia è rinviata al dopo elezioni. Ma certo tutti questi clandestini non potranno essere cancellati con la scolorina, mentre sono impossibili espulsioni di massa. Così come non possono essere cancellati o espulsi i 540 mila immigrati che lavorano in Italia irregolarmente, ma per i quali è stata fatta richiesta di nullaosta dai datori di lavoro, oltre la capienza effettiva dei flussi (170 mila ingressi per il 2007).

Alcuni lettori del blog dicono che ci vorrebbe il visto per lavoro anche in Italia. Ma c'è già, e da più di vent'anni! Soltanto che non funziona il sistema, avviato dalla legge 943 del 1986, perfezionato dalla legge Martelli del 1990, e via via arricchito, se è corretto usare questo verbo, dalla Turco-Napolitano del 1998 e dalla Bossi-Fini del 2002, che prevede "contratti di lavoro preventivi", per l'immigrato che deve risiedere all'estero. Poiché non si assume prima di aver visto il lavoratore in faccia, e anche all'opera, ecco che lo straniero entra con permesso per turismo, si trova un datore di lavoro, abbandona l'Italia alla chetichella, si presenta al consolato italiano del paese in cui vive, ritira il nullaosta all'ingresso, torna in Italia, appone le impronte digitali e firma le ultime scartoffie. Tutto questo, ovviamente, se rientra nelle quote fissate ogni anno e in quelle eventualmente aggiuntive.

La Bossi-Fini ha ulteriormente ingessato questo meccanismo farraginoso, prevedendo un rigidissimo "contratto di soggiorno" che ovviamente non può essere rispettato. Va da sé che l'Italia, nel corso della sua storia immigratoria, ha dovuto varare ben cinque sanatorie: nel 1986, nel 1990, nel 1996, nel 1998 e nel 2002, che hanno interessato in tutto 1 milione e 360 mila lavoratori. Ma consoliamoci: la Spagna ne ha già approvate sei. Senza contare che il sistema delle quote, così come funziona nella pratica, assomiglia molto a una sanatoria mascherata. E' possibile apportare dei correttivi che diano un più efficace controllo dei flussi, come molti italiani chiedono, e anche una maggiore trasparenza nella ricerca del lavoro? Di carne al fuoco ne abbiamo già messa troppa: rinviamo la risposta alla prossima puntata.

   

10 commenti  Scrivi un commento
l'articolo proposto per il commento dal dott. Giustiniani è veramente molto interessante. Sull'argomento, compresa la parte riguardante gli USA, ho già scritto molto. Il problema è enorme non solo sotto il profilo economico, ma anche sotto quello della sostenibilità sociale dei fenomeni migratori e della clandestinità, perché siamo non il Paese delle opportunità (gli USA, anche se in crisi, lo sono sempre), ma un Paese in grave crisi economica e di identità sociale. Le ondate migratorie potranno aiutarci, se sapientemente gestite, o affossarci definitivamente. Io una soluzione tecnica ai problemi posti dall'articolo, della cui gravità però, a differenza di tanti altri, sono consapevole, non ce l'ho. Aspetto e spero di sentire proposte da chi è più esperto di me. Attendo con ansia le risposte della prossima puntata.

postato il 24-06-2008 alle 15:42 da Bocca della Verità

 
Per l'amnistia negli usa, aspettiamo la fine delle elezioni. Anche se questa venisse attuata, dubito sarebbe un provvedimento all'acqua di rose. Conoscendo il sistema americano, le condizioni del "perdono" sarebbero sicuramente piuttosto onerose. Per quanto riguarda l'Europa e l'Italia in particolare, la recente adesione di alcuni paesi che "producono" immigrazione all'unione europea ha complicato ulteriormente la questione dei rapporti degli stati ospitanti con gli immigrati. La via delle espulsioni per queste persone diventa dunque impossibile.Un'amnistia non ha senso, perchè effettivamente non sono piu' clandestini. E' partendo da qui che bisogna studiare una soluzione per governare i flussi.

postato il 25-06-2008 alle 17:50 da Effegi

 
ma come, adesso che si parla di soluzione pratiche non scrive più nessuno? è più facile evidentemente cianciare di solidarietà, soprattutto se a spese degli altri.

postato il 25-06-2008 alle 22:06 da Bocca della Verità

 
Credo proprio che una vera e propria soluzione non ci sia. E proprio la situazione americana, pur con i suoi rigorosissimi filtri, lo dimostrerebbe, stando a quanto scirve Giustiniani. Ritengo però che sia punto cruciale la messa in atto di una seria e dura lotta senza quartiere a chi fa lavorare in nero.

postato il 25-06-2008 alle 23:43 da pierpaolo

 
Come chiaramento puntualizzato dall'ultimo QUARK di Piero Angela, il ns. paese non è in crisi di identità bensì in grave crisi demografica, la quale comprende anche la crisi di identità perchè,lo si voglia riconoscere o meno, gli anziani sono sempre più egiusti e misigini dei giovani. Oltre a questo ci sarà, tra nemmeno un decennio, un fortissimo deficit conrtibutivo, in nessun modo compensato dalla natività locale, sia italiana che straniera.= Tutto questo viene quotidianamente comprovato, ed invece si pensa a difendere l'italianità.Tra 50 anni , senza immigrazione importante, saremo ridotti di qualche milione e la popolazione ultrasessantenne % sarà oltre il 35/40% con quali conseguenze socio-economiche difficilmente revedibili.=Quindi si tratta solamente di legiferare in modo serio e plausibile, non sotto dettati di emergenza e demagogie di dx o sx. Degli stranieri nè abbiamo bisogno, lo vogliamo capire??? E' questo senza se, ne ma.=

postato il 26-06-2008 alle 10:10 da mario

 
Purtroppo le tasse proibitive che i datori di lavoro pagano al “socio” passivo – lo stato- non fanno altro che incoraggiare sia il lavoro in nero,l’evasione fiscale nonché l’immigrazione clandestina! In tal modo non si regola il rapporto reale richiesta – offerta di mano d’opera a “basso costo”. E chiaro che se il povero di turno che riesce a lavorare in nero per un po’ non è altro che un esempio da seguire per i suoi connazionali. Investimenti seri poi nei loro paesi, soprattutto a livello formativo sicuramente aiuterebbero a diminuire il numero dei disperati che vengono qui alla ricerca di una sopravivenza decente. Basterebbero anche alcuni accordi economici che permetterebbero di avere scambi commerciali reciprocamente vantaggiosi- sempre se i grandi potenti lo permettessero! Di sicuro non sono un’esperta in economia e tanto meno in politica! Ma quello che è sicuro è che basta la buona volontà per poter affrontare qualsiasi problema serio. Ma questo rientra sempre nel discorso della “persona”! I mezzi per realizzare un equilibrio ( ah il mio idealismo!) o meglio dire.. meno contrasto tra la fame e l’opulenza esistono da sempre! Quello che manca è la volontà! E’ retorica..?

postato il 26-06-2008 alle 14:41 da ocabionda

 
Prima di tutto al conto delle sanatorie italiane ne andrebbe aggiunta una la prima! Credo sia stata emanata nel 79 per sanare perlopiù il personale domestico degli italiani reimpatriati dall'Etiopia ed Eritrea che scapparono dal rivoluzione o colpo di stato comunista che depose il Negus. Inoltre credevo che le sanatorie in Spagna erano state due e non sei come riportato ma prendo le informazioni per buone. Se il visto è introdotto da vent'anni in Italia è pure vero che bisognerebbe operare con rispetto delle procedure, concederlo o negarlo: ossia all'inizio il funzionario doveva preoccuparsi di verificare se il richiedente fosse stato clandestino in Italia, in caso lo fosse stato il visto andava diniegato, siccome i dinieghi aumentavano da Roma venne elaborata una circolare: fatevi i fatti vostri! Date i visti!. Poi il nulla osta che aveva una scadenza, oltre la scadenza non si potevano più emettere visti, siccome molti si vedevano respinte le richieste perchè si presentavano otre la scadenza del nulla osta da Roma arrivò un'altra circolare: fatevi i fatti vostri! Date i visti! Quello che però non riesco a capire dal post è perchè il contratto di soggiorno non può "ovviamente" essere rispettato! Cioè io firmo una obbligazione che mi fa assumere degli oneri, però so che "ovviamente" non rispetterò ciò che ho firmato, ma perchè? Se le condizioni sono troppo onerose io non assumo stranieri, l'assunzione dello straniero dovrebbe essere una eccezione e non una forma di sfruttamento di dimensioni bibliche! Inoltre non credo che la "Bossi Fini" abbia complicato l'ingresso degli stranieri infatti è ancora possibile assumere stranieri facendoli espatriare e immigrare con contratti part-time da 20 ore!

postato il 26-06-2008 alle 15:22 da Sebastiano

 
"Degli stranieri nè abbiamo bisogno, lo vogliamo capire??? E' questo senza se, ne ma.= " un'immigrazione selvaggia e incontrollata ci porterà solo criminalità e disgregazione sociale, altro che italianità ed egoismo dei vecchi (i giovani di oggi saranno i vecchi di domani e saranno molti di più) Quindi, sì all'immigrazione necessaria, però con molti se e molti ma.

postato il 26-06-2008 alle 15:29 da Bocca della Verità

 
Sono d'accordo con Bocca della Verità. Quando si tratta di suggerire percorsi concreti allora diventa tutto più difficile, la penna si blocca. E' molto più facile cavalcare il sentimento provocato dalla paura del diverso e, a seconda della formazione di ognuno, assentire con chi si avverte più simile a sè e dissentire con coloro i quali esprimono pensieri lontani. Personalmente credo che sia estremamente improbabile trovare la ricetta che va bene per ogni Paese, la storia lo insegna. Sempre personalmente, vorrei che fosse la nostra classe politica, intesa anche e soprattutto come potere legislativo, a proporre delle vere politiche di integrazione per gli stranieri e che le sottoponesse al giudizio dell'opinione pubblica. Non mi pare che questo sia mai avvenuto, sia con i governi di centro sinistra sia con quelli di centrodestra, a riprova del fatto che l'immigrazione è un fenomeno difficile da governare e da normare quando la disperazione spinge tanta povera gente a fuggire dalla propria terra. Maria Concetta

postato il 26-06-2008 alle 15:45 da Maria Concetta

 
Secondo me invece gli stranieri non ci servono a nulla! Non servono straniere per essere soubrette o veline in televisione, non servono uomini di colore che ospiti fissi ad un programma di Fazio facciano il tifo per la Juventus, non servirebbero nemmeno nel calcio o nello sport in generale: tutte queste cose si farebbero lo stesso anche senza stranieri. L'Italia ce l'ha sempre fatta senza stranieri: la mia famiglia come tante altre venne sfolata durante la seconda guerra mondiale percorrendo d'inverno il tragitto a piedi scalzi e al ritorno trovò la casa scoperchiata e tirarono avanti senza l'aiuto di alcun straniero. Ora che aabbiamo case migliori, la macchina, gli elettrodomestici, il cellulare, il servizio sanitario nazionale a che dovrebbero servire gli stranieri se non a sfruttare quello che trovano? Inoltre non so se sono l'unico a ricordare la storia dela guerra di Troia, ma i rispettivi governi dei popoi migranti stanno cominciando ad usare a loro emigrazione come un arma: Gheddafi qualche anno faparlava de'Europa come un continente che si stava convertendo ala fede di Maometto e nessun statista europeo lo contestò, i presidente del'Ecuador Correa pretende che l'Europa non disturbi i suoi connazionali mentre iberamente bivaccano nei nostri territtori, così la Kirchner e Chavez e Lula tutti uniti nel criticare i paesi europei minacciando sanzioni. Addirittura il senato uruguaiano vota una mozione per indicare ai paesi europei come trattare gli immigrati. Per me la soluzione sarebbe semplice far valere la propria sovranità con le buone o con le cattive.

postato il 26-06-2008 alle 20:35 da Sebastiano

 
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