SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVI LEGISLATURA ------

17a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

 

MERCOLEDÌ 11 GIUGNO 2008

(Pomeridiana)

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Presidenza del presidente SCHIFANI,

indi della vice presidente BONINO

 

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Italia dei Valori: IdV; Il Popolo della Libertà: PdL; Lega Nord Padania: LNP; Partito Democratico: PD; UDC, SVP e Autonomie: UDC-SVP-Aut; Misto: Misto; Misto-MPA-Movimento per l'Autonomia: Misto-MPA.

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RESOCONTO SOMMARIO

 

Presidenza del presidente SCHIFANI

 

La seduta inizia alle ore 17.

 

Il Senato approva il processo verbale della seduta pomeridiana del 5 giugno.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

 

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 17,02 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. L'informativa del Governo sui gravi fatti relativi alla clinica Santa Rita di Milano avverrà domani mattina alle ore 11,30 con l'intervento del Sottosegretario per il lavoro, la salute e le politiche sociali Fazio, a seguito del quale ciascun Gruppo potrà intervenire per cinque minuti.

Commissioni permanenti, costituzione

PRESIDENTE. Comunica che la 14a Commissione permanente ha proceduto in data odierna alla propria costituzione. (v. Resoconto stenografico). (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

Commissioni parlamentari, convocazione

PRESIDENTE. Comunica che, d'intesa con il Presidente della Camera dei deputati, la costituzione delle Commissioni bicamerali, della cui composizione è stato dato annuncio nella seduta pomeridiana del 4 giugno, avrà luogo giovedì 19 giugno nella sede di palazzo San Macuto.

Sul 20° anniversario della scomparsa di Giuseppe Saragat

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). Nel ventennale della scomparsa, ricorda la figura di Giuseppe Saragat, protagonista di una lunga e fruttuosa storia politica, della genesi e dell'evoluzione del Partito socialdemocratico italiano e della vita istituzionale repubblicana. Il suo pensiero, figlio di influenze nobili e composite, è stato sempre coerente con una visione umanitaria della politica, con un equilibrato realismo e con una prospettiva riformista lungimirante, ispirata ai principi della socialdemocrazia, del liberalismo, dell'europeismo e dell'atlantismo. Fondamentale è stato il suo contributo all'evoluzione del riformismo italiano, che lo ha visto compiere scelte coraggiose, come la scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini, grazie alla quale il Partito da lui guidato ha potuto assumere un ruolo di primo piano nella modernizzazione dell'Italia negli anni del centrismo e del centrosinistra. Virtuoso è stato il suo ruolo all'interno delle istituzioni, come ambasciatore italiano in Francia, come Ministro, come primo Presidente dell'Assemblea costituente, in cui ha svolto una paziente opera di mediazione e di composizione dei dissensi tra le varie anime che ne facevano parte, come Presidente della Repubblica ed infine come senatore a vita. In particolare va ricordata la sua interpretazione del ruolo di Capo dello Stato insieme rigorosa e sensibile, capace di porsi al di sopra dei partiti e di badare primariamente alla difesa dei valori della Costituzione e alla costruzione dell'integrazione europea, che considerava un potente ed indispensabile fattore di pace. (Vivi, generali applausi).

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Rileggendo il discorso con cui l'allora senatore Saragat intervenne, in occasione del sequestro di Aldo Moro e dell'eccidio degli uomini della sua scorta, richiamando con toni vibranti l'unità di tutti i democratici nella risposta al terrorismo, si possono scorgere in maniera esemplare i tratti peculiari della sua storia politica ed istituzionale. Egli subì, da combattente antifascista, l'arresto e l'esilio, divenne poi componente del Comitato di Liberazione Nazionale ed infine fu protagonista della nascita e dell'evoluzione delle istituzioni repubblicane, come Ministro, come primo Presidente dell'Assemblea costituente ed infine come Presidente della Repubblica. Sempre coerente propugnatore di una visione umanistica della politica, trovò ispirazione nel pensiero dei più grandi interpreti del liberalismo e della cultura progressista italiana e seppe difendere nel suo operato i valori della libertà, della democrazia, dell'europeismo e dell'attaccamento alla Patria. Di grande attualità, infine, la sua rappresentazione non manichea della politica, alla costante ricerca dei possibili punti di saldatura tra le varie anime politiche, e l'alto senso civico e dello Stato.(Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut, PD, IdV e del senatore Vizzini).

Sulla morte di sei operai in Sicilia

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). A Mineo, in provincia di Catania, hanno perso la vita in un incidente sul lavoro sei operai; dopo aver ricordato che il Senato ha già messo in cantiere l'istituzione di una Commissione di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, invita l'Aula ad un minuto di raccoglimento in segno di cordoglio e di solidarietà nei confronti dei familiari degli operai deceduti. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

Saluto ad una delegazione dell'Associazione Arcidonna di San Severo (FG)

PRESIDENTE. Saluta la delegazione dell'Associazione Arcidonne di San Severo, in provincia di Foggia, presente sulle tribune. (Applausi).

Ripresa della discussione sul 2° anniversario della scomparsa di Giuseppe Saragat

LANNUTTI (IdV). Giuseppe Saragat fu spinto all'adesione alle idee socialiste dalla sua visione umanitaria, che conservò nell'arco di una lunga ed intensa vita politica, che lo vide opporsi al regime fascista, contribuire alla costruzione della Repubblica come Presidente dell'Assemblea costituente, far nascere e guidare il Partito socialdemocratico italiano ed ascendere alla Presidenza della Repubblica grazie alla confluenza dei voti socialisti e comunisti. Propugnò lo sviluppo e la libertà della Nazione nell'alveo delle democrazie occidentali, anche a costo di ricevere feroci critiche da parte di esponenti della sinistra, difese con forza la democrazia e la giustizia sociale nei difficili periodi del dopoguerra e della guerra fredda e diede un fondamentale contributo alla realizzazione dei Governi di centrosinistra. Assunse infine, dopo il settennato al Quirinale, la carica di presidente del PSDI, senza però assistere alle degenerazioni tangentizie del cosiddetto pentapartito degli anni '90. La commemorazione della sua esperienza politica, che ha avuto riconoscimenti nazionali ed internazionali, è opportuna ed assume un'importanza assai rilevante: il fatto che nelle Aule parlamentari non siano più presenti né il Partito socialdemocratico né partiti che si rifanno direttamente all'esperienza socialista, non deve far dimenticare infatti come gli ideali di giustizia e di uguaglianza debbano necessariamente costituire il pilastro ideale della vita politica italiana. (Applausi dal Gruppo IdV e della senatrice De Feo).

GARAVAGLIA Massimo (LNP). L'attualità del pensiero di Giuseppe Saragat è dimostrata dal suo lungimirante e coraggioso atlantismo, che gli costò le severe critiche di gran parte della sinistra italiana, e dalla convinzione (testimoniata anche dall'appartenenza al Movimento federalista europeo fondato da Altiero Spinelli) della necessità di costruire un'Europa federale dei popoli, come antidoto al deficit di democrazia delle istituzioni statuali e sopranazionali. L'attualità di questo pensiero andrebbe valorizzata in un momento storico in cui si assiste alla crisi dello Stato-Nazione, incapace sia di governare i processi della globalizzazione sia di offrire risposte concrete alle capillari esigenze dei territori che lo compongono. Anche il processo di integrazione europea fa registrare un preoccupante deficit di democrazia, come dimostra il fatto che la sola Irlanda chiamerà i propri cittadini a decidere con referendum sulla ratifica del Trattato di Lisbona, mentre l'allargamento dell'Unione a 27 Stati, imposto da finalità meramente economiche, ha oggettivamente frenato l'integrazione politica e lo sviluppo dell'Europa democratica, federata e dei popoli che lo stesso Saragat auspicava. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

CABRAS (PD). Ricorda la figura di Giuseppe Saragat, primo Presidente dell'Assemblea Costituente, ma anche primo Presidente socialista e di sinistra della Repubblica italiana. Uomo dalle idee lungimiranti (cui la storia in molti casi avrebbe dato ragione), sostenitore della collaborazione tra socialisti e cattolici democratici nel Governo del Paese e, in politica estera, della linea euroatlantica e di un'integrazione europea che andasse oltre l'ambito meramente economico, Saragat difese sempre con ammirevole fermezza i propri orientamenti, anche quando si venne a trovare in posizioni di minoranza nel panorama della sinistra italiana del dopoguerra. (Applausi dai Gruppi PD e IdV e del senatore Speziali).

VIZZINI (PdL). Nel ricordare con profonda emozione il proprio legame personale di collaborazione politica con Giuseppe Saragat, mette in rilievo il grande spessore culturale e l'ammirevole coerenza di principi dello statista socialdemocratico, anche e soprattutto nei momenti in cui si venne a trovare in posizione minoritaria. Saragat, che aveva lucidamente previsto la disfatta dei due più grandi mali del Novecento, il fascismo e il comunismo, merita oggi di essere ricordato per la fondamentale importanza dei valori democratici per i quali ha lottato e di cui è stato portatore. (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

GIOVANARDI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Si associa, a nome del Governo, al ricordo di Giuseppe Saragat, della cui vita politica ripercorre brevemente le tappe, sottolineando in particolar modo il suo ruolo di precursore del riformismo e di sostenitore di un socialismo attento ai bisogni delle classi disagiate ma estraneo a furori ideologici. (Applausi dal Gruppo PdL).

Sull'uccisione di un tenente dell'Arma dei carabinieri

PARAVIA (PdL). Pochi giorni fa, a Pagani in provincia di Salerno, il tenente dei Carabinieri Marco Pittoni è stato ucciso da una banda di malviventi mentre cercava di sventare una rapina ad un ufficio postale. Richiama l'attenzione dell'Aula su tale ennesimo sacrificio di un esponente delle forze dell'ordine e sulla necessità di correggere gli eccessi di permissivismo della legislazione. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP). Auspica che venga osservato un minuto di raccoglimento.

PRESIDENTE. Nel ricordare che la Presidenza del Senato ha già espresso cordoglio ai familiari del carabiniere ucciso tramite il Comando dell'Arma, invita l'Assemblea ad osservare un minuto di raccoglimento. (L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento).

Sul grave fenomeno delle morti sul lavoro

GIULIANO (PdL). In riferimento anche al grave incidente sul lavoro verificatosi in Sicilia di cui il Presidente ha dato comunicazione all'Assemblea, auspica una tempestiva calendarizzazione dell'esame in Aula del disegno di legge che istituisce una Commissione di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, licenziato dalla Commissione di merito in sede referente.

 

GARRAFFA (PD). Sottolinea l'importanza dell'istituzione una Commissione di inchiesta.

PRESIDENTE. Il disegno di legge in oggetto è stato inserito nel calendario dei lavori dell'Aula per la prossima settimana

FINOCCHIARO (PD). Sottolinea la gravità dell'incidente verificatosi in Sicilia e ribadisce l'importanza di una rapida istituzione della Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro. (Applausi dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-Aut).

Discussione del disegno di legge:

(692) Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Relazione orale)

BERSELLI, relatore. Il decreto-legge in esame, onorando un preciso impegno preso con gli elettori, costituisce la prima e più urgente risposta del Governo all'emergenza sicurezza, un problema concreto e non, come alcuni sostengono, una percezione distorta della realtà provocata dai mass-media. Sul provvedimento vi è stato un atteggiamento collaborativo e costruttivo da parte di maggioranza ed opposizione nel corso dell'esame presso le Commissioni 1a e 2a riunite. Talune proposte emendative dell'opposizione, pur condivisibili nel merito, non sono tuttavia state accolte in quanto avrebbero richiesto un maggiore approfondimento, non consentito dai tempi ridotti di conversione del decreto. Nel merito, l'articolo 1 del decreto-legge, apportando modifiche al codice penale, amplia le possibilità di espulsione di cittadini stranieri a seguito di condanna penale, prevede pesanti sanzioni per la violazione del provvedimento di espulsione, inasprisce le pene per omicidio colposo o lesioni colpose dovuti a guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti, predispone strumenti per rendere più efficaci i controlli di identità e per reprimere fattispecie legate alla criminalità organizzata e, infine, prevede una nuova circostanza aggravante determinata dalla presenza irregolare sul territorio dello Stato. L'articolo 2 interviene sul codice di procedura penale, estendendo i casi di distruzione di cose sottoposte a sequestro e disciplinando l'attività di coordinamento del procuratore nazionale antimafia. L'articolo 3 sottrae al giudice di pace la competenza in caso di lesioni colpose gravi dovute a guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti; l'articolo 4 modifica il codice della strada elevando le sanzioni per guida in stato di ebbrezza. L'articolo 5 introduce il reato di cessione onerosa di immobile, allo scopo di trarne un ingiusto profitto, a straniero privo di idoneo titolo di soggiorno. E' stato approvato un emendamento che prevede l'obbligo di rilievi fotodattiloscopici per tutti i cittadini stranieri provenienti da Stati per i quali è richiesto il visto di ingresso. Ulteriori misure sono previste, negli articoli da 10 a 12, in materia di contrasto alla mafia, di confisca di denaro o di beni, di prevenzione di traffici o attività delittuose e di applicazione temporanea di magistrati della Direzione nazionale antimafia alle procure distrettuali. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).

VIZZINI, relatore. Il decreto-legge in esame, affiancato da un disegno di legge organico in materia di sicurezza pubblica, costituisce una risposta tempestiva del Governo a due fenomeni allarmanti: l'illegalità diffusa, collegata all'immigrazione clandestina e alla criminalità organizzata, specialmente mafiosa, e l'insicurezza crescente delle famiglie, sconvolte dai fatti delittuosi che si verificano nel privato delle loro abitazioni e nelle strade, dove aumentano gli incidenti. Accantonando atteggiamenti di critica pregiudiziale, sono state prese in considerazione proposte efficaci provenienti dal precedente Governo, che, nonostante la collaborazione offerta dal centrodestra, non riuscì a varare il pacchetto sicurezza per l'opposizione della sinistra massimalista. In Commissione affari costituzionali, sebbene siano emersi aspetti critici, si è svolto un confronto pacato e sono stati approvati emendamenti, anche dell'opposizione, con riferimento all'articolo 5, dove è stata più correttamente definita la fattispecie della cessione a titolo oneroso di un immobile a straniero irregolarmente soggiornante, e all'articolo 6, che potenzia gli strumenti a disposizione del sindaco per contrastare la criminalità locale. L'articolo 7 attribuisce una nuova funzione ai piani coordinati di controllo del territorio. Particolarmente importanti, infine, sono le norme introdotte in materia di confisca dei patrimoni mafiosi. Alcuni emendamenti non hanno trovato accoglimento, non a seguito di una valutazione di merito negativa da parte delle Commissioni riunite, ma perché la maggioranza ha ritenuto opportuno esaminarli nel dal disegno di legge che il Governo ha presentato e che nelle prossime settimane inizierà il suo iter parlamentare. (Applausi dal Gruppo PdL).

Sul grave incidente sul lavoro verificatosi in Sicilia

PRESIDENTE. La Presidenza ha preso contatti con il Governo perché riferisca al più presto al Senato sulla tragedia del lavoro avvenuta in provincia di Catania.

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 692

ZANDA (PD). Interviene per illustrare la questione pregiudiziale QP1, presentata da senatori del Partito Democratico. La previsione dell'aggravante, se il fatto è commesso da soggetto che si trovi illegittimamente sul territorio nazionale, introduce una disparità di trattamento che, violando l'articolo 3 della Costituzione e numerose norme internazionali sui diritti umani, rischia di incorrere nella censura della Corte europea di giustizia. La XVI legislatura è iniziata all'insegna dell'abbandono delle contrapposizioni ideologiche e della delegittimazione dell'avversario, ma la concreta volontà di dialogo si misurerà sulla capacità della maggioranza di rinunciare all'imposizione di interessi personali e di forzature costituzionali. La lotta alla clandestinità, che sarà peraltro più efficace se non violerà la Costituzione, è un obiettivo condiviso ed è opportuno che il Governo affianchi alle misure repressive iniziative preventive capaci di incidere sulle cause dei fenomeni migratori. (Applausi dai Gruppi PD e IdV e della senatrice Giai).

LI GOTTI (IdV). Interviene per illustrare la pregiudiziale QP2. Contraddicendo la relazione di accompagnamento che menziona il previo accertamento della pericolosità sociale ai fini della irrogazione della misura di sicurezza dell'espulsione o dell'allontanamento, l'articolo 1 del decreto-legge reintroduce la fattispecie di presunta pericolosità che, secondo la giurisprudenza costituzionale, non può essere desunta in alcun modo dalla carenza del titolo di soggiorno. Parimenti irragionevole è l'articolo 5 che, con riferimento all'immobile affittato allo straniero irregolarmente soggiornante, ipotizza la confisca obbligatoria, una misura che dovrebbe dipendere dalla pericolosità intrinseca del bene anziché da una condizione soggettiva del beneficiario. Incostituzionale e offensivo è, infine, l'inserimento in un provvedimento d'urgenza della modifica la denominazione dei centri di permanenza temporanea. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

MAZZATORTA (LNP). Il Gruppo voterà contro le questioni pregiudiziali, non ritenendo fondati i rilievi di legittimità costituzionale e non potendo accettare lezioni da un centrosinistra che, nelle sue esperienze di governo, ha dato prova di incapacità e di insipienza rispetto alle esigenze di sicurezza dei cittadini. La clandestinità può costituire circostanza aggravante in quanto è di per sé indice di pericolosità sociale: il mancato rispetto delle regole di ingresso e di soggiorno è interpretabile, infatti, come atto di ribellione nei confronti del potere sovrano dello Stato. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

LONGO (PdL). I rilievi di costituzionalità richiamati nelle pregiudiziali non sono condivisibili alla luce di una valutazione complessiva. La presenza illegittima sul territorio nazionale implica una violazione di legge e rende specifico il riferimento all'aggravante nei confronti di un soggetto che commetta un ulteriore reato. La misura dell'allontanamento fa riferimento ad una pericolosità sociale effettiva e non presunta. La confisca dell'immobile prevista dall'articolo 5 è consentita dalla circostanza che il bene è utilizzato per un fine ingiusto. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

Con votazione seguita da controprova, chiesta dal senatore GIAMBRONE (IdV), il Senato respinge la questione pregiudiziale avanzata, con diverse motivazioni, dal senatore Zanda e da altri senatori (QP1) e dal senatore Li Gotti e da altri senatori (QP2).

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione generale.

GENTILE (PdL). All'immobilismo del Governo Prodi sulle questioni inerenti la sicurezza, dovuto principalmente all'opposizione delle componenti massimaliste della precedente maggioranza, con cui peraltro il Partito Democratico intrattiene ancora forti legami in alcune amministrazioni locali, si contrappone l'efficienza con cui l'attuale Esecutivo sta operando per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, attraverso provvedimenti che raccolgono un ampio consenso tra i cittadini. Un'efficiente politica di prevenzione deve partire dalla consapevolezza che la maggior parte dei reati contro la sicurezza pubblica è commessa da immigrati: sono pertanto condivisibili le norme che prevedono l'espulsione per i cittadini stranieri, anche comunitari, che delinquono e quelle che mirano a scoraggiare l'immigrazione di massa degli extracomunitari. Una particolare attenzione deve essere riservata alla lotta alla criminalità nel Mezzogiorno, dove l'economia sommersa impedisce lo sviluppo di oneste attività produttive. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

CASSON (PD). Considerata l'importanza che la questione della sicurezza pubblica ha assunto in Italia, il Partito Democratico non ha eretto barriere ostruzionistiche rispetto al decreto-legge varato dal Governo, ma ha inteso formulare precise proposte emendative, ad esempio per la tutela delle donne e dei minori nell'ambito familiare, per la lotta al traffico di esseri umani, da cui deriva lo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero, e per il contrasto al fenomeno del caporalato, che contribuisce alla violazione delle norme di sicurezza sul lavoro. Il Governo, pur dichiarando di condividere molte di tali proposte, rinvia ad un termine imprecisato gli interventi in materia, che pure sono improcrastinabili, e preferisce sfruttare lo strumento della decretazione d'urgenza per norme manifesto, inutili e spesso prive di una motivazione reale (come nel caso della modifica della denominazione dei centri di permanenza temporanea) o di un contenuto concreto. (Applausi dal Gruppo PD).

 

Presidenza della vice presidente BONINO

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Il provvedimento, sebbene affronti tematiche rilevanti ed impellenti, offre ai problemi della sicurezza pubblica soluzioni solo parziali, volte a raccogliere il consenso popolare, ma prive di reale efficacia. Le disposizioni miranti a combattere la criminalità organizzata, a conferire maggiori poteri ai sindaci e a colpire lo sfruttamento dell'immigrazione da parte di proprietari di immobili e datori di lavoro appaiono condivisibili nello spirito, ma risultano incomplete e poco chiare, nonché inadeguate rispetto al contesto normativo vigente. Auspica pertanto che in Parlamento possa svolgersi un dibattito sereno, che porti all'introduzione delle norme necessarie a garantire un'effettiva tutela della sicurezza dei cittadini. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut. Congratulazioni).

LIVI BACCI (PD). In tema di immigrazione il Governo sarebbe dovuto intervenire con misure preventive che limitassero l'irregolarità, revisionando i meccanismi di ingresso, attualmente troppo rigidi, e rivedendo i limiti alla durata dei permessi di soggiorno, il cui termine fa spesso cadere in clandestinità immigrati fino a quel momento regolari. Invece l'abbassamento da dieci a due anni della pena di reclusione che fa scattare l'espulsione e la previsione dell'aggravante comune legata alla condizione di irregolarità, misura che colpisce principalmente immigrati che lavorano e che hanno perso o non sono riusciti ad ottenere il permesso di soggiorno, esemplificano l'ideologia repressiva che ispira il provvedimento e l'intera azione della maggioranza. (Applausi dal Gruppo PD).

POLI BORTONE (PdL). Pur riconoscendo l'esigenza di rispondere al bisogno di sicurezza espresso dai cittadini, rileva l'opportunità di correggere alcuni aspetti del provvedimento al fine di eliminare le discrepanze con il trattato dell'unione europea e le direttive comunitarie in materia di immigrazione, che disciplinano i ricongiungimenti familiari e restringono le possibilità di espulsione di un cittadino europeo solo qualora questi rappresenti un effettivo pericolo per la comunità che lo ospita. A tal fine è necessario procedere ad una valutazione dei singoli casi, tenendo presenti anche le esigenze di solidarietà. (Applausi dal Gruppo PD e dei senatori Vizzini e Mazzaracchio).

PORETTI (PD). Manifestando apprezzamento per l'equilibrata posizione espressa dalla senatrice Poli Bortone, sottolinea l'inadeguatezza dei meccanismi regolatori dei flussi di immigrazione, che autorizzano l'ingresso di un numero di lavoratori stranieri ampiamente inferiore rispetto alle richieste di manodopera provenienti dall'imprenditoria italiana. L'attuale sistema favorisce la permanenza in clandestinità di molti lavoratori onesti, la cui emersione porterebbe invece molteplici vantaggi, anche sul piano fiscale, e assegna alle ambasciate un'impropria funzione di uffici di collocamento. Di fronte all'evidenza con cui la criminalità è subentrata allo Stato nella gestione di fenomeni sociali ormai affermatisi, come nel caso della prostituzione, con conseguenze disastrose nel campo dei diritti e delle libertà individuali, occorre avviare iniziative che ripristino lo Stato di diritto, ad esempio assegnando ai sindaci maggiori poteri per interventi positivi e non solamente repressivi. (Applausi dal Gruppo PD).

VALLARDI (LNP). Voterà convintamene a favore di un provvedimento da lungo tempo atteso dai cittadini, che dispone misure di contrasto all'apertura indiscriminata delle frontiere alla luce di una concreta riflessione sulla capacità del Paese di accogliere ed integrare una massa crescente di persone provenienti da culture diverse, non sempre intenzionate a sostentarsi lavorando, la cui presenza sottrae fondi agli italiani bisognosi. Giudica dunque molto positivamente le norme che potenziano il ruolo delle amministrazioni locali nel contrasto alla criminalità, quelle che offrono maggiori poteri alle polizie municipali e la previsione di sanzioni penali per coloro che offrono alloggio a titolo oneroso ai clandestini, gonfiando i prezzi del mercato immobiliare e causando spesso problemi all'ordinata convivenza sociale. Ritiene infine opportuna l'esclusione ai fini del patto di stabilità delle risorse che gli enti locali utilizzano per fronteggiare l'emergenza sicurezza. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori De Eccher e Castro).

VITALI (PD). L'opposizione valuta positivamente alcune norme contenute nel provvedimento in materia di lotta alla mafia, di contrasto agli incidenti stradali causati dall'assunzione di alcool o di sostanze stupefacenti, o finalizzate all'ampliamento dei poteri dei sindaci in materia di sicurezza, che in parte richiamano norme proposte dal Governo Prodi e non approvate a causa dello scioglimento anticipato della passata legislatura. Il cuore del pacchetto sicurezza proposto dal Governo, però, è composto da norme inaccettabili, sostanzialmente inefficaci e in contrasto con il principio costituzionale di uguaglianza e con i Trattati internazionali. Aderendo ad una logica emergenziale, tali norme spingono alla criminalizzazione degli immigrati attraverso la previsione del reato di immigrazione clandestina e la connessa introduzione, contenuta già nel decreto in esame, della clandestinità tra le circostanze aggravanti comuni dei reati. Ben più utile sarebbe promuovere l'immigrazione regolare, modificando le norme della cosiddetta legge Bossi-Fini che sospingono in una condizione di clandestinità anche coloro che vengono in Italia per lavorare regolarmente. Occorre altresì offrire maggiori diritti agli immigrati regolari, come il diritto al voto, e prevedere un inasprimento delle pene per chi si sottrae alle procedure di identificazione, come proposto dall'emendamento 1.19 del senatore Carofiglio, che è stato accolto dalle Commissioni riunite. (Applausi dal Gruppo PD).

SPADONI URBANI (PdL). Il pacchetto sicurezza proposto dal Governo offre una risposta strutturale al problema dell'immigrazione clandestina, facilitando le espulsioni, proponendo certezza e inasprimento delle pene, modificando il ruolo dei centri di permanenza temporanea e colpendo chi trasporta i clandestini in Italia e chi affitta loro gli alloggi. È stato invece saggio espungere il tema del contrasto della prostituzione dal dibattito sulla conversione del decreto-legge che, insieme al tema più generale e urgente della violenza sulle donne, potrà essere più utilmente trattato all'interno del disegno di legge in materia di sicurezza, consentendo così una più ponderata riflessione. Sono inoltre assai positive le disposizioni che ampliano i poteri dei sindaci in materia di ordine pubblico, dal momento che l'apporto degli enti locali in tema di sicurezza e controllo del territorio può costituire un fondamentale valore aggiunto, così come le disposizioni che prevedono la reciproca collaborazione tra polizia municipale e polizia statale. Allo stesso modo vanno accolte con soddisfazione le norme che, attraverso l'inasprimento delle pene, mirano a ridurre gli incidenti automobilistici causati dall'assunzione di alcool o sostanze stupefacenti: occorre infatti porsi il fondamentale obiettivo di dimezzare il numero delle vittime stradali entro un biennio. Invita, infine, a considerare, nella fase applicativa delle norme, l'esigenza di predisporre adeguata tutela in favore degli apolidi e di chi richiede lo status di rifugiato. (Applausi dal Gruppo PdL).

MAGISTRELLI (PD). Da anni si assiste ad un numero assai elevato di incidenti stradali causati dall'abuso di alcool e dall'uso di sostanze stupefacenti. Se dunque può essere utile un inasprimento delle sanzioni, anche di natura detentiva, non va sottovalutato il fatto che la continua modifica del codice della strada avvenuta negli ultimi anni non agevola l'informazione e la comprensione delle norme da parte dei cittadini, in un settore in cui è particolarmente importante avere norme certe, chiare e di facile applicazione. Lo strumento della decretazione d'urgenza, a tale proposito, non appare adeguato, perché impedisce la necessaria ponderazione in un ambito, quello penale, nel quale all'introduzione di novità deve corrispondere un coerente adeguamento dell'organizzazione della giustizia e dell'attività di pubblica sicurezza, che deve essere in grado di garantire un capillare sistema di controlli. Chiede di allegare ai Resoconti della seduta la restante parte dell'intervento (v. Allegato B).

BENEDETTI VALENTINI (PdL). Il Governo ha offerto una risposta adeguata e pertinente, per quanto ovviamente perfettibile, alla domanda di sicurezza posta dalla grande maggioranza del popolo italiano di fronte alla presenza di flussi migratori sregolati e illegali. Il Partito Democratico, nonostante la sbandierata disponibilità al dialogo e la dichiarata priorità offerta alla sicurezza dei cittadini, non si è invece liberato delle proprie pregiudiziali ideologiche, come dimostra la contestazione dell'opportunità ed anche della legittimità costituzionale delle proposte concrete ed efficaci contenute nel provvedimento in esame. Anticipa infine la propria contrarietà, già espressa in Commissione, ad un emendamento governativo sullo spostamento dell'udienza del giudice preliminare nei tribunali capoluogo di distretto. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

PRESIDENTE. Rinvia il seguito della discussione generale ad altra seduta.

DI GIOVAN PAOLO (PD). Rileva la scarsa presenza in Aula di senatori di centrodestra nel corso della discussione generale su un tema che pure il Governo considera di prioritaria importanza e sottolinea come l'opposizione, per senso di responsabilità, non abbia approfittato della situazione per far ricorso a strumenti regolamentari che le avrebbero consentito di mettere in difficoltà la maggioranza. (Applausi dal Gruppo PD).

FERRARA (PdL). I rilievi avanzati sono impropri in quanto il dibattito è stato regolato dalla Conferenza dei Capigruppo con il consenso di maggioranza e opposizione e pertanto, nell'attuale fase della discussione del provvedimento, la minoranza non avrebbe in ogni caso potuto compiere alcuna manovra ostruzionistica.

 

PRESIDENTE. Prendendo atto delle precedenti osservazioni, ribadisce che la Presidenza intende attenersi strettamente al Regolamento. Dà annunzio degli atti di sindacato ispettivo pervenuti alla Presidenza (v. Allegato B) e comunica l'ordine del giorno delle sedute del 12 giugno.

 

La seduta termina alle ore 20,04.

   

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente SCHIFANI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 17).

Si dia lettura del processo verbale.

 

MONGIELLO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta pomeridiana del 5 giugno.

 

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 17,02).

 

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, avverto che la prevista informativa del Governo sui gravi fatti della clinica "Santa Rita" di Milano avverrà domani mattina alle ore 11,30, con l'intervento del Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali, professor Ferruccio Fazio.

I Gruppi potranno successivamente intervenire per cinque minuti ciascuno.

 

Commissioni permanenti, costituzione

PRESIDENTE. Comunico che la 14a Commissione permanente ha proceduto in data odierna alla propria costituzione.

Sono risultati eletti:

Presidente: Boldi;

Vicepresidenti: Santini e Pedica;

Segretari: Sibilia e Di Giovan Paolo.

A loro formulo i migliori auguri. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

 

Commissioni parlamentari, convocazione

PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con il Presidente della Camera dei deputati, la costituzione delle Commissioni bicamerali - della cui composizione è stato dato annuncio nella seduta pomeridiana del 4 giugno scorso - avrà luogo giovedì 19 giugno prossimo nella sede di Palazzo San Macuto, in via del Seminario. (Brusìo).

Inviterei i colleghi a un attimo di silenzio, data la delicatezza della scansione dei tempi e degli adempimenti.

Le Commissioni bicamerali sono convocate nei seguenti orari:

- ore 13,30: Commissione parlamentare per le questioni regionali; Commissione parlamentare per l'infanzia; Commissione parlamentare per il controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale; Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria.

- ore 14,30: Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi; Commissione parlamentare per la semplificazione della legislazione; Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

 

Sul 20° anniversario della scomparsa di Giuseppe Saragat

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). Onorevoli colleghi, sono trascorsi venti anni da quando, l'11 giugno 1988, veniva a mancare Giuseppe Saragat, quinto Presidente della Repubblica italiana, già Presidente dell'Assemblea costituente, padre nobile della socialdemocrazia italiana.

Nato il 19 settembre 1898 a Torino, Saragat rappresenta una personalità di straordinaria vitalità intellettuale, capace di dirigere e guidare un partito, fino quasi a immedesimarsi completamente in esso, trasformarne le strutture portanti e determinarne le linee guida in un tempo lungo e difficile.

La genesi e la storia del Partito socialdemocratico affondano le radici nel suo inesausto tentativo di riunificare le correnti del socialismo italiano prima e durante l'esilio che segue i primi anni di militanza nel Partito socialista unitario di Turati e Matteotti, cui si iscrive nel 1922, appena dopo la scissione di ottobre, accedendo alla direzione del partito, a soli 27 anni, nel 1925.

La sua formazione culturale - lo ricordava il presidente Spadolini nella commemorazione tenuta in Senato il 14 giugno del 1988 - si fonda su influenze nobili e composite: Turati e Treves, Croce ed Einaudi.

La decisiva esperienza dell'espatrio tra il 1926 e il 1943 e poi della Resistenza contribuisce allo sviluppo del suo modo di intendere il socialismo in chiave umanitaria e riformista - riformista intransigente, si vorrebbe dire - e lascerà segni durevoli nella sua concezione dell'Europa, delle fasi storiche dello sviluppo del continente, ma anche in una visione politica al tempo stesso equilibrata ed idealista, riassumibile nella frase per cui «non si può e non si deve rinunciare alla soluzione di un problema, solo perché questo ne pone altri parimenti difficili (...) ogni età e fase della storia pongono problemi solubili per il fatto stesso che la coscienza degli uomini li ha creati e fatti propri.

Il rientro in Italia, cui seguono i mesi concitati dell'arresto, l'evasione e poi l'attivismo politico clandestino nel Partito socialista italiano di unità proletaria, costituisce il preludio di quella straordinaria carriera politica vissuta ed intesa sempre come proiezione costruttiva nella vita delle istituzioni democratiche. Percorso ricco, attraversato da suggestioni variegate e da un intarsio di esperienze che lo vedono prima ministro senza portafoglio nel II Governo Bonomi, nel 1944, poi anche ambasciatore d'Italia a Parigi, l'anno successivo.

Il 26 giugno del 1946 è eletto Presidente dell'Assemblea costituente e conduce in modo esemplare tutta la prima fase della legislatura costituente, quella comunemente ribattezzata dell'unità nazionale, che contribuirà in modo determinante a gettare il seme fertile per il compimento dell'opera di redazione della Carta costituzionale. In qualità di Presidente, Giuseppe Saragat svolge un delicato e paziente ruolo di mediazione tra le varie anime già emerse in seno alla Commissione dei Settantacinque, poi condotte ad ammirevole concordia e sinergia nell'ultima parte dei lavori dell'Assemblea, sotto la guida di Umberto Terracini.

Nel pieno di quell'esperienza ricca, stimolante, sempre votata alla composizione dei dissensi in una prospettiva di fruttuosa collaborazione, pur nel riconoscimento delle reciproche differenze, anche nello stesso campo socialista, Giuseppe Saragat si trova di fronte ad un momento cruciale della storia politica del Paese, quando si rompe l'accordo tra la Democrazia cristiana ed i Partiti socialista e comunista.

La sua contrarietà alla convergenza tra il Partito comunista ed il Partito socialista lo conduce, il 6 febbraio 1947, alle dimissioni da Presidente dell'Assemblea Costituente e alla scissione socialdemocratica di palazzo Barberini, che chiude definitivamente la fase dell'unità nazionale e prelude alla nascita di un nuovo soggetto politico: il Partito socialista dei lavoratori italiani.

È questo uno snodo cruciale, in cui si intravedono i paradigmi di una sensibilità altissima, completata dalla piena consapevolezza di un'azione capace di conciliare i diversi livelli della vita del Paese, la strategia politica lungimirante, la salvaguardia e la salute delle istituzioni repubblicane proprio nel momento della nascita e poi del loro delicato e progressivo consolidamento. Infine, e soprattutto, la forza delle idee e la tenacia di quella dottrina socialdemocratica, europeista, umanitaria, liberale, atlantista che costituirà una delle matrici nobili che innerveranno di sé più di quattro decenni della vita culturale e politica del Paese.

Sono queste le suggestioni che conducono Giuseppe Saragat alla fondazione, nel 1951, del Partito socialdemocratico italiano, del quale sarà guida risoluta attraverso le perigliose acque delle diverse fasi del centrismo prima e del centrosinistra poi.

Egli sa farsi equilibrato interprete e protagonista di una posizione progressista e riformista nel panorama delle forze politiche nazionali, costruendo per il Partito socialdemocratico il ruolo di potenziale baricentro per un quindicennio, dal 1950 al 1964. Ed il peso del partito di Saragat è invero decisivo durante la ricostruzione centrista, in forza del suo fecondo rapporto dialettico con Alcide De Gasperi e poi, nella fase successiva, con Aldo Moro.

Le nomine a ministro nei Governi degli anni Cinquanta e poi, via via, negli anni del centrosinistra segnano il progredire di un cursus honorum da cui origina il suo settennato da Capo dello Stato, che si apre con l'elezione avvenuta nel 1964, al ventunesimo scrutinio, e si chiuderà nel 1971.

La straordinaria attualità della figura politica di Giuseppe Saragat vive nella visione dell'Europa, illustrata nel discorso di insediamento avanti al Parlamento in seduta comune, in cui egli ha ad affermare che «la costruzione di un'Europa democratica, economicamente e politicamente integrata, è un potente fattore di pace».

E ancora, è doveroso soffermarsi sull'afflato straordinario con cui Saragat guarda alla Carta costituzionale democratica e pluralista - che con coraggio aveva contribuito a far nascere - quando ricorda, in un momento così delicato e complesso dell'attuazione dei suoi istituti «che non vi è priorità nella realizzazione dei dettati della Costituzione, tutti da attuarsi in armonico sviluppo, in rapporto ai mezzi disponibili».

Il ruolo del Capo dello Stato, custode della Costituzione, si colora con Giuseppe Saragat di quel tratto di umanesimo che lo rende - sono le sue stesse parole nel messaggio agli italiani del dicembre del 1964 - «Presidente al di sopra dei partiti e un sereno moderatore dei contrasti che la vita del Paese sprigiona nel suo sviluppo».

Con il 1971 ha termine un settennato in cui egli ha interpretato in modo rigoroso e sensibile il ruolo della più alta magistratura della Repubblica.

Siede quindi in questa Assemblea come senatore di diritto e a vita in modo esemplare, declinando sempre la forza dei propri valori - patria, libertà, umanità - anche nei momenti più oscuri e difficili vissuti dalle istituzioni repubblicane, attaccate dal terrorismo, dalla violenza, da - e sono ancora parole di Giovanni Spadolini - «i mostri e i deliri» del secolo scorso.

La sua acclamazione a presidente del Partito socialdemocratico italiano, il 29 luglio del 1975, rappresenta, insieme con il ritorno all'impegno politico attivo, il mirabile coronamento di una vita costantemente percorsa da coerenza ed alta idealità e da una spiccata capacità di leggere con passione i complessi sommovimenti della società italiana e le dinamiche del mondo dei lavoratori.

Onorevoli colleghi, certo di interpretare i sentimenti di tutta l'Assemblea, nel rivolgere un pensiero deferente alla figura di Giuseppe Saragat, ricordo le parole pronunziate nel 1925 da lui giovane; esse valgono forse oggi ancor più di allora: «La libertà è la premessa indispensabile di qualsiasi lotta politica e civile. La libertà è l'atmosfera nella quale le altre idee vivono e in relazione alla loro vitalità isteriliscono o si sviluppano. È l'atmosfera nella quale si vincono le battaglie dello spirito moderno». (Vivi, generali applausi).

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ventesimo anniversario della morte di Giuseppe Saragat cade a pochi giorni dalla commemorazione del trentennale della morte di Aldo Moro e degli uomini della sua scorta. Vorrei partire da questo strano intreccio di memoria e di ricordi, che si legano quasi in filigrana e in una sorta di sotterranea corrispondenza al sessantesimo anniversario della nostra Carta repubblicana.

Dopo il settennato alla Presidenza della Repubblica, dal 1972 Saragat partecipa attivamente ai lavori del Senato, sebbene i suoi interventi acquistino il crisma dell'autorevolezza proprio perché accuratamente e ponderatamente limitati nel numero.

Tra questi interventi, nel tragico 16 marzo 1978 Saragat interviene con parole vibranti per riconoscere come la strage degli uomini della scorta ed il sequestro di Aldo Moro rappresentino un «atto che colpisce al cuore il Parlamento e offende la sovranità di tutto il popolo italiano; che va combattuto con il coraggio, la forza e l'unità di tutti i veri democratici».

In tale postilla si possono scorgere i tratti peculiari di tutta la sua storia e la sua biografia politica ed istituzionale. Saragat era politico, cittadino, uomo, in una straordinaria univocità di intenti, verso una proiezione ideale intrisa di valori, azione, riflessione e maturazione delle coscienze.

La storia di Saragat politico si lega in modo indissolubile alla genesi ed allo sviluppo del socialismo e del Partito socialdemocratico, del quale sarà acclamato presidente il 29 luglio 1975; alla lunga sequela di incarichi di Governo degli anni Cinquanta, preceduta dall'incarico di Presidente dell'Assemblea costituente e coronata con l'elezione a Capo dello Stato del 1964; alla tenace volontà di ancorare ogni suo intervento in quest'Aula alla concretezza ed alla immediata incidenza fattuale degli avvenimenti, senza arroccarsi in peregrinazioni astratte sottratte al confronto generoso e sincero con i propri interlocutori naturali, ossia i rappresentanti dei partiti.

Saragat cittadino è l'italiano combattente sull'altopiano di Asiago durante la Prima guerra mondiale; è l'italiano esiliato dal 1926, anno in cui muore Gobetti, fino al suo rientro in Italia quando viene arrestato a Susa e, dopo la lotta clandestina, di nuovo nel 1943 con Pertini, quando sarà rinchiuso nel carcere di Regina Coeli; è l'italiano liberato dai partigiani, componente del Comitato di Liberazione Nazionale, orgoglioso testimone della resistenza.

Saragat uomo è l'umanista al quale Giovanni Spadolini simpaticamente rimprovera - nella pregevolissima introduzione ai discorsi pubblicati dal Senato nel 1989 - la ritrosia e la timidezza a dare alle stampe le sue riflessioni maturate in esilio durante il periodo viennese, dove sotto l'influenza del socialismo austriaco anticipa gli esiti di quello che sarà definito, di lì a poco, in terra francese, 1'umanesimo marxista.

Saragat uomo è l'amico di Giacomo Matteotti, Leo Valiani, Sandro Pertini. Idealmente debitore a Turati, non meno che a Croce, Einaudi e Salvemini, a Gobetti e a Gramsci, a Treves e Rosselli, Nenni, Modigliani e Buozzi.

In questa vicinanza e condivisione di intenti, a tratti anche di strategie, il politico, il cittadino e l'uomo sono un tutt'uno con la storia dell'Italia, del proprio Paese che Saragat non teme di chiamare e invocare come Patria.

Libertà, Patria, umanesimo, solidarietà, europeismo: lemmi di un lessico politico mai appiattito sulla contingenza, desideroso di fare del bene, fiducioso nella speranza del rinnovamento delle istituzioni.

La sintesi di questo lessico civile è l'esperienza delle relazioni umane tutta interna alla dinamica politica. Contro una stereotipata e per molti aspetti convenzionale rappresentazione manichea delle contrapposizioni e della contesa dei partiti, Saragat indica una via diversa da esplorare e percorrere nella ricchezza non scontata delle sue implicazioni sul versante del governo della cosa pubblica. Questa è la via della ricerca non dei punti di frizione, ma dei punti di saldatura delle varie anime, delle diverse tradizioni, delle molte culture che modellano la vita dello Stato. Quei punti di saldatura sono la leva per il riscatto delle coscienze e la maturazione di un senso civico della comune appartenenza dei cittadini al proprio destino ed al destino della propria Patria.

Destini irrinunciabilmente comuni e convergenti, che sulla scia della riflessione di Montesquieu potrebbero così sintetizzarsi: «Se sapessi di qualcosa che potesse giovare a me e riuscisse dannoso alla mia famiglia, la respingerei dalla mia anima. Se sapessi di qualcosa che giovasse alla mia famiglia non giovando invece alla mia Patria, cercherei di dimenticarla. Se sapessi di qualcosa che giovasse alla mia Patria e nuocesse all'Europa, oppure giovasse all'Europa e nuocesse al genere umano, la considererei come un delitto». (Applausi dai Gruppi UDC-SVP-Aut, PD, IdV e del senatore Vizzini).

 

Sulla morte di sei operai in Sicilia

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l'Assemblea). Colleghi, vorrei informare l'Aula di aver appreso da pochi minuti l'avvenuto decesso, in un gravissimo infortunio sul lavoro, di sei operai in località Mineo, provincia di Catania, in Sicilia, durante la loro attività lavorativa in una vasca di depurazione.

Ricordo che il Senato ha già posto all'ordine del giorno l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle morti bianche.

Invito l'Assemblea ad un minuto di silenzio in segno di cordoglio e di solidarietà nei confronti dei familiari degli operai deceduti. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio).

 

Saluto ad una delegazione dell'Associazione Arcidonna di San Severo (FG)

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che sono nostri ospiti i componenti dell'Associazione Arcidonna di San Severo, in provincia di Foggia, ai quali rivolgiamo un caloroso saluto. (Applausi).

 

Ripresa della discussione sul 20° anniversario della scomparsa di Giuseppe Saragat

LANNUTTI (IdV). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LANNUTTI (IdV). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, ricorre oggi il ventesimo anniversario della scomparsa di Giuseppe Saragat, Presidente della Repubblica dal 1964 al 1971, uomo politico e fondatore della socialdemocrazia italiana.

Figlio di immigrati sardi, proveniva da una famiglia della media borghesia italiana. Nel 1922 aderì al socialismo, non tanto per vocazione ideologica, quanto per solidarietà nei confronti della povera gente, di quel proletariato richiamato da Karl Marx che andava organizzandosi dalla fine dell'ottocento per riscattare secoli di oppressione.

Socialista riformista del filone politico di Filippo Turati, divenne principale esponente del Partito socialista unitario, nato dalla scissione dei riformisti turatiani dal Partito socialista italiano, al quale apparteneva anche Giacomo Matteotti.

Durante il ventennio fascista emigrò in Francia, Austria e Svizzera, stringendo con Pietro Nenni un'alleanza politica che porterà alla riunifìcazione di PSI e PSU con il Movimento di unità proletaria, dando così vita al Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP).

È motivo di orgoglio per il Paese commemorare il primo Presidente dell'Assemblea costituente, Ministro degli esteri, quinto Presidente della Repubblica e senatore a vita. Un uomo che con scelte chiare ed inequivocabili è stato, nel corso della sua vita, sempre dalla parte giusta, a difesa della libertà politica e della giustizia sociale. Uno dei protagonisti del Novecento italiano, una figura fondamentale nella vita democratica del Paese, esecutore della maggiore evoluzione della politica in Italia nel secondo dopoguerra e nei tempi difficili della guerra fredda.

Giuseppe Saragat è ricordato come l'artefice della svolta di palazzo Barberini, il luogo simbolo della scissione del Partito Socialista nei primi giorni del 1947, con la quale ha decretato una svolta nelle elezioni del 1948, che hanno permesso all'Italia di avere un futuro di sviluppo e di libertà nell'ambito delle democrazie occidentali.

Nelle elezioni politiche del 1948 si scagliò contro il Fronte democratico popolare, l'alleanza socialcomunista in cui militava anche il "caro nemico" Pietro Nenni. Durante la campagna elettorale il Fronte gli rimproverò l'alleanza con la Democrazia cristiana, usando contro Saragat alcune espressioni denigratorie, quali socialfascista, socialtraditore, rinnegato. In quelle consultazioni il suo cartello politico, denominato per l'occasione Unità socialista, ottenne poco più del 7 per cento dei voti alla Camera dei deputati e circa il 4,1 per cento al Senato, ottenendo 43 seggi in totale nel Parlamento italiano.

Riformista e dal forte senso atlantista fu favorevole al piano Marshall e all'ingresso dell'Italia nella NATO. Egli era convinto che la socialdemocrazia potesse essere politicamente un valore aggiunto e che avrebbe potuto avere una posizione elettoralmente egemonica, come del resto avveniva nei Paesi del Nord Europa. Spesso in aspra dialettica con altre forze della sinistra, egli ha tenacemente continuato nell'impegno antifascista e nel perseguimento degli obiettivi di democrazia, giustizia sociale e libertà.

Più volte Vice Presidente del Consiglio nei Governi De Gasperi, fu anche Ministro degli affari esteri dal 1962 al 1964 e si schierò a favore della formula politica del centrosinistra.

Il 28 dicembre 1964 fu eletto Presidente della Repubblica italiana al ventunesimo scrutinio, grazie anche ai voti decisivi dei socialisti e dei comunisti.

Terminato il suo mandato nel 1971, Saragat divenne senatore a vita, ma ebbe anche l'occasione di ritornare al suo partito, di cui divenne presidente nel 1976.

Non assistette alla degenerazione della politica ed alle pratiche tangentizie del cosiddetto pentapartito, decapitato a partire da 1992 dalle indagini di Mani pulite.

L'attualità del pensiero e dell'esempio di Saragat rimangono con evidenza anche nell'attuale momento politico. La concretezza dell'azione, la serietà e la sobrietà del comportamento sono state l'espressione delle sue principali virtù, unanimemente riconosciute sia a livello nazionale sia a livello internazionale.

Anche oggi, a molti anni dalla caduta del Muro di Berlino ed all'inizio della terza Repubblica, che ha visto scomparire dalla scena politica italiana e dalle rappresentanze parlamentari non soltanto il Partito socialdemocratico, ma anche gli eredi di Filippo Turati, Pietro Nenni e Giacomo Matteotti (e non solo), occorre dare atto al pensiero di Giuseppe Saragat per non rimuovere quegli ideali di giustizia ed uguaglianza che sono stati e dovrebbero essere il pilastro portante della nostra democrazia. (Applausi dal Gruppo IdV e della senatrice De Feo).

GARAVAGLIA Massimo (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARAVAGLIA Massimo (LNP). Signor Presidente, fuori dalla retorica tipica di queste comemorazioni, a nostro avviso due aspetti dell'azione politica di Saragat sono particolarmente interessanti, di rilievo e di stretta attualità: il primo è l'atlantismo, la scelta occidentale che per un uomo politico di sinistra nel dopoguerra non era assolutamente scontata, anzi; il secondo è l'idea di Europa federale, l'idea di un'Europa dei popoli quale risposta al deficit democratico dello Stato nazionale.

Sul primo punto, c'è poco da dire: ricordiamo gli insulti - socialfascista, traditore - e i comunisti che andavano ai suoi comizi con la giacca rovesciata. Ma poco importa: la storia ha dato ragione all'uomo Saragat, che non ha dovuto rinnegare imbarazzato l'appoggio all'intervento armato dei sovietici a Praga e a Budapest.

Più interessante e ancora più attuale il secondo aspetto: l'idea di un'Europa federale e democratica. Saragat è nel Movimento federalista europeo, il movimento fondato da Spinelli, e con altri illustri esponenti promuove il Patto per la fondazione di uno Stato federale europeo.

Domani, cari colleghi, l'Irlanda, unico tra i 27 Paesi dell'Unione europea, si esprimerà con un referendum, democraticamente, sul Trattato di Lisbona. Questa è democrazia! Il tema del deficit democratico degli Stati-Nazione è quindi, cari colleghi, di stretta attualità e si lega a doppio filo con la globalizzazione. Sono democratiche le scelte prese da organismi quali il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale, la BCE, il WTO, il G8, la stessa Commissione europea? Nell'attuale fase postmoderna, di modernità liquida, dominata dal mito della globalizzazione, assistiamo all'inevitabile avverarsi della tesi esposta nel lontano 1995 dal grande economista Kenichi Ohmae: la fine dello Stato-Nazione e l'emergere delle economie regionali.

Il sociologo Daniel Bell, americano, rileva che lo Stato-Nazione è diventato, contemporaneamente, troppo piccolo per i grandi problemi della vita e troppo grande per i piccoli problemi della vita. La sintesi l'abbiamo nell'azzeccata definizione di Robertson della "glocalizzazione", ovvero la doppia e contemporanea devoluzione, da un lato verso l'alto e dall'altro verso il basso, delle competenze dello Stato-Nazione.

L'errore dell'Unione europea di oggi è di considerare solo ed unicamente l'aspetto economico della questione. Un esempio su tutti l'allargamento repentino a 27 Stati: va bene forse per il mercato, ma sicuramente è un freno sine die alla vera unione politica e democratica degli Stati europei. Figuriamoci se entrasse da subito la Turchia!

Concordiamo quindi con Baumann: globalizzazione e territorializzazione sono due lati della stessa medaglia, due elementi dello stesso processo di redistribuzione su scala mondiale della sovranità, del potere e quindi, in ultima analisi, della libertà.

Per noi della Lega Nord la strada è chiara ed è già segnata: occorre trasformare, da un lato, lo Stato-Nazione in un moderno Stato federale e, dall'altro, l'Europa delle lobbies e della grande burocrazia in una vera Europa federale dei popoli, politica e democratica.

La storia ha dato ragione a Saragat sulla scelta atlantista. Siamo convinti che darà ragione a lui e alla Lega Nord di Umberto Bossi anche per l'idea di Europa federale dei popoli. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

CABRAS (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

CABRAS (PD). Signor Presidente, come lei ha ricordato nel suo discorso di apertura, Saragat fu il primo Presidente della Costituente. Poi ha aggiunto: Saragat, Presidente della Repubblica e, sottolineo io, primo Presidente socialista e di sinistra della Repubblica. Saragat, quindi, un socialista liberale, primo convinto sostenitore della collaborazione, per il governo del Paese, tra socialisti e cattolici democratici.

Ogni volta che ci soffermiamo in una riflessione e, in un riesame del corso della vita democratica italiana dall'ultimo dopoguerra ad oggi, ci si pone l'interrogativo (questo punto è stato toccato anche negli interventi che mi hanno preceduto) su chi ha avuto ragione e chi torto rispetto al corso degli avvenimenti che hanno segnato la storia d'Italia degli ultimi sessant'anni.

Penso che quando si affronta una simile riflessione si corre sempre il rischio di semplificare, senza contestualizzare il momento nel quale le scelte furono fatte. Penso che sia facile, oggi, affermare che Nenni e Togliatti ebbero torto e Saragat, al contrario, fu lungimirante. Tuttavia, se torniamo a quel momento e soprattutto al comune sentimento che la stragrande maggioranza della sinistra aveva in sé in quel tempo, constatiamo che allora l'orientamento era più verso la posizione di Nenni e Togliatti e meno verso quella di Saragat.

Voglio sottolineare questo aspetto perché esso dà più valore alla scelta di Saragat che, anche in un fase nella quale la sua opinione e la sua intuizione non ebbero consenso, riuscì a tenere ferma quella posizione fino alla scelta traumatica di provocare la prima - e sottolineo la prima - scissione del Partito socialista, che purtroppo fu poi seguita da altre numerose scissioni per ragioni differenti.

Nel momento in cui sottolineiamo questo aspetto, che ha certamente segnato la storia politica di una figura esemplare come quella di Saragat, dobbiamo avere sempre l'equilibrio di collocare quella scelta in quel momento e cercare di cogliere il contesto, la discussione, i conflitti che tutto ciò sollevava. Eravamo nel tempo in cui gli uomini si univano sotto un'ideologia, avevano un senso di appartenenza molto forte. Quindi, la scelta di Saragat di rompere quello schema con una visione politica rivelatasi poi, dopo molti anni, lungimirante va sottolineata con più forza.

Credo che anche su altri punti di riflessione egli fu lungimirante. Ad esempio, anche la sua linea euroatlantica fu allora fortemente contrastata nel campo della sinistra e poi successivamente condivisa, fino ad arrivare a quella che io definisco una delle rivoluzionarie affermazioni di un altro leader della sinistra come fu Enrico Berlinguer, del quale ricorre fra qualche giorno il ventiquattresimo anniversario della scomparsa, allorquando affermò di sentirsi più sicuro sotto l'ombrello atlantico. Anche in quella scelta di Saragat, inizialmente contrastata da gran parte della sinistra e poi condivisa, c'è stato un guardare avanti.

Così pure il tema dell'Europa unita, non solo come mercato unico, ma anche e sempre più come istituzione politica; la discussione di questi giorni mette ancor di più in evidenza quanto sia attuale questo argomento in attesa del referendum che deve svolgersi in Irlanda.

Signor Presidente, nel tempo in cui il riformismo è la cultura politica prevalente quasi in entrambi gli schieramenti, sorge spontanea la domanda: in quale dei due campi che segnano la politica italiana oggi si collocherebbe Saragat se fosse vivo? Io non so rispondere, ma replico con una sua frase, tratta da un discorso del 1948: «Noi crediamo nella giustizia, non quella che ha la bilancia e la spada, ma quella che porta la croce di tutte le sofferenze umane, quella che ha il profumo di un pane che manca nella tavola del povero. Noi crediamo nella libertà, non quella dell'individuo chiuso nel proprio egoismo, ma quella che rileva nel volto di un proprio simile l'immagine di un volto fraterno. Noi crediamo nella pace, non in quella accidiosa dei pavidi, ma in quella dei valorosi che lottano contro il mostro della guerra per il trionfo di un mondo veramente umano». (Applausi dai Gruppi PD, IdV e del senatore Speziali).

VIZZINI (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Inviterei caldamente i colleghi che non sono interessati a questo dibattito e che stazionano in piedi all'interno dell'emiciclo a raggiungere i propri posti o a lasciare l'Aula. Prego, senatore Vizzini.

 

VIZZINI (PdL). Signor Presidente, colleghi senatori, prendo la parola con profonda emozione perché ricordo oggi qui una persona che mi è stata maestra di vita e di politica e con la quale ho personalmente collaborato da giovane parlamentare mentre egli era Presidente del Partito socialista democratico italiano; partito di cui sono stato prima il vice segretario e, dopo la sua morte, ne diventai il segretario politico nazionale.

Ricordo ancora la sua casa: nello studio interamente foderato di libri lungo ogni centimetro di parete, parlava senza troppe spiegazioni, segnando a dito da lontano, con singolare precisione, i volumi dai quali traeva le sue citazioni quasi tutte in lingua originale. Ho lavorato così in quegli anni con un uomo davvero particolare, che traeva la propria superiorità, che pure rischiava di dimostrarlo schivo, dal considerare la propria collocazione minoritaria nel Paese il frutto dell'illusione di una sinistra massimalista sulle masse. Indifferente a ciò, teneva ferme le proprie convinzioni ideali e si riteneva nel giusto, ostentando indifferenza, perché aveva la profonda consapevolezza che la storia gli avrebbe dato ragione.

Era feroce avversario del fascismo e del comunismo, e sosteneva in ogni occasione che senza libertà e giustizia sociale non vi poteva essere democrazia. Era convinto che i socialisti democratici e riformisti avrebbero dovuto combattere insieme la propria battaglia per sconfiggere il massimalismo. In questo senso, quando ve ne furono le condizioni, incoraggiò sempre l'unità socialista, superando l'amore sviscerato e l'attaccamento alla sua creatura politica, che era il Partito socialista democratico italiano. Non fu mai un uomo che affascinò le masse, ma restò assertore convinto che alla fine i suoi avversari avrebbero riconosciuto i propri errori. Il suo sforzo era quello di mantenersi coerente e convinto di essere nel giusto: il resto sarebbe venuto poi. Tale comportamento tenne anche verso il suo partito, che fondò, guidò e tenne in vita sulla base di un carisma e una personalità che ne furono valori fondanti.

Ai suoi funerali, svoltisi a piazza Navona, dopo la camera ardente allestita qui a Palazzo Madama, eravamo tutti lì, i compagni socialdemocratici che lo avevano accompagnato nel suo lungo viaggio della vita anche per brevi tratti. Neanche quel giorno a piazza Navona c'erano le masse, ci furono invece poco più di un anno dopo, in tutte le piazze del mondo democratico per salutare l'avverarsi della sua premonizione: il crollo del comunismo, simboleggiato dalla caduta del Muro di Berlino. Egli non visse abbastanza per assistervi e nei giorni della grande festa berlinese pensai a lui, mi resi conto che probabilmente Saragat quel giorno lo aveva sognato, immaginato e poi visto talmente tanto nella sua vita che non aveva neanche bisogno di assistervi davvero; lo aveva indicato con la sicurezza di sempre come ineluttabile, in ogni suo scritto, discorso e nelle dotte conversazioni con gli amici e con i compagni di partito. Forse eravamo noi e non lui ad aver bisogno di constatare che la storia gli aveva dato ragione.

Saragat ha dunque assistito alla disfatta delle due più pericolose malattie del secolo scorso: il fascismo e il comunismo; da lui si deve imparare la capacità di vivere la giustezza della propria visione senza atteggiamenti di rivincita e senza nessuna forma di recriminazione. Credo che oggi qui dobbiamo ricordarlo soprattutto per i valori per i quali egli ha lottato, che sono molto di più che un partito politico e proprio per questo oggi non appartengono ad un solo partito politico: sono valori fondanti della nuova democrazia, presenti nella politica e non soltanto in una sola politica, perché il seme che Saragat ha piantato è germogliato nel grande campo di quella politica dei valori che diventa patrimonio di tutta l'umanità (Applausi dai Gruppi PdL e PD).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo.

GIOVANARDI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, intervengo per associarmi al ricordo di Giuseppe Saragat, straordinario personaggio della nostra storia politica. Ricordo la sua adesione, da giovanissimo, al socialismo riformista di Giacomo Matteotti, di Turati, il suo esilio in Francia, in Austria, in Svizzera, la sua prigionia - caso forse unico nella storia: si trovò nello stesso carcere e nella medesima cella con Pertini che sarebbe divenuto anch'egli Presidente della Repubblica e proprio con lui evase da quella prigionia - fu poi protagonista della storia d'Italia, Ministro con Bonomi nel '44. Voglio ricordare anche una pagina poco conosciuta del '45, allorché fu ambasciatore a Parigi e uomo chiave nel lavorio diplomatico di quell'epoca per salvare Trieste e quanto fosse possibile salvare alla frontiera orientale quando sembrava che gran parte di quei territori dovesse essere occupata dalla Iugoslavia di Tito.

Poi c'è quanto è già stato ricordato: deputato e Presidente della Costituente; protagonista della scissione di palazzo Barberini. Forse, antesignano anche in questo, della politica che sarebbe avvenuta con la cosiddetta seconda Repubblica, perché guidava un movimento politico che veniva definito "i saragattiani": nell'accezione popolare i socialdemocratici hanno coinciso, per decenni, proprio con la figura di questo grande personaggio. È stato un uomo che anticipò, anche nella pratica, il riformismo - case, scuole, ospedali era il suo slogan - e non a caso si ricollegava ad una visione del socialismo, quello cui aveva aderito prima della guerra, quello di Turati e di Matteotti, molto attento alle istanze delle classi popolari più disagiate, piuttosto che ai furori ideologici di certa borghesia rivoluzionaria. L'uomo è stato coerente per tutta la vita con le sue idee. Oggi il Governo si associa a questo riconoscimento pressoché corale che il Senato della Repubblica ha voluto attribuirgli. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

Sull'uccisione di un tenente dell'Arma dei carabinieri

PARAVIA (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

PARAVIA (PdL). Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione sua e dell'Assemblea su un episodio avvenuto venerdì mattina a Pagani, una cittadina in provincia di Salerno, dove un giovane ufficiale dell'Arma dei carabinieri, Marco Pittoni, che prestava il suo servizio lì solo da pochi mesi, nel tentativo di bloccare una rapina ad un ufficio postale ha affrontato, con estremo coraggio e raziocinio, una banda di delinquenti, che non sono solo balordi ma hanno anche una dinastia familiare, tant'è che la persona che forse lo ha ucciso con due colpi di pistola alla gola è figlio di un boss della camorra di Torre Annunziata, almeno così sembra.

Questo giovanissimo carabiniere, in soli pochi mesi, si era fatto rispettare dall'intera popolazione ed era conosciuto come il tenente dei bambini perché, pochi mesi prima, durante l'arresto di un pregiudicato, era rimasto colpito dal pianto del figlio di pochi anni di questo pregiudicato e, dopo aver accompagnato in carcere il padre, era ritornato nell'abitazione e aveva provveduto a donare una bicicletta per cercare di far sorridere quel bambino piangente.

Questo è l'ennesimo sacrificio di un appartenente alle forze dell'ordine caduto in servizio e c redo che nel provvedimento sulla sicurezza che andremo ad affrontare, a tutti i componenti di quest'Aula non debba mancare attenzione e equilibrio su questi veri caduti. Qui non si trattava di un poliziotto Serpico, ma di un ufficiale dei Carabinieri che, per non creare nocumento e ulteriori problemi al pubblico e agli impiegati di quell'ufficio postale, ha sacrificato la propria vita. Su ciò sarebbe il caso di prestare un po' più di attenzione - visto che spesso lei, signor Presidente, richiama l'attenzione di questa Assemblea - quando si parla di forze dell'ordine. (Applausi dal Gruppo PdL). Credo che lei debba imporci, chiederci un minuto di raccoglimento, così come è stato fatto poc'anzi per altre ragioni altrettanto serie e invito tutti a riflettere bene sul dramma dei caduti in quanto spesso poi si vedono i colpevoli in giro per le strade, perché questi delinquenti che hanno ucciso avevano già condanne e procedimenti penali in corso, ma possono liberamente circolare nel nostro Paese, grazie alla legislazione in vigore, fin troppo permissiva. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).

PRESIDENTE. Senatore paravia, la Presidenza si è immediatamente prodigata nel manifestare ai vertici del Comando generale dei carabinieri i sensi del più profondo cordoglio e della solidarietà nei confronti dei familiari del nobile ufficiale ucciso in quello scontro. Ho ritenuto di interpretare i sentimenti di tutta l'Assemblea e dell'intero Parlamento nel manifestare il nostro profondo cordoglio.

Non mi sfugge l'esigenza e l'opportunità, visto che non ve ne è stata la possibilità in precedenza, di invitare l'Aula, anche in questa occasione, a manifestare un momento di raccoglimento, proprio per far sentire il Parlamento sempre più vicino al dolore dei familiari e al prezzo quotidianamente pagato dalle forze dell'ordine. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di raccoglimento).

 

Sul grave fenomeno delle morti sul lavoro

GIULIANO (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GIULIANO (PdL). Signor Presidente, lei, pochi minuti fa, ha dato l'annuncio della morte di sei operai nella sua terra, la Sicilia, nel corso del loro lavoro. L'episodio ripropone ancora una volta il triste fenomeno delle cosiddette morti bianche, sul quale lo stesso Presidente della Repubblica ha più volte attirato l'attenzione delle forze politiche e del Parlamento.

Vorrei partecipare all'Aula che un'ora fa la Commissione lavoro ha approvato in sede referente una proposta di legge, a firma del senatore Tofani e di altri senatori, sull'istituzione di una Commissione di inchiesta sugli infortuni sul lavoro e in particolare sulle cosiddette morti bianche. Tale proposta è stata approvata all'unanimità in tempi assolutamente rapidi, e si farà carico anche del lavoro di precedenti Commissioni istituite sullo stesso fenomeno.

Mi affido, signor Presidente, alla sua sensibilità perché questa proposta possa giungere in Aula, essere discussa ed approvata nel più breve tempo possibile. Posso assicurare che da parte di tutta la Commissione che mi onoro di rappresentare c'è la disponibilità, se le norme regolamentari lo consentono, a discuterla anche immediatamente.

PRESIDENTE. Senatore Giuliano, la ringrazio e le significo che la discussione di tale argomento è stata già inserita nel calendario della prossima settimana.

GARRAFFA (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

GARRAFFA (PD). Signor Presidente, credo sia importante sottolineare il fatto che si tratta di una Commissione di inchiesta.

FINOCCHIARO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FINOCCHIARO (PD). Signor Presidente, per i colleghi siciliani la notizia di oggi è particolarmente grave e la ringrazio di averla ricordata all'inizio della seduta. Lei ha detto benissimo ciò che andava detto - ringrazio anche il collega Giuliano - ossia che la Conferenza dei Capigruppo, su sua indicazione, ha già calendarizzato l'esame del provvedimento, che riteniamo assolutamente essenziale - mi rivolgo alla competenza e alla sensibilità dei colleghi della Commissione lavoro - insieme a uno studio appassionato di altre misure che possano ridurre la barbarie degli infortuni e delle morti sul lavoro. (Applausi dai Gruppi PD, IdV e UDC-SVP-Aut).

 

Discussione del disegno di legge:

(692) Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (Relazione orale) (ore 17,52)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 692.

I relatori, senatori Berselli e Vizzini, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore, senatore Berselli.

BERSELLI, relatore. Signor Presidente, onorevoli senatori, il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, rappresenta la prima e più urgente risposta del nuovo Governo al diffuso disagio sociale determinato dal problema della sicurezza, onorando così il prioritario impegno assunto con gli italiani.

Si tratta di un disagio che nasce da problemi reali e non solamente, come spesso si afferma, da una percezione distorta di origine mediatica, come dimostrano anche recenti fatti di cronaca, che hanno visti coinvolti quali vittime perfino amministratori locali; il che, se certamente ha contribuito al successo elettorale della coalizione di centrodestra - il cui approccio a tali questioni è stato evidentemente ritenuto dall'opinione pubblica più efficace e determinato - si ricollega ad esigenze che prescindono dalle divisioni di parte, tanto che non solo in buona parte il decreto-legge in conversione recepisce disposizioni che erano già contenute nel cosiddetto decreto-legge Amato, che come è noto fu emanato dal Governo Prodi e non poté essere convertito essenzialmente per divisioni che attraversavano la maggioranza di allora, ma anche nel dibattito che si è svolto in Commissione si è registrato, da un lato, un atteggiamento dell'opposizione improntato al confronto costruttivo e ad una non aprioristica chiusura nei confronti delle nuove disposizioni e, dall'altro, una disponibilità della maggioranza a valutare positivamente le proposte del centrosinistra che risultassero migliorative del testo.

Il fatto che la Commissione non abbia fatto propri gran parte degli emendamenti presentati dall'opposizione, oltre che ovviamente alla naturale dialettica fra maggioranza e minoranza e alla non coincidenza di opinioni su molte delle questioni trattate dal decreto-legge, è dipeso anche dal fatto che numerose proposte emendative del Partito Democratico e dell'Italia dei Valori, pur risultando dirette ad affrontare problemi cui è fortemente sensibile anche la maggioranza e spesso secondo strategie che possono apparire in gran parte condivisibili, richiedevano però approfondimenti maggiori rispetto a quelli consentiti dalla specifica sede della conversione di un provvedimento di urgenza, finendo altresì per esulare dalle materie strettamente oggetto del decreto-legge.

Per quanto riguarda in particolare le competenze della Commissione giustizia, l'articolo 1 risulta composto da un unico comma suddiviso in diverse lettere, ognuna delle quali sostituisce una disposizione del codice penale. In particolare, si sono modificate le disposizioni degli articoli 235 e 312 del codice penale in materia di applicazione della misura di sicurezza dell'espulsione dello straniero in caso di condanna alla reclusione non inferiore a dieci anni o per reato contro la personalità dello Stato.

La nuova formulazione, cui la Commissione ha apportato opportuni aggiustamenti, riduce il limite di pena che consente al giudice di applicare la misura di sicurezza a due anni, introduce la previsione dell'allontanamento di cittadino appartenente all'Unione europea e aggrava la sanzione per la violazione dell'espulsione, in precedenza meramente contravvenzionale, stabilendo opportunamente la reclusione da uno a quattro anni.

L'articolo reca poi una serie di disposizioni dirette ad inasprire le pene per i soggetti che abbiano commesso omicidi o lesioni colpose come conseguenza della guida in stato di ebbrezza o sotto l'influsso di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Va segnalato in proposito che la Commissione, approvando un emendamento del Gruppo del Partito Democratico, ha elevato nel massimo la pena per l'omicidio colposo a sette anni e ciò per evitare il ripetersi di vicende, che hanno profondamente toccato l'opinione pubblica, relative all'immediata scarcerazione di soggetti che avevano commesso episodi gravi di pirateria stradale.

Parimenti significative sono altre due modifiche che si propongono all'articolo 1, conseguenti rispettivamente all'approvazione di un emendamento del senatore Carofiglio e di altri senatori e di un emendamento del senatore Lumia, la prima diretta a fornire strumenti di controllo più efficaci sull'immigrazione clandestina, da un lato stabilendo adeguate sanzioni per le false o fraudolente dichiarazioni e attestazioni sulle identità proprie o di altri e, dall'altro, punendo quei comportamenti di automutilazione - in particolare, l'ustione o l'abrasione di polpastrelli - diretti a rendere più difficile l'identificazione dei soggetti.

L'emendamento proposto dal senatore Lumia interviene invece sull'articolo 416-bis del codice penale, inasprendo le pene previste per una serie di fattispecie legate alla criminalità organizzata.

La maggioranza non ha invece ritenuto di dover accogliere gli emendamenti diretti a sopprimere o modificare l'aggravante generale introdotta con la lettera f), che ha istituito il numero 11-bis dell'articolo 61 del codice penale, prevedendo la specifica aggravante determinata dalla presenza irregolare sul territorio dello Stato, nella convinzione che tale disposizione avrà sicuramente una notevole utilità in termini di prevenzione generale.

L'articolo 2 è invece intervenuto sul codice di procedura penale, da un lato estendendo il numero dei casi nei quali si procede alla distruzione di cose sottoposte a sequestro nel corso di un procedimento penale e dall'altra disciplinando l'attività di coordinamento del Procuratore nazionale antimafia. Anche per tale articolo, si propone una serie di miglioramenti ed integrazioni in conseguenza sia di emendamenti del Governo, sia di proposte emendative dell'Italia dei Valori.

Sempre in materia di prevenzione e repressione della pirateria della strada, vanno segnalati l'articolo 3 che sottrae al giudice di pace la competenza per le ipotesi di lesioni colpose gravi e gravissime quando il reato sia commesso da persona che guidava in stato di ebbrezza alcolica o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, e l'articolo 4, che modifica in questa materia il codice della strada elevando le sanzioni per la guida in stato di ebbrezza.

Particolari problemi, onorevoli senatori, ha sollevato l'articolo 5 che, novellando il decreto legislativo n. 286 del 1998, ha introdotto un'ipotesi di reato consistente nella cessione a titolo oneroso di un immobile ad un cittadino straniero irregolarmente soggiornante nel territorio dello Stato; reato per cui si prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e la confisca dell'immobile, salvo che appartenga a persona estranea al reato stesso.

A conclusione di un dibattito nel quale si sono manifestate numerose perplessità, sia da parte di senatori dell'opposizione che della maggioranza, sulla formulazione tecnica del nuovo reato, la Commissione ha approvato, a maggioranza, una riformulazione proposta dal Governo che, da un lato, ha chiarito che il presupposto per la verificazione del reato si rinviene nella mancanza di un idoneo titolo di soggiorno da parte dello straniero e, dall'altro, ha inserito il dolo specifico, vale a dire il fine di trarre un ingiusto profitto, così chiarendo che la norma è diretta anche a colpire lo sfruttamento delle situazioni di bisogno in cui possono versare gli immigrati clandestini.

La Commissione ha inoltre approvato un emendamento proposto dalla senatrice Della Monica e da altri senatori che prende in considerazione l'ipotesi, purtroppo assai frequente, che l'immobile possa essere dato in uso ad un elevato numero di lavoratori stranieri clandestini.

La Commissione ha inoltre approvato un emendamento presentato dal senatore Carofiglio e da altri senatori che, al fine di favorire l'identificazione e l'espulsione degli stranieri che, entrati regolarmente nel territorio dello Stato ad esempio con il visto turistico, vi si trattengono poi abusivamente, stabilendo che lo straniero proveniente da Stati per i quali è richiesto il visto d'ingresso sia sempre sottoposto a rilievi fotodattiloscopici.

Il decreto‑legge al nostro esame reca anche importanti misure dirette a contrastare la criminalità organizzata di stampo mafioso; in particolare, l'articolo 10 ha modificato in più punti la legge 31 maggio 1965, n. 575, per quanto riguarda le competenze delle procure distrettuali antimafia. Su tale emendamento la Commissione ha presentato una proposta di riformulazione complessiva derivante in parte da un emendamento del Governo e in parte da proposte formulate da tutti i Gruppi.

Su proposta dei relatori, la Commissione ha altresì approvato un emendamento diretto ad inserire un articolo aggiuntivo dopo l'articolo 10, al fine di rendere più efficaci le norme sulla confisca di denaro, beni ed altre utilità previste dal decreto-legge n. 306 del 1992.

L'articolo 11, per il quale la Commissione, su proposta del Governo, ha approvato un emendamento che ne fornisce una formulazione più chiara, ha inteso attribuire la competenza a proporre misure di prevenzione previste dalla legge n. 575 del 1965 ai procuratori del circondario dove dimora la persona per cui si richiede la misura di prevenzione, oltre che, beninteso, al procuratore presso il tribunale del capoluogo del distretto.

L'articolo 12, infine, ha attribuito al Procuratore nazionale antimafia il potere di disporre, nell'ambito dei poteri attribuiti in materia di prevenzione, l'applicazione temporanea di magistrati della Direzione nazionale antimafia alle procure distrettuali competenti. Anche per questo articolo, la Commissione ha approvato una proposta di riformulazione presentata dal Governo.

Do volentieri atto a tutti i componenti delle due Commissioni riunite 1a e 2a del massimo impegno profuso per proporre all'attenzione, alla discussione ed all'approvazione dell'Assemblea un testo sulla sicurezza largamente atteso dall'opinione pubblica e da tutti gli italiani. (Applausi dai Gruppi PdL e LNP).

 

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Vizzini.

VIZZINI, relatore. Signor Presidente, colleghi senatori, signori del Governo, il provvedimento oggetto di questa parte della mia relazione è una risposta, tempestiva quanto necessaria, che il Governo ha fornito nell'affrontare due emergenze diverse nei contenuti e nelle forme. Si tratta di fenomeni sociali che possono apparire fra loro molto distanti, ma che producono effetti che incidono drammaticamente sulla vita dei cittadini e sulla sicurezza pubblica. I lutti che flagellano, con troppa frequenza, la società interpellano la nostra coscienza di cittadini e di parlamentari e proprio per questo riteniamo nostro dovere dare risposte operative, coerentemente con il programma presentato da quella che oggi è la coalizione di Governo nel corso della recente campagna elettorale.

Il primo dei temi è ben noto e riguarda l'illegalità diffusa, collegata all'immigrazione clandestina, ma anche alla criminalità organizzata, quest'ultima vero e proprio cancro della nostra società. Credo che la lotta alle mafie, comunque denominate, sia un'esigenza inderogabile di uno Stato che vuole riprendere il controllo del territorio in diverse Regioni del nostro Mezzogiorno per sconfiggere una criminalità che uccide gli uomini, ma non solo: uccide le loro libertà e quelle delle imprese, rubando il futuro alle giovani generazioni. Sono personalmente convinto che la questione delle mafie sia una ferita aperta per il buon funzionamento della nostra democrazia e che ci sia sempre più bisogno di una politica che sappia fare il proprio dovere concretamente, stando in prima linea accanto ai magistrati e alle Forze dell'ordine.

Accanto a questo, vi è il tema della maggior tutela della sicurezza delle famiglie che nella loro vita quotidiana sono spesso traumaticamente sconvolte, sia nel privato delle proprie abitazioni, sia nelle strade in cui crescono incidenti di ogni tipo, con vittime sempre più numerose. Il senso di insicurezza e uno sconforto crescente della società hanno richiesto un atto immediato.

Il Governo ha perciò adottato un decreto-legge per le misure più urgenti ed un disegno di legge a completamento di un intervento organico in tutta la materia. Sono convinto che debba essere apprezzata la circostanza che questo Governo, in controtendenza con un passato anche recente, ha ritenuto di dover prendere in seria considerazione idee e soluzioni efficaci proposte dall'Esecutivo precedente. Questo è il segno di una politica che ha deciso di accantonare atteggiamenti di critica pregiudiziale e che vuole misurarsi seriamente sul merito dei provvedimenti da adottare.

La via intrapresa con decisione è, appunto, quella di intervenire concretamente, anche recuperando quanto di buono è stato fatto di recente. Ed in proposito voglio sottolineare come, proprio per il pacchetto sicurezza proposto dall'allora ministro dell'interno Giuliano Amato, fu imboccata all'inizio la strada del dialogo tra la maggioranza e l'opposizione di allora, ma il tentativo fu impedito dall'ostruzionismo tanto fermo, quanto cieco e sterile della sinistra massimalista.

Nel riferire sui lavori delle Commissioni riunite e, specificamente, sui profili di competenza della Commissione affari costituzionali, desidero in primo luogo esprimere il mio profondo apprezzamento per il confronto pacato e fecondo tra maggioranza e opposizione su alcuni aspetti oggetto della decretazione d'urgenza.

Avevamo sottolineato in Commissione, nel corso della relazione, che emergevano punti di criticità del provvedimento e di questi si è dibattuto diffusamente nel corso di queste settimane, all'interno delle Commissioni 1a e 2a riunite. Abbiamo risolto alcuni problemi, trovando soluzioni che, se anche non votate da tutti, rispondono ad uno spirito per cui si è guardato agli emendamenti di tutti: è il caso, ad esempio, dell'articolo 5, illustrato in precedenza dal collega Berselli. Abbiamo affrontato altri temi su cui non siamo riusciti a trovare una soluzione comune, ma ci siamo confrontati con grande serenità e pacatezza nel merito dei problemi. Voglio ricordare che sono stati approvati circa una quarantina di emendamenti al provvedimento e che non meno di 16 di questi sono stati presentati dall'opposizione ed approvati all'unanimità dalla Commissione su argomenti importanti come, ad esempio - ne cito uno per tutti - quello del controllo alle frontiere nell'ingresso dei cittadini stranieri extracomunitari.

Abbiamo portato in Aula dunque un dibattito in cui restano alcuni punti di divergenza, ma vi sono altri articoli, di competenza della 1a Commissione, tra cui l'articolo 6, su cui abbiamo lavorato bene, apportando anche modifiche sostanziali all'articolo 54 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali che disciplina le attribuzioni del sindaco nelle funzioni di competenza statale, potenziando gli strumenti giuridici a sua disposizione per il contrasto alla criminalità locale.

Frutto di un bilanciamento tra prerogative statali in tema di sicurezza pubblica e valorizzazione degli enti locali, la scelta del Governo individua nel sindaco il fulcro di una nuova sinergia nella lotta alla criminalità, soprattutto in ragione della capacità che il sindaco ha di conoscere direttamente dal territorio le problematiche che affliggono la gente. Il nuovo comma 2 dell'articolo 6, in particolare, attribuisce al sindaco il compito di concorrere ad assicurare la cooperazione tra le forze di polizia locali e statali, mentre il comma 4 amplia il suo potere di adottare ordinanze contingibili ed urgenti, prevedendo quale situazione legittimante il provvedimento extra ordinem anche il pericolo grave per la sicurezza urbana.

Allo stesso modo, l'articolo 7 attribuisce una nuova funzione ai piani coordinati di controllo del territorio, per assicurare una più intensa partecipazione della polizia municipale alle attività di tutela della sicurezza, attraverso la determinazione di rapporti di collaborazione reciproca tra la polizia municipale e la polizia di Stato. Sul tema le Commissioni riunite hanno in larga parte condiviso la ratio dell'intervento normativo, ritenendo però corretto accogliere una proposta di alcuni parlamentari della Lega Nord, volta a coinvolgere in quest'opera di coordinamento, oltre alla polizia municipale, anche la polizia provinciale. Gli articoli 8 e 9 non sono stati modificati, per cui rimando alle relazioni già svolte.

Desidero anch'io sottolineare la sensibilità manifestata da tutte le forze politiche che, insieme, hanno approvato tutti gli emendamenti all'articolo 10; emendamenti illustrati tecnicamente dal collega Berselli.

In termini politici, voglio sottolineare che, nel momento in cui gli inquirenti, la magistratura e le forze dell'ordine hanno assicurato alla giustizia i più importanti latitanti di mafia e delle altre organizzazioni di criminalità organizzata, dando il segnale dell'inizio di una grande riscossa e rimonta sul terreno della lotta alla componente militare delle mafie, con i provvedimenti e gli emendamenti adottati all'articolo 10 si apre la caccia al tesoro delle mafie, si cerca di aprire le casseforti di Cosa nostra e delle altre organizzazioni criminali che operano sul territorio, mediante misure che possono mettere la magistratura in condizione di operare meglio, più celermente, con minori cavilli e con grande rapidità rispetto al passato.

Credo che questo sia un elemento fondamentale se si vuole puntare alla vittoria finale, sguarnire cioè da un lato le mafie per quanto riguarda la componente militare, depauperandole dall'altro mediante la capacità riconosciuta allo Stato di riconquistare i patrimoni mafiosi alla collettività e quindi destinarli ad un uso sociale. Questo è il senso dell'intervento contenuto nell'articolo 10 che, non a caso, ha avuto l'appoggio di tutti i Gruppi politici presenti nelle due Commissioni.

Mi preme, peraltro, precisare che una serie di emendamenti che non hanno trovato accoglimento in Commissione non sono stati oggetto di una valutazione di merito negativa da parte delle Commissioni riunite. La maggioranza ha piuttosto ritenuto opportuno che venissero esaminati - così come avverrà - nella seconda parte dell'esame del pacchetto costituito dal disegno di legge che il Governo ha già presentato e che nelle prossime settimane inizierà il suo iter parlamentare. Mi preme sottolineare ciò perché non posso tacere di aver apprezzato alcuni emendamenti della collega Della Monica e di altri colleghi che potranno, più opportunamente, essere inseriti nell'ambito del percorso che dobbiamo ancora intraprendere; taluni, addirittura, in provvedimenti specifici che potranno essere assunti.

Credo che, al di là delle diversità, il dibattito nelle Commissioni riunite sia stato assolutamente positivo e che sia entrato nel merito con grande profondità. Voglio cogliere l'occasione per ringraziare tutti i commissari della 1a e della 2a Commissione che in queste settimane non hanno posto limiti di tempo per consentire di discutere il merito del provvedimento e i rappresentanti del Governo, e segnatamente i sottosegretari Mantovano e Caliendo, che non hanno mai fatto mancare in nessun minuto dello svolgimento del dibattito la loro presenza e la loro opinione.

Concludo invitando l'Aula ad un dibattito sereno che non escludo potrà apportare ulteriori modifiche positive o, comunque, chiarire la portata dei problemi sui quali ci confrontiamo per dare al Paese uno strumento incisivo, moderno, che segna una nuova fase della lotta al crimine che deve garantire maggiore sicurezza ai cittadini e alle famiglie per riprendere quella civile convivenza che è il punto di ripartenza di una società che vuole crescere. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

Sul grave incidente sul lavoro verificatosi in Sicilia

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, informo l'Aula che la Presidenza ha preso contatti con il Governo per acquisire dati e notizie sul grave incidente che si è verificato in Sicilia e ha appreso che a breve il sottosegretario Viespoli, proprio a nome del Governo, si recherà sul luogo per verificare gli accadimenti e ci auguriamo poter riferire al più presto in Aula.

 

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 692 (ore 18,18)

PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate le questioni pregiudiziali QP1 e QP2.

Ha chiesto di intervenire il senatore Zanda per illustrare la questione pregiudiziale QP1. Ne ha facoltà.

ZANDA (PD). Signor Presidente, il Partito Democratico ha sollevato una questione pregiudiziale molto rilevante su questo provvedimento che riguarda il contrasto, che credo essere molto chiaro ed evidente, della norma sull'aggravante prevista all'articolo 1 con l'articolo 3 della Costituzione, con l'articolo 14 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, con l'articolo 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici e con l'articolo 21 della Carta di Nizza.

Nel merito la questione è molto semplice. La norma è con grande evidenza incostituzionale perché, sotto il profilo della determinazione della pena, prefigura una seria e infondata disparità di trattamento tra soggetti responsabili del medesimo reato; attribuisce in pratica pene diverse a seconda che si tratti di un cittadino o di un clandestino, così prescindendo da ogni valutazione - che invece nel nostro ordinamento, come sappiamo, è sempre necessaria - che giustifichi l'aumento della pena in relazione alla particolare pericolosità di quello specifico soggetto.

Ieri il Governo e la maggioranza hanno respinto in Commissione un nostro emendamento abrogativo dell'aggravante e lo hanno fatto facilmente, anche - credo - in assenza di buoni argomenti, forti della consistente maggioranza numerica. Temo che adesso anche in Aula la maggioranza intenda far prevalere - è un suo diritto, ma penso che commetterebbe un errore politico - la forza dei propri numeri. Mi auguro che non accada, ma temo che alla fine lo farà.

In un dibattito parlamentare è fisiologico ed anche sano che maggioranza e opposizione si trovino spesso a sostenere posizioni molto lontane tra loro ed è naturale che sia così. Centrosinistra e centrodestra sono portatori di visioni politiche diverse, hanno obiettivi programmatici diversi, hanno diverse scale di priorità, ma questa legislatura è iniziata con una consistente novità, che tutti noi abbiamo rilevato con grande soddisfazione e dalla quale abbiamo ricavato speranze e aspettative per il futuro del nostro Paese: maggioranza e opposizione, e personalmente Walter Veltroni e Silvio Berlusconi, hanno annunciato la fine della stagione della contrapposizione «senza se e senza ma», della guerra ideologica e della perenne e preventiva delegittimazione dell'avversario.

Ho ascoltato con attenzione il dibattito sulla fiducia e mi è sembrato molto chiaro che tutto il Parlamento abbia voluto rendere esplicito come, pur permanendo tra noi una chiara distinzione programmatica e politica, in questa legislatura prendevamo l'impegno di lavorare per riscrivere insieme le regole del gioco, senza più procedere a colpi di maggioranza.

Debbo dire che per il centrosinistra questa linea è in continuità con il passato. Nella XIV legislatura - i colleghi che erano qui lo ricordano - eravamo all'opposizione ed avanzammo più volte la richiesta che sulle riforme si decidesse a larga maggioranza, ma il Governo e il centrodestra vollero modificare da soli e senza alcuno scrupolo persino larga parte della Costituzione e la stessa legge elettorale. Nella XV legislatura eravamo in maggioranza e abbiamo nuovamente chiesto la collaborazione per le riforme; non l'abbiamo ottenuta neanche quando si è trattato di correggere una legge elettorale che destra e sinistra consideravano sbagliata ed iniqua. Persino l'ultimo tentativo, quello del presidente Napolitano e del presidente Marini, è fallito per la fretta di andare alle elezioni.

Adesso tutti vorremmo che questa stagione fosse terminata ed è per questo motivo che abbiamo detto basta alle contrapposizioni e all'ostruzionismo fine a se stesso. Ma ci sono alcune condizioni di sostanza fondamentali perché la nuova stagione non sia semplicemente un ennesimo evento mediatico, l'ennesimo annuncio buono solo per andare sul telegiornale delle 13 o su quello delle 20. Queste condizioni non sono nelle nostre mani di Gruppo dell'opposizione; sono tutte nelle mani della maggioranza e del Governo.

La prima condizione riguarda il contenuto e la natura delle iniziative che il Governo sottoporrà al Parlamento. È necessario che non compaiano nell'ordine del giorno dei nostri lavori norme che abbiano nuovamente le caratteristiche delle leggi ad personam, che violino i princìpi del conflitto di interessi, che accentuino le disuguaglianze sociali e che, in una parola, non tengano conto dell'interesse generale del Paese. È per questo che nell'ultimo "milleproroghe" abbiamo salutato con soddisfazione il ritiro di un emendamento che prevedeva ingiusti vantaggi per il gruppo televisivo di proprietà del presidente Berlusconi.

Ed è per questo stesso motivo che abbiamo denunciato - scusate l'espressione - la puzza di bruciato e l'odore nauseante degli interessi che emanava l'emendamento con il quale irritualmente, pochi giorni fa, contro la Costituzione, senza alcuna verifica tecnica preventiva, in violazione di ogni prassi e normativa amministrativa, il Governo Berlusconi, per la seconda volta in quattro anni e per motivi molto poco chiari, ha voluto regalare alla società Autostrade privilegi, vantaggi, larghi margini operativi, benefici tariffari e buoni risultati in Borsa. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).

Ma c'è un'altra condizione che può impedire il decollo della nuova stagione di rispetto e di dialogo tra centrosinistra e centrodestra. Mi riferisco alla conformità delle iniziative legislative del Governo con il dettato costituzionale, con le normative europee e con i Trattati internazionali che l'Italia ha liberamente sottoscritto. Se vogliamo veramente il dialogo, se non stiamo bluffando, lo dico al Governo ed alla maggioranza, questo è un punto su cui è bene essere molto chiari. Forzature sulla costituzionalità delle leggi non solo non possono essere oggetto di trattativa, ma costituiscono una rottura, mi spiace dirlo, unilaterale di quel nuovo stile politico che tutti in teoria diciamo di volere, ma che poi dobbiamo saperci meritare con i nostri comportamenti parlamentari.

Al Governo, in particolare, vorrei ricordare che su questioni delicate come quelle che riguardano la sicurezza l'Italia ha bisogno di esibire ai propri cittadini ed a tutta l'Unione europea una fedina sgombra anche del benché minimo dubbio di incostituzionalità. Norme sulle quali gravino dubbi di costituzionalità non solo corrono il rischio della censura della Corte costituzionale, ma soprattutto, e questa è, se possibile, una conseguenza ancora più grave, sono destinate a perdere il consenso dell'opinione pubblica e diventare per questo molto meno efficaci.

Voglio ricordare al Ministro dell'interno (ma sono certo che lo ha ben presente) che l'Italia ha avuto negli anni Settanta il più crudele, più radicato, più diffuso terrorismo politico d'Europa. L'Italia ha battuto il terrorismo senza mai violare la sua Costituzione, senza che mai lo Stato desse la sensazione di non voler rispettare i diritti costituzionali, anche dei colpevoli, anche dei sospetti. Altre Nazioni europee sono state più disinvolte di noi, molto più disinvolte, e quei princìpi li hanno superati. Noi no, ma quella guerra l'abbiamo vinta egualmente ed oggi possiamo esserne fieri.

Allo stesso modo, ne sono certo, anche la guerra alla clandestinità può essere più forte e più efficace se faremo in modo che mai nessuno possa rivolgerci l'accusa di averla combattuta in violazione della Costituzione. Ci sono quindi motivi giuridici, motivi politici ed anche motivi strategici legati alla lotta alla clandestinità che dovrebbero indurre il Senato a votare a favore della nostra pregiudiziale.

Aggiungo, signor Presidente, un'ultima considerazione di carattere più politico. Tutti in quest'Aula condividiamo sinceramente l'obiettivo della lotta alla clandestinità. Il pacchetto di norme proposto dal Governo e che stiamo esaminando è tutto diretto a reprimere il fenomeno ed a colpire con più severità i clandestini sorpresi nel territorio nazionale. Lo dico senza voler dare con ciò alcun giudizio di merito. Considerata la situazione dell'ordine pubblico, il provvedimento ha una chiara natura repressiva. Il mio augurio è che adesso il Governo comprenda quanto sarebbe necessaria, terminato questo dibattito, una sua iniziativa su scala nazionale, europea ed extraeuropea che abbia l'ambizione di prevenire con efficacia la clandestinità, non solo di reprimerla dopo che si è manifestata.

Se vogliamo fare sul serio dobbiamo andare alle origini del fenomeno, non limitarci a combatterne con scarsi esiti gli effetti ultimi. Perché, signor Ministro, non possiamo illuderci, la clandestinità è una delle tante forme, sia pure illegale e malata, con cui si manifestano le immense migrazioni del nostro tempo, migrazioni di interi popoli che si spostano per cercare lavoro e cibo, per paura delle persecuzioni, per fuggire alle conseguenze dei mutamenti climatici ed anche per motivi criminali. Se vogliamo incidere sul fenomeno migratorio la repressione serve a poco, a pochissimo. Investiamo sulla prevenzione. Dedichiamo alla prevenzione le nostre migliori risorse. Vedrete che i risultati non tarderanno ad arrivare. (Applausi dai Gruppi PD, IdV e della senatrice Giai).

 

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Li Gotti per illustrare la questione pregiudiziale QP2. Ne ha facoltà.

LI GOTTI (IdV). Signor Presidente, il profilo di incostituzionalità che noi solleviamo riguarda l'articolo 1 del decreto-legge. Il suddetto articolo, al comma 1, lettere a) e b), introduce l'obbligo di espulsione o di allontanamento qualora si tratti di cittadino comunitario, ricorrendo le ipotesi di condanna per un delitto contro la personalità dello Stato o per reati a pena non inferiore a due anni di reclusione.

Nonostante le nostre insistenze, il Governo, con la sua maggioranza, non ha ritenuto di inserire nella norma quanto la Corte costituzionale ha affermato anche abbastanza di recente, ossia che la possibilità di espulsione o di allontanamento è subordinata all'accertamento della pericolosità sociale. Eppure, questa stessa affermazione era ed è contenuta nella relazione del disegno di legge, ove è scritto che «in tutti i casi di espulsione è ormai necessario il previo accertamento giudiziale (...) della pericolosità sociale del condannato». Pertanto, nella relazione compare tale affermazione, ma nel testo che si è voluto licenziare e che si propone all'Assemblea non si è voluto inserire la relativa precisazione.

Io penso che la maggioranza ed il Governo lo abbiano fatto deliberatamente, perché non possono ignorare che nel 1995 la Corte costituzionale, con la sentenza n. 58, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 1° marzo 1995, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di una norma che prevedeva l'obbligatorietà dell'espulsione dello straniero condannato per reati collegati al traffico di stupefacenti in quanto nella norma non era contemplato l'accertamento della pericolosità sociale. Queste cose si sapevano, si sanno, ma nonostante le nostre sollecitazioni il Governo e la maggioranza hanno ritenuto di non dover modificare la norma.

Personalmente ritengo che sia un atteggiamento deliberatamente autodistruttivo (Applausi dal Gruppo IdV), in quanto il Governo e la maggioranza sanno benissimo che la Corte costituzionale non farà altro che quello che ha fatto pochi anni fa e che la stessa relazione dice, ossia ribadire la necessità di prevedere l'accertamento della pericolosità, perché è la Corte costituzionale che è intervenuta nella specifica materia. Questo è scritto a pagina 4 dalla relazione: il masochismo della maggioranza e del Governo è dunque incomprensibile, ma la serietà di noi legislatori ci impone di sollevare la questione di legittimità perché vogliamo fare le cose seriamente e, conoscendo la giurisprudenza della Corte costituzionale, non riteniamo di poter licenziare dei testi suicidi.

Il secondo profilo di incostituzionalità attiene ad una norma di difficile comprensione: mi riferisco all'articolo 5, che ha introdotto, sovvertendo il sistema, la confisca obbligatoria dell'immobile, anche escludendo la pericolosità intrinseca del bene. Si sa benissimo che la confisca è obbligatoria soltanto qualora il bene sia intrinsecamente pericoloso.

Il testo proposto esclude la pericolosità del bene, però obbliga la confisca obbligatoria qualora qualcuno, come ad esempio un'anziana signora, abbia dato alloggio sotto forma di parziale retribuzione alla propria badante irregolare. Ella si vedrà condannata e vedrà il proprio appartamento confiscato. Questo avete fatto! Avete così introdotto, sovvertendo un sistema, un'ipotesi di confisca obbligatoria non prevista dalla legge e collegata esclusivamente alla nazionalità del soggetto destinatario e beneficiario del godimento dell'immobile concesso da terzi. In questo modo avete introdotto una disparità di trattamento nella qualificazione dei beni attingibili da provvedimenti ablativi della proprietà, non in virtù della qualità assegnata al bene bensì della condizione soggettiva del beneficiario e dell'utilizzazione del bene stesso. Questa è una norma profondamente incostituzionale, oltre ad essere palesemente irragionevole.

Peraltro, c'è una norma offensiva per i richiami fatti ai provvedimenti che debbono essere assistiti dalla decretazione d'urgenza. Si introduce, infatti, all'articolo 9, un cambiamento del nome dei centri di permanenza temporanea senza dire cosa cambia dei centri, ma inserendo tale modifica tra le norme urgenti. È stata utilizzata la decretazione d'urgenza per cambiare il nome ai centri di permanenza.

Per questi motivi (non mi soffermerò sull'altra questione illustrata dal collega precedentemente intervenuto), insisto perché non si dia luogo, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, all'esame del disegno di legge di conversione in quanto afflitto da pesante incostituzionalità. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali presentate si svolgerà un'unica discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.

MAZZATORTA (LNP). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

MAZZATORTA (LNP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori Ministri, onorevoli rappresentanti del Governo, intervengo sulle questioni pregiudiziali avanzate dai colleghi del centrosinistra, basate sulla valutazione di una presunta illegittimità costituzionale per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, di altre disposizioni di Trattati internazionali e, in particolar modo, della circostanza aggravante comune della clandestinità introdotta dal decreto-legge al nostro esame.

Preliminarmente, sentiamo la necessità di ricordare che i firmatari di queste pregiudiziali di incostituzionalità tentarono ben due volte nella precedente legislatura di adottare con decreto-legge norme per aumentare la sicurezza dei cittadini, rendendo più rigorose le norme sull'ingresso e sul soggiorno dei cittadini neocomunitari. Per ben due volte, però, i loro - i vostri - decreti-legge non furono convertiti, dando un'immagine pessima del nostro Paese, un Paese che non riusciva, pur a fronte di gravissimi eventi criminosi, ad inasprire le regole di ingresso e di soggiorno degli stranieri neocomunitari.

Il primo decreto-legge del Governo Prodi del 1° novembre 2007, adottato dopo il brutale omicidio a Roma di una signora italiana ad opera di un rom neocomunitario, non fu convertito. Il secondo decreto-legge del 29 dicembre 2007, adottato per rimediare alla figuraccia della mancata conversione del primo decreto-legge, non fu convertito anch'esso perché reiterare un decreto‑legge non convertito, come fece il Governo Prodi, fu davvero - quello sì - un atto costituzionalmente illegittimo.

Oggi non possiamo accettare lezioni di costituzionalità sulle norme del nostro decreto-legge da parte di chi, nel 2007, non ebbe la volontà politica di affrontare il tema urgente della sicurezza, adottando un secondo decreto-legge palesemente illegittimo dal punto di vista costituzionale.

I senatori Zanda, Finocchiaro ed altri sostengono che l'aggravante della clandestinità sia illegittima dal punto di vista costituzionale e che potrebbe essere legittima solo se il clandestino che commette il reato si fosse preventivamente sottratto ad un provvedimento di espulsione. Per i senatori Zanda, Finocchiaro ed altri solo in tal caso la pericolosità del clandestino sarebbe acclarata, desumendosi (riporto testualmente il periodo della vostra istanza) "da un più intenso grado di ribellione nell'azione di colui che non si è sottomesso al potere coercitivo dello Stato".

Ma, colleghi, il clandestino che entra nel territorio del nostro Stato, senza alcun rispetto delle procedure, delle norme d'ingresso e di soggiorno nel nostro Stato, violando il patto di ospitalità che lo Stato ha fatto con gli stranieri con la legge Bossi-Fini (entri regolarmente se hai un lavoro, una casa e non sei un onere eccessivo per le già esigue finanze statali e comunali), il clandestino che non rispetta le nostre frontiere manifesta o no una ribellione al potere principale di uno Stato democratico, che è quello di far rispettare le proprie frontiere e quindi la sovranità dello Stato, il primo bene costituzionalmente rilevante? Ecco perché l'aggravante della clandestinità, ricollegandosi ad una condizione soggettiva di ribellione alle regole essenziali di un Stato democratico, di ribellione alla sovranità dello Stato, è legittima dal punto di vista costituzionale e per tale motivo esprimeremo un voto convintamente contrario alle questioni pregiudiziali da voi proposte.

Colleghi, l'esigenza di garantire la sicurezza alle nostre famiglie ha assunto i caratteri della straordinaria necessità ed urgenza che legittimano pienamente il ricorso alla decretazione d'urgenza anche e soprattutto per la totale incapacità del centrosinistra nella scorsa legislatura di dare risposta al problema dell'immigrazione illegale e della criminalità organizzata di matrice straniera, indissolubilmente legata all'immigrazione illegale, come ha confermato il prefetto Manganelli nell'audizione in Commissione.

L'urgenza del provvedere è quindi legata al vuoto che ci ha lasciato il Governo Prodi in tema di sicurezza; l'aggravante da applicare ai reati commessi dai clandestini è quindi una risposta dovuta al Paese e alle nostre famiglie. Chi non rispetta le nostre frontiere, chi non rispetta le nostre regole d'ingresso e di soggiorno, chi, in virtù della sua condizione di clandestinità, mette a rischio la sicurezza pubblica, manifestando un forte grado di ribellione alle nostre regole, in caso di commissione di un reato deve avere un aggravamento di pena: lo chiedono i cittadini, ce lo chiede il Paese. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

LONGO (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

LONGO (PdL). Signor Presidente, signori del Governo, signore e signori del Senato, dell'intervento del senatore Zanda io ricordo poco, perché ha dedicato 45 secondi all'illustrazione della questione pregiudiziale e nove minuti e 15 secondi ad una prolusione politica che ha ricordato i loro pregi e i nostri grandi difetti. Tant'è! Per quanto attiene alla pregiudiziale che si riferisce all'aggravante, oltre a quello che ha detto il collega che mi ha preceduto, devo far notare una semplice cosa: secondo l'insegnamento della Corte costituzionale, bisogna procedere, per la valutazione dell'incostituzionalità di una norma, ad una valutazione complessiva, cioè quella secundum Constitutionem, che è un insegnamento costante della Consulta.

Ebbene, quando un soggetto si trova illegittimamente nel territorio dello Stato, significa che ha violato una legge dello Stato. Non solo, ma per valutare l'impossibile incostituzionalità dell'aggravante non possiamo dimenticare qual è la disciplina dell'articolo 59, secondo comma, del nostro codice penale, a tenore del quale delle circostanze aggravanti si risponde soltanto se se ne è a conoscenza o se si sono ignorate per colpa, il che dà molte indicazioni sulla questione proposta.

Quindi, il tertium comparationis offerto dalla questione pregiudiziale QP1, presentata dai senatori Zanda, Finocchiaro, Bianco, Casson e Ceccanti, non è assolutamente rilevante, perché è pacifico che il tertium non è in riferimento al soggetto qualsiasi, ma al soggetto che versa in re illicita.

Per quanto invece riguarda la questione pregiudiziale QP2, che è stata avanzata dal senatore Li Gotti e da altri senatori, sono molto perplesso e tenterò di usare la maggior cautela possibile nel ricordare che, essendo la norma sull'allontanamento del cittadino comunitario dallo Stato una misura di sicurezza, è almeno da vent'anni, dal 1986, che tutte le misure di sicurezza hanno necessariamente un accertamento di pericolosità in concreto, perché il secondo comma dell'articolo 31 della legge 10 ottobre 1986, n. 633, ha abrogato espressamente l'articolo 240 del codice penale sulla presunzione di pericolosità. Allora, non si dica che noi vogliamo introdurre un caso di pericolosità presunta, perché non è affatto vero: proprio l'aver nominato l'allontanamento come misura di sicurezza toglie ogni perplessità al giudizio di incostituzionalità che è stato avanzato dall'Italia dei Valori, salvo errori ed omissioni (ma credo di non averli fatti).

Parimenti, per quanto riguarda la confisca, l'eccezione di incostituzionalità fa riferimento più all'articolo 240 del codice penale che a dei referenti costituzionali. Ebbene, evidentemente il senatore Li Gotti dimentica che proprio in sede di Commissione si è provveduto, da parte del Governo, ad un emendamento che ha inserito il dolo specifico. Ed allora il bene viene adoperato al fine di un ingiusto profitto. È questo il legame che consente la confisca, perché non è più una situazione staccata dalla fattispecie, ma - come tutti quanti sanno - l'elemento soggettivo del dolo specifico illumina anche il dato sostanziale. Quindi, la confisca non sarebbe basata su nulla, ma su quella capacità criminale di sfruttamento di quel bene per il fine ingiusto.

Queste sono le ragioni per le quali credo che le questioni pregiudiziali in esame debbano essere dimenticate: non disattese, dimenticate. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi di raggiungere il proprio posto per procedere alla votazione, che sarà unica e per alzata di mano, delle questioni pregiudiziali presentate.

Metto ai voti la questione pregiudiziale, presentata, con diverse motivazioni, dal senatore Zanda e da altri senatori (QP1) e dal senatore Li Gotti e da altri senatori (QP2).

Non è approvata.

 

GIAMBRONE (IdV). Chiediamo la controprova.

 

PRESIDENTE. Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

 

Proclamo il risultato della votazione mediante procedimento elettronico:

Senatori presenti

292

Senatori votanti

291

Maggioranza

146

Favorevoli

122

Contrari

163

Astenuto

6

Il Senato non approva.

Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Gentile. Ne ha facoltà.

GENTILE (PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei iniziare questo breve intervento facendo riferimento ad un sondaggio di Renato Mannheimer, pubblicato il 25 maggio scorso sul «Corriere della Sera»: il 96 per cento degli italiani, e sottolineo tale percentuale - quindi anche coloro che hanno votato per il centrosinistra -, ha espresso un giudizio ampiamente positivo sui primi provvedimenti varati dal Governo Berlusconi e volti a rafforzare la sicurezza di tutti gli italiani.

Il Governo - fatemelo dire a gran voce - è partito col piede giusto; è un Governo che mantiene le promesse fatte in campagna elettorale. Non lo dico io, sono i dati a parlare e sono tutti - ma proprio tutti - dalla nostra parte. Sempre secondo Mannheimer, un sondaggista che con il centrodestra non è mai stato tenero, il consenso sulla rinegoziazione dei mutui sarebbe all'82 per cento, sull'abolizione dell'ICI al 90 per cento, sulla detassazione degli straordinari al 74 per cento, sulla creazione di discariche in Campania all'88 per cento e sui provvedimenti relativi all'immigrazione clandestina all'83 per cento.

Se a ciò aggiungiamo che 25 elettori su 100 del Partito Democratico si dichiarano apertamente d'accordo col Governo, ciò significa che tutti quanti ci dobbiamo congratulare per l'eccellente lavoro svolto sinora dal Presidente Berlusconi e dal suo Governo. (Applausi dal Gruppo PdL).

Ci ricordiamo invece cosa ha combinato il Governo Prodi in materia di sicurezza? Praticamente nulla. Ai nuovi colleghi ricordo un episodio: per adottare un decreto-legge sulla sicurezza (mi riferisco al decreto-legge n. 181 del 2007) c'è voluto il barbaro omicidio della signora Reggiani. Sino al giorno precedente, il Governo era riuscito, peraltro con enormi difficoltà, ad approvare soltanto dei disegni di legge. Poi, come tutti ricorderete, il suddetto decreto non è stato neanche convertito. Allora il Governo Prodi, per cercare di rimediare alle divisioni presenti all'interno della sua maggioranza, ha adottato a fine anno un nuovo decreto-legge. Anche questa volta sappiamo tutti come è andata a finire: non sono riusciti a trasformare in legge neanche quel secondo decreto.

Gli amici del Partito Democratico ci vengono ora a dire che sul tema della sicurezza sono uniti, perché non c'è più l'ala sinistra della coalizione. Forse loro dimenticano che assieme alla sinistra radicale essi governano Regioni, Province e Comuni. All'interno dello stesso Partito Democratico, su questo tema, ci sono - e ci sono state - forti divisioni.

Ricordiamo cosa è successo dopo l'omicidio dell'ispettore di polizia Raciti? Il Governo nel 2007 ha presentato il decreto-legge n. 8 per garantire una maggiore sicurezza durante le competizioni calcistiche; in sede di conversione del decreto-legge, noi della Casa delle Libertà, con alto senso di responsabilità, abbiamo votato la legge assieme all'allora maggioranza di Governo. Quella legge l'abbiamo votata tutti, ad eccezione del Partito Radicale. Abbiamo sempre avuto, quindi, un atteggiamento responsabile verso il Paese e la sua sicurezza mentre oggi il Partito Democratico, pur sostenendo di essere unito su questo tema, esprime vivissime contraddizioni a causa della presenza di esponenti che osteggiano i provvedimenti sulla sicurezza.

Chiusa questa breve parentesi, ritengo che lo strumento più efficace per affrontare l'emergenza sicurezza sia sempre costituito da una politica di prevenzione. I dati forniti dal Viminale mettono chiaramente in luce che la maggior parte dei reati contro la sicurezza pubblica viene messa a segno dagli stranieri: allora bene ha fatto il Governo Berlusconi, con il varo del decreto-legge, a facilitare le espulsioni dei cittadini comunitari (ad esempio, di molti rumeni) che da noi delinquono e mettono in pericolo i nostri cittadini. Chiediamo a questi ultimi di comportarsi in maniera civile o, se vogliono delinquere, di farlo nel loro Paese di origine. Sia chiara una cosa: non ce l'ho con i rumeni, ma bisogna portare rispetto per tutti quelli che vivono in Italia e che lavorano e pagano regolarmente le tasse.

Se così non è, anche per gli extracomunitari bisogna limitare, sin da subito, gli ingressi di massa: gli stranieri devono sapere che in mancanza di certi requisiti (passaporto, visto d'ingresso e permesso di soggiorno) non possono soggiornare nel nostro Paese. E se lo fanno, devono essere, di conseguenza, espulsi immediatamente.

Contestualmente alla volontà che le Regioni del Sud stanno manifestando nella battaglia contro le mafie del nostro Paese, voglio sottolineare, anche a nome di tanti colleghi, che nel Mezzogiorno c'è bisogno di uno Stato più presente e più forte, capace sia di rilanciare certe iniziative, a cominciare dall'impiego dei poliziotti di quartiere, sia di perseguire, così come ricordava poc'anzi il relatore, senatore Vizzini, un'azione volta a scoprire i santuari dell'economia sommersa che sta distruggendo l'economia legale del Mezzogiorno e che sta rafforzando i poteri criminali, a tutto svantaggio della società onesta e laboriosa.

Per queste ragioni, voteremo a favore del disegno di legge al nostro esame. (Applausi dal Gruppo PdL. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Casson. Ne ha facoltà.

CASSON (PD). Signor Presidente del Senato, signori senatori, signori del Governo, il Partito Democratico considera il tema della sicurezza pubblica come una priorità assoluta, uno dei temi maggiormente sentiti dai cittadini, un problema dagli aspetti delicatissimi, perché coinvolge diritti fondamentali e inalienabili della persona umana. È con questa convinzione e consapevolezza che abbiamo affrontato il testo del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, di cui ci viene proposta la conversione in legge con il disegno di legge n. 692, oggi al nostro esame.

Fin dalla prima lettura del decreto-legge, anticipata peraltro da annunci e grida non sempre composti e conferenti da parte di importanti esponenti della maggioranza e del Governo, si è avuto modo di rilevare in maniera chiarissima il vuoto pressoché assoluto che caratterizzava le norme da adottare, tanto da far pensare e da farci dire che si trattava e si tratta di norme-manifesto, norme vuote, prive di contenuto e soprattutto inutili e inconferenti rispetto ai proclami lanciati ai quattro venti. Vuoto che raggiungeva il culmine con l'articolo 9 del decreto, che si limita tuttora soltanto a cambiare la denominazione delle strutture CPT (centri di permanenza temporanea), senza specificarne né il contenuto né gli eventuali nuovi limiti; per di più con un atto, per definizione costituzionale, urgente e necessario come il decreto-legge.

Inoltre, nelle nuove norme si ravvisavano seri profili e seri dubbi di illegittimità costituzionale, in riferimento in special modo alla previsione di una aggravante che sembrava quasi tirata fuori dal cilindro di un prestigiatore, ma soltanto per fare spettacolo, per colpire l'immaginazione di inconsapevoli cittadini da ingannare con il vuoto, da grida manzoniane, delle nuove norme proposte.

Ben consci però dell'importanza eccezionale e della delicatezza della materia, come Partito Democratico abbiamo scelto di non alzare rigide barriere ostruzionistiche, di non fare barricate inutili. Abbiamo deciso di formulare precise proposte emendative, utilizzando esperienza e professionalità per suggerire ad un Governo, lui sì ideologico e "barricadero", le migliori soluzioni, anche tecniche, da adottare nella vastissima e multiforme problematica della sicurezza pubblica.

Questo è lo spirito che ci ha animato nella stesura dei nostri emendamenti e durante le discussioni all'interno delle competenti Commissioni di merito; tuttavia, abbiamo trovato un blocco pressoché assoluto, soprattutto in ordine alle parti più qualificanti e pregnanti delle nostre proposte; un blocco per certi versi incomprensibile, come se le fila delle decisioni del Governo e della maggioranza venissero tenute da una volontà ferrea di gestire il problema-sicurezza come se si trattasse di un affare privato, quasi settario. Si tratta di un blocco e di rigidità incomprensibili, specialmente perché, durante i lavori delle Commissioni, da più parti della maggioranza sono state formulate, expressis verbis, valutazioni decisamente positive in ordine ai principali emendamenti da noi proposti.

Sempre nello spirito che ci ha animato dall'inizio di questa fase di lavori parlamentari, sottolineo dunque i punti fondamentali che volevamo e che vogliamo continuare a proporre. Mi limito ai principali, precisando fin d'ora che sono punti strettamente collegati a temi già trattati dal decreto-legge e da questo ritenuti necessari ed urgenti.

Ogni giorno apprendiamo da stampa e televisioni di maltrattamenti e di atti di violenza gravi e gravissimi all'interno di nuclei familiari, ai danni soprattutto dei minori e delle donne, al Nord come al Sud del Paese. Sono atti vergognosi, inaccettabili, alle volte perfino raccapriccianti, oggetto ormai di lunghe ed infinite discussioni. Il Partito Democratico ha proposto e propone ancora oggi alcune norme specifiche, volte a tutelare donne e minori in tali situazioni, presentando soluzioni sia in via di prevenzione sia in forma repressiva. Che si tratti di una vera e propria emergenza come problema di sicurezza pubblica non è in dubbio; che sia necessario intervenire legislativamente con urgenza è altrettanto indubitabile. Come è possibile, signori del Governo e della maggioranza, risponderci che siete d'accordo con quanto denunciamo noi e che voi però ci state pensando, che state provvedendo e che tra breve interverrete? E intanto? Perché non ora, con lo strumento normativo più adeguato?

Inoltre, ogni giorno apprendiamo da stampa e televisioni di traffici internazionali di esseri umani, traffici criminali, organizzati da bande di delinquenti situate sia in territorio nazionale che all'estero, al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione, allo sfruttamento sessuale, al lavoro nero; peraltro, tali traffici riguardano anche minorenni. Il Partito Democratico propone ancora oggi alcune norme precise e specifiche, volte a prevenire e a reprimere tale inaccettabile commercio di persone umane e a fornire l'autorità giudiziaria di strumenti d'intervento più efficaci. È indubitabile che si tratti di reati gravissimi ed è indubitabile l'urgenza. Non è accettabile che da parte di maggioranza e di Governo ci si dica che sono d'accordo con il contenuto delle nostre norme, ma che "loro" stanno vedendo e stanno provvedendo. Quando? Come? Banalizzando il tutto, magari con il cosiddetto emendamento Berselli-Vizzini sulle prostitute, definite pericolose ed allarmanti per la collettività, invece di decidere di intervenire subito, non contro il singolo, ma contro chi organizza e dirige questi criminali traffici internazionali.

In terzo luogo, ogni giorno apprendiamo da stampa e televisioni di casi di gravi sfruttamenti del lavoro, di situazioni di caporalato, non solo al Sud ma anche al Nord (in Lombardia e in Veneto). Lavoratori stranieri, ma anche italiani, sono sottoposti a violenza, minacce, intimidazioni, sfruttando situazioni di evidente inferiorità o di stato di necessità, per di più con sistematica violazione delle normative di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro. Per quale motivo, signori del Governo e della maggioranza, dite che condividete il contenuto delle nostre proposte emendative e però non volete intervenire? Non ora, dite; e quando allora? Quanti altri crimini e quanti altri morti dobbiamo ancora aspettare prima che decidiate che ogni limite è stato superato e che la misura è colma?

Non intendo dilungarmi oltremodo nell'elencazione dei nostri principali suggerimenti normativi, da voi totalmente rifiutati, anche perché potremo riparlarne in sede di illustrazione dei singoli emendamenti. Mi limito soltanto a fare cenno agli altri temi, tutti inerenti alla sicurezza pubblica, tutti urgenti, tutti necessari, da noi trattati in sede di Commissioni congiunte e da voi, con incomprensibile supponenza di tipo ideologico, rifiutati.

Il Partito Democratico vi ha parlato di nuove norme sulla sicurezza stradale, sui testimoni di giustizia, sui mafiosi che continuano a godere del gratuito patrocinio a spese dello Stato, di sfruttamento dei minori anche nell'accattonaggio, di rientro assistito. Niente! Avete fatto orecchie da mercante. Avete chiuso ogni porta, come se non vi interessasse la questione sicurezza, come se non vi interessasse affrontarla davvero, concretamente. Vi siete accontentati di norme di facciata, di norme‑manifesto. Non è questa la nostra linea; non è questo il nostro comportamento. Come Partito Democratico, continueremo a ragionare sul terreno dell'efficienza e della concretezza, contrastando i vostri atteggiamenti da campagna elettorale, che mirano soltanto all'effetto propagandistico e pubblicitario. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore D'Alia. Ne ha facoltà.

D'ALIA (UDC-SVP-Aut). Signor Presidente, onorevoli colleghi, iniziamo oggi ad affrontare il tema della sicurezza attraverso il decreto-legge propostoci dal Governo; un testo che abbiamo esaminato in Commissione e rispetto al quale il Gruppo parlamentare cui appartengo si è astenuto perché ha preferito la strada più scomoda, quella cioè del confronto sul merito delle questioni; inoltre, quando si accetta la via del confronto sul merito non si può poi tornare indietro proponendo pregiudiziali di costituzionalità che, dal punto di vista politico, stroncano il dialogo sul provvedimento.

Presidenza della vice presidente BONINO (ore 19,04)

 

(Segue D'ALIA). Noi abbiamo scelto una strada diversa, quella cioè di verificare la bontà dei provvedimenti proposti dal Governo e su di essi ci siamo confrontati in Commissione e continueremo a farlo in questi giorni ostinatamente in Aula.

Chiaramente, questo decreto-legge sconta un limite, cioè la sua parzialità. Il provvedimento, infatti, non affronta tutte le questioni, ma solo alcune; inoltre, dovrebbe farlo in maniera complementare con il disegno di legge con procedura ordinaria, che esamineremo in Commissione nelle prossime settimane su altre tematiche inerenti alla sicurezza; ma ad un primo esame ci appare comunque uno strumento scollegato di contrasto all'emergenza sicurezza. Infatti, in questo decreto-legge troviamo uno zibaldone di norme, alcune condivisibili, altre inutili, altre ancora inserite per giustificare la necessità di dare un segnale alla percezione di insicurezza che c'è nel nostro Paese. Ebbene, tale segnale viene dato inserendo alcune misure che parlano alla pancia dell'italiano, ma che in realtà poco hanno a che fare con la sicurezza.

Nonostante questo, abbiamo tenuto e terremo un atteggiamento molto responsabile sulla materia, perché crediamo che la priorità vera su cui si misura il livello di affidabilità dello Stato e delle istituzioni è la capacità che ha lo Stato in tutta la sua articolazione di dare risposte certe ed efficaci al primo bisogno primario del cittadino, che è quello della sicurezza. La sicurezza, peraltro, è un'istanza sociale che riguarda soprattutto le fasce sociali più deboli, quelle che non hanno risorse per difendersi da sole e che quindi hanno la necessità di avere uno Stato forte ed autorevole che sia nelle condizioni di contrastare il crimine. Per questo, in Commissione abbiamo contribuito ad elaborare la parte relativa alle norme anticrimine e antimafia di questo decreto-legge, che va certamente migliorata anche in Aula, ma che riteniamo efficace ai fini del contrasto alla criminalità organizzata: infatti, consideriamo utile che i procuratori antimafia abbiano maggiori strumenti sulle misure di prevenzione e sulla valutazione della pericolosità di alcune condotte. Quindi, è giusto che queste norme siano state inserite nel decreto-legge ed è giusto che il Parlamento su questo si confronti in maniera serena ed efficace.

Certamente, vi sono anche altre disposizioni da introdurre e forse ci riusciremo nel corso dell'esame del provvedimento da parte dell'Assemblea: mi riferisco, in particolar modo, alle norme sui testimoni di giustizia e sul gratuito patrocinio per quanto riguarda i condannati per mafia. È chiaro che si tratta di norme utili, sulle quali c'è il nostro sostegno e ci batteremo perché possano trovare ingresso in sede di conversione.

Vi sono poi alcune disposizioni che riguardano i poteri dei sindaci: le condividiamo, anche se riteniamo debbano essere migliorate. Al riguardo, prediamo intanto atto con soddisfazione dell'accoglimento di un nostro emendamento, che attribuisce ai sindaci poteri di segnalazione ai questori e ai prefetti in materia di contrasto all'immigrazione clandestina. Credo che in tal modo si attribuisca ai sindaci una funzione sussidiaria nell'ambito di quel concetto di sicurezza partecipata di cui tanto oggi si parla e che va però codificato con norme precise. Una di queste è quella che abbiamo proposto e che è stata accolta in Commissione, ma ve ne sono anche altre che servono a rendere più chiaro questo potere dei sindaci.

Con il decreto, infatti, non solo si attribuisce al sindaco un potere ordinario, in base al quale egli può adottare provvedimenti contingibili ed urgenti nelle materie tradizionalmente assegnategli dal Testo unico sugli enti locali, ma si conia una nuova definizione di sicurezza urbana, che da un lato non riguarda la pubblica e privata incolumità, per altro verso tocca competenze statali in materia di pubblica sicurezza; è chiaro allora che questi poteri non possono essere esercitati dal sindaco in maniera scollegata rispetto ai poteri di direttiva del Ministero dell'interno. Infatti, se il sindaco si muove sulla stessa lunghezza d'onda del questore e del prefetto, diventando soggetto necessario dell'articolazione dello Stato in materia di contrasto e di tutela della sicurezza urbana, non è possibile che il prefetto e il questore esercitino questi poteri sotto la direttiva del Ministro dell'interno (che è autorità nazionale di pubblica sicurezza) e non altrettanto i sindaci, che con la loro grande fantasia al potere, diciamo così, possono anche utilizzare in maniera non corretta questo strumento.

Noi abbiamo chiesto quindi di irreggimentare questo potere, anche attribuendolo ai sindaci mediante una formula generica che consentisse di farvi rientrare quante più fattispecie possibili e quante più possibilità di un loro intervento in una materia delicata quale quella della sicurezza, ma di farlo in maniera ragionata, razionale e costituzionale.

Un altro tema che abbiamo sollevato in Commissione e che risolleveremo in Aula riguarda infatti l'esigenza che questo potere di ordinanza esercitato dal sindaco in materia di sicurezza urbana non sia scoordinato o mal coordinato con quello del prefetto e del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Vi è cioè la necessità che quando il sindaco adotta un'ordinanza in materia di sicurezza urbana, non solo la trasmetta al prefetto per i provvedimenti conseguenziali ma, se del caso, chieda la convocazione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, affinché gli altri soggetti che fanno parte del Comitato, e quindi dello strumento di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, possano coordinare le loro azioni con quelle del sindaco.

Su questo punto, pertanto, riteniamo che il testo debba necessariamente essere migliorato, perché bisogna comunque inquadrarlo in un contesto ordinamentale che dia certezza ai sindaci sui poteri di cui dispongono e certezza ai cittadini sulle risposte che possono avere dal sindaco, dal questore o dal prefetto. Questo è un altro tema su cui ci riserviamo alcune proposte di modifica in Aula.

Abbiamo apprezzato, per esempio, lo sforzo del Governo sulla modifica dell'articolo 5 del decreto, perché quel testo faceva e fa acqua da tutte le parti. Si tratta infatti di un testo che sostanzialmente non consente di colpire tutte le ipotesi di sfruttamento illecito dell'immobile da parte del proprietario in danno dell'extracomunitario clandestino, introducendo peraltro un sistema in forza del quale, alla fine, il proprietario dell'immobile, o colui che ne ha la disponibilità, rischia di diventare responsabile penalmente, indipendentemente dalla circostanza de facto di aver piena conoscenza della situazione di irregolarità del soggetto cui affitta o cede in locazione l'immobile, oltre alla questione del titolo oneroso, unica ipotesi nella quale si applica la norma.

Certo, la riformulazione proposta dal Governo rappresenta un passo in avanti, ma restano una serie di perplessità anche su quel testo. Nel momento in cui, ad esempio, si introduce il concetto di ingiusto profitto (un concetto che noi condividiamo e che giustifica l'applicazione della sanzione penale) non si può restringere l'ambito soggettivo ed oggettivo dell'applicazione della norma circoscrivendolo solo all'ipotesi in cui la cessione avvenga a titolo oneroso, perché il combinato disposto di queste due disposizioni rischia di restringere eccessivamente l'ambito di applicazione della norma vulnerando lo scopo per il quale è stata proposta. Per queste ragioni riteniamo sia necessario migliorare il testo.

Abbiamo apprezzato il fatto che in Commissione sia stato approvato un nostro emendamento che ha previsto l'inasprimento delle pene per lo sfruttamento dell'immigrazione clandestina da parte dei datori di lavoro. Abbiamo apprezzato, cioè, che non si sia colpito solo il proprietario dell'immobile come fatto d'immagine, ma si sia intervenuti anche per stroncare il circuito criminogeno determinato dallo sfruttamento illegale della mano d'opera. L'accoglimento del nostro emendamento che ha inasprito le pene nei confronti dei datori di lavoro che sfruttano gli immigrati irregolari, credo abbia giustamente bilanciato il sistema sanzionatorio.

Di questo e altro vogliamo parlare, sapendo che trattiamo una piccola parte dei problemi della sicurezza, che il decreto-legge non esaurisce tutte le questioni e che quindi sarà necessario tornare su questo tema in maniera più approfondita. Lo faremo in futuro con il disegno di legge e con altri provvedimenti. (Applausi dal Gruppo UDC-SVP-Aut. Congratulazioni).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Livi Bacci. Ne ha facoltà.

LIVI BACCI (PD). Signora Presidente, signori del Governo, colleghe senatrici, colleghi senatori, sarò molto breve, perché tutto è stato detto molto bene dal senatore Zanda in sede di illustrazione della pregiudiziale di costituzionalità e dal senatore Casson. Pertanto, non ripeterò argomenti già trattati, ma mi limiterò a fare delle brevi osservazioni su quella parte del disegno di legge che riguarda la questione degli immigrati.

È ovvio - lo do per scontato - che il nostro partito sia estremamente sensibile al tema della sicurezza, ma è altrettanto sensibile alla prevenzione di episodi che portino alla insicurezza. Avrei visto bene l'adozione di decreti provvisti dei requisiti di necessità ed urgenza se il Governo avesse cercato di limitare il fenomeno dell'irregolarità, che è alla fonte dei problemi della sicurezza nel nostro Paese; se avesse messo mano alla revisione dei meccanismi di ingresso regolare, che oggi sono rigidissimi e quindi provocano un'alta irregolarità; se avesse messo mano alla brevissima durata dei soggiorni, che comporta ogni mese per decine di migliaia di lavoratori il passaggio da una situazione di regolarità ad una di irregolarità. Senz'altro tutto ciò sarebbe stato molto apprezzato; ma non viene fatto nulla di ciò e si parte da un'ideologia, francamente, repressiva.

I tre punti su cui gran parte dei colleghi sono intervenuti riguardano innanzitutto l'abbassamento da dieci a due anni di reclusione della pena che fa scattare l'allontanamento o l'espulsione del comunitario o dell'immigrato. Mi domando se si è mai pensato che nel nostro Paese ci sono 4 milioni di immigrati regolari con 1,5 milioni di famiglie e che abbassare così fortemente la soglia che permette l'allontanamento o l'espulsione fa rientrare nell'orbita delle persone vulnerabili familiari di persone che vengono allontanate nonostante il loro radicamento nel nostro territorio.

Ritengo che questo rappresenti un problema serio. Potremo noi allontanare un comunitario, quasi un cittadino italiano, senza constatare che il reato che ha commesso implica una vera e propria pericolosità sociale, allontanandolo da una famiglia che magari è italiana? Credo che questo sia un problema da tenere presente e che invece si rischia di non affrontare con questo tipo di normativa.

Non parlo poi dell'aggravante comune legata all'essere irregolari nel nostro Paese (ripeto, irregolari e non clandestini); mi sembra che questo sia in qualche modo aberrante. Essere irregolari non è come compiere un delitto con crudeltà o con efferatezza o per motivi abietti o con abuso d'ufficio; è come dire che la povertà è un'aggravante. Penso che questo nasconda una ideologia veramente repressiva del tutto da respingere. Ricordo anche che per gran parte degli immigrati la caduta nello stato di irregolarità non è intenzionale, ma è dovuta alla perdita di un lavoro ed alla incapacità di ritrovare nei tempi giusti un altro lavoro che gli permetta di stare regolarmente nel nostro Paese.

Infine, per quanto riguarda la cessione a titolo oneroso dell'abitazione, la riformulazione da parte del Governo non ci sembra sufficiente. Comunque c'è il pericolo di dare un segnale negativo a quei pochi proprietari di abitazioni che affittano ad immigrati e che si guarderanno bene dal metterle sul mercato per evitare ogni possibile problema con la giustizia. Credo che questo aspetto vada valutato perché potrebbe avere delle conseguenze, magari non previste ma fortemente negative. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Poli Bortone. Ne ha facoltà.

POLI BORTONE (PdL). Signora Presidente, affronterò il decreto-legge in esame con delle sensibilità che mi derivano dall'essere stato sindaco della mia città e deputato europeo per diversi anni. Ritengo che un provvedimento del genere debba essere affrontato con le sensibilità proprie di ciascuno di noi e soprattutto con la coerenza che ognuno pensa di doversi portare dietro. Per esempio, io ho fatto di tutto ed anche ottenuto di usufruire di un Programma operativo nazionale per la sicurezza per costruire degli alloggi per i rom che sono stanzialmente nella mia città da oltre 12 anni. Lo dico con orgoglio e con sincerità; lo dico anche con lealtà, comprendendo tuttavia che la situazione non è certamente uguale in tutte le parti d'Italia e dunque credo che si debbano affinare le espressioni del decreto stesso rispetto alle diverse situazioni del nostro territorio nazionale.

L'articolo 235 del codice penale, così come modificato (al di là dell'indubbia necessità di espellere i cittadini extracomunitari clandestini che delinquono), comporta però una totale equiparazione tra questi ed i cittadini europei, al punto che un cittadino comunitario punito con una pena detentiva superiore a due anni, pur potendo non aver commesso un reato che abbia concretamente messo in pericolo l'ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, è allontanato con un provvedimento automatico e di espulsione e con conseguente divieto di reingresso.

A mio avviso, non sono rispettati l'articolo 18 del Trattato dell'Unione europea, l'articolo 1 del decreto legislativo 28 febbraio 2008, n. 32, che recepisce la direttiva 2004/38/CE e recante modifiche al decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, sulla base dei quali il diritto di ingresso e soggiorno dei cittadini dell'Unione o dei loro familiari, qualsiasi sia la loro cittadinanza, può essere limitato con apposito provvedimento solo per motivi di sicurezza dello Stato e motivi imperativi di pubblica sicurezza. Questi motivi sussistono quando la persona da allontanare abbia tenuto comportamenti che costituiscono una minaccia concreta, effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona ovvero alla incolumità pubblica, rendendosi urgente l'allontanamento perché la sua ulteriore permanenza sul territorio è incompatibile con la civile e sicura convivenza.

Si tratta, quindi, di provvedimenti da motivare caso per caso da parte dell'autorità amministrativa e da valutare dall'autorità giudiziaria, come previsto dalla lettera del citato articolo 1 del decreto legislativo n. 32 del 2008: si deve tener conto dei comportamenti individuali dell'interessato che rappresentino appunto una minaccia concreta ed attuale all'ordine pubblico. Vorrei ricordare che la direttiva 38 costituisce il punto di arrivo - lei lo sa benissimo, Presidente - di una consolidata giurisprudenza della Corte di giustizia europea, ai sensi della quale l'espulsione del cittadino europeo deve fondarsi su una valutazione caso per caso, di tipo soggettivo.

Inoltre, in due sentenze della Corte di giustizia riguardanti due cittadini italiani espulsi, rispettivamente, dallo Stato tedesco e dallo Stato greco poiché avevano fatto uso di sostanze stupefacenti e commesso altri reati, sì è stabilito che, sebbene uno Stato membro possa considerare che l'uso di droghe costituisca un pericolo per la collettività idoneo a giustificare provvedimenti speciali nei confronti degli stranieri che violino la normativa sugli stupefacenti, la deroga dell'ordine pubblico deve essere interpretata restrittivamente. Cosicché, l'esistenza di una condanna penale può giustificare un'espulsione solo nei limiti in cui le circostanze che hanno portato a tale condanna provino un comportamento personale costituente una minaccia attuale per l'ordine pubblico. (Richiami del Presidente).

Presidente, ho già terminato il tempo a mia disposizione? Mi dispiace, mi avevano detto che potevo intervenire per dieci minuti. In sintesi - troverò poi un'altra occasione per dirlo, anche perché ho presentato delle interrogazioni su questo argomento - ritengo che debbano essere considerate anche altre direttive comunitarie, la n. 86 del 2003 e la n. 85 del 2005, per quanto riguarda, tra l'altro, i ricongiungimenti familiari.

Comprendo che il provvedimento in esame debba venire incontro alla necessaria esigenza di sicurezza che tutti i cittadini italiani esprimono; tuttavia, ritengo anche che si debba essere molto misurati e che il Governo, a seguito di un dibattito che mi è sembrato molto sereno - e mi auguro continui ad esserlo - voglia intervenire per eliminare dubbi e discrepanze con le direttive comunitarie e certamente per venire incontro a quel desiderio di sicurezza che tutti abbiamo, ma anche, indubbiamente, di grande solidarietà. (Applausi dal Gruppo PD e dei senatori Mazzaracchio e Vizzini).

 

PRESIDENTE. Senatrice Poli Bortone, la Presidenza le vuole confermare che il suo Gruppo aveva comunicato una durata di cinque minuti per il suo intervento.

È iscritta a parlare la senatrice Poretti. Ne ha facoltà.

PORETTI (PD). Onorevole Presidente, onorevoli senatori, anzitutto mi fa piacere intervenire dopo la senatrice Poli Bortone, che ha puntato l'attenzione su alcuni punti critici, con un intervento molto ragionevole e pragmatico sulle politiche da porre in essere, affinché queste funzionino e non siano dei meri richiami al nulla poi inapplicabili.

In questo dibattito sulla sicurezza gran parte del tempo lo stiamo impegnando per parlare di immigrazione. Do per scontato che la condizione di clandestino per un immigrato non abbia e non debba avere un rilievo penale e quindi non debba essere considerata come aggravante. Cercherò di spiegare quali a mio avviso sono i punti nodali da considerare, cioè il fabbisogno dei lavoratori stranieri e la loro tutela, il continuo afflusso di stranieri clandestini e il problema della criminalità. Il nostro Paese ha bisogno di lavoratori stranieri e la domanda è sicuramente superiore al numero di ingressi regolari programmati dal Governo, tant'è che sono centinaia di migliaia gli stranieri che vivono e lavorano in Italia senza permesso di soggiorno, non per loro scelta ma per l'impossibilità di regolarizzarsi.

Il meccanismo dei flussi è inadeguato e solo prevedendo un flusso continuo si abbatterebbe quasi completamente la clandestinità di chi lavora e non delinque; una misura che, fra l'altro, favorirebbe anche un aumento degli introiti fiscali (tasse, contributi previdenziali e quant'altro). Del resto, senza la riforma del sistema dei flussi è inutile emanare una sanatoria ogni quattro-cinque anni e persino dannoso, perché giustamente ingenera la convinzione che conviene venire in Italia da clandestini, tanto, prima o poi, ci sarà una sanatoria.

Proprio questo è il punto: l'attuale legislazione favorisce l'ingresso e la permanenza nella clandestinità. Il meccanismo per cui le ambasciate italiane si dovrebbero trasformare in centri di lavoro non può funzionare, sia perché le ambasciate servono ad altro, sia perché è impensabile che un datore di lavoro per assumere un lavoratore si affidi ad occhi chiusi a chi di mestiere fa, e deve fare, altro. È ovvio, quindi, che oggi l'immigrato entri clandestinamente, acquisti fiducia presso il proprio futuro datore di lavoro spesso lavorando in nero e poi, ove riesca a superare il muro e i tempi dei flussi, si regolarizzi. Alternative, checché se ne dica, non ce ne sono.

Si parla anche di dare più poteri ai sindaci: ebbene, voglio citare un esempio a tale riguardo, perché degli immigrati abbiamo bisogno non solo per avere dei lavoratori ma anche per motivi più ampi e civici. Mi riferisco ad un piccolo centro in Abruzzo, Pennapiedimonte, 600 anime, ma a forte rischio di spopolamento, il cui sindaco è andato in Romania, ha scelto dieci famiglie tra le più povere ed ora questa comunità di 45 persone vive lì, lavora e frequenta le scuole del paese: una comunità che è considerata una ricchezza umana, sociale ed economica per quella realtà.

Il sindaco di Pennapiedimonte ha potuto farlo perché i nuovi residenti sono romeni, cioè cittadini comunitari che non hanno bisogno di particolari condizioni per entrare nel nostro Paese. Ebbene, credo che vada dato più potere ai sindaci, ma in questa direzione, non certo per trasformarli in sceriffi. Quando uno Stato non interviene disciplinando e amministrando quelli che sono fenomeni sociali e non emergenze limitate nel tempo e nello spazio, si crea una situazione caotica in cui vige la legge del più forte: invece dello Stato di diritto si applica la legge della giungla; e chi può trarre profitto da tutto ciò se non la criminalità?

Non a caso in questo nostro dibattito si è inserito il tema della prostituzione. A cinquant'anni dalla legge Merlin, a gestire la prostituzione non è più lo Stato, la criminalità locale o il singolo sfruttatore, ma sono le mafie internazionali. Sono 70.000 le prostitute stimate, di cui il 50 per cento straniere e il 20 per cento minorenni, per 9 milioni di clienti: un giro di affari di oltre un miliardo di euro l'anno.

Ebbene, sulla prostituzione a mio avviso dobbiamo sì intervenire, ma per disciplinarla, per regolarizzarla, per prevedere che la prostituzione, quella volontaria, sia da considerarsi una professione e quindi con tutti i diritti e i doveri che ne conseguono, compresi quelli relativi all'assicurazione previdenziale ed alla tassazione.

Dobbiamo agire con la convinzione che governare i fenomeni sociali è più efficace che proibirli, nell'interesse non solo delle persone che esercitano la prostituzione o ne fruiscono, ma della società intera. Se nella clandestinità tutto è possibile, anche essere schiavi, nella legalità, con diritti e doveri, la persona è invece libera di scegliere. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vallardi. Ne ha facoltà.

VALLARDI (LNP). Signora Presidente, onorevoli colleghi, voglio fin da subito esprimere il mio più vivo ringraziamento per questo provvedimento perché da tempo, da troppo tempo, il nostro Paese aspettava con ansia un'iniziativa, un provvedimento di tale portata che possa garantire la sicurezza delle nostre famiglie e di tutti i cittadini.

L'apertura indiscriminata delle frontiere, il Trattato di Schengen, la globalizzazione, hanno fatto sì che nel nostro Paese sia in atto una specie di invasione di cittadini extra e neocomunitari. Oggi finalmente iniziamo a porre dei limiti alla spinta criminogena di un'immigrazione irregolare (Commenti della senatrice Poretti); sì, irregolare perché senza controlli; iniziamo a mettere dei paletti. Dobbiamo iniziare anche a chiederci fino a che punto siamo in grado di assorbire, di accogliere e soprattutto di integrare persone che vengono da altri Paesi, con culture e tradizioni che niente hanno a che vedere con la nostra, a volte attirati dal miraggio che nel nostro Paese esista quello che alcuni definiscono il giardino dell'Eden, che si possa cioè raggiungere il benessere senza dover lavorare e produrre reddito con il sudore della fronte.

Non dobbiamo farci prendere da facili sentimenti di buonismo esasperato, a volte, anzi spesso, sospinti da talune organizzazioni umanitarie che distolgono la nostra attenzione e ci fanno dimenticare che nel nostro Paese ci sono pensionati e anziani che pur avendo lavorato una vita, e taluni anche combattuto per il nostro Paese (purtroppo sono rimasti in pochi), oggi percepiscono una pensione miserevole.

Invece, sempre più spesso grazie ai ricongiungimenti familiari cittadini extra comunitari, pur senza aver lavorato e versato contributi nel nostro Paese, percepiscono pensioni sociali dignitose. (Commenti della senatrice Marinaro).

Signor Presidente, plaudo, anche dalla mia posizione di sindaco, alla particolare attenzione che il provvedimento in esame ha riservato agli amministratori locali, aumentando i poteri di controllo del nostro territorio. Senza alcuna presunzione, infatti, noi siamo sicuramente assieme ai nostri collaboratori i più diretti conoscitori di quanto accade nel nostro territorio, e per questo possiamo dare (sicuramente abbiamo dato e daremo) un contributo alle forze dell'ordine nel controllo del territorio assieme ai nostri cittadini, segnalando tutte quelle situazioni che possono essere ritenute pericolose.

Ottima e sinergica è anche l'intenzione del Governo di escludere dal patto di stabilità le spese che i Comuni sosterranno per affrontare le emergenze legate ai fenomeni criminosi dei nostri paesi e delle nostre città. Non possiamo certamente avere vincoli economici quando si tratta di difendere l'incolumità dei nostri cittadini.

Utilissima a tal fine è la norma del decreto che sanziona penalmente chi, dando un alloggio ai clandestini, ne favorisce la permanenza illegale nel territorio e ne approfitta dal punto di vista economico, fino ad inflazionare e a volte gonfiare il mercato immobiliare, generando fenomeni di tensione sociale laddove l'esagerata concentrazione in alloggi a volte fatiscenti innesca facilmente problemi di convivenza e spesso di tensione sociale.

Altrettanto importante nell'esercizio dell'attività di controllo del territorio è la tendenza al riconoscimento delle polizie locali, che avranno altresì, con questi provvedimenti, più poteri e più possibilità di intervento anche nel campo dell'abuso degli alcolici e delle sostanze stupefacenti, che spesso e volentieri hanno provocato gravi incidenti stradali quasi sempre con il coinvolgimento di cittadini e persone estranee.

Concludo dicendo che per questo, e per tanti altri motivi che verranno illustrati dai miei colleghi nel corso della discussione generale, dichiaro la piena soddisfazione del nostro Gruppo, ringraziando il ministro Maroni e tutto il Governo che ha lavorato per questo tipo di provvedimento. (Applausi dal Gruppo LNP e dei senatori De Eccher e Castro).

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.

*VITALI (PD). Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe senatrici e colleghi senatori, il problema della sicurezza è indubbiamente un problema grave per il nostro Paese. Noi non lo neghiamo, e lo stesso Governo Prodi per affrontarlo aveva presentato ben quattro provvedimenti. Si tratta di un decreto-legge e di tre disegni di legge, tutti provvedimenti che, causa l'interruzione anticipata della legislatura, non è stato possibile approvare definitivamente.

Gli ultimi dati dicono che nel 2007 vi sono stati in Italia 2.900.000 reati, con un aumento di circa il 5 per cento rispetto al 2006 ma con un dato positivo ed in controtendenza, che dimostra come esista una strada per combattere seriamente l'insicurezza. Nelle 14 città nelle quali sono stati firmati i Protocolli per la sicurezza tra il Governo e le amministrazioni locali i dati relativi al secondo semestre del 2007 segnano un miglioramento rispetto a quelli del primo semestre.

Ciò significa che è intervenuta un'importante inversione di tendenza. Questo dovrebbe portarci ad affrontare il tema della sicurezza al di fuori della logica emergenziale e al di fuori di quanto un magistrato di Bologna, in un incontro svoltosi lunedì, ha definito il "carosello giudiziario" per cui ad ogni pie' sospinto si propongono nuove norme.

Nel decreto-legge che stiamo discutendo sono contenute una serie di misure, presenti anche nei provvedimenti che il Governo Prodi aveva presentato al Parlamento, sulle quali, naturalmente, noi siamo d'accordo.

In qualche caso c'è stato il trasferimento di norme dal disegno di legge al decreto-legge, da parte nostra nulla quaestio. Ad esempio, lo citava il relatore Vizzini, il potere di ordinanza dei sindaci, pur nell'ambito di direttive che il Ministero dell'interno può dare e che secondo me è opportuno dia, era previsto nel disegno di legge ed è stato proposto invece nel decreto-legge, e questo va benissimo. Vi sono altre misure di contrasto nei confronti della grande criminalità mafiosa, per il sequestro dei beni e per l'inasprimento delle pene per gli incidenti provocati dall'alcool e dall'uso degli stupefacenti nei confronti dei quali siamo d'accordo.

C'è però un cuore di tenebra di questi provvedimenti (uso il plurale perché il decreto-legge è collegato con il disegno di legge, che non possiamo far finta non ci sia): l'idea che occorra sollecitare la pubblica opinione, preoccupata per il fatto che una parte di questi reati è compiuta da immigrati clandestini, indicando negli immigrati in quanto tali i nemici da combattere. Il Capo della Polizia, nel corso dell'audizione presso le Commissioni riunite, ci ha detto che circa un terzo di questi reati è compiuto da immigrati clandestini: questo è un dato incontestabile. Ma con l'introduzione del reato di immigrazione clandestina, previsto dall'articolo 9 del disegno di legge che abbiamo già assegnato qui in Senato, e con l'aggravante specifica prevista dall'articolo 1, comma 1, lettera f) del decreto-legge, per i reati compiuti da coloro i quali sono illegalmente sul nostro territorio, che a quel reato è giuridicamente e logicamente connessa, si fa di tutte le erbe un fascio e non si contribuisce a risolvere il problema.

Quell'aggravante è un'aberrazione, lo hanno detto i colleghi ponendo le pregiudiziali. È contraria all'articolo 3 della Costituzione italiana, è contraria a tutte le norme e ai trattati internazionali, perché a seconda della condizione soggettiva della persona si determina una diversità di trattamento. Il reato di immigrazione clandestina, qualora introdotto nel nostro Paese, obbligherebbe l'apparato giudiziario, di pubblica sicurezza e penitenziario ad essere oberato di procedimenti che avrebbero come unico scopo quello di stabilire se gli oltre 700.000 immigrati irregolari che sono in Italia sono entrati legalmente o meno.

Mi dispiace che non ci sia il collega Vallardi della Lega, che è intervenuto prima e che ha parlato di anziani. Vorrei chiedergli, se fosse adesso in Aula, che cosa pensa delle badanti che si occupano di persone anziane, che sono in tante famiglie italiane e si trovano in grande parte in condizioni di irregolarità. Se venisse introdotto il reato di immigrazione clandestina, diverrebbero immediatamente oggetto di procedimento penale per accertare se sono entrate illegalmente nel territorio nazionale, e quegli stessi anziani e quelle famiglie potrebbero essere accusate del reato di favoreggiamento. È chiaro che qui si vuole speculare sulla paura della gente per la sicurezza e non si ha intenzione invece di affrontarlo con misure davvero efficaci.

Se si vuole operare efficacemente occorre agire su due versanti. Da un lato l'immigrazione regolare va promossa e vanno modificate quelle norme assurde della legge Bossi-Fini che il centrodestra ha voluto nel 2002 e che rendono più difficile entrare nel nostro Paese per lavorare onestamente. Anche su questo il Capo della Polizia si è espresso chiaramente: il 90 per cento degli immigrati irregolari entrano in Italia con un permesso di turismo, lo lasciano scadere e poi si trattengono per cercare lavoro. È evidente allora che occorre allungare i termini dei permessi di soggiorno per ragioni lavorative, va introdotta anche la possibilità del permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro e vanno dati pieni diritti di cittadinanza agli immigrati regolari, compreso il diritto di voto alle elezioni amministrative.

Dall'altro lato, quello della repressione, occorre agire con durezza su quella fascia di immigrazione clandestina che delinque e che rifiuta di declinare le proprie generalità per sfuggire ad uno o più decreti di espulsione. Questo ci dicono le autorità di pubblica sicurezza, questo ci dice la magistratura italiana.

A noi fa piacere (lo dico qui al collega Berselli, che è stato relatore del provvedimento) che sia stato accolto dalla maggioranza e dal Governo l'emendamento 1.19, che ha come primo firmatario il collega Carofiglio. L'emendamento comporta per tutti, italiani e stranieri, un inasprimento di pena se non viene dichiarata la propria identità con la possibilità anche dell'arresto in flagranza. Questa potrebbe essere una norma importante, capace in prospettiva anche di rendere superflui i CPT. Ma si muove in una logica completamente opposta alla vostra, perché è evidente che questo tipo di norme costituisce l'alternativa all'introduzione del reato di immigrazione clandestina.

Se voi foste coerenti con la logica dell'emendamento che avete accolto dovreste rinunciare al reato di immigrazione clandestina e all'aggravante specifica, perché si tratta di norme che non risolvono il problema della sicurezza e servono solo ad agitare un simbolo nei confronti della pubblica opinione. Esse renderanno invece più difficile affrontare seriamente la questione che a parole voi dite di voler risolvere. (Applausi dal Gruppo PD).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Spadoni Urbani. Ne ha facoltà.

SPADONI URBANI (PdL). Signora Presidente, signori del Governo, signore e signori senatori, il pacchetto sicurezza proposto dal Governo nasce certamente da una serie di emergenze sociali, ma esso si presenta come misura strutturale nel nostro ordinamento giuridico, atta a far fronte a mutate situazioni, come ad esempio l'ampia presenza sul territorio nazionale di cittadini ormai comunitari verso i quali è tuttora necessario elevare il grado di attenzione delle forze dell'ordine. Di qui la necessità di prevedere l'espulsione, come anche quella di dare rapidità ai processi e certezza della pena.

Ritengo poi importante l'aver sottolineato le responsabilità di chi trasporta i clandestini nel nostro Paese e di chi affitta loro case o alloggi approfittando anche della situazione di illegalità in cui questi soggetti vivono. Un segnale di non di poco conto è quello relativo all'aumento della pena per l'omicidio colposo commesso in violazione delle norme della circolazione stradale e sugli infortuni del lavoro. Il superamento della legge n. 626 del 1994, avvenuto recentemente, sostituita dal decreto legislativo n. 81 del 2008, aveva lasciato aperta una finestra che così si chiude.

Tutto il pacchetto di norme è volto a frenare l'immigrazione clandestina e a controllare l'acquisizione della cittadinanza con provvedimenti che vanno dalla modifica del ruolo dei centri di permanenza temporanea all'azione tesa a scongiurare i matrimoni di comodo, fino alla previsione del reato di immigrazione clandestina, che verrà introdotto nel disegno di legge insieme ad altri aspetti importanti che non sono affrontati in questo decreto. Mi riferisco, ad esempio, a quelli della prostituzione o relativi alla violenza sulle donne. Quest'ultimo è un fenomeno in grande espansione - lo sappiamo - purtroppo sia all'interno che fuori della famiglia; su di esso bisognerà attentamente riflettere per giungere alla predisposizione di norme atte a prevenirlo e a reprimerlo in maniera efficace. Ed è stato giusto che in Commissione si sia deciso di rinviare la materia al disegno di legge per evitare fughe in avanti su tematiche che alla fine potrebbero servire solamente a guadagnare qualche titolo sui giornali se normate velocemente e non approfondite; certamente entrerebbero a far parte di quel clima di propagandismo e di campagna elettorale a cui qualcuno dell'opposizione prima ha fatto cenno.

Nel decreto che andremo a convertire in legge tra le altre importanti modifiche all'attuale legislazione ne vorrei segnalare due. La prima è relativa ai nuovi poteri attribuiti ai sindaci. In materia di ordine pubblico, come ex sindaco (sono stata anch'io sindaco di un piccolo Comune ed ero prima autorità di pubblica sicurezza), sento l'importanza che il sindaco può avere nell'affrontare le problematiche che si stanno adesso verificando.

La seconda consiste nell'intervento volto a diminuire le vittime di incidenti stradali cagionati dall'uso e dall'abuso di alcool e stupefacenti, specialmente tra i giovani. Certo, lo Stato agisce sul fronte delle pene anche in questo ambito, in quanto deterrenti rispetto a certi comportamenti, ma è necessaria un'azione più vasta, che il Governo vuole intraprendere, vuoi per rispondere positivamente alla domanda di valori che c'è dentro a certi comportamenti giovanili, vuoi per ricostruire quel tessuto sociale che è il vero elemento efficace e di contrasto rispetto ai comportamenti criminosi.

In relazione ai nuovi poteri dei sindaci, mi sento di dire che l'apporto degli enti locali può davvero costituire un valore aggiunto e il sindaco può diventare il fulcro di tale garanzia. Il sindaco è infatti in grado, più di chiunque altro, di conoscere le problematiche sociali della realtà locale che incidono negativamente sul senso di sicurezza percepito dai cittadini e che possono dare luogo a problemi di ordine pubblico.

Ritengo altresì importante che il sindaco concorra ad assicurare la cooperazione della polizia locale con le forze di polizia statale, come pure che abbia il potere di adottare provvedimenti contingibili ed urgenti nei casi in cui si renda necessario prevenire ed eliminare gravi pericoli non solo per l'incolumità pubblica, ma anche per la sicurezza urbana. Ciò è scritto nella relazione del Governo che accompagna l'atto.

Collegando sindaci e prefetti si consente al rappresentate dello Stato sul territorio di intervenire, in una visione strategica, con tutti gli strumenti ritenuti necessari per l'attuazione dei provvedimenti adottati dal sindaco. È di assoluta rilevanza la disposizione che prevede il potere del prefetto di indire una conferenza con i soggetti interessati, pubblici e privati, nell'ambito territorialmente interessato nel caso in cui tale ultimo intervento sia ritenuto opportuno.

L'altra parte del decreto che mi sento di mettere in rilievo prevede un autonomo stato sanzionatorio per chi, guidando sotto effetto di droga o di alcool, cagiona per colpa lesioni o morte di una o più persone. Deve far riflettere la determinazione con cui il Governo vuole perseguire tali soggetti; qualcuno ha detto con il pugno di ferro: sì, credo che questo si debba proprio fare. È un provvedimento richiesto a viva voce da tanta parte della pubblica opinione, oltre che dall'Associazione delle vittime della strada. Ci rendiamo sempre più conto di come le politiche di informazione e di prevenzione e le iniziative per tutelare specialmente i giovani da una mentalità spesso nichilista (o giovani semplicemente irresponsabili) non sono state sufficienti.

La svolta nelle sanzioni penali, che si uniscono alle nuove sanzioni amministrative introdotte recentemente nel codice della strada, potrebbe riportare un po' di serenità in tante famiglie e far raggiungere l'obiettivo desiderato di un'ulteriore riduzione delle vittime per incidenti stradali di almeno il 50 per cento entro dieci anni.

Presidente, concludo il mio intervento con la richiesta di una particolare valutazione ed attenzione verso gli apolidi, verso coloro che richiedono lo status di rifugiato. È evidente che tale status, internazionalmente riconosciuto, debba mantenere anche in Italia una differenziazione rispetto a chi entra illegalmente nel Paese. È necessario, in fase applicativa, dare istruzioni ai prefetti perché vengano assicurate a tali persone le condizioni per poter vivere dignitosamente.

Voterò quindi a favore della conversione del decreto-legge con convinzione e aspetto il disegno di legge, atteso da tutti i cittadini onesti a prescindere dalla propria condizione sociale. Mi auguro che su tutto il territorio venga data pronta attuazione agli strumenti che qui vengono forniti al fine di un recupero pieno della legalità e della sicurezza.

Vi ringrazio, signora Presidente e colleghi, per l'attenzione. (Applausi dal Gruppo PdL).

 

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Magistrelli. Ne ha facoltà.

MAGISTRELLI (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento oggi vuole concentrarsi prioritariamente sul tema della sicurezza stradale.

Da anni assistiamo, sbigottiti e impotenti, a una serie di incidenti stradali non dovuti alla casualità o all'imperizia, ma al fatto che persone - adulte e giovani, uomini e donne (a dire il vero, più uomini che donne) - si mettono alla guida di un mezzo dopo avere abusato di alcol o fatto uso di sostanze stupefacenti.

Innanzi tutto, vorrei far rilevare che in sei anni questa è la terza modifica sostanziale del codice della strada e questo sicuramente non giova alla risoluzione del problema, in primo luogo, perché vuol dire che il legislatore fa fatica a proporre una normativa efficace; in secondo luogo, perché la modifica continua delle norme non agevola l'informazione e la percezione che il cittadino deve avere quando si parla di regole e di comportamenti di così grave e importante significato.

Le norme, soprattutto in un settore d'interesse sociale così vasto a causa della quantità dei soggetti interessati, dovrebbero essere certe, chiare e di facile comunicazione in modo che i cittadini siano informati su regole e pratiche in maniera efficace. In fondo, è questo il motivo per cui stiamo lavorando: convincere, anche utilizzando lo strumento più estremo come la detenzione, che la tutela della vita propria e degli altri è un valore primario da difendere, anche con norme severe.

È stato scritto: «Lo strumento del decreto-legge non può risolvere tutti i problemi (...) ma viene utilizzato (...) in attesa di una più compiuta rivisitazione della normativa». Queste parole, contenute nella relazione illustrativa, riconoscono che lo strumento utilizzato non è adeguato. Difficile intervenire in una materia così complessa in tutta fretta senza quella ponderazione e quel confronto necessari ad una modifica che interessi questo settore. Avremmo voluto, invece, un dibattito serio ed ampio, un confronto completo tra le parti politiche nell'ambito del quale, con onestà intellettuale e politica, si sarebbero potute evidenziare le convergenze, eliminare le forzature, mettere a punto le migliori e più condivise formulazioni normative.

Ma non solo. La decretazione d'urgenza non mi sembra lo strumento migliore anche perché si stanno introducendo norme, soprattutto penali, che richiedono una ben diversa organizzazione della giustizia e dell'attività di pubblica sicurezza, un apparato tecnico e professionale che deve supportare tutte le novità che si introducono, sennò rimangono lettera morta o sortiscono effetti opposti. Si pensi solo a come verrà applicato l'istituto della prescrizione in questo caso.

Già da più parti si è evidenziato come l'ampliamento delle competenze dei tribunali ordinari (e questo decreto-legge ne contiene diverse) può portare a gravi ritardi o addirittura alla paralisi di alcuni uffici che già non riescono a smaltire il carico quotidiano. Io vorrei aggiungere che le misure in materia di codice della strada non possono essere efficaci se non si pensa ad un sistema diffuso di controlli, che significa più pattuglie sulla strada, strumenti tecnici disponibili, personale adeguatamente formato. Ma, più in generale, credo che un provvedimento serio in materia di sicurezza debba tener conto di tutto, intervenire sul sistema con misure appropriate.

Signora Presidente, visto che il tempo a mia disposizione si sta esaurendo, le chiedo di poter allegare agli atti la restante parte del mio intervento.

 

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

È iscritto a parlare il senatore Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.

BENEDETTI VALENTINI (PdL). Signora Presidente, do io l'ite missa est partecipando volentieri a questo rito un po' frustrante della discussione generale, nella quale bisogna ringraziare i superstiti presenti che ci onorano del loro ascolto, questo dialogo tra sordi che generalmente precede poi la fase delle fatidiche votazioni. In cinque minuti, ormai ridotti a quattro minuti e mezzo, posso soltanto dare un contributo ponendomi e rispondendo con un monosillabo a tre domande politiche.

La prima: bisognava dare una risposta alla domanda imperiosa di misure urgenti che viene dall'opinione pubblica nei confronti della delinquenza e dell'immigrazione sregolata, che spesso si collega con la delinquenza italiana ed importata? La risposta è sì. Questo decreto-legge rappresenta una parte della risposta; si tratta di una risposta pertinente e tutte le rilevazioni, che da questo punto di vista sono un termometro che in democrazia dovrebbe avere - ci piaccia o no - il nostro ossequio e il nostro rispetto, evidenziano che la stragrande maggioranza del popolo italiano va nella direzione dei provvedimenti qui contemplati. Voi, colleghi di sinistra, definite tutto ciò la "pancia" o gli "umori", conferendo un valore negativo a tali manifestazioni, ma la democrazia è fatta della volontà della gente.

La seconda domanda politica è la seguente: tutto quello che è scritto va perfettamente bene? La risposta, ovviamente, è no. Le misure sono adeguate, opportune e vanno nella direzione giusta, ma certamente contengono zone d'ombra. Può darsi che non siano tutte facilmente applicabili e semplici da far funzionare senza una grande convergenza di volontà degli apparati, della magistratura, del ceto politico, degli amministratori. Certamente è così, ma è inevitabile che sia così in una materia tanto complessa e tortuosa come questa.

Credete che tutto vada bene? Ad esempio, in Commissione io non ho avuto remore nel sottolineare che la proposta emendativa voluta dal Governo per "incontrarsi" con i magistrati del Partito democratico (quella secondo cui bisognerebbe spostare sui tribunali capoluogo di distretto anche l'udienza del giudice preliminare e non solo la competenza dei procuratori della Repubblica) è sbagliata. In tal modo, infatti, si sottraggono gli indagati al giudice naturale, si crea sconquasso, si fanno muovere i cittadini e gli operatori anziché far muovere un po' alcuni magistrati. È una norma sbagliata alla quale mi opporrò anche in Assemblea. Si umilia la stragrande maggioranza dei tribunali italiani ingolfando i pochi tribunali grandi, già ingolfati, dei capoluoghi dei distretti. Si tratta - ripeto - di una norma sbagliata che, guarda caso, ha visto il consenso sia del centrodestra che del centrosinistra, come volevasi dimostrare.

Terza ed ultima domanda: la sinistra, o comunque il Partito Democratico, è riuscita su questo tema a liberarsi della sua pregiudiziale ideologica? Mi dispiace, ma la riposta è no. Colleghe e colleghi, avete fatto di tutto per dire che anche per voi la sicurezza rappresenta la prima questione, che non volevate opporvi alle misure richieste dalla gente. Ditemi, però, su quale siete d'accordo, perché non concordate neanche su una o meglio solo sulla recrudescenza delle misure relative all'insopportabile questione della circolazione stradale. E anche in quel caso, a volte, quando si tratta di applicare tali norme, scattano un buonismo e un perdonismo che non hanno alcun senso.

Tolta quella materia, nella sostanza dite no a tutto: il reato di immigrazione, che pure esiste in ogni Paese, non vi va bene; l'aggravante, che pure esiste ed è oggettivamente riscontrabile in tanti altri esempi degli ordinamenti giuridici penali, non vi va bene; le espulsioni, rese più facili e comunque più rigorose anche con lo ius magistratuale, non vi vanno bene; i centri di raccolta o di permanenza temporanea (se non vi piace questa definizione, chiamateli in altro modo) non vi piacciono perché dite che sono dei lager e sono un segno di inciviltà; la requisizione degli immobili concessi in maniera clandestina e sfruttatrice agli immigrati irregolari non vi va bene perché affermate che è una misura inapplicabile. Le misure vi appaiono tutte incostituzionali tanto da aver presentato una pregiudiziale. Nella sostanza permane la vostra pregiudiziale ideologica. Non ne volete far nulla e questo ci dispiace.

Abbiamo fatto e facciamo bene a dialogare e a confrontarci, ma qui c'è una profonda divisione di contenuti che è giusto venga registrata dalla gente, dal popolo italiano che si è espresso poche settimane fa. È giusto che si registri che ancora non avete recepito il segnale democratico che proviene dal popolo italiano. (Applausi dal Gruppo PdL).

PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

DI GIOVAN PAOLO (PD). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

DI GIOVAN PAOLO (PD). Signora Presidente, intervengo molto rapidamente, visto che nessuno di noi è un novizio della politica, innanzi tutto per ringraziare uno dei due relatori ed il rappresentante del Governo che sono rimasti fino al termine dei lavori. In secondo luogo, voglio far presente che l'esigenza della sicurezza è così sentita dai cittadini e dalla maggioranza che, se avessimo voluto chiedere, a termini di Regolamento, la chiusura della discussione ed il passaggio alla votazione degli articoli, avremmo potuto farlo perché avremmo avuto i numeri necessari.

La prossima volta lo faremo, perché su altri temi è tollerabile che non si sia in quest'Aula, ma su questo tema (ringrazio chi c'è, quindi non mi rivolgo a chi è presente) ritengo sia giusto invitare ognuno di noi a fare il proprio dovere non solo con i comunicati stampa, ma con la propria presenza e poi, magari, facendo i comunicati stampa, perché la nuova moralità della politica è anche questa. (Applausi dal Gruppo PD).

FERRARA (PdL). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FERRARA (PdL). Signora Presidente, in premessa, il collega ha detto di non essere un novizio della politica, ma mi sembra abbastanza disorientato sugli usi e costumi che regolano ai lavori di quest'Aula. A parte il fatto che i suddetti lavori erano stati regolati dalla Conferenza dei Capigruppo e che quindi c'era un accordo tra maggioranza e minoranza in merito allo svolgimento oggi della discussione generale, vorrà consentirmi di consigliargli di non considerarci così ingenui rispetto alla possibilità di chiedere il non passaggio all'esame degli articoli e quant'altro. In questo caso, infatti, affinché tale richiesta potesse essere accolta avrebbe dovuto esserci il numero legale. Come la Presidenza sa benissimo, ci sono altri strumenti che consentono di evitare blitz in Aula. Soltanto la sua attenzione, che già qualifica l'intervento, ha potuto dargli il coraggio di svolgere simili considerazioni in un'Aula che, essendo un tempio della democrazia, dovrebbe invece sconsigliarlo dal fare interventi del genere.

 

DI GIOVAN PAOLO (PD). Mi offendi, mentre io ti ho fatto un complimento, visto che tu c'eri.

PRESIDENTE. Essendo inteso che nella storia anche recente schermaglie parlamentari se ne sono viste parecchie, la Presidenza intende attenersi al Regolamento. Queste sono considerazioni politiche di cui la Presidenza prende atto.

 

Mozioni e interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Comunico che sono pervenute alla Presidenza una mozione e interrogazioni, pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

 

Ordine del giorno
per le sedute di giovedì 12 giugno 2008

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

 

La seduta è tolta (ore 20,04).

 

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Conversione in legge del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica (692)

PROPOSTE DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE

QP1

ZANDA, FINOCCHIARO, BIANCO, CASSON, CECCANTI

Respinta (*)

Il Senato,

            premesso che:

        la lettera f) dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92 (recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica) prevede l'inserimento all'articolo 61, primo comma, del codice penale, della seguente aggravante: «Se il fatto è commesso da soggetto che si trovi illegittimamente sul territorio nazionale»;

            la formulazione adottata appare suscettibile di fondati rilievi in relazione alla violazione dell'articolo 3 della Costituzione, nonché dell'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti umani, degli articoli 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, dell'articolo 25 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici e dell'articolo 21 della Carta di Nizza perché prefigura una chiara e infondata disparità di trattamento - sotto il profilo della determinazione della pena - tra soggetti responsabili del medesimo reato in ragione del diverso status di cittadino o di soggetto che illegittimamente si trovi sul territorio nazionale, in questo prescindendo da ogni valutazione che giustifichi l'aumento di pena in ragione di una maggiore pericolosità del soggetto. Tale pericolosità, come accade in applicazione dell'aggravante di cui al medesimo articolo 61, primo comma, n. 7, dovrebbe piuttosto desumersi da «un più intenso grado di ribellione nell'azione di colui che non si è sottomesso al potere coercitivo dello Stato» avendo in varie occasioni la Corte costituzionale escluso la legittimità costituzionale di qualsiasi automatismo sanzionatorio atto a determinare una indiscriminata omologazione;

            tale valutazione avrebbe dovuto condurre a prevedere l'aggravamento di pena nei confronti del soggetto che risieda illegalmente sul territorio dello Stato per essersi volontariamente, senza giustificato motivo, sottratto all'esecuzione di un provvedimento di espulsione disposto in suo danno, così da integrare una condizione di pericolosità sociale giustificativa del maggiore rigore sanzionatorio e, insieme, da pienamente conseguire gli effetti di prevenzione generale e di repressione di fatti illeciti lesivi delle ragioni della sicurezza dei cittadini e dell'ordinata convivenza,

        dispone,

            non doversi procedere alla discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92.

QP2

LI GOTTI, BELISARIO, PARDI, GIAMBRONE, BUGNANO, CAFORIO, CARLINO, DE TONI, DI NARDO, LANNUTTI, MASCITELLI, PEDICA, RUSSO, ASTORE

Respinta (*)

Il Senato,

            premesso che:

        l'articolo 1 del decreto-legge n. 92 del 2008 apporta significative modifiche a disposizioni del codice penale, sia di parte generale che di parte speciale, prevedendo anzitutto l'introduzione della misura di sicurezza dell'allontanamento dal territorio dello Stato del cittadino appartenente ad uno Stato membro dell'Unione europea il quale abbia riportato - per qualsiasi tipo di delitto - condanna alla reclusione per un tempo superiore a due anni, configurandosi in tal modo la reintroduzione di una fattispecie generica e presunta di pericolosità sociale che non prevede l'apprezzamento della pericolosità del singolo cittadino alla luce dei vincoli imposti dal diritto comunitario alla potestà degli Stati membri di limitate la libertà di circolazione di un cittadino dell'Unione stessa o di un suo familiare, anche se extracomunitario. Tali limiti sono regolati dagli articoli 48 e 56 del Trattato e dall'articolo 27, paragrafo secondo, della Direttiva 2004/38/CE, laddove si esclude un automatismo tra condanna e allontanamento del cittadino comunitario in assenza di concreta valutazione della pericolosità dello stesso;

        l'articolo 15, comma 1, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, recante testo unico della disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, prevede che il giudice possa ordinare l'espulsione dello straniero, che sia condannato per taluno dei delitti previsti dagli articoli 380 e 381 del codice di procedura penale, sempre che risulti socialmente pericoloso. La mancata previsione dell'apprezzamento della pericolosità sociale del soggetto nell'articolo 1 del decreto-legge in esame porterebbe dunque a concludere che il legislatore abbia voluto differenziare situazioni concernenti entrambe casi di espulsione, inserendo nel corpus delle norme che regolano la situazione dello straniero due norme contraddittorie ovvero tali da configurare una ingiustificata disparità di trattamento, in contrasto con i princìpi di ragionevolezza e uguaglianza di cui all'articolo 3 della Costituzione;

        per quanto riguarda il piano delle circostanze aggravanti, l'articolo 1, lettera f), del decreto in esame, inserendo nell'articolo 61 del codice penale il nuovo numero 11-bis, istituisce una nuova circostanza aggravante comune consistente nella commissione del fatto da parte di un soggetto che si trovi "illegalmente sul territorio nazionale", sia esso cittadino extracomunitario o comunitario. Con ciò si valuta di per sé meritevole di un trattamento differenziato non il "fatto" commesso ma lo status soggettivo dell'"autore". Questo criterio personale della imputazione della responsabilità appare non rispondente al princìpio di uguaglianza/ragionevolezza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, dal momento che il medesimo fatto di reato, privo di collegamento con la situazione di clandestinità, viene punito più severamente se commesso dallo straniero irregolare, anziché da un cittadino italiano o da uno straniero regolarmente soggiornante. Da tale formulazione discende perciò una irragionevole discriminazione fra persone in base alla loro origine nazionale e condizione personale. Tale circostanza, oltre a non trovare apprezzabile giustificazione, risulta vietata dagli articoli 2 e 7 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dai trattati internazionali sui diritti civili e politici ai quali l'Italia ha aderito. Si è dunque introdotta, in violazione dell'articolo 70, ultimo comma, del codice penale, che tassativamente prevede tale fattispecie per i casi di recidiva e imputabilità, una circostanza, inerente il reo, collegata alla sola nazionalità dello stesso e costituente perciò un criterio discriminatorio in contrasto con gli articoli 3, 10 e 11 della Costituzione;

        con riferimento alla medesima lettera f) dell'articolo 1, non è ravvisabile alcuna presunta maggiore lesività dei fatti né alcuna connessione con le ragioni costitutive dell'offesa al bene giuridico tutelato dal reato-base, dal momento che la norma non opera una differenziazione del trattamento in base ad una selezione dei fatti o eventi commessi dal reo, né consente un apprezzamento della effettiva capacità a delinquere del soggetto, tale da giustificare un più grave regime punitivo. Per tutte queste motivazioni, l'aggravante comune prospettata dal decreto si diffetenzia anche dalle aggravanti ricollegabili a condizioni personali già presenti nel nostro ordinamento, come quella di cui al medesimo articolo 61, n. 6), del codice penale per l'ipotesi che il reato sia commesso durante lo stato di latitanza, vista anche l'assenza, nel caso del numero 11-bis, di un provvedimento giudiziale nei confronti del reo;

        ulteriori profili di incostituzionalità della aggravante sono relativi al presupposto, indispendabile per l'applicazione di una norma incriminatrice, dell'assenza di una causa di giustificazione o scriminante. Questa tematica risulta già esaminata più volte dalla Corte costituzionale, anche con riferimento al reato di mancata ottemperanza, da parte dello straniero, all'ordine di allontanamento dallo Stato. Nello stesso senso si è orientata la giurisprudenza di legittimità. La Corte costituzionale ha evidenziato l'impossibilità di far conseguire da una mera condizione soggettiva l'automatica applicazione di effetti penalmente rilevanti, a prescindere dall'apprezzamento giurisdizionale circa la concreta pericolosità sociale del soggetto, anche argomentando che la mera carenza del titolo di soggiorno è circostanza tendenzialmente irrilevante ai fini del disvalore dell'azione, la quale va desunta dalla gravità del reato, e della capacità a delinquere secondo i criteri di cui all'articolo 133 del codice penale (si vedano, fra le altre, le sentenze della Corte costituzionale 14 giugno 2007, n. 192, 10 febbraio 2005, n. 78, e 14 dicembre 2005, n. 466);

        l'articolo 5 del decreto-legge in esame prevede, inoltre, l'applicazione obbligatoria di una misura ablativa prescindendo dalla pericolosità intrinseca del bene, che è invece criterio d'obbligo, nel nostro ordinamento, per procedere obbligatoriamente alla confisca. Tale circostanza integra un profilo di irragionevolezza e disparità della norma, in quanto la sanzione è collegata alla condizione soggettiva di colui che può usufruire del bene e non alla caratteristica del bene stesso. Dal momento che, ai sensi del medesimo articolo 5, la confisca non è disposta qualora il bene appartenga a terzi, è evidente che si applica indiscriminatamente il medesimo istituto, in violazione dei presupposti che lo giustificano, a situazioni diverse. La condizione di straniero, in tal caso, dispiega i suoi effetti su un terzo, il proprietario del bene, che venda o ceda a soggetto straniero privo di permesso di soggiorno. Si rileva inoltre che, in base alla formulazione dell'articolo 5 come modificato in Commissione, la sanzione scatterebbe anche nel caso di cessione dell'immobile a cittadino straniero che volesse acquistare il bene a fini di investimento. Anche per l'articolo 5, dunque, si registra una violazione dei criteri di ragionevolezza ex articolo 3 della Costituzione, nonché degli articoli 10 e 11 della Costituzione;

        l'articolo 9 del decreto, costituendo una mera modifica di denominazione dei centri di permanenza temporanea, manca evidentemente dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza postulati dall'articolo 77 della Costituzione ed avrebbe quindi dovuto costituire oggetto di disegno di legge ordinario;

        dal complesso delle modificazioni apportate dal decreto in esame deriva infine un maggior onere per le spese di pubblica sicurezza e organizzazione dei tribunali, la cui copertura, in contrasto con l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, non viene prevista dal decreto medesimo,

            per tutti questi motivi:

        non ritenendosi compatibile con l'ordinamento costituzionale una norma che riconduce un aggravamento obbligatorio della pena alla mera sussistenza di uno status personale, come quella di cui al nuovo comma 11-bis dell'articolo 61 del codice penale con cui si opera una "indiscriminata omologazione" tra clandestini aventi diversa pericolosità e si distingue non ragionevolmente fra reati;

        valutato il contrasto delle norme di cui in premessa con il disposto dell'articolo 25, comma secondo, della Costituzione, con riferimento al necessario legame tra la sanzione penale e la commissione di un fatto;

        valutato il contrasto delle richiamate disposizioni con l'articolo 27, commi primo e terzo, della Costituzione, avuto riguardo sia al principio di personalità della responsabilità penale (il quale vieta che si punisca una mera pericolosità sociale presunta) sia al principio di proporzionalità della pena;

        valutata la non sussistenza dei requisiti di cui all'articolo 77 per l'articolo 9,

         dispone, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di non procedere all'esame del disegno di legge Atto Senato n. 692, di conversione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92.

________________

(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.

Allegato B

 

Integrazione all'intervento della senatrice Magistrelli nella discussione generale sul disegno di legge n. 692

Il decreto per lo più prevede un aumento generale delle pene. A volte significativo, altre volte inutile. Spesso il legislatore fa ricorso all'aumento di pena quando c'è da far fronte ad un'emergenza. È utile? Non lo so.

Credo che sia opinione condivisa che quando ci sono problemi (e una legge viene valutata inefficace), per combatterli o per risolverli, c'è bisogno di trovare nuovi sistemi, c'è bisogno di adeguare la normativa ai nuovi comportamenti. Certo non può bastare un semplice aumento di pena, che per lo più non ha mai un effetto deterrente, anche se ha un effetto repressivo.

A mio parere, o adesso o dopo, con più calma, dovremmo pensare a norme adeguate a combattere e ridurre il fenomeno che riguarda i giovani e le stragi del sabato sera, ma anche i comportamenti illegali degli autisti di Tir, norme idonee a fermare quegli adulti che reiteratamente fanno uso di sostanze alcoliche e che pretendono di mettersi alla guida ugualmente.

Mi spiego meglio: forse bisognerà personalizzare le norme per contrastare uno per uno quei comportamenti modaioli (ma pericolosi!) che la società propone. Potrebbe essere utile passare da una applicazione oggettiva della norma ad una valutazione un po' più soggettiva, che tenga conto di problemi diversi e di soggetti diversi.

Molto è stato fatto, soprattutto negli anni scorsi, ma molto credo che si possa ancora fare per adeguare il codice della strada alle esigenze di tutela della salute dei cittadini. Ripeto: spesso un aumento della pena non è efficace come deterrente per contrastare comportamenti illeciti.

C'è un altro motivo per cui la scelta del decreto-legge non mi pare appropriata, e per cui questo provvedimento non mi sembra condivisibile: manca tutta la parte relativa alla prevenzione, alla informazione, alla educazione della cittadinanza. È una lacuna grave, sintomo di una chiara scelta politica di stampo esclusivamente punitivo.

Credo invece che sia fondamentale, in questo genere di interventi, predisporre campagne informative (ad esempio nelle scuole, per le misure in tema di codice della strada), individuare strumenti di prevenzione, investire adeguatamente nelle forze dell'ordine (per straordinari, personale sufficiente e adeguato) perché facciano i necessari controlli.

Noi con queste norme vogliamo evitare le stragi del sabato sera e non solo sporcare la fedina penale dei nostri giovani; vogliamo ridurre i pericoli dalle nostre strade o autostrade e non mandare sotto processo la gente.

Ecco, questa è la prevenzione: mettere in atto tutto ciò che serve per "convincere" l'opinione pubblica che quei comportamenti sono sbagliati e che quei comportamenti vanno cambiati. In tema di sicurezza stradale la prevenzione è tutto.

Permettetemi: la prima misura da prendere doveva riguardare il pagamento degli straordinari per la Polizia Stradale in modo da aumentare i controlli. Invece neanche un euro. E quando parliamo con le forze dell'ordine ci dicono che non hanno neanche l'etilometro in quantità sufficiente a fare controlli seri e a tappeto. Davvero incomprensibile!

Qualche parola sulle singole disposizioni. Buona mi pare la modifica della competenza per materia. Cioè, nei casi che riguardano reati commessi in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, la competenza non è più del giudice di pace ma diventa del giudice ordinario, cioè del giudice togato. Penso che sia utile che ad affrontare processi così delicati dal punto di vista giuridico, ma anche dal punto di vista umano siano giudici formati e con l'esperienza necessaria per applicare la pena caso per caso.

Penso si possa concordare anche con la scelta di una maggiore severità in campo stradale (e in particolare con gli aumenti di pena e l'innalzamento dei minimi per i reati di omicidio colposo o di lesioni personali commessi in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe, e anche con l'attribuzione della competenza al giudice ordinario, salvo quello che ho detto prima). Ma molte delle novità introdotte sono inutili o ingiustificate.

Sono inutili, perché insignificanti, gli aumenti di pena con riferimento ai diversi gradi di stato di ebbrezza (reati che vanno comunque in sospensione condizionale; il minimo aumento della durata dell'arresto, uguale restando l'ammenda e la sospensione della patente, mi sembra inutile, non esprime una ratio).

Concordo, inoltre, con la precisazione contenuta nel nuovo testo, relativa alla revoca della patente per chi nei due anni precedenti ha commesso il medesimo reato (quello di rifiuto di sottoporsi all'accertamento del tasso alcolico), rispetto alla formulazione precedente che invece faceva riferimento a «più violazioni».

Un rilievo: il decreto, come il vecchio testo, non prevede la decurtazione dei punti sulla patente nel caso di guida in stato di alterazione psico-fisica per uso di stupefacenti.

È una misura attesa ed in linea con il comune sentire la revoca della patente per il caso di omicidio colposo in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Perché abbia efficacia, tuttavia, dovrebbe porsi un limite minimo anche al periodo dopo il quale si possa riottenere l'abilitazione alla guida, altrimenti sarebbe più opportuna la sospensione per un lasso di tempo ragionevolmente lungo).

Mi auguro si possa riprendere il tema della sicurezza stradale con più spazio per il confronto con il Paese e nell'Aula parlamentare.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alberti Casellati, Bianco, Caliendo, Chiaromonte, Ciampi, Collino, Crisafulli, De Gregorio, Firrarello, Franco Vittoria, Giaretta, Lumia, Mantica, Mantovani, Martinat, Milana, Palma, Rossi Nicola, Stancanelli, Veronesi, Viespoli e Zavoli.

 

Commissioni permanenti, Ufficio di Presidenza

La 14a Commissione permanente ha proceduto all'elezione del proprio Ufficio di Presidenza.

 

Sono risultati eletti:

 

Presidente: Boldi;

Vicepresidenti: Santini e Pedica;

Segretari: Sibilia e Di Giovan Paolo.

 

Commissioni permanenti, variazioni nella composizione

Il Presidente del Gruppo Lega Nord Padania ha comunicato la seguente variazione nella composizione delle Commissioni permanenti, a far data dall'11 giugno 2008:

 

12a Commissione permanente: cessa di appartenervi la senatrice Boldi, sostituita in quanto eletta Presidente della 14a Commissione permanente, ed entra a farne parte il senatore Montani.

 

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Ministro economia e finanze

Presidente del Consiglio dei ministri

(Governo Prodi-II)

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti perassicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (4-B)

(presentato in data 11/6/2008 ) ;

S.4 approvato dal Senato della Repubblica

C.1094 approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati.

 

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Ministro affari esteri

Presidente del Consiglio dei ministri

(Governo Berlusconi-IV)

Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007 (759)

(presentato in data 11/6/2008 ) ;

 

senatori Saia Maurizio, Mugnai Franco, Nespoli Vincenzo, Piccone Filippo, Gamba Pierfrancesco Emilio Romano, Amoruso Francesco Maria, Orsi Franco, Butti Alessio, Ramponi Luigi, De Eccher Cristano, Germontani Maria Ida, Menardi Giuseppe, Balboni Alberto, Totaro Achille, De Angelis Candido, Allegrini Laura, Fluttero Andrea, Pontone Francesco, Caruso Antonino, Tofani Oreste, Castro Maurizio, Benedetti Valentini Domenico, Poli Bortone Adriana, Gramazio Domenico, Valditara Giuseppe, Di Stefano Fabrizio, Saccomanno Michele, Pastore Andrea, Ciarrapico Giuseppe, Bevilacqua Francesco, Delogu Mariano, Coronella Gennaro

Norme di indirizzo generale in materia di polizia locale (760)

(presentato in data 11/6/2008 ) ;

 

Senatrice Negri Magda

Abrogazione dell'articolo 16 della legge 23 agosto 2004, n. 266, in materia di reclutamento delle forze di polizia (761)

(presentato in data 11/6/2008 ) .

  

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Costa Rosario Giorgio

Riconoscimento della regione Puglia quale regione frontaliera (429)

previ pareri delle Commissioni 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio)

(assegnato in data 11/06/2008 );

 

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull'Unione europea e il Trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale, protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007 (759)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 9° (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10° (Industria, commercio, turismo), 11° (Lavoro, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita'), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14° (Politiche dell'Unione europea)

(assegnato in data 11/06/2008 );

 

Commissioni 1° e 2° riunite

Sen. Li Gotti Luigi

Disposizioni in materia di reati di grave allarme sociale e di certezza della pena (583)

previ pareri delle Commissioni 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 10° (Industria, commercio, turismo), 12° (Igiene e sanita'), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali)

Poichè il disegno di legge è stato fatto proprio dal Gruppo IdV in data 04-06-2008 ai sensi dell'articolo 79, comma 1 del Regolamento, la Commissione dovrà iniziarne l'esame entro un mese dall'assegnazione.

(assegnato in data 11/06/2008 );

 

Commissioni 2° e 3° riunite

Sen. Li Gotti Luigi ed altri

Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prum). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria (586)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 4° (Difesa), 5° (Bilancio), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 12° (Igiene e sanita')

Poichè il disegno di legge è stato fatto proprio dal Gruppo IdV in data 04-06-2008 ai sensi dell'articolo 79, comma 1 del Regolamento, la Commissione dovrà iniziarne l'esame entro un mese dall'assegnazione.

(assegnato in data 11/06/2008 );

 

Commissioni 5° e 8° riunite

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 aprile 2008, n. 80, recante misure urgenti per assicurare il pubblico servizio di trasporto aereo (4-B)

previ pareri delle Commissioni 1° (Affari Costituzionali), 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 10° (Industria, commercio, turismo), 14° (Politiche dell'Unione europea) S.4 approvato dal Senato della Repubblica

C.1094 approvato con modificazioni dalla Camera dei Deputati

(assegnato in data 11/06/2008 ).

 

Disegni di legge, richieste di parere

La 14a Commissione permanente è stata chiamata ad esprimere il proprio parere sui disegni di legge:

Sen. Marino Ignazio ed altri. - Norme a sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare (7);

 

Sen. Bianconi e Carrara. - Modifiche alla legge 11 agosto 1991, n. 266, in materia di organizzazioni di volontariato (11);

 

Sen. Bianconi e Carrara. - Introduzione dell' articolo 2 - bis della legge 14 agosto 1991, n. 281, in materia di divieto di utilizzo delle pelli e delle pellicce ottenute dai cani e dai gatti (14);

 

Sen. Peterlini. - Riforma del titolo V della Parte II della Costituzione (30);

 

Sen. Peterlini. - Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernente l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia (33);

 

Sen. Peterlini. - Modifica all'articolo 13 dello Statuto speciale della Regione Friuli Venezia Giulia, di cui alla legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, in materia di elezione del consiglio regionale (34);

 

Sen. Peterlini. - Riconoscimento della lingua italiana dei segni (37);

 

Sen. Tomassini. - Incentivi alla ricerca e accesso alle terapie nel settore delle malattie rare. Applicazione dell' articolo 9 del regolamento ( CE ) n. 141/2000, del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1999 (52);

 

Sen. Tomassini. - Disposizioni per la protezione degli animali utilizzati per fini scientifici o tecnologici (53);

 

Sen. Tomassini. - Regolamentazione del settore erboristico (57);

 

Sen. Tomassini. - Disposizione per la salvaguardia e la valorizzazione culturale, ambientale e turistica della " Via Francigena" (60);

 

Sen. Cutrufo. - Disciplina delle strutture ricettive della nautica da diporto (109);

 

Sen. Cutrufo. - Istituzione della città-regione di Roma capitale (113);

 

Sen. Cutrufo. - Modificazioni al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, finalizzate all'incentivazione della mobilità con motocicli (116);

 

Sen. Menardi. - Delega al Governo in materia di definizione delle procedure per la localizzazione di centrali elettronucleari (140);

 

Sen. Menardi. - Modifiche alla legge 28 gennaio 1994, n. 84, in materia di ordinamento portuale (143);

Sen. Cursi. - Disciplina delle terapie non convenzionali e istituzione dei registri degli operatori delle medicine non convenzionali (145);

 

Sen. Bianconi e Carrara. - Norme a sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani e della cura delle malattie rare (146);

 

Sen. Cossiga. - Procedura speciale per la ratifica del trattato di Lisbona sottoscritto il 13 dicembre 2007 (188);

 

Sen. Pontone. - Istituzione del difensore civico dei minori (233);

 

Sen. Martinat e Pontone. - Modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in materia di responsabilità per lo smaltimento dei rifiuti speciali e dei rifiuti tossici e nocivi (238);

 

Sen. Martinat e Pontone. - Riforma organica della procedura di finanza di progetto (241);

 

Sen. Lumia. - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali (265);

 

Sen. Carrara e altri. - Legge quadro per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio (276);

 

Sen. Baio. - Modifica alla legge 22 maggio 1975, n. 152, in materia di tutela dell'ordine pubblico (288);

 

Sen. Stiffoni. - Obbligo di indicazione del valore di emissione elettromagnetica sugli apparecchi telefonici cellulari (298);

 

Sen. Stiffoni. - Norme per la riconoscibilità e la tutela dei prodotti realizzati in Italia. Istituzione del marchio "Totally in Italy" (299);

 

Consiglio Regionale della Lombardia. - Nuove norme per l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione (316);

 

Sen. Izzo. - Istituzione del Parco nazionale del Sannio antico (322);

 

Sen. Izzo. - Norme sulla pari dignità dei territori e dei residenti nella Repubblica e sul decentramento dei servizi di pubblico interesse in condizioni di prossimità (325);

 

Sen. Zanda. - Modifica alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, in materia di elezione dei membri del Parlamento europeo, per l' istituzione delle circoscrizioni "Sicilia" e "Sardegna" (328);

 

Sen. Carrara ed altri. - Disposizioni in materia di rintracciabilità dell'origine della materia prima agricola, dei prodotti alimentari, dei mangimi e tutela della salute umana (347);

 

Sen. Carrara ed altri. - Attivita' dell' imprenditore agricolo dirette alla manipolazione, trasformazione ed alienazione di prodotti ittici (349);

 

Sen. Pastore ed altri. - Disciplina delle professioni intellettuali (359);

 

Sen. Bassoli ed altri. - Misure per il riconoscimento di diritti alle persone sordocieche (392);

 

Sen. Amoruso. - Istituzione dell' Albo nazionale dei cuochi professionisti (401);

 

Sen. Costa. - Istituzione della patente a punti e del patentino nautico a punti e delega al Governo in materia di sanzioni per le violazioni da parte dei conducenti (411);

 

Sen. Costa. - Creazione di un sistema di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo e dei pagamenti dilazionati o differiti (414);

 

Sen. Costa. - Disposizioni per la promozione del turismo legato alla pesca marittima e istituzione delle " strade del pesce e delle tipicità locali " (416);

 

Sen. Costa. - Istituzione dei punti franchi nella Regione Puglia (428);

 

Sen. Costa. - Riconoscimento della regione Puglia quale regione frontaliera (429);

 

Sen. Costa. - Interventi a favore dell'attività d'impresa (435);

 

Sen. Costa. - Norme per la promozione della conciliazione stragiudiziale professionale (438);

 

Sen. Giuliano ed altri. - Costituzione della Banca del Mezzogiorno in forma di società per azioni(473);

 

Sen. Barbolini. - Disposizioni in materia di prevenzione delle frodi nel settore del credito al consumo, dei pagamenti dilazionati o differiti e del settore assicurativo (507);

 

Sen. Caruso e Mugnai. - Modifica dell'articolo 134, comma 1, del codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (565);

 

Sen. Li Gotti ed altri. - Misure di contrasto alla criminalità organizzata. Delega al Governo per l'emanazione di un testo unico delle misure di prevenzione. Disposizioni per il potenziamento degli uffici giudiziari e sul patrocinio a spese dello Stato (582);

 

Sen. Li Gotti. - Adesione della Repubblica italiana al Trattato concluso il 27 maggio 2005 tra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d'Austria, relativo all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera, in particolare allo scopo di contrastare il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale (Trattato di Prum). Istituzione della banca dati nazionale del DNA e del laboratorio centrale per la banca dati nazionale del DNA. Delega al Governo per l'istituzione dei ruoli tecnici del Corpo di polizia penitenziaria (586)

 

Sen. Divina. - Norme per la valorizzazione e la salvaguardia dei prodotti agroalimentari «tradizionali» ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 30 aprile 1998, n. 173 (667);

 

Sen. Caruso e Mugnai. - Istituzione del garante dei minori (710);

 

Regione Toscana. - Modifiche al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 (Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e 2004/18/CE) (712).

 

Atti e documenti trasmessi dalla Commissione europea, deferimento a Commissioni permanenti

Il progetto di atto comunitario (COM(2008) 306 def.) recante proposte di regolamento e di decisione del Consiglio relative alla politica agricola comune e alle politiche di sostegno allo sviluppo rurale (atto comunitario n. 1) è stato deferito - ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento - alla 9ª Commissione permanente e, per il parere, alla 3ª e alla 14ª Commissione permanente.

 

Governo, trasmissione di atti per il parere

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 4 giugno 2008 integrata dalla successiva nota del 6 giugno 2008, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, commi 3, 4 e 5, della legge 18 aprile 2005, n. 62 - lo schema di decreto legislativo concernente: «Ulteriori modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, recante attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri» (n. 5).

 

Ai sensi delle predette disposizioni e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 1ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il 21 luglio 2008. Le Commissioni 2ª, 12ª e 14ª potranno formulare osservazioni alla Commissione di merito entro l'11 luglio 2008. Lo schema di decreto è altresì deferito - per le conseguenze di carattere finanziario - alla 5ª Commissione, che esprimerà il parere entro il medesimo termine del 21 luglio 2008.

 

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 26 e 28 maggio 2008, ha inviato - ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni - le comunicazioni concernenti il conferimento degli incarichi di livello dirigenziale generale:

 

alla dottoressa Ines Russo, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;

ai dottori Maria Grazia Nardiello, Bruno Pagnani, Carmelo Palombo, Ugo Panetta e Carlo Petracca, nell'ambito del Ministero della pubblica istruzione.

 

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

  

Conferimento di incarichi dirigenziali e di consulenza

Con lettere in data 22, 26, 28 e 29 maggio nonché 3 giugno 2008, sono pervenute - ai sensi dell'articolo 3, comma 44, della legge 27 dicembre 2007, n. 244 - le comunicazioni concernenti il conferimento di incarichi di consulenza per prestazione di servizi nonché l'importo dei rispettivi compensi, relative alle seguenti società:

Agenzia industrie difesa (AIA);

Alitalia - Servizi Atitech S.p.A.;

Cassa depositi e prestiti S.p.A.;

Cinecittà Holding S.p.A.;

Quadrilatero Marche Umbria S.p.A.;

Sardegna regionale marittima S.p.A. - Saremar;

Tirrenia navigazione S.p.A.

  

Il Ministero dell'interno, con lettera in data 27 maggio 2008, ha inviato la comunicazione - ai sensi del predetto articolo 3, commi 44, 46 e 47, della legge n. 244 del 2007 - concernente il trattamento economico spettante al Capo di gabinetto del Ministro dell'interno e al Capo della polizia - Direttore generale della pubblica sicurezza.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

    

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni:

 

i signori Enrico Iemboli, di Scala Coeli (Cosenza), e Antonio Uva, di Rossano (Cosenza), chiedono l'istituzione della provincia Sibaritide - Pollino (Petizione n. 103);

 

i signori Antonino Mameli, di Sestu (Cagliari), e Carlo Pellacani, di Correggio (Reggio Emilia), chiedono il riconoscimento dell'Inno di Mameli "Fratelli d'Italia" quale inno ufficiale della Repubblica (Petizione n. 104);

 

il signor Giuseppe Amerise, di Trebisacce (Cosenza), ed altri cittadini chiedono l'adeguamento delle pensioni del personale dell'Istituto Postelegrafonici (IPOST) al trattamento del personale in servizio (Petizione n. 105);

 

il signor Tommaso Badano, di Genova, chiede che, in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 93 del 2008, l'esenzione dal pagamento dell'ICI per la prima casa sia valutata in base al reddito del nucleo familiare piuttosto che alla categoria catastale dell'immobile (Petizione n. 106);

  

il signor Francesco Di Pasquale, di Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:

 

l'istituzione, a cura dei comuni, di un «tesserino del contribuente» che attesti la situazione patrimoniale ed immobiliare e la regolarità dei pagamenti di tasse e tributi (Petizione n. 107);

 

provvedimenti per i comuni in deficit (Petizione n. 108);

 

la revisione degli estimi catastali dei terreni agricoli (Petizione n. 109);

 

nuove misure per la sicurezza dei cittadini (Petizione n. 110);

 

misure di controllo sui bilanci dei partiti politici (Petizione n. 111);

 

che le autoambulanze vengano dotate di un sistema di navigazione satellitare (Petizione n. 112);

 

l'istituzione, nei comuni, di una consulta popolare per la partecipazione e la collaborazione dei cittadini alla vita della comunità (Petizione n. 113);

 

la semplificazione e la razionalizzazione delle leggi (Petizione n. 114);

 

nuove norme a tutela del consumatore in materia di etichettatura, confezionamento e commercializzazione dei prodotti, specialmente alimentari, con particolare riguardo alla prezzatura, al peso e alla data di scadenza (Petizione n. 115);

 

la riduzione dei contributi pensionistici, specialmente per commercianti e liberi professionisti (Petizione n. 116);

 

l'eliminazione dell'addizionale sul consumo di energia elettrica (cosiddetta «addizionale ENEL») negli enti locali (Petizione n. 117);

 

misure atte a favorire la diffusione dell'assicurazione R.C. auto a chilometraggio (Petizione n. 118);

 

l'istituzione del Garante della spesa pubblica (Petizione n. 119);

 

il monitoraggio ambientale dei comuni (Petizione n. 120);

 

una revisione delle norme che disciplinano la scarcerazione per decorrenza dei termini (Petizione n. 121);

 

che sia fatto divieto alle compagnie telefoniche di riassegnare a nuovi utenti numeri telefonici già riferiti a linee distaccate (Petizione n. 122);

 

iniziative atte a promuovere la cultura della legalità, con particolare riguardo al Sud d'Italia (Petizione n. 123);

 

misure per il rilancio del turismo (Petizione n. 124);

 

l'indicazione, sulle confezioni di pane, della percentuale di sale e l'adozione di iniziative per la diffusione della vendita del pane iposodico (Petizione n. 125);

 

maggiori iniziative per la prevenzione e la cura dell'ipertensione arteriosa (Petizione n. 126);

l'istituzione di un Ministero per la difesa dei diritti dei cittadini (Petizione n. 127);

 

l'abolizione del canone di abbonamento alla RAI-TV (Petizione n. 128);

 

un impulso alla ricerca e all'impiego di fonti energetiche alternative (Petizione n. 129);

 

l'immissione in commercio di materiali esclusivamente biodegradabili (Petizione n. 130);

 

nuove disposizioni in materia di ricariche dei telefoni cellulari (Petizione n. 131);

 

il potenziamento, in tutti i comuni, del Corpo dei Vigili urbani, per il contrasto alla criminalità e la tutela del decoro urbano (Petizione n. 132);

 

la franchigia postale sulla corrispondenza diretta alle principali cariche istituzionali (Petizione n. 133);

 

iniziative atte a favorire il dialogo tra i cittadini e le Istituzioni (Petizione n. 134);

 

il completamento delle liberalizzazioni, ferma restando la presenza dello Stato nella vita economica e sociale del Paese (Petizione n. 135);

 

agevolazioni fiscali in favore delle nuove imprese (Petizione n. 136);

 

l'abolizione del tributo di bonifica (Petizione n. 137);

 

il rilancio dei consorzi di bonifica (Petizione n. 138);

 

il completamento e l'ammodernamento delle reti fognarie e degli impianti di depurazione (Petizione n. 139);

 

nuove iniziative contro il tabagismo, specialmente rivolte ai giovani e ai giovanissimi (Petizione n. 140);

 

una nuova disciplina della prescrizione dei reati edilizi (Petizione n. 141);

 

la salvaguardia e la valorizzazione dei centri storici (Petizione n. 142);

 

l'abolizione delle tasse relative al rilascio delle concessioni edilizie (Petizione n. 143);

 

una nuova disciplina del ruolo, delle funzioni e delle competenze delle province (Petizione n. 144);

 

l'adozione di una strategia globale per la difesa dell'ambiente (Petizione n. 145);

 

l'istituzione di una «Giornata della cultura» (Petizione n. 146);

 

l'istituzione di un Osservatorio nazionale dei cittadini, al fine di monitorarne esigenze e problemi (Petizione n. 147);

 

un efficiente sistema di assistenza domiciliare agli anziani (Petizione n. 148);

 

norme per la valorizzazione degli oratori e del ruolo sociale che svolgono (Petizione n. 149);

 

il recupero, l'ammodernamento e la salvaguardia di chiese ed edifici di culto (Petizione n. 150);

 

misure atte a garantire la presenza dei simboli della fede cristiana nei pubblici uffici (Petizione n. 151);

 

norme contro l'inquinamento ambientale, specialmente acustico, causato da taluni tipi di autoveicoli (Petizione n. 152);

 

norme più severe in materia di guida senza casco o cinture di sicurezza (Petizione n. 153);

 

interventi in materia di parcheggi (Petizione n. 154);

 

norme per la prevenzione e la cura dell'obesità (Petizione n. 155);

 

l'adozione di iniziative, anche nelle competenti sedi internazionali, contro l'emergenza alimentare e la fame nel mondo (Petizione n. 156);

 

l'adozione di iniziative, anche nelle competenti sedi internazionali, a favore dell'accoglienza e della solidarietà fra i popoli (Petizione n. 157);

 

la revisione della disciplina in materia di imposta sulle successioni (Petizione n. 158);

 

misure atte a tutelare il diritto alla pensione (Petizione n. 159);

 

l'adozione di iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado per la promozione del senso civico e della buona educazione (Petizione n. 160);

 

l'adozione di severi strumenti di controllo sui lavori pubblici (Petizione n. 161);

 

l'adozione di iniziative, nelle competenti sedi internazionali, per la salvaguardia dell'ecosistema amazzonico (Petizione n. 162);

 

la realizzazione, in ogni comune, di aree verdi in proporzione al numero degli abitanti (Petizione n. 163);

 

iniziative per promuovere l'adozione, nelle competenti sedi internazionali, di una politica globale delle risorse della terra, specialmente di quelle a rischio di esaurimento, per uno sfruttamento oculato e che ne consenta il godimento a tutta la popolazione mondiale (Petizione n. 164);

 

la sospensione dell'esazione del canone idrico nei comuni ove si verificano disservizi nell'approvvigionamento e disagi per l'utenza (Petizione n. 165);

 

agevolazioni fiscali per i cittadini in condizioni di particolare disagio economico (Petizione n. 166).

 

Tali petizioni, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, sono state trasmesse alle Commissioni competenti.

 

 

Mozioni, apposizione di nuove firme

 

Il senatore Pastore ha aggiunto la propria firma alla mozione 1-00001 p.a. dei senatori Paravia ed altri.

   

Mozioni

BIANCONI, BOLDI, TOMASSINI, RIZZOTTI, CALABRO', GHIGO, MASSIDDA, RIZZI, CARRARA, DE LILLO - Il Senato,

premesso che:

il tumore della cervice uterina solo in Italia causa ancora oltre 1.500 decessi all'anno ed i nuovi casi che vengono diagnosticati annualmente sono circa 3.500;

questo tipo di tumore nel nostro Paese è una delle più diffuse cause di morte nelle donne con più di cinquant'anni, dal punto di vista oncologico solo seconda ai decessi dovuti al tumore della mammella;

il programma pubblico di screening che prevede il PAP test ha modificato radicalmente l'incidenza di questa patologia, ma la difficoltà nel raccogliere un'ampia e capillare adesione al programma è la causa della persistenza di un'elevata mortalità tra le donne;

tale infezione è ora prevedibile, almeno per quanto riguarda i genotipi 16 e 18 del virus HPV responsabili, peraltro, di circa il 70 per cento dei tumori;

da più di un anno sono disponibili dei vaccini attivi proprio nel prevenire le infezioni dei due ceppi killer di questo virus. Questa importante azione positiva per la salute della donna può contribuire a ridurre notevolmente il tasso di mortalità annua;

con l'impegno, già nella XV legislatura, della 12a Commissione permanente (Igiene e sanità) del Senato, il Ministro della salute pro tempore ha potuto promuovere una campagna vaccinale che prevede l'offerta attiva della vaccinazione a tutte le adolescenti nate nell'anno 1997 (dodicesimo anno di età), campagna che tuttavia stenta a decollare a livello regionale, tanto che al momento solo alcune regioni la stanno realmente implementando;

considerato che si tratta di un serio problema che riguarda la salute della donna, quindi occorre che si proceda con maggiore incisività all'ampliamento dell'accesso gratuito alla vaccinazione contro il Papilloma Virus umano che, oltretutto, pone ad alto rischio oncogeno le adolescenti. Anche per questo motivo risulta prioritario aumentare il tasso di adesione alla campagna di prevenzione del tumore della cervice uterina con PAP test per le donne sopra il 25 anni di età,

impegna il Governo:

ad intraprendere azioni al fine di promuovere l'assegnazione alle autorità sanitarie nazionali e regionali di maggiori risorse per la prevenzione del tumore alla cervice uterina che favorisca sia l'ampliamento delle coorti di adolescenti da vaccinare, sia un aumento dell'adesione alla campagna di screening con PAP test attualmente in corso;

ad incrementare l'attività di comunicazione e informazione da parte delle autorità sanitarie sulle modalità di prevenzione primaria e secondaria del tumore della cervice uterina;

ad istituzionalizzare la settimana della prevenzione del cancro della cervice uterina come momento rilevante di analisi della situazione in Italia e di definizione delle misure necessarie per ottimizzare la strategia di prevenzione. La settimana consigliata è la terza del mese di gennaio, in concomitanza con la settimana europea della prevenzione promossa dalla European Cervical Cancer Association.

(1-00008)

Interrogazioni

SBARBATI - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Premesso che:

gran parte del territorio della regione Sardegna è privo dell'infrastruttura telefonica a banda larga;

migliaia di cittadini sardi attendono da anni Internet veloce per colmare il gap prodotto dal digital divide;

risulta che il Governo ha, per contro, tagliato le risorse per lo sviluppo della banda larga con il decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, che sopprime la previsione di 50 milioni di euro per la diffusione della banda larga e la riduzione del digital divide e di 20 milioni di euro per il passaggio alla TV digitale terrestre;

tale operazione rende nullo l'accordo di programma dell'11 aprile 2008 stipulato tra il Ministro pro tempore delle comunicazioni, onorevole Gentiloni, ed il Presidente della regione Sardegna che destinava 22 milioni di euro per completare l'infrastrutturazione in fibra ottica nell'intero territorio della regione per dotare i cittadini e le imprese sarde dei servizi a banda larga ad alta velocità (Adsl full),

per sapere:

se tale taglio (posto che sia necessario per ragioni superiori, visto che la modernizzazione collegata alle politiche per le riforme era uno degli obiettivi forti dell Governo in carica) interessi o meno e in che misura la regione Sardegna;

se il Governo non intenda escludere la Sardegna da tale operazione, in considerazione dell'urgenza e della necessità di dotare tale regione degli strumenti necessari per combattere l'arretratezza nello sviluppo e l'isolamento.

(3-00068)

FIORONI - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

nell'ambito del decreto-legge 27 maggio 2008, n. 93, recante "Disposizioni urgenti per salvaguardare il potere d'acquisto delle famiglie", tra i fondi reperiti per la relativa copertura finanziaria risultano utilizzati due milioni di euro che il precedente Governo aveva assegnato alle cinque Accademie storiche italiane, tra cui l'Accademia delle belle arti Vannucci di Perugia;

in particolare all'Accademia di belle arti Vannucci di Perugia sono state tagliate risorse pari a 400.000 euro, risorse indispensabili ad assicurare la normale attività didattica di un'istituzione antica e blasonata quale è l'Accademia Vannucci;

l'Accademia Vannucci è uno degli Istituti superiori di istruzione artistica più antichi e prestigiosi d'Italia, oltre che più vivaci sotto il profilo culturale; attualmente accoglie 250 studenti provenienti da quattordici regioni italiane, quattordici Paesi di tre continenti e da trentacinque comuni dell'Umbria; ciò contribuisce a rendere l'Accademia una realtà estremamente composita e dal respiro internazionale;

il titolo di studio rilasciato dall'Accademia è equipollente a quello universitario;

il taglio delle risorse previsto nei confronti dell'Accademia Vannucci dal citato decreto-legge comprometterebbe irrimediabilmente la gestione ordinaria dell'istituzione, e precluderebbe ogni possibilità di fare progetti e programmi a lunga scadenza,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga inopportuno e irragionevole distrarre fondi destinati alla cultura, allo studio e alla ricerca;

in particolare, se non ritenga urgente e necessario intervenire affinché vengano ripristinate le risorse destinate dal precedente Governo all'Accademia di belle arti Vannucci di Perugia, fiore all'occhiello della cultura e dell'arte del nostro Paese, anche al fine di garantire il diritto allo studio a centinaia di studenti attualmente iscritti presso l'Accademia stessa.

(3-00069)

MONGIELLO, AMATI - Al Ministro dell'istruzione, università e ricerca - Premesso che:

l'articolo 1, comma 605, lettera c) della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)" dispone la definizione di un piano triennale per l'assunzione a tempo indeterminato di personale docente per gli anni 2007-2009 per complessive 150.000 unità, di personale docente della scuola già impiegato con contratti di lavoro a tempo determinato;

nell'attuare le disposizioni normative di cui sopra, il precedente Governo ha provveduto all'assunzione a tempo indeterminato di una prima tranche di 50.000 unità;

ad oggi non risulta adottato alcun provvedimento per l'immissione in ruolo delle restanti 100.000 unità, da effettuarsi, in vista del regolare avvio dell' anno scolastico 2008-2009, entro il prossimo mese di luglio,

si chiede di sapere:

quali misure e provvedimenti urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare riguardo le restanti 100.000 unità di cui all'articolo 1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (legge finanziaria per il 2007), al fine di dare piena attuazione alle disposizioni normative citate, con ciò corrispondendo alle legittime aspettative di migliaia di docenti precari che da anni prestano servizio presso le amministrazioni scolastiche;

in generale, se non ritenga indispensabile - nel solco delle politiche avviate dal Governo Prodi - dare definitiva soluzione al fenomeno del precariato storico, prevenendone la ricostituzione, stabilizzare e rendere più funzionali gli organici scolastici, anche attraverso azioni tese ad abbassare l'età media del personale docente.

(3-00070)

MARINO Ignazio Roberto Maria, BASSOLI, BIANCHI, BIONDELLI, BOSONE, CHIAROMONTE, COSENTINO, DI GIROLAMO Leopoldo, PORETTI, ADAMO - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

nella casa di cura Santa Rita, struttura sanitaria privata situata al centro di Milano, secondo i pubblici ministeri Pradella e Siciliano, ben 88 pazienti avrebbero subito lesioni gravi o gravissime, e cinque pazienti sarebbero morti in seguito ad interventi eseguiti esclusivamente per far lievitare i rimborsi da ottenere dalla Regione per ogni intervento o terapia utilizzata;

secondo quanto emerge dal contenuto delle intercettazioni telefoniche, l'obiettivo principale del responsabile dell'Unità operativa di chirurgia toracica della casa di cura Santa Rita, dal 9 giugno 2008 in carcere, dott. Paolo Brega Massone, era quello di effettuare quante più operazioni fosse possibile anche nei casi in cui non c'era alcuna necessità e talvolta anche nei casi in cui c'era consapevolezza di arrecare un danno al paziente; tutto pur di ottenere il rimborso dal Servizio sanitario nazionale;

con le accuse di truffa al Sistema sanitario nazionale, di omicidio volontario aggravato da crudeltà e di lesioni gravi e gravissime, la Guardia di finanza di Milano ha eseguito quattordici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di primari, ex primari e altri medici della clinica privata;

in base all'esame effettuato dal nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza di Milano sulle cartelle cliniche degli ultimi due anni, la casa di cura avrebbe avuto un profitto illecito di oltre 2,5 milioni di euro;

la sconcertante vicenda è emersa dalle intercettazioni telefoniche, eseguite nell'ambito delle indagini iniziate nel settembre 2007, nell'ultima delle quali, depositata agli atti dell'inchiesta, avvenuta tra la dottoressa Galasso, ortopedico indagato, e una collega, la dottoressa Farè, si parlava di un tendine "tibiale anteriore" destro impiantato al posto di quello "rotuleo" sinistro perché il paziente era ormai "aperto", ovvero in sala operatoria, e quindi risultava più conveniente operare;

sono tanti i casi di interventi chirurgici definiti dai pubblici ministeri "inspiegabili", decine i referti alterati, con traumi cranici e fratture nasali inesistenti, infiammazioni trasformate in metastasi, problemi alle vie urinarie che diventavano un pretesto per procedere ad una nuova operazione, polmoni rimossi anche in caso di tubercolosi, mammelle asportate senza motivo a donne in giovane età, anche ad una diciottenne, quando sarebbe bastato togliere i noduli, interventi eseguiti più volte anche se sarebbe bastata una sola operazione. Tutto questo ingannando la fiducia dei pazienti;

fra gli interventi chirurgici "inspiegabili" suscitano ancora più orrore e vergogna i casi di malati terminali operati inutilmente, con un vero e proprio accanimento senza alcun senso, approfittando del dolore e della speranza dei pazienti e dei loro familiari;

ci sarebbero stati anche interventi eseguiti senza il consenso firmato dai pazienti, prevalentemente anziani, e addirittura contro il parere del medico curante. Secondo quanto rivelato dalle indagini, i medici accusati sarebbero stati scelti per la loro "disponibilità" a compiere operazioni "avventate", che avrebbe fruttato loro l'aumento del loro compenso mensile da 1.700 a 28.000 euro;

il 10 giugno 2008 sono cominciati gli interrogatori delle quattordici persone arrestate nell'ambito dell'inchiesta sulla "clinica dell'orrore" iniziata lo scorso settembre. Nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice delle indagini preliminari Micaela Curami si legge che "la strategia aziendale della clinica Santa Rita appare improntata solo al profitto a scapito della salute dei pazienti" ed ancora si sottolinea "la mancanza di ogni considerazione per il paziente e per la sua sofferenza, non solo non alleviata, ma al contrario aumentata";

si trovano in carcere Pier Paolo Brega Massone, responsabile dell'Unità operativa di chirurgia toracica e Pietro Fabio Presicci, membro dell'equipe di chirurgia toracica. Sono invece agli arresti domiciliari: Paolo Francesco Pipitone, socio unico e legale rappresentante della casa di cura; Maurizio Sampietro, direttore sanitario fino al maggio 2007; Renato Scarponi, capo equipe presso l'Unità operativa di Ortopedia; Gianluca Merlano, vice direttore sanitario dal novembre 2005 a maggio 2007; Mario Baldini e Paolo Regolo, responsabili d'equipe presso l'Unità operativa di Neurochirurgia; Maria Pia Pedesini, responsabile d'equipe dell'Unità operativa di Urologia; Augusto Vercesi, responsabile dell'Unità operativa di Urologia; Giuseppe Sala, responsabile dell'Unità operativa di Anestesia; Giorgio Raponi, responsabile d'equipe presso l'Unità operativa di Otorinolaringoiatria, la sua assistente Eleonora Bassanino e Marco Pansera, dell'equipe di chirurgia toracica;

premesso inoltre che:

la vicenda dalla casa di cura Santa Rita si inserisce nell'ambito di un'inchiesta più ampia sulla sanità privata della Lombardia e sulle cliniche private San Raffaele, San Carlo, San Donato, Sant'Ambrogio, San Giuseppe, Santa Rita e San Pio X, oggetto di tre inchieste della Procura di Milano affidate congiuntamente ai pubblici ministeri Siciliano, Pradella e Raimondi;

i pubblici ministeri sospettano l'esistenza di una gigantesca truffa ai danni del Servizio sanitario nazionale ritenendo che ben ottantamila cartelle cliniche sarebbero state falsificate per ottenere rimborsi illeciti per almeno 18 milioni di euro;

considerato infine che:

l'attuale meccanismo di verifica delle attività cliniche consente che il 95-98 per cento delle cartelle cliniche non vengano sottoposte ad audit di alcun tipo;

l'attuale sistema di accreditamento consente il permanere di una forte disparità di trattamento economico fra i medici che lavorano nelle strutture private e quelli che lavorano nelle strutture pubbliche;

la sicurezza degli ospedali e delle altre strutture sanitarie è una dimensione della qualità complessiva del sistema, che deve essere costantemente monitorata attraverso le metodologie di accreditamento, riferito non solo ai processi organizzativi, ma anche ai professionisti che operano nel Servizio sanitario nazionale, che devono essere inseriti in un programma di valutazione permanente degli esiti delle cure,

si chiede di sapere:

quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di chiarire le circostanze, le cause e le eventuali responsabilità che hanno determinato il verificarsi di questi tragici e vergognosi eventi;

se non ritenga opportuno rivedere l'attuale sistema di accreditamento e di finanziamento delle strutture pubbliche e private al fine di consentire un controllo più stringente e periodico sull'applicazione da parte delle strutture accreditate delle disposizioni regionali;

se non ritenga urgente costituire nel nostro Paese un'Authority che con meccanismi super partes, snelli ed autorevoli, possa procedere all'accreditamento iniziale di tutte le strutture pubbliche e private, seguito da una revisione periodica, sistematica, a scadenze regolari, dei risultati clinici delle prestazioni in regime di ricovero, al fine di introdurre anche in Italia i criteri di valutazione e verifica ormai comuni da anni in molti altri Paesi.

(3-00071)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

DONAGGIO - Ai Ministri delle infrastrutture e trasporti e del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che:

il 1° marzo 2008 è stata costituita la società mista Concessioni autostradali Venete (CAV), partecipata al 50 per cento dalla Regione Veneto e al 50 per cento dall'ANAS, per la gestione del nuovo Passante di Mestre e, successivamente, delle competenze gestionali attualmente attribuite alla s.p.a. Autostrade di Venezia e Padova, in vista della restituzione all'ANAS - a decorrere dal 30 novembre 2009 - della concessione per la tratta da Padova Est alla barriera di Venezia/Mestre, per la Tangenziale Ovest di Mestre e per la bretella del Raccordo Marco Polo;

se non sorretto da adeguate misure di sostegno, il trasferimento della gestione dei servizi in esame rischia di privare della propria occupazione i dipendenti della s.p.a. Autostrade di Venezia e Padova, determinando peraltro una significativa perdita di know-how, competenze qualificate ed esperienza maturata nel settore da tali lavoratori, con grave pregiudizio per la funzionalità e l'efficienza del servizio, ma anche e soprattutto per il diritto al lavoro dei suddetti dipendenti;

nei confronti dei dipendenti della S.p.A. Autostrade di Venezia e Padova, in particolare, dovrebbero essere adottati i provvedimenti già assunti in passato, in relazione ad analoghe ipotesi di cessione di intere compagini societarie, al fine di garantire l'assunzione diretta del personale interessato da parte del nuovo gestore, in virtù del principio secondo cui il rapporto di lavoro, sia pur contrassegnato dall'intuitus personae, conserva stabilità a prescindere dal mutamento intervenuto nella compagine societaria;

allo stato, non è possibile conoscere il termine di conclusione dei lavori di realizzazione del Passante di Mestre in entrambe le direzioni di marcia, né la data in cui è prevista la compiuta realizzazione di tutte le stazioni di accesso alla nuova rete autostradale;

in ragione dell'assenza di lavori specifici per la costruzione della nuova stazione di Dolo, nonché l'installazione, nella stazione di Vetrego, di un sistema di controllo degli accessi in sostituzione dello svincolo previsto dal progetto, induce a ritenere che nel tratto Dolo/Mestre si conserverà un'autostrada di tipo chiuso, e non si realizzerà invece un'autostrada libera da pedaggio, con il conseguente mantenimento della barriera di Venezia/Mestre nella posizione attuale;

qualora tale ipotesi risultasse fondata, la mancata realizzazione dello svincolo di Dolo - prevista dal progetto- costringerebbe necessariamente il traffico proveniente dalla riviera del Brenta a raggiungere il tratto autostradale attraverso la stazione di Vetrego ovvero attraverso quella di Padova Est, con grave pregiudizio per la viabilità nel tratto corrispondente alla Riviera del Brenta,

si chiede di sapere:

quale sia il termine previsto per la realizzazione del Passante in entrambe le direzioni;

se i Ministri in indirizzo non intendano assumere provvedimenti idonei a garantire che, contestualmente alla costruzione del Passante, sia realizzato lo svincolo di Dolo, come previsto dal progetto approvato, al fine di garantire il libero transito nel tratto autostradale corrispondente;

quali provvedimenti urgenti i Ministri in indirizzo intendano adottare, al fine di garantire il passaggio diretto dei dipendenti della S.p.A. Autostrade di Venezia e Padova alla CAV, così da mantenerne i livelli occupazionali e da non disperdere le competenze professionali e l'esperienza acquisita dai medesimi lavoratori, assicurando così anche una migliore qualità ed efficienza del servizio erogato.

(4-00142)

DE ECCHER - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

la stampa locale ha riservato ampio spazio al confronto, in alcuni passaggi particolarmente aspro ed acceso, relativo al futuro del sistema della produzione e della distribuzione dell'energia elettrica nel contesto della realtà territoriale trentina;

l'attenzione per una partita, reputata fondamentale dal Presidente della Giunta provinciale di Trento Lorenzo Dellai, al punto di subordinare alla stessa tutta una serie di interventi finalizzati a mantenere, sia pure con artifici e penalizzazioni nell'ambito delle politiche sociali, la necessaria certificazione di affidabilità finanziaria, si è progressivamente diffusa coinvolgendo, soprattutto al seguito della costituzione della nuova società per azioni "Dolomiti Energia Spa in sigla (Despa)", una pluralità di soggetti direttamente o comunque potenzialmente interessati;

a giudizio dell'interrogante la regia, in qualche modo desumibile dalle operazioni in corso, esprime ed evidenzia un progetto che sembra privilegiare, secondo una prassi già sperimentata in altri comparti, un accordo misto pubblico-privato dove il privato viene preselezionato con ampi margini di discrezionalità;

nel caso in esame infatti, come si evince facilmente dalla visura della società presso la Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trento, a fronte di un oggetto sociale che comprende in particolare "l'organizzazione dei mezzi tecnici, economici, finanziari ed umani per l'acquisizione, la progettazione, la gestione, la costruzione e la vendita di impianti di produzione di energia elettrica in particolare nella Regione Trentino Alto Adige ed in ogni altra località di proprio interesse anche all'estero (…) la produzione, la trasformazione e vendita di energia elettrica nonché attività connesse", compaiono, in veste di "soci e titolari di diritti su azioni e quote", alcuni esponenti della realtà economico-finanziaria locale definiti "ben noti investitori" cui l'operazione riesce in sostanza a garantire utili non solo assolutamente sproporzionati, ma sottratti di fatto alla collettività ed agli Enti locali di diretto riferimento;

il quadro complessivo appare conseguentemente di dubbia legittimità, risultando poco trasparente ed indirizzato, secondo la lettura che in molti si trovano a condividere, a consolidare una rete di supporto all'attuale maggioranza di centrosinistra, totalmente al di fuori di una corretta ed efficace logica amministrativa;

su questa vicenda si innesta poi l'ultimo grave episodio relativo al trasferimento "guidato" di una centrale idroelettrica privata, la Maffei di Darzo nel Comune di Storo, al Bim del Chiese, sostenuto con un intervento contributivo di 2.400.000 euro, pari al 95 per cento dell'importo convenuto ed in aggiunta a quanto già previsto a livello europeo in materia di "certificazioni verdi",

l'interrogante chiede di sapere:

se risulti compatibile con la normativa nazionale ed europea la scelta di coinvolgere, in modo arbitrario e del tutto discrezionale, soggetti privati in operazioni di valenza collettiva ed in grado di condizionare il futuro energetico nella provincia di Trento prima con l'acquisizione del 51 per cento della Dolomiti Edison Energy da Edison e successivamente con il controllo, tramite analoga quota, della società appositamente costituita dall'Enel;

se la Provincia autonoma di Trento abbia seguito, nella situazione sopra descritta, una procedura effettivamente conforme agli interessi generali alla luce in particolare dei benefici che, riservati ad alcuni investitori privati, sono stati di fatto tolti a quella parte pubblica che paga in realtà le significative conseguenze negative della presenza territoriale degli impianti;

se l'intervento della Provincia autonoma di Trento per garantire al Bim del Chiese il contributo per l'acquisto della Centrale Maffei in aggiunta a quanto già disponibile sul piano europeo in base alle cosiddette certificazioni verdi, al di là di valutazioni di altra natura, sia normativamente legittimo.

(4-00143)

DELLA SETA - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:

la ex colonia Fara di Chiavari (Genova) rappresenta una delle ultime testimonianze storiche dell'architettura razionalista italiana ed europea, e per questo è interesse di tutti che sia tutelata, restaurata e recuperata in modo da essere restituita alla pubblica utilità, ivi compresa la pubblica fruizione. Tale opera, edificata in onore del generale Gustavo Fara, originariamente, nel 1936, venne adibita a colonia climatica. È stata progettata dagli architetti genovesi Nardi Greco e Lorenzo Castello. Nel 1960 divenne un albergo per la gioventù sotto il nome di "Albergo Internazionale Faro", poi ospitò un ristorante, una scuola elementare e varie associazioni culturali;

la ex colonia Fara è un bene immobile dal grande valore architettonico ed ha ottenuto la dichiarazione di interesse culturale e rientra quindi tra i beni appartenenti al demanio culturale assolutamente inalienabili. Si vuole evidenziare, inoltre, che tale monumento è in stretto rapporto visuale con la Collina lecceta delle Grazie, individuata come sito di interesse comunitario esterno del Monte di Portofino, e recentemente come area sottoposta a vincolo monumentale sia sui terreni che sugli edifici. L'interesse culturale del monumento Fara è stato ribadito altresì nel decreto di rinnovo del vincolo monumentale da parte della stessa Soprintendenza nell'anno 2007;

inoltre tale struttura per le sue caratteristiche uniche e irripetibili, è stata inserita nell'elenco dei beni individuati nella pubblicazione "Architetture in Liguria 1920-1950" promossa dalla Regione Liguria e Soprintendenza dei beni architettonici e paesistici;

nell'ottobre del 2007, l'amministrazione comunale di Chiavari, aveva richiesto ed ottenuto dalla direzione regionale per i beni culturali l'autorizzazione ad alienarle l'ex colonia Fara, che aveva acquisito dalla Regione Liguria nel 1980. Con tale alienazione si rischierebbe di avere la totale privatizzazione della struttura. Si apprende ora dalla lettura di un articolo, pubblicato il 10 giugno 2008, dal quotidiano "Il Secolo XIX" che Legambiente Liguria ha depositato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale della Liguria per bloccare la vendita della ex colonia. Tale ricorso punta ad ottenere la sospensione del bando di vendita, che scade il 15 luglio 2008, e l'annullamento dell'atto del marzo 2008 con il quale la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Liguria autorizzava l'alienazione dell'ex Colonia Fara,

si chiede di sapere:

se l'autorizzazione rilasciata dalla Direzione regionale per i beni culturali ad alienare l'ex colonia Fara abbia tenuto conto sia del mandato pubblicistico con il quale il Comune di Chiavari aveva acquistato la struttura sia della demanialità dell'area su cui insiste il complesso monumentale, in quanto oggi è assolutamente inammissibile costruire sul demanio marittimo e tanto più delle residenze;

se il Ministro in indirizzo non ritenga importante e indifferibile un suo intervento per far sì che la ex colonia Fara rimanga di proprietà pubblica anche attraverso uno stanziamento economico da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, per l'acquisizione dell'immobile;

se non intenda avviare le procedure per un concorso pubblico di idee che dia immediatamente dignità al bene pubblico, rimettendolo al centro della vita culturale chiavarese, in modo che possa diventare finalmente una struttura di collegamento tra il mare e la Collina delle Grazie, di sviluppo culturale, di tutela paesaggistica e volano economico di tutta l'area chiavarese.

(4-00144)

PEDICA, LANNUTTI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e per i beni e le attività culturali - Premesso che per quanto risulta agli interroganti:

in data 31 dicembre 1999 il Comune di Roma, nell'ambito degli «Interventi per la qualificazione e la crescita delle strutture ricettive in occasione della celebrazione del Grande Giubileo del 2000» (legge regionale n. 20 del 3 giugno 1997), ha rilasciato la concessione n. 1200/c per la realizzazione di un albergo di 105.440 metri cubi: il progetto cosi come approvato prevedeva la demolizione e la ricostruzione del fabbricato esistente e l'obbligo quindi di una fascia di rispetto di 20 metri dalla via Flaminia Nuova, che non è dato di sapere se sia stato rispettato;

il progetto così come approvato prevedeva inoltre ai fini del rispetto degli standard urbanistici la realizzazione di un garage interrato, ma ubicato suL fronte opposto di via Flaminia Vecchia nell'area ricadente all'interno della lottizzazione G/4 (poi G/3, ora Ambito di trasformazione ordinaria ATO R 28), «Grottarossa», in modo da ricreare una sagoma simile a quella della collina dei saxa rubra sbancata dalle attività estrattive della cava;

al posta di quel garage interrato per la cui realizzazione sarebbe stato ricostituito un tratto del costone dei cosiddetti saxa rubra, dovrebbe essere costruita la sede del XX Municipio di Roma, senza per di più i parcheggi sufficienti nel rispetto degli standard;

la concessione edilizia suddetta operava di fatto una «variante» a giudizio degli interroganti illecita del Piano regolatore generale (PRG), dal momento che autorizzava un garage per una sottozona L/2 destinata a servizi e industria in un' area destinata invece a sottozona G/3 (ville con giardino), dove il progetto edilizio gia approvato prevede un comparto edificatorio (Z 25) che è assentito dal PRG, ma viene ora negato da un semplice atto amministrativo di «concessione edilizia»;

ai sensi del comma 4 dell'art. 4 della cosiddetta «legge Bucalossi», n. 10 del 28 gennaio 1977, «il termine per l'inizio dei lavori non può essere superiore ad un anno; il termine di ultimazione entro il quale l'opera deve essere abitabile o agibile, non può essere superiore a tre anni e può essere prorogato, con provvedimento motivato, solo per fatti estranei alla volontà del concessionario, che siano sopravvenuti a ritardare i lavori durante la loro esecuzione»;

al riguardo si mette in evidenza che non risulterebbero essere stati mai iniziati i lavori di esecuzione della concessione n. 1200/c del 23 dicembre 1999, che andava pertanto considerata decaduta;

l'Assessore pro tempore alle politiche abitative, del patrimonio e dei progetti speciali in data 23 dicembre 2002 ha emanato un banda che, oltre a riproporre l'offerta di acquisto di alloggi, offriva come elemento di innovazione la possibilità di proporre all'Amministrazione comunale la modifica di destinazione d'uso di immobili non residenziali (specie in zona L industriale) realizzati o ancora da realizzare per trasformarli in residenziali, offrendo a compensazione della modifica di destinazione d'uso parte degli alloggi negli stessi immobili o alloggi in siti alternativi;

la società «Villa Immobiliare 89» ha presentato una proposta di «Accordo di Programma per cambio di destinazione d'uso del complesso immobiliare via Flaminia Km. 8,500» secondo la quale intendeva da un lato trasformare in totalmente residenziali i 105.440 metri cubi gia concessi per l'albergo da 1.000 posti letto e realizzare ex novo dall'altro lato 73.740 metri cubi di residenziale (poi arrotondati a 75.000 metri cubi) sul fronte opposto della Flaminia, lungo via Vitorchiano, in luogo della pari volumetria prevista anche dal nuovo PRG per piccoli impianti artigianali e industriali;

per ottenere di costruire un intero quartiere residenziale di ben 179.180 metri cubi complessivi, la S.p.A. «Villa Immobiliare 89» si è dichiarata disposta a realizzare la sede del XX Municipio su un'area di ca. 12.695 metri quadrati antistanti l'edificio inizialmente destinato ad albergo, con una volumetria di circa 18.800 metri cubi che avrebbe portato a ben 197.980 metri cubi il peso urbanistico complessivo che si verrebbe ad insediare al chilometro 8,500 della via Flaminia;

in sede di approvazione dell'Accordo di programma sono state ridotte a 100.000 metri cubi la volumetrie dell'ex albergo, per ridurre l'altezza dell'edificio, ed a 20.000 metri cubi le volumetrie dell'area lungo via Vitorchiano: la differenza di 55.000 metri cubi e quella di 5.440 metri cubi è stata trasferita in terreni di proprietà del proponente nell'ambito del Piano di lottizzazione convenzionato Acqua Acetosa Ostiense ed è diventata poi, per la comparazione dei valori economici, di complessivi 76.115 metri cubi;

va messo in risalto che nel testo dell'Accordo di programma l'area 1/b (su cui si intende realizzare la sede del XX Municipio di Roma) viene dichiarata come «destinata attualmente a parcheggi e verde pubblico al servizio dell'albergo di cui sopra», sulla base della concessione edilizia n. 1200/c, quando invece la sua attuale destinazione è ambito di trasformazione ordinaria ATO R 28 «Grottarossa»;

per avvalorare maggiormente l'offerta, il Gruppo Bonifaci S.p.A., oltre alla realizzazione della nuova sede del Municipio sull'area 1/B da cedere poi al Comune, senza oneri per il medesimo, ha proposto di realizzare ulteriori opere e forniture e precisamente la riconversione ad asilo nido per 60 posti della struttura comunale di via Caprilli, la realizzazione di un percorso per non vedenti e portatori di handicap dalla Stazione ferroviaria alia nuova sede del XX Municipio, la fornitura e posa in opera presso detta sede delle attrezzature per la ricarica di mezzi elettrici e la realizzazione di un asilo nido per 60 posti nel XII Municipio;

la proposta presentata dalla S.p.A. «Villa Immobiliare 89» non appare conforme allo stesso iniziale bando, dal momento che era relativo alla «manifestazione di interesse alla cessione al Comune di Roma di alloggi da destinare all'emergenza abitativa» e non certo delle «sede del XX Municipio», ma soprattutto non sembra avere rispettato le sue prescrizioni circa la documentazione da presentare fra cui in particolare la «relazione su eventuali deroghe agli strumenti urbanistici generali e attuativi e sulla compatibilità con i vincoli culturali, ambientali e paesistici»: mancando del tutto l'istruttoria sulla compatibilità suddetta, è stata ignorata la totale difformità dai vincoli paesistici ed archeologici e dalla loro normativa di tutela, oltre che dal nuovo PRG e dai piani attuativi gia approvati;

riguardo alla «compatibilità con i vincoli culturali, ambientali e paesistici» si fa presente che le aree di cui trattasi sono comprese nei Piani territoriali paesistici n. 15/7 «Veio-Cesano» e n. 15/8 «Valle del Tevere» che dettano precise prescrizioni cogenti per le aree di cui trattasi, specie per quella lungo via Vitorchiano interessata dall'antico tracciato romano della via Flaminia;

come risulta dal testo dell'Accordo di programma, nella zona non possono essere rispettati gli standard urbanistici di 23,50 metri quadri per abitante per verde e servizi adeguati alle cubature previste, ma soltanto 18 metri quadri per abitante: derogando dal vigente PRG è prevista «Ia monetizzazione della differenza di mq. 7179 con il versamento al Comune di un contributo pari al valore venale di tale superficie e, comunque, non inferiore a Euro 77,47/mq.»;

con deliberazione n. 49 del 20 febbraio 2006 il Consiglio comunale ha approvato i contenuti dell'Accordo di programma in variante del nuovo P.R.G. quando si stava discutendo delle contro deduzioni alle osservazioni presentate da cittadini ed associazioni;

senza aspettare l'esito del procedimento dell'Accordo di programma che avrebbe consentito la trasformazione in residenza dell'edificio destinato ad albergo, il Gruppo Bonifaci S.p.A. ha sfruttato la concessione edilizia n. 12000/c, e dato inizio ai lavori di demolizione e ricostruzione dell'edificio quando figurava come ancora destinato ad albergo;

di fronte alle nuove costruzioni dell'ex albergo sono state installate imponenti e invasive barriere antirumore che deturpano in modo irreparabile la via Flaminia, in una zona tutelata dall'art. 141, comma 1 lettera m) del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto ministeriale 24 febbraio 1986) e art. 49 (disposizione della Sovrintendenza archeologica di Roma n. 12481 del 21 novembre 1985), senza che venisse richiesta la necessaria autorizzazione della Sovrintendenza archeologica di Roma e di quella dei beni architettonici e del paesaggio;

in data 27 marzo 2007 è stato sottoscritto dal Presidente della Giunta regionale del Lazio e dal Sindaco di Roma l'Accordo di programma;

con deliberazione n. 62 del 23 aprile 2007 il Consiglio comunale ha ratificato I'adesione del Sindaco all'Accordo di programma;

la proposta della nuova sede del XX Municipio di Roma è stata avanzata in considerazione del fatto che l'attuale sede è un edificio in fitto passivo, localizzato nel territorio di un altro Municipio (il XVII) ed oggetto di un procedimento di sfratto;

da oltre vent'anni l'Amministrazione sia comunale sia municipale è stata incapace di trovare uno sede opportuna del XX Municipio di Roma, dopo che è stato ritenuto non realizzabile l'originario progetto di ubicarla nell'area comunale di via Riano, perché concessa in affitto a ditte private;

sulla stessa area di via Riano con deliberazione n. 36 del 21 gennaio2003 è stato approvato il progetto per la realizzazione del nuovo mercato di Ponte Milvio;

a seguito dell'entrata in vigore della nuova c1assificazione sismica, per affrontare il maggior costo delle opere di adeguamento alla nuova normativa, su proposta accolta della S.p.A. «Risorse per Roma», con deliberazione n. 50 del 20 marzo 2007 il Consiglio comunale ha approvato una Variante in corso d'opera del progetto, così come presentata da tre società private, che si impegnano ad affrontare i maggiori costi dell'opera in cambio della realizzazione di un aumento delle volumetrie pari a 7.748 metri cubi, per altri due piani fuori terra gia completamente realizzati poco dopo, in deroga al PRG per quanta concerne sia l'aumento di cubatura che la deroga ai distacchi dagli edifici confinanti e da via Riano;

il permesso di costruire in deroga è stato concesso dal Consiglio comunale sul presupposto che l'intero edificio sia di interesse pubblico, ai sensi dell'art. 14 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 6 giugno 2001;

senza la partecipazione dei cittadini, dovuta in base al «Regolamento» approvato con deliberazione n. 57 del 2 marzo 2006, il Comune ha di fatto permesso che si costruisca un megacentro commerciale dove per oltre trent'anni ha negato che si potesse realizzare la sede del Municipio di Roma XX,

si chiede di sapere:

quali iniziative intendano assumere i Ministri in indirizzo, nell'ambito delle rispettive competenze, anche attraverso l'attivazione delle competenti autorità sul territorio, per accertare se la Società costruttrice ha seguito il regolare iter per dare inizio ai lavori di demolizione e costruzione dei manufatti in ottemperanza alla legge citata;

in quale percentuale, in base al bando per la trasformazione d'uso, saranno messi a disposizione gli alloggi per l'edilizia convenzionata;

se siano state rispettate le regole, previste nel bando, della presentazione di una relazione su eventuali deroghe agli strumenti urbanistici generali e attuativi e sulla compatibilità con i vincoli culturali, ambientali e paesistici;

se non vi sia stata violazione alla lottizzazione «Grottarossa» e quali danni possa portare a tutta l'area dell'antico tracciato della Via Flaminia;

se siano state rispettate tutte le prescrizioni dei Piani territoriali paesistici 15/7 e 15/8;

quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri in indirizzo per la rimozione delle illegali barriere antirumore;

se ritengano opportuno che la sede del XX Municipio di Roma venga ricavata nell'edificio in corso di costruzione in via Riano, nei piani superiori al di sopra del nuovo mercato di Ponte Milvio, rimborsando dei costi la società interessate con il contributo gia impegnato dal Gruppo Bonifaci per la realizzazione ex novo della nuova sede in via Flaminia Vecchia, su un'area che potrebbe COS! essere destinata a verde pubblico e parcheggi, a compensazione degli standard carenti e monetizzati;

quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri in indirizzo per sollecitare l'Amministrazione comunale e municipale ad adoperarsi per spostare la sede del XX Municipio di Roma in via Riano, in posizione baricentrica e funzionale ai cittadini sia dell'asse Cassia sia dell'asse Flaminia.

(4-00145)

GRAMAZIO - Al Ministro della difesa - Premesso che:

durante il secondo conflitto mondiale all'indomani dell'8 settembre 1943 in un villaggio serbo ai confini con la Bosnia quattro militari, mentre cercavano di rientrare in Italia, furono uccisi e sepolti nella foresta vicino al villaggio;

già nel settembre del 2006 la signora Radmila Mihajlovic interessò i responsabili di Onorcaduti (Commissariato generale per le onoranze ai caduti di guerra), dando tutte le coordinate affinché i quattro italiani fossero recuperati, fornendo tutti gli indirizzi del municipal manager della città di Kroljevo (Serbia), compresi telefoni e cellulari;

il dottor Jovar Nesovic aveva affermato di conoscere addirittura i nomignoli degli italiani caduti, mentre sono ancora in vita anziani del villaggio che ricordano l'accaduto e hanno partecipato alla sepoltura dei quattro italiani. I vertici di Onorcaduti, pur avendo avuto tutte le indicazioni, non hanno provveduto a prendere contatti e tantomeno a porre in essere alcuna attività finalizzata al recupero delle salme,

l'interrogante chiede di conoscere per quali motivi, pur avendo tutte le indicazioni, il Commissariato generale Onorcaduti delle Forze armate non abbia inteso effettuare alcuna ricerca.

(4-00146)

DE TONI - Al Ministro del lavoro, salute, politiche sociali - Premesso che tredici ex lavoratori della Ucar Carbon Italia Spa dello stabilimento di Forno Allione (Bs) nel 1992, hanno avanzato ricorso al Tribunale amministrativo regionale del Lazio sulla ripartizione dei 9.000 pensionamenti anticipati di cui all'articolo 29 della legge 23 luglio 1991, n. 223 ed assegnati dal Ministero del lavoro con la compartecipazione del Ministero delle partecipazioni statali in favore dei lavoratori del settore siderurgico pubblico, ivi comprese le aziende che svolgevano la manutenzione in detto settore, delle imprese produttrici di materiali refrattari ed elettrodi di grafite artificiale per l'industria siderurgica e delle imprese del settore cantieristico pubblico,

l'interrogante chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga di confermare:

se la facoltà di cui all'articolo 27, richiamata all'inizio dell'articolo 29 della legge 23 luglio 1991, n.223, si riferisca alla prerogativa dei lavoratori di richiedere la concessione del trattamento di pensione di vecchiaia;

se gli adempimenti procedurali previsti per le imprese e per i lavoratori dell'articolo 27 erano applicabili anche per le imprese e per i lavoratori dell'articolo 29 della legge 23 luglio 1991, n. 223 o se per questi ultimi si dovevano applicare gli adempimenti procedurali previsti nel Regolamento di attuazione di cui al decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n.443;

se risulti che le imprese di cui all'articolo 1 lettere a) e c) del decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n. 443, che hanno ottenuto dei pensionamenti anticipati, abbiano trasmesso al Ministero del lavoro o al Ministero delle partecipazioni statali una domanda di assegnazione di unità prepensionabili motivata con l'esigenza di ridurre il proprio personale e che tale domanda sia stata corredata da un programma di riorganizzazione della struttura aziendale;

se risulti che le imprese di cui all'articolo 1 lettere b) e d) del decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n. 443, che hanno ottenuto dei pensionamenti anticipati, abbiano trasmesso al Ministero del Lavoro una domanda di assegnazione di unità prepensionabili motivata con l'esigenza di ridurre il proprio personale e che tale domanda sia stata corredata da un programma di riorganizzazione della struttura aziendale;

se risulti che le imprese di cui all'articolo 1 lettera d) del decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n. 443, abbiano comunicato al Ministero del lavoro solo il numero dei lavoratori in possesso dei requisiti per il pensionamento anticipato, come previsto all'articolo 5, comma 2, del decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n.443, senza allegare alcun programma di riorganizzazione della struttura aziendale;

se la ripartizione del contingente di cui all'art. 1 lettera d) del decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n. 443, fosse di competenza esclusiva del Ministero del Lavoro chiamato a determinarla sulla base della valutazione delle situazioni aziendali, anche con riferimento al numero dei lavoratori occupati, così come dispone l'articolo 5, comma 3, sempre del decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n.443;

se risulti che le imprese dell'articolo 29 della legge 23 luglio 1991, n.223, facessero parte di comparti industriali in crisi da parecchi anni, di cui il Ministero del lavoro conosceva le situazioni aziendali e per le quali fin dal 1981 aveva previsto dei pensionamenti anticipati con le leggi 13 aprile 1981, n.155, 31 maggio 1984, n. 193, 29 febbraio 1988, n. 48 e 1° giugno 1991, n.169;

se gli articoli 27 e 29 della legge 23 luglio 1991, n.223 ed il decreto ministeriale 30 dicembre 1991, n. 443 consentissero alle imprese di stabilire di loro iniziativa quanti pensionamenti anticipati ottenere dal Comitato interministeriale per la programmazione economica o dal Ministero del lavoro con la partecipazione del Ministero delle partecipazioni statali.

(4-00147)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

 

 


A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

  

7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

 

3-00069, della senatrice Fioroni, sulla riduzione dei fondi per l'Accademia delle belle arti Vannucci di Perugia.

Interrogazioni, ritiro

È stata ritirata l'interrogazione 3-00010, del senatore Berselli.